sabato 9 gennaio 2010

Il mondo dei replicanti

Essere umani in un mondo di replicanti è dura per Bruce Willis.
Camminare per strada senza farsi del male in mezzo a corpi mai abbastanza delicati, stare in mezzo a persone che sembrano vere.

Cercare di parlarci fino a quando i proprietari non decidono di disattivare il manichino e lasciarlo senza vita davanti all'interlocutore se le parole vanno troppo dentro.

Nascondere la propria umanità, la vecchiaia, la bruttezza, la debolezza e la tristezza dietro maschere di forza e bellezza.

Evitare tutto quanto è umano come qualcosa di antiestetico (troppo profondo? troppo umano? troppo reale?).

Diverstirsi tra altri corpi di plastica dietro a sorrisi finti e carezze finte, mentre i proprietari se ne stanno dentro corpi e facce non proprio felici.

L'umanità come stigma e colpa e pesantezza rispetto alla leggerezza della plastica e dei software eternamente migliorabili e aggiornabili.

Ieri sono uscito dal cinema ma mi sembra di essere ancora dentro al film.

Qualcuno sa come uscirne?

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