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sabato 2 giugno 2012

La necessità dell'utopia

L'utopia è vitale quanto la capacità di essere estremamente concreti.

Non è sognare, non è perdere tempo - è necessaria per restare umani mentre le forze della disumanizzazione imperversano come nel film de Il signore degli Anelli.

Chi siamo noi per dire che non esistono altri modi di vivere, di amare, di stare assieme al prossimo, di pensare al mondo, alle cose, alla realtà?

Esistono altre economie, altre strutture sociali, altri schemi mentali e altri valori che portano gioia, umanità, benessere.

Ma non possiamo canalizzare queste onde superiori se non ci crediamo, se non lavoriamo su noi stessi per calmare la paura e le onde del pensiero che la alimentano.

Questo mondo attende che ci fermiamo, che respiriamo, che visualizziamo, che siamo felici e ci prendiamo cura di noi e del prossimo.

Ognuno come può e con i suoi limiti.

Ma se non prendiamo questa direzione saremo un danno per noi - e un danno per questo pianeta.

Forse siamo qui per sperimentare la caduta nella grettezza del concreto  - o forse per sperimentare la magia che viene dal fecondarlo con l'utopia.

Se puoi scegliere , cosa scegli?



sabato 12 novembre 2011

Meglio rispondere a partire dal dolore

Sotto la rabbia ci sta la paura, sotto la paura il dolore legato al senso di impotenza, di vulnerabilità, di solitudine, di perdita di ogni riferimento e di controllo.

Occultare questo dolore significa andare verso l'anestesia (ad esempio sto in una relazione per non soffrire la separazione, oppure sto solo per non soffire in una relazione, oppure non faccio o faccio una certa cosa per non sentire questo disagio ecc.)

Dare una risposta a quel dolore significa fare qualcosa che dà gioia laddove prima c'era dolore - non c'è più anestesia ma gioia.

Il prezzo della gioia è