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venerdì 24 febbraio 2017

Abbraccia Caino


Ovunque vai
lo riconoscono.

Non puoi nasconderlo.

Lo ritrovi nelle situazioni che vivi, senza profondità;
Negli incontri che fai, senza futuro;
Nelle strade che prendi, senza sbocco.

Non è sfortuna - è il fato,
è il marchio di Caino,
così pensi alle volte.

E' quel mondo che ti aspettavi,
e che non trovi.

E' quel mondo che cerchi,
ma ti sfugge.

E' tutto intorno a te,
ma non sai da che parte entrarvi per partecipare.

Sembra qualcosa di soprannaturale a ostacolarti,
un marchio divino,
ma è solo un bambino che ha smesso di crescere,
che continua a correre a gattoni o poco più per gli stessi corridoi vuoti,

che continua a cercare di entrare in una famiglia che non c'è,

che continua a credere a un amore che non esiste,
a promesse inutili.

Non è il marchio di Caino,
è solo che stavi camminando per strade vuote da una vita e te ne sei accorto solo ora.

Lascia pure il vuoto a chi ci crede ancora -
il mondo è ampio a sufficienza da darti anche la pienezza.

Lava via il marchio di Caino e torna tra quei corridoi vuoti,
prendi in braccio quel bambino che ancora cammina da solo
e vai in un mondo senza più solitudine.

Ti sarà tutto più chiaro dopo - e sarà tutto più facile senza quel marchio,
il marchio della solitudine subita
che ora puoi guarire.










domenica 19 giugno 2016

Perché non puoi smettere di giudicare

Se tu sapessi veramente cosa hai dovuto vivere nell'infanzia non ti giudicheresti,
ma non lo sai.
L'hai accantonato per poter andare avanti e sentirti all'altezza del complesso compito di dover crescere.

Se tu sapessi veramente quanta paura hai dentro non ti giudicheresti per i tuoi errori, ma non lo sai.
L'hai smarrito nel tentativo di competere con te stesso e le tue debolezze e vincere l'applauso del mondo e dei tuoi genitori.

Se tu sapessi veramente quanta disperazione hai dentro non giudicheresti il prossimo per i suoi gesti disperati, ma non lo sai, perché non lo potresti reggere.

Così rifugiato nel piccolo scoglio della mente razionale con i suoi stereotipati giudizi (di superiorità, di inferiorità, di essere o non essere bravi, di essere o non essere migliori di altri) eviti semplicemente di sapere quello che c'è, con la sua angoscia e il suo bisogno di essere abbracciato.

Siamo tutti sulla strada della disperazione come diceva il mio insegnante Sergio Mazzei: se vuoi smettere di giudicare il tuo partner, i tuoi amici, il mondo, te stesso renditene semplicemente conto (con il respiro, la meditazione, la psicoterapia).

L'alternativa al diventare consapevole è lo scaricare le tue angosce e i tuoi conflitti sugli altri e riempirli di caos, in cambio del tuo fragile equilibrio.

Il prezzo del giudizio e della separazione in cambio di una misera tranquillità o il prezzo dell'angoscia in cambio della compassione e del senso di unità.

Quale scegli?







giovedì 24 dicembre 2015

Il regalo di Natale che vorrei per te

Happy Christmas 2008 (3106170117).jpg. 

Questa immagine è stata originariamente caricata su Flickr da geishaboy500 
all'indirizzo http://flickr.com/photos/49503154413@N01/3106170117. cc-by-2.0.

Vorrei regalarti il passato,

il tuo passato.

Quello che ti parla attraverso
i tuoi sintomi, le tue malattie
e i tuoi dolori.
Quello che, non ascoltato, ti cerca attraverso il Destino, ciò che non vuoi
e dici di non cercare e ti capita.

Vorrei che tu potessi accogliere
con compassione ciò che sentivi nell'utero materno,
ciò che hai vissuto nascendo in qualche dura e innaturale sala operatoria.

Vorrei che tu potessi ascoltare l'abisso di sconfitta e impotenza quando piangevi ma non c'era nessuno,

perché qualcuno forse (figlio del Trauma anch'esso)  diceva ai tuoi genitori che facevi i capricci e che i bambini non si viziano con il troppo amore.

Vorrei che tu potessi guardare con attenzione e cura all'ansia o il dolore che vivevi sentendo l'ansia o il dolore di chi ti doveva guardare di te.

