sabato 23 marzo 2013

Il tradimento di chi dimentica

Dimentica chi fa male di più.

Dimentica chi commette le crudeltà più orrende.
Dimentica chi violenta qualcun altro.
Chi fa piangere.
Chi picchia.
Chi umilia.

Dimentica e sorride.
Pensando che la vita è normale così.
Che i giorni sono uno uguale all'altro.
Anche se hanno spezzato l'anima di chi avevano vicino.

Chi è ferito non si riconosce negli occhi di chi quella ferita è stata la causa. Quegli occhi non ci sono.
Non hanno passato e nessun ricordo, nè presente - solo un insipido futuro ebete come il sorriso che nutrono.

C'è quindi la ferita, e poi la dimenticanza della ferita.

Dimentica il carnefice quello che è successo un minuto fa.

Dimentica la vittima, che crede irreale quanto è successo.

Non trova traccia dell'accaduto negli occhi delle persone intorno, nè ha la forza per ricordare cosa ha provato.

Cosa sia peggio, tra la dimenticanza della vittima e quella del carnefice, è arduo da capire.

Forse siamo su questo pianeta anche per ricordare. La giustizia forse è ricordare tutto l'effetto dei torti.

Per guarirli e lasciarli andare.
Per mostrare l'effetto delle sue azioni al carnefice entrato in noi, affinché veda i risultati di ciò che sta facendo e si renda conto e la smetta.

Per smettere di ricordare il passato inconsapevolmente ripetendo nei gesti e nei comportamenti ciò che accadde allora - divenendo ciechi carnefici di noi stessi (ci si comporta male con sè stessi come allora, pensando di essere normali);

e lasciare cadere alla fine i ruoli di vittime (siamo stati vittime), di salvatori (abbiamo cercato di salvare il carnefice dagli effetti delle sue azioni e gli abbiamo nascosto il nostro dolore, soprattutto se "ci voleva bene") e di carnefici (per il carnefice entrato in noi e lì rimasto con le sue offese, umiliazioni, attacchi) ed essere noi stessi oltre la nostra storia.








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