sabato 7 novembre 2020

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti


Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse uno migliore e che non dovrai mai lottare per difenderlo da qualcuno che non vuole proprio il tuo bene. Non credi ai complotti perché non credi in te, nelle tue capacità di vederli, scoprirli, smascherarli e costruire delle soluzioni intelligenti e creative. Non credi ai complotti perché te l'hanno proibito da bambino: la mamma e il papà ti vogliono bene e non dovresti pensare che non vogliono sempre il tuo bene o ti stanno usando. Non credi ai complotti perché temi la solitudine di crederci, non ti piace l'idea di startene lì in mezzo al buio apparantemente da solo. Non credi ai complotti perché ti lasci condizionare dalle parole e dal loro alone semantico e la parola "complotti" ha vicino a se' significati negativi: fa riferimento a cose folli credute da folli. Non credi ai complotti perché l'essere umano da sempre teme la follia, la debolezza, il senso di impotenza, la solitudine, forse anche la morte. Non credi ai complotti perché non ti va di credere a cose che ti tolgono il sonno, e poi che ne sarebbe delle relazioni che hai vicino: se non ti capissero, se ti guardassero strano, se pensassero che stai male? E se poi iniziassi a sentire un senso di estraneità rispetto al mondo che ti circonda? Non credi ai complotti perché non credi alle tue capacità di capire il mondo: gli esperti ne sanno più di te e benevolmente ti invitano a continuare a giocare come gli altri. Alle cose serie ci pensano loro. 


E poi a te che facilmente credi ai complotti, ci credi perché forse fai fatica a vedere cosa c’è oltre agli incubi della notte, forse troppo presto hai iniziato a conoscere il lato oscuro degli esseri umani e ora fai fatica a vedere quello luminoso. 


Ma possiamo vedere ai complotti con il sorriso e la capacità di costruire un mondo alla luce del sole, dove non ci sono più orrori da nascondere? Possiamo accettare che esistano senza credere che esistano solo quelli? Possiamo vedere la Luce che traspare sullo sfondo di questo tetro paesaggio di controlli e numeri freddi e irrazionali, di questo palcoscenico gretto che ormai sta cadendo a pezzi in queste notti di solitudine, in questi infiniti coprifuoco?


Possiamo vedere la Luce anche per chi non la vede? Per illuminare non solo le trame inconfessabili di chi cerca di plasmare il mondo su misura dei propri incubi interni? Soprattuto per continuare il nostro percorso verso ciò che è più alto, felice e amorevole in noi e negli altri? 


 


sabato 24 novembre 2018

Non c'è un perché


Non c'è un perché,

cerchi un perché...
... perché è accaduto ciò? ...
"perché ho dovuto assistere a quelle scene,
perché mi hanno fatto questo?
perché ho avuto questa famiglia, 
o questo passato".

"Perché i miei non si sono mai amati,
o perché non mi hanno amato, o peggio sfruttato?".

"Perché le cose sono andate così con lui, o con lei?"
O "Perché è arrivata quella malattia?"
O "Perché hai avuto quell’abbaglio?",
O "Perché ho buttato via anni della mia vita?".

Ma non c'è un "perché" che tu possa veramente scoprire.
Puoi trovare una risposta finta che ti sollevi.
O una più vera che però ancora non ti soddisfa.

O semplicemente lasciare tutto e andare verso il futuro chiedendoti piuttosto:
Cosa mi fa stare bene? Per quale motivo vuoi vivere?


E scegli di fare sempre più cose che ti fanno stare bene.

E’ semplice, forse non è molto emozionante, non ha molto pathos, ti porterà a una maggiore solitudine interiore - nemmeno più la compagnia dei fantasmi! -, forse a una maggiore solitudine esteriore - quanti veramente sanno vivere una vita positiva e sono una buona compagnia per te?

Ma è l’unica cosa che conta e che alla fine ti darà quel senso che cercavi nella direzione sbagliata. 
E chissà quante persone aspettano che tu compia quel passo, 
coloro che aspettano una testimonianza di liberazione perché ancora non hanno avuto il tuo coraggio, 
coloro che aspettano la tua presenza reale per poterti finalmente incontrare.

Buon lavoro.

A.

sabato 28 aprile 2018

Casa è ovunque

Photo by Laura Lee Moreau on Unsplash

Camminare oltre,
oltre l'ultimo saluto,
oltre l'ultimo abbandono,
oltre l'ultima volta che abbiamo visto qualcuno, decidendolo,
oltre la sicurezza di quello che avremmo voluto inutilmente,
oltre la certezza di quello che poi abbiamo deciso di gettare via.

Camminare oltre,
come accade la prima volta, quando non abbiamo deciso noi di stare lontano dal caldo,
lontano da casa,
lontano da quell'abbraccio,
lontano dalla madre che consola,
che comprende,
che sorride,
che ci fa sentire al sicuro.

