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venerdì 29 luglio 2011

Quello che i carnefici non vogliono

I carnefici non vogliono che la vittima soffra, ma che sorrida.

E se non sorride che pensi che la sofferenza è normale.

E se non è normale che è colpa sua.

E se anche pensasse che c'è qualcuno che è la causa della sua sofferenza, che abbia la paura sufficiente per non protestare.

Ma se proprio deve protestare che lo faccia con violenza, cosicchè la violenza del carnefice, più avvezzo alla violenza, lo possa sconfiggere ancora.

E se sconfitto dovesse ancora manifestare il suo dolore dovrebbe sparire, perchè ciò che più teme il carnefice è il dolore che muto lo guarda da dentro chi fa soffrire.

Che lo guarda sapendo quello che il carnefice fa, sapendo che forse non ci sono reazioni possibili - non ancora - e che al momento c'è solo questo guardare che rivela il proprio dolore

e c'è la domanda PERCHE? che nemmeno nel processo di Kafka il protagonista riesce a fare - quella domanda che avrebbe potuto fermare forse l'esecuzione ... -

PERCHE?

E aspettare una risposta che non c'è.

Questo il carnefice non vuole: essere inchiodato dallo sguardo fermo della vittima davanti alla responsabilità di una risposta che non ha: PERCHE'?

Forse, se c'è una domanda che salverà la nostra umanità e quella del carnefice dal male sarà "PERCHE?"

 detto con tutta la lucida, calma, profonda consapevolezza del male subito attimo per attimo...

lunedì 24 gennaio 2011

Le guerre di chi non sa piangere

La violenza,
la rabbia,
l'odio,
la vendetta

nascono dal non saper piangere,
dal non sapere sentire il proprio dolore.

Sentire il proprio dolore fino in fondo,
prendersene carico,
e andare avanti per la propria strada,

questo permette di uscire dal mondo di chi vive di rabbia, odio, violenza.

Il Male chiede solo di essere replicato. Usa chi lo propaga, e poi lo mette da parte.
Il Bene fa lo stesso.

Solo che stare dalla parte del Bene è un regalo per cui essere grati alla vita.

Siamo usati e messi da parte.

Con amore dal Bene.
Con indifferenza e dolore dal Male.

AD

giovedì 6 agosto 2009

La parte più umana dell'essere

Alle volte le cause vanno sostenute anche se sono cause perse, non perchè c'è l'illusione che possano essere vinte, ma semplicemente perchè la lotta per queste cause mantiene viva quella parte di noi che è ancora umana. Non si tratta di illudersi di vincere, o di sperare di vincere: si tratta semplicemente di sentirsi umani, coerenti con quelle forze in noi orientate alla vita.

Le cause sostenute possono volere giorni, o forse secoli, e lo spirito è semplicemente quello di stare in un flusso che permette di mantenere l'ispirazione e la vitalità.

Kant una volta scrisse qualcosa del genere: "La differenza tra un essere umano e l'universo è che l'essere umano può guardare l'universo mentre lo sta per annientare, ed esserne consapevole".

Credo che sia vero: possiamo guardare al Male mentre impeversa, essendone consapevoli, anche nella totale impotenza.

Questo ci àncora nella pura percezione, senza l'ossessione continua di agire: da questa pura percezione senza urgenza può nascere una parola, un gesto, una forza che può - forse - cambiare qualcosa.

Se non altro, dentro di noi - come ad esempio, la libertà dalla paura.
Ed è già la vittoria principale.

A.D.

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...