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venerdì 27 aprile 2012

Parole da cancellare

"Provare, tentare, cercare...": se vuoi evitare di programmarti di fallire.
"Devo...": se vuoi evitare la depressione. Meglio usare il "posso"...
Il "voglio" è già abbastanza stressante.
"No...", meglio usare il "si, e...", si vive meglio con il mondo così, e soprattutto il mondo anche ci segue di più.
"Ma...", meglio usare il "... e ...", così si mettono insieme cose e punti di vista e la creatività si insinua negli spazi dove prima il conflitto la faceva da padrone.
Poi evitiamo il "sempre, spesso, mai, tutti, nessuno": così evitiamo di dire cose non vere perchè generalizzate.

Cambiamo il linguaggio per cambiare il pensiero.
Non come vorrebbero gli autori della neolingua orwelliana, ma come vorrebbe il nostro cuore per essere più umani.

sabato 21 gennaio 2012

Il bastone e la carota


Non dovremmo mai pensare
a qualcosa che non va senza pensare
a quello che va,
a quello che stimola ciò che non va,
al bene che produce ciò che non va.

In fondo il male ci spinge a uscire dal nostro misero nascondiglio
per affrontare a viso aperto ciò che prima evitavamo
perché pensavamo
di avere qualcosa da perdere?

Il male è come la mano che alza il ciotolo,
perché il pallido essere che si nascondeva sotto
esca al sole e all’aria affrontando predatori e libertà?

Che il male lavori fino a quando
la sua intensità supera la nostra paura del nostro potere
fino a che questo potere si libera?

Che il male sia in fondo ciò che noi accettiamo
perché non sappiamo autodeterminare la nostra vita da soli?

Se sapessimo camminare con la visione della carota davanti
forse non dovremmo procedere prendendo le bastonate.

Ma forse all’inizio è un passaggio fondamentale
prima di imparare che correre dietro una carota è meglio.

E magari la scegliamo noi,
e magari un po’ ne possiamo mangiare mentre corriamo dietro ad altre carote.

Non sia mai che la mano impietosa col bastone allenti la sua presa?

lunedì 21 settembre 2009

RELAZIONI DA CUORE A CUORE

Nella PNL non esiste quello che nella psicologia umanistica si chiama "la parte più autentica di sè stessi". Almeno per quello che Bandler diceva.

Oggi dopo anni di terapia personale, posso dire che esiste qualcosa che è la parte più autentica, e libera dal carattere. Non è facile contattarla ogni giorno, ma è poossibile starci sempre più spesso, e questo è l'obiettivo principale di ogni psicoterapia.

Essere davanti a qualcuno, fargli sapere come stiamo senza fingere, e cosa pensiamo, ma soprattutto cosa sentiamo a livello di emozioni.
E permettere all'altro di rimadarci il suo senitire.
E stare in questo dinamismo di una relazione IO-TU, come la chiama Martin Buber.

Non è facile. Significa diventare esseri umani, ma non è da tutti, nè una volta per tutti.

Ci vuole coraggio, pazienza, fiducia e costanza e la capacità di sopportare milioni di cadute.

Ma ogni volta che questo contatto si realizza, tutto ha un senso nuovo e profondo. E la vita assume un altro significato.

AD

sabato 21 marzo 2009

ESSERE IN CONTATTO CON SE' STESSI

Mi sono chiesto per lungo tempo se aveva ragione un esponente mondiale della PNL se era vero che guardarsi negli occhi a lungo non era poi così importante per stare in contatto con gli altri: faceva capire che tutto è una costruzione della mente…- almeno questo mi sembrava il tono delle sue dichiarazioni.
Mi chiedevo cosa significa stare in contatto con qualcuno, quando di mezzo ci sono l'EGO, le manipolazioni, i giochi di potere, le paure, le cose che ci raccontiamo ed in cui crediamo e che però con la vita c'entrano poco.

Adesso, dopo anni, mi rendo conto che stare in contatto con qualcuno significa permettermi di provare le emozioni che lo stare in relazione con lui/lei mi suscita, il permettermi di condividerle, con attenzione, e lo stare in ascolto dell’effetto che fa all’altro questa condivisione.

Essere in contatto con l’altra persona significa oggi per me l’accettare il mio bisogno dell’altro, la mia vulnerabilità davanti al fatto che posso sempre essere abbandonato, ferito, tradito, offeso.

Soprattutto che posso io fare questo con lui per automatismi miei che potrei non riconoscere per tempo e che potrebbero fare del male a chi è in relazione con me in quel momento.