Camminare oltre,
con il sorriso di chi comprende che sarà per sempre,
che va bene così,
che in fondo non è niente.

Camminare oltre,
oltre l'attaccamento, oltre i traumi, oltre il distacco dalla madre.
Oltre tutto ciò che si ripete e si somiglia così tanto.

Camminare oltre,
senza più sapere, chi l'ha deciso, chi ha tolto qualcosa a chi,
che cosa è stato tolto,
chi ha iniziato a sottrarsi per primo.

Camminare oltre,
sapendo che non c'è nessuno che ha tolto qualcosa a nessuno,
che non esiste quella cosa che pensiamo ci sia stata tolta,
che non esiste quella cosa che abbiamo deciso di lasciare,
che non esiste un prima nè un dopo.

Perchè ovunque ci possiamo muovere,
qualsiasi strada stiamo facendo,
siamo sempre a casa.

Come da bambini, quando due passi ci sembravano una enormità, ed erano solo due passi
lontano dalle scarpe di qualcuno che poi, sempre, riusciva a inchinarsi verso di noi
per riprenderci e rimetterci in piedi.


giovedì 2 novembre 2017

Sotto la neve

Non l'abbiamo scelto inizialmente (chi sarebbe così folle da sceglierlo?).

Per aiutare ciò che stava congelando sotto, abbiamo dovuto cercare tra la neve (le mani che congelavano),

scavare sotto il manto di pigrizia, disattenzione, avidità, egoismo, paura (le mani che sanguinavano).

Abbiamo dovuto lottare contro i giganti della rabbia (perdendo più e più volte),

nuotare in mari di tristezza (annaspando e andando giù in infinite onde),

scalare montagne di confusione (con la continua paura di cadere).

In cerca di un'Oasi, abbiamo dovuto attraversare i deserti della solitudine (smarrendoci in mille strade invisibili),

per scappare da eserciti che ci inseguivano, abbiamo saltato dentro i burroni delle scelte impossibili (senza saper cadere nei primi 10.000 tentativi),

per distrazioni fatali ci siamo impigliati per secoli in tele di ragni giganteschi fatte di pensieri ricorrenti e inutili (senza riuscire a scappare dal ragno nero in milioni di istanti),

pensando di accorciare la strada che si inerpicava su una montagna impossibile da scalare, ci siamo smarriti in grotte fatte di convinzioni obsolete (morendo di fame per anni e anni), 

e continuiamo ancora a farlo,

per chi non ha potuto farlo prima di noi, per noi, per gli altri, per chi verrà dopo di noi.

Dapprima costretti dalla coscienza collettiva che era stanca di tanta distruttività e in cerca di una ulteriore evoluzione, precorriamo tempi per preparare il terreno, con le nostre sperimentazioni, a chi sta già per superarci.

Non vedremo mai il frutto delle nostre fatiche, ci sembrerà che sia tutto vano - lo stesso impegno intenso e focalizzato non smuove che un infinitesimo di questo grasso scuro che offusca le percezioni umane - eppure non c'è lavoro più importante per noi, non c'è lavoro più importante per questo mondo.

Ne va della nostra evoluzione, ne va dell'evoluzione di tutti.

Nella coscienza che sperimenta attraverso di noi, l'evoluzione può avvenire.
Nello stesso tempo, non c'è momento migliore che quello dove stiamo camminando,
nello stesso tempo non c'è compito migliore,
e anche se viene da dire "sono arrivato al limite massimo" la realtà è che ci stiamo solo scaldando.

Buon lavoro e buon viaggio a chiunque abbia deciso di cambiare la propria vita e uscire da un sistema malato (tradizioni e cultura di una famiglia, di un clan, di una organizzazione, di una nazione,  di una società, di un'epoca), cambiando il proprio stato di coscienza.

Anche se il freddo è solo alle porte, sotto la neve, la primavera già sta spuntando.
Questa è la Visione, la Notizia più importante.

Il resto sono solo dettagli che possono passare.







giovedì 7 settembre 2017

Dipendenze da Smartphone a Presto che è Tardi


http://www.alessandrodorlando.it/risorsa/828954-2/#

Affermazioni positive a Presto che è tardi


Presto che è tardi

Affermazioni positive a “Presto che è tardi”: le affermazioni positive e come si utilizzano, con Alessandro D’Orlando che spiega quando, come e perchè utilizzare queste frasi.
I principi base sono quelli dell’ipnosi ericksoniana, da cui traggono ispirazione gli approcci della programmazione neurolinguistica e il filone del pensiero positivo di Louise Hay.

Useremo quindi il presente per es: “Io (mio nome) sono…”, oppure “Io (mio nome) posso…”, “Io (mio nome) merito di …”. In questo modo inizio a disseminare il mio inconscio di parole positive che creeranno giorno dopo giorno nuovi significati, nuovi punti di vista, nuove realtà nella mia mente.

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...