Vorrei che tu sotto l'albero potessi trovare ogni singolo giorno della tua vita vissuta,
che tu potessi scartare la confezione di ogni singola emozione provata tra le pieghe delle giornate che passano indifferenti.

Il più bel regalo che ti auguro è di riuscire a regalare qualche lacrima per quel bambino: quella compassione potrebbe legarti alla lucidità e alla forza di fare quello che serve per togliere dai guai quella parte piccola di te per regalarle finalmente il Natale che merita.

Un Natale senza più ricatti, freddezza, o precarietà, o insicurezza, o rabbia, o angoscia.
Questo Natale, se accetti di ricordare, potrà essere il primo Natale indimenticabile della tua vita,
punto di appoggio per la tua Liberazione, la tua Illuminazione e quella di tutti gli esseri.











domenica 23 agosto 2015

La Luce e l'Ombra

Author: Boyd Amanda, U.S. Fish and Wildlife Service
L'Ombra è il tuo passato fatto di cose irrisolte, fardelli, angosce e incertezze.
E' l'inferno di Kafka, in cui hai vissuto nell'infanzia.
Sono le persone che ti hanno usato, tradito, mentito, venduto, manipolato, spezzato, umiliato dicendo di amarti nel peggiore dei casi - o dicendo di odiarti senza troppe incongruenze.

La Luce è ciò che ti sei costruito: le nuove credenze, i nuovi valori, la nuova identità, la Mission costruttiva e a cascata le abitudini sane e le persone felici che hai deciso di frequentare.

La Luce la scegli ogni giorno con consapevolezza e alle volte fatica.

L'Ombra è tutto ciò che ti capita e in cui ti ritrovi dentro senza accorgertene, con naturalezza, senza fatica.

La Luce è ciò che dimostri a te stesso e agli altri, è evidente e dichiarata a tutti: è bella, desiderabile, affascinante.

L'Ombra ti accompagna e tu puoi sentirne la presenza ma senza poterla cogliere direttamente se non negli incontri sfortunati, nelle persone che ti feriscono, nelle abitudini che non controlli, nei sogni della notte. E' angosciante, oscura, terrorizzante a tratti.

La Luce è la strada dritta che percorri, o che vorresti percorrere - l'Ombra è la strada tortuosa in cui perdi minuti, o ore, o mesi, o anni - o una vita senza accorgertene.

Se non porti Luce nell'Ombra, non risolverai mai questa dualità e la Luce ti aiuterà solo a sopravvivere.

Solo usando tutte le tue risorse per affrontarla, guardarla, esplorarla, conoscerla potrai forse salvarti.

Perché per quanto orrenda sia, dentro quella stanza c'è solo un bambino che piange dentro i suoi incubi.

Apri quella porta, lascia che la Luce lo illumini e possa alzare la testa per vedere chi lo sta aiutando e dagli la mano affinché ti segua fuori dalle sue ossessioni.

A questo serve la Luce.

















mercoledì 10 giugno 2015

Verso la libertà dalla manipolazione nell’amore di coppia

Le Printemps by Pierre Auguste Cot (1873).
Alle volte ci viene da pensare sul perché sia così facile considerare l’altro un oggetto per nostra felicità (oggetto che ci deve gratificare, ammirare, amare incondizionatamente o altro) o perché sia così difficile lasciare all’altro la libertà di vivere anche quando quella stessa vita lo porta lontano da noi.

In merito al primo punto, Alice Miller individuerebbe l’origine di questa superficialità del vivere l’amore (l’amore come possesso dell’altro, l’altro come strumento del nostro appagamento ecc) nel rapporto genitore-figlio: sono generazioni che i genitori divorano i figli, ossia li usano per i propri bisogni di ammirazione, compagnia, potere e nei casi peggiori, sessuali.

Questi bambini così crescono e mettono in atto nelle relazioni interpersonali ciò che hanno vissuto nel rapporto con i propri genitori e familiari.

La soluzione sarebbe quindi quella di rivivere la sofferenza di quel bambino (il proprio bambino) e provare empatia per lui e liberarlo dalle illusioni, come quella - velenosa assai -  che la mamma o il papà gli vogliono solo bene, e dalle paure che lo imprigionavano allora.

Da questo punto di vista, la società non sarebbe altro che il prodotto di bambini traumatizzati che perpetuano il trauma con la propria cultura, i propri ideali, i propri incubi spacciati per sogni, i propri inferni spacciati per mete desiderabili.