Ritiri inspiegabili, parole e gesti grossolani, mancanza di tatto: sono infiniti i modi per non stare in contatto con sé stessi e con l’altro.

Oggi per me l’unica medicina è stringere un patto nella relazione, con il quale io non esco da essa semplicemente per paura, come se il sottofondo di base fosse dato dalle parole: ti tengo, come vorrei che tu tenessi me, nonostante tutta la mia e tua negatività.

Ci sono, anche se tu vai e poi torni, o se io posso fuggire e tornare, senza nessuna spiegazione che possa attenuare il dolore dell’abbandono o della ferita.

Ci sono, puoi contare su di me ed io su di te: perché anche darti la possibilità di darmi qualcosa, o di toccarmi il cuore può essere buono non solo per me ma anche per te.

Oggi per me stare in relazione significa non dare peso a tutto ciò che ha fatto e fa male, perché la bellezza di stare a cuore aperto davanti a qualcuno, aperto alla possibilità di ricevere e di chiedere, di dare qualcosa o di condividerlo, è molto più importante.

Come se nei ricordi i momenti belli fossero infinitamente più veri di quelli brutti.

Come se nel presente i momenti di “intimità” tra noi fossero più significativi di quelli dove non c’è intimità.

Forse, da questo punto di vista, ci sono infiniti modi per non essere nella relazione con l’altro, e forse questi momenti nella vita prevalgono: ma credo che alla fine della giornata, e forse anche della vita, se in noi troviamo degli spazi di pieno, e di nutrimento, questi spazi sono fatti di relazioni e di persone in cui e con cui noi abbiamo stabilito un contatto con l’altro.

E cosa sia questo contatto io l’ho provato a dire qui.

Domani questa idea di intimità sarà ancora più ricca per me: e questo è forse crescere come esseri umani, o meglio, divenire veramente esseri umani, e cessare di essere semplici automi schiavi delle abitudini e dell’educazione.

Sempre questo percorso è contrassegnato dal dolore di scoprire in quanti modi ci neghiamo alla vita e alle persone: ma per me non c’è dolore più fertile.

E anche ora che sto per concludere, termino con un senso di gratitudine per avere la possibilità di poter esprimere queste parole e di dare e condividere quanto ricevo ogni giorno…. Anche con te…

Alessandro D'Orlando

mercoledì 18 marzo 2009

SCEGLIERE GLI STATI DELL'IO

Gli stati dell'io sono semplicemente degli stati mentali ed emozionali diversi tra loro e che attraversiamo tutti diverse volte ogni giorno. La differenza fondamentale tra di essi è data dal fatto che alcuni stati portano a perdere energia, altri invece la danno in eccesso, sembra quasi una forzatura - ad esempio l'esaltazione che possono porvare alcuni frequentatori di certi tipi di corsi sulla vendita.
Altri stati sono invece di equilibrio, inteso come capacità di ascolto delle emozioni proprie e altrui, di ascolto dei propri pensieri e di ciò che accade intorno, con la capacità di elaborare le informazioni ricevute e di utilizzarle efficacemente in funzione del contesto attuale e di un progetto: è un pò lo stato di colui che lotta nelle arti marziali contro più avversari.
Sa come agire, non oppone resistenze, non dà giudizi morali, non si dispera nè si esalta, ha una strategia che cambia costantemente in funzione dei cambiamenti di scena e della vittoria...
Scegliere gli stati dell'io, oltre che ascoltarli, è possibile. Lo insegna anche la PNL - Programmazione Neurolinguistica: é possibile amplificare uno stato interiore o rafforzarlo di intensità o prolugarlo...
Un'altro discorso è invece capire in base a cosa si opera la scelta: potrei utilizzare uno stato dell'io che mi permette di vendere una certa visione del mondo, o un prodotto... ma che conseguenze ha questo sull'altro?
La scelta dello stato dell'io è frutto quindi di una dimensione che non è tanto mentale quanto spirituale.
Invece la capacità di capire se uno stato dell'io toglie energia, nè dà troppa o è uno stato di risorsa, è una questione di sensibilità e capacità di ascolto.
Ma in fondo attenzione, capacità di ascolto, sensibilità, spiritualità, amore hanno lo stesso significato.
E la respirazione può cambiare gli stati dell'io senza le scelte arbitrarie dell'Ego, veicolando forze che lo trascendono e lo ammorbidiscono - senza teorie, parole, ....

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...