E' facile dimenticarsi che ogni volta che abbiamo l'indice puntato su qualcuno, almeno tre sono puntati su di noi.
E' facile pensare che il nostro è il punto di vista giusto e che quello dell'altro è sbagliato.
La realtà è che possono essere giusti entrambi e che ognuno si assume le conseguenze del proprio pensare.
Quando non hai bisogno di avere ragione non hai bisogno nemmeno di giudicare, nè di condannare, nè di odiare: puoi lasciare gli altri come sono, come puoi lasciare te stesso, te stessa così come sei.
Se alla fine possiamo vedere solo le nostre proiezioni, se la realtà ci sfugge continuamente, che bisogno c'è di giudicarla? La realtà si rivela spontaneamente nel momento in cui la si ama e la si guarda per quello che è. A quel punto si può scegliere, ma sempre con amore.
Scegliere con l'odio, o con la paura, o con la rabbia non porta mai a buone scelte.
Scegliere con calma e lucidità invece sì.
Scegliere con rabbia, odio o paura significa solo che siamo dentro ad altre proiezioni, alle solite fantasie, ai soliti schemetti.
Si può uscire da Matrix solo con amore.
Con l'odio non si può uscire, nè con la rabbia, nè con la paura.
E per tutte le cose che hai detto e fatto sotto la rabbia, la paura e l'odio chiedi scusa a Dio.
E fai qualcosa per porvi rimedio, se puoi meglio ancora con la persona ferita.
In realtà hai fatto del male a lei perchè stavi facendolo a te stesso, a te stessa, a quella parte che lei ti pare rappresenti (era sua veramente? Era tua fin dal principio e l'altra persona ha dovuto adattarsi a quella parte? Era stata scelta per arrivare semplicemente all'epilogo che tu, o l'altra persona in fondo volevate?
La realtà sfugge a ogni schema, ogni giudizio è inutile e resta solo un'umile percezione, una intuizione che come una stella con amore ci guida nel mare in tempesta della vita.
Il giudizio è come le nuvole che oscura quella luce lontana.
Anzi, di più. Per quanto male possa farti una persona, prova a dirle semplicemente "lo sapevo fin dall'inizio".
Se siamo onesti fino in fondo, forse, scopriremo che è vero.
A.
Pensieri di Psicologia, Psicoterapia, Meditazione, Crescita personale; PNL, costellazioni familiari, formazione, respirazione circolare (o rebirthing, o vivation, o simili), ipnosi ericksoniana e tutto quello che vi viene in mente in proposito..
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mercoledì 15 dicembre 2010
mercoledì 1 settembre 2010
L'ipocrisia che non c'è
Alle volte sdoppiarsi è necessario.
Non è sempre ipocrisia: sorridere quando si vorrebbe attaccare qualcuno, abbracciarlo quando lo si vorrebbe colpire, dire frasi carine quando si vorrebbe pronunciare una parola dura.
Alle volte è solo una questione di strategia: ci sono persone troppo criminali per essere trasparente con loro.
Altre volte la situazione per essere gestita bene richiede uno sdoppiamento per non cadere dentro le emozioni paralizzandosi: dirsi frasi in seconda persona come "Sorridi", oppure "muoviti", oppure "ce la puoi fare" ecc. alle volte salva la vita - lo sanno i sopravissuti di incidenti che devono lottare contro il tempo e il panico e il dolore per salvare sè stessi e gli altri.
Aquisire nuove abitudine richiede spesso uno sdoppiamento, perchè aiuta l'immagine di sè stessi adulti che abbracciamo la nostra parte bambina e la portiamo verso una esperienza che ha sempre temuto ma di cui come adulti ne vediamo l'importanza.
Sono sdoppiamenti, parziali dissociazioni funzionali a proteggersi, a acquisire una disciplina, a fare qualcosa di buono.
Probabilmente esistono meccanismi più evoluti di crescita, basati sulla sensibilità e non sulla dissociazione: quando devo togliere la mano dal fuoco non devo dirmi delle cose o dissociarmi... La tolgo e basta.
Ma per acquisire quella capacità devo imparare a meditare, a respirare, a percepire...
A quel punto faccio qualcosa perchè la sento, ma per sentirla mi sono preparato adeguatamente, e magari anche della preparazione ho sentito un bisogno spontaneo...
Quindi... a quale livello vuoi funzionare?
Il solito, quello della dissociazione, quello della meditazione?
Buona giornata con buone abitudini
Non è sempre ipocrisia: sorridere quando si vorrebbe attaccare qualcuno, abbracciarlo quando lo si vorrebbe colpire, dire frasi carine quando si vorrebbe pronunciare una parola dura.
Alle volte è solo una questione di strategia: ci sono persone troppo criminali per essere trasparente con loro.
Altre volte la situazione per essere gestita bene richiede uno sdoppiamento per non cadere dentro le emozioni paralizzandosi: dirsi frasi in seconda persona come "Sorridi", oppure "muoviti", oppure "ce la puoi fare" ecc. alle volte salva la vita - lo sanno i sopravissuti di incidenti che devono lottare contro il tempo e il panico e il dolore per salvare sè stessi e gli altri.
Aquisire nuove abitudine richiede spesso uno sdoppiamento, perchè aiuta l'immagine di sè stessi adulti che abbracciamo la nostra parte bambina e la portiamo verso una esperienza che ha sempre temuto ma di cui come adulti ne vediamo l'importanza.
Sono sdoppiamenti, parziali dissociazioni funzionali a proteggersi, a acquisire una disciplina, a fare qualcosa di buono.
Probabilmente esistono meccanismi più evoluti di crescita, basati sulla sensibilità e non sulla dissociazione: quando devo togliere la mano dal fuoco non devo dirmi delle cose o dissociarmi... La tolgo e basta.
Ma per acquisire quella capacità devo imparare a meditare, a respirare, a percepire...
A quel punto faccio qualcosa perchè la sento, ma per sentirla mi sono preparato adeguatamente, e magari anche della preparazione ho sentito un bisogno spontaneo...
Quindi... a quale livello vuoi funzionare?
Il solito, quello della dissociazione, quello della meditazione?
Buona giornata con buone abitudini
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