L’amore così diventa la cosa più difficile che esista e in maniera socratica, in accordo anche con il metodo di indagine di tante altre guide spirituali come J. Krishnamurti stesso, dovremo quindi partire dall’assunzione che noi possiamo solo sapere che non sappiamo cos’è l’amore; pur non sapendolo tuttavia, possiamo avvicinarci ad esso liberandoci delle idee false che nutriamo su di esso semplicemente rivivendo i traumi della nostra infanzia con l’aiuto di qualcuno che ha già intrapreso questo percorso di conoscenza.

Si tratta di liberare il bambino dell’influenza negativa dei suoi genitori, fatta dei loro dolori, delle loro angosce, delle loro richieste di amore e assistenza più o meno dirette ed esplicite. In questo viaggio così complesso nessuno può dirsi fuori dalla distorsione di pensiero e di percezione che ogni infanzia comporta per il falso amore ricevuto: la manipolazione è iniziata prestissimo, dalla gestazione in poi, con le prime percezioni da parte del feto delle atmosfere circostanti, degli umori della mamma e delle persone a lei vicine. 

I condizionamenti sono così profondi che solo momenti eccezionali come l’innamoramento o le ferite da abbandono e tradimento possono darci l’occasione di andare così dentro di noi da scoprire l’origine delle nostre sofferenze: i dolori che proviamo nel rapporto di coppia, l’ansia di essere feriti o abbandonati o traditi, la paura di trovare una persona o di non trovarla, i tira e molla e le paure e le rabbie sono da questo punto di vista il semplice eco di eventi lontani nel passato. Considerarli come tali e privarli della illusoria solidità che si manifesta a noi, che crediamo di provare simili sentimenti per causa di quella persona o di quella relazione, offre anche ai momenti difficili la possibilità di diventare un importante trampolino di lancio verso livelli di evoluzione, o liberazione, ancora più elevati.

Riguardo l’altro tema fondamentale dell’amore, quello della libertà, nella coppia è utile considerare l’altro nella sua libertà di percorrere strade che possono essere anche per noi incondivisibili o terribili, tenendo per noi la stessa libertà con aggiunta la considerazione che - come ci ricorda Bert Hellinger -, siamo liberi di fare ciò che desideriamo, ma non siamo mai liberi dalle scelte che facciamo. L’amore implica legame e questo legame manifesta tutta la sua forza proprio nei confronti di chi vuole negarlo: chi crede di poter chiudere una storia ed iniziarne un’altra senza pesantezze, dovrà fare i conti con tutto l’ingombro di un passato che non vuole passare e con delle sensazioni che non si spiega ma provengono dallo stato d’animo della persona a cui si è ancora legati nonostante la volontà di andare avanti senza ripensamenti.

Oltre a queste conseguenze psicologiche e spirituali ci sono anche, secondo la medicina del dott. Hamer, i danni biologici più o meno gravi che si accompagnano a ogni conflitto psicologico: secondo queste conoscenze, anche sul piano concreto del corpo i legami lasciano un segno che a volte può essere anche fatale.

In definitiva, meglio pensarci prima ai legami, perché una volta legati i prezzi per sciogliersi sono sempre importanti tanto che davanti ad essi sarebbe sempre la pena chiedersi se ne vale davvero la pena.

Certo l’essere umano si conosce nell’avventura concreta di questa esistenza e alla fine gioie e dolori, successi ed errori hanno l’unico scopo di portarci verso livelli ancora più elevati di amore e saggezza.
Che quindi la propria esperienza di coppia sia felice o meno e le scelte davanti a questa felicità siano buone o deleterie per chi le compie prima di tutto, l’importante è saper usare tutte le situazioni come forma di apprendimento per continuare ad evolvere.

Buon cammino a tutti noi.


Alessandro D’Orlando

mercoledì 14 maggio 2014

Quell'inquietudine che hai dentro

Non puoi fermarti,
non puoi goderti quello che hai,
non puoi riposarti sui tuoi successi,
né sentirti nutrito dalle congratulazioni.

Ogni posto è un problema perché
quando l'hai raggiunto,
già vorresti essere in un altro.

Poi provi rabbia davanti a questo.
Perché deve essere sempre così?

Allora ti dò un consiglio:
vai a trovare la parte che soffre.

Quella che ascolta le critiche continue,
le lamentele del tarlo.
Tarlo che dice:
"Non dovresti fare questo ma quello,
non basta ancora quello che fai,
come vedi non stai facendo la cosa giusta ecc".
Se ascolti la sofferenza si crea silenzio:
il Tarlo scompare, il rumore delle sue mascelle si attenua,
anche la tua frustrazione al solito teatrino che hai dentro per la cronica insoddisfazione.

Stai nella sofferenza.

E' meglio.
Da lì puoi ricordarti di chi ti brontolava tutto il giorno,
da lì puoi capire come stavi veramente allora.

Da lì inizi a provare compassione per te stesso.

Da lì paradossalmente inizi a goderti la vita. Un passo alla volta.


sabato 15 marzo 2014

La piccolezza negli esseri umani

E' una piccolezza prima di tutto di statura,

è la piccolezza di quando eravamo bambini.

Dentro di noi ci sono parti piccole, piccole di quando avevamo 1 mese, 3 giorni, o eravamo nella pancia della mamma.

Piccole di quando il nostro mondo erano i nostri pensieri, le nostre emozioni, o poco più tardi l'approvazione o la disapprovazione dei nostri genitori e le loro regole.

Piccoli, quando potevamo solo registrare nel corpo più che nella testa quanto succedeva, dimenticando tutte le scene che impressionavano la nostra anima come se fosse una pellicola.

Così poi cresciamo nel corpo e ci identifichiamo con la nostra conoscenza e la nostra esperienza, i nostri titoli e la nostra carriera.

Pensiamo di guidare e invece siamo guidati da quella pellicola, da quelle registrazioni senza averne memoria.

Soprattutto restano potenti le parti che hanno l'età in cui abbiamo vissuto i traumi peggiori: l'età per quella parte si ferma, assieme al dolore, e quella massa contorta e scura resta a rovinare i giorni migliori.

Così un adulto può guardare milioni di persone soffrire senza scomporsi, perchè in realtà non le vede.

Vede con gli occhi di quella parte traumatizzata, vede solo i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri bisogni o quelli dei genitori da cui disperatamente dipende.
Si vede innocente anche se compie azioni crudeli perchè basta l'amore dei genitori, o la propria soddisfazione.

Da questo punto di vista, dall'indifferenza verso la sofferenza, possiamo sapere a quanti anni una persona ha arrestato il suo sviluppo.

Vai oltre i titoli, la posizione, il ruolo, i vestiti: guarda le espressioni degli occhi e del volto. Quanti anni ha quella parte che guida la vita di quella persona?

Scoprirai con sorpresa che coloro che pensavi grandi sono in realtà molto piccoli, che quelli che sono potenti sono impotenti, che quelli che sono forti in realtà sono tremendamente deboli. Ma non lo sanno, nessuno lo sa, e la commedia continua.

Quella che sembra la fiera delle vanità è solo una giostra per bambini che sono rimasti a giocare mentre gli altri crescevano e se ne andavano.

Note foto: 

Questa è una immagine ritoccata, modifica della versione originale Bebè Phoque de Weddel - Baby Weddell Seal.jpg. Le modifiche sono di User: Nevit Dilmen (talk). Licenza Creative Commons










venerdì 14 febbraio 2014

I vuoti che hai dentro

Non cercare di riempirli, saresti violento verso quei vuoti, essi solo ti parlano.
Non cerare di mandarli via, sono come il pianto di un bambino, vogliono che li ascolti.

Non cercare di pensare ad altro, lascia che ti accompagnino mentre fai altro.

Non fare qualcosa per sentirti pieno di vita, o di amore, o altro che pensi ti possa far sentire più vivo, più viva.

Dietro quel vuoto sta una porta che dò sul mondo che è stato di te - un mondo incantato.

Fermo da allora, con le stesse immagini, sospese, le stesse parole, le stesse situazioni.

Allora segui quel vuoto e vai a trovare quel mondo: troverai te che ancora ascolti le stesse bugie, che ancora credi alle stesse storie inutili, che ancora soffri per un abbandono, o un insulto, o una manipolazione, o un affronto, o una critica.

Vai a trovare quella parte di te e prendila per mano...

Dille che il tempo è passato e che ora sei così come sei ora mentre la tieni per mano, e che puoi fare qualcosa per lei.

A poco a poco inizierà a vederti... il tempo ricomincerà a scorrere, e potrai ringraziare quel vuoto per averti condotto a ciò che sei sempre stato, a ciò che sei sempre stata.

Da lì si può finalmente vivere davvero.






Per l'immagine, autore Urban Legend, GNU Free domeumentation License


venerdì 11 ottobre 2013

L'infanzia che nessuno vede

Hai cercato la salvezza nell'invisibile,
nella divinità o tra gli angeli - dimenticando il bambino che sei stato.

Hai cercato nelle vite precedenti, passando oltre ciò che avevi davanti,
gli anni delle scuole materne e elementari,

hai cercato nella razionalità e nella psicologia la risposta alla tua confusione
ignorando che era il bambino a essere confuso dalle menzogne che lo circondavano.

Hai cercato la risposta nei soldi e nel lavoro e nella carriera o nel sesso
ignorando che era il desiderio di non ascoltare l'angoscia del bambino a guidarti.

Pensavi di avere ragione a non credere all'amore,
non sapendo che ti stavi identificando con quel bambino ferito.

Hai pensato che chi lo vedeva in sè era un pazzo o un debole,
gente da studio da psicologi.

Hai raggiunto santuari nel mondo intero,
maestri di ogni tipo,
pur di non vedere la sua angoscia,
pur di essere rendento,
redento dall'impegno di vedere quella sporca vergogna,
quello sporco, piccolo, irrazionale dolore.

Da sempre l'infanzia e i bambini vengono sopraffatti da volgarità e ignoranza,

sono secoli che questo accade,

e nello stesso tempo
il tempo e l'umanità e questa sporca storia possono fermarsi ora
con te,
se ti fermi allo specchio
e guardi allo sguardo triste che avevi allora,

A 5, 6, 8 anni.

Sarebbe la fine dell'inferno.

L'inizio del paradiso in terra.

a partire da te.






sabato 28 gennaio 2012

Facciamo agli altri quello che ci è stato fatto da bambini

Possiamo andare per il mondo  e dire: io sono diverso.

Possiamo andare per il mondo è dire "Sei tu che..." - o siamo noi ad avere indotto nell'altro quelle brutte reazioni?

Possiamo dire: "qeullo che voglio nella vita è..." - tanto perseguiremo i nostri meravigliosi obiettivi con la stessa stortura con cui abbiamo vissuto fino a d oggi.

Possiamo ben dire: "Sono diverso da mio padre, mia madre o mia sorella o mio fratello..." - tanto ciò che facciamo non ci sarà mai evidente - sarebbe troppo orribile per noi scoprire di aver vissuto come burattini per una vita senza aver mai vissuto veramente.

Possiamo anche forse poter dire: "Io non ho fatto agli altri quello che hanno fatto a me..." - si, salvo poi vedere che l'hai fatto a te stesso prendendo in giro gli altri e fingendo che tu sei quella persona che fai vedere - e forse è l'ennesima prova di ipocrisia che c'era in famiglia... le famiglie si sa... i panni sporchi li lavano in casa.

Non abbiamo scelta: l'Ego ci frega in migliaia di modi ed è più furbo e intelligente di noi.

L'unica speranza è imparare a stare fermi, respirare, e affrontare con semplicità e apertura la vita.

Forse, qualcosa di vero, finalmente, inizieremo a scoprirlo...

giovedì 28 aprile 2011

L'infanzia che torna sempre

Link ad una canzone cliccando sul titolo...

Leggendo il libro di Alice Miller resto colpito dalla semplicità e dalla potenza del suo approccio, basato sul recupero dell'infanzia a partire dalle emozioni del qui ed ora.

Qui ed ora siamo depressi, o tristi, o impotenti, o impauriti o tutte quelle emozioni che non vorremmo mai provare o che gli altri non vorrebbero mai provare.

Qui ed ora quelle emozioni proibite di cui sopra potrebbero essere di chi ci sta vicino a causa nostra.

Da questo qui ed ora possiamo tornare indietro alla nostra infanzia chiedendoci cosa di tutto ciò era già nostro a quell'età, e da chi l'abbiamo imparato, e chi ci ha trasmesso queste emozioni con le sue azioni od omissioni.

In questa ricerca infinita possiamo progressivamente riguadagnare la libertà, la vitalità e l'amore in un mondo che ha oramai dimenticato completamente i bambini - nelle memorie e nelle azioni.

Anche il nostro bambino, o la nostra bambina.
Da parte nostra...

Da ora, da qui possiamo finalmente rimediare, per noi, per il mondo, per i bambini.
E anche se il punto di partenza è una depressione, o un dolore che non ci dà tregua, che importa, quando la strada è diretta verso spazi così meravigliosi?

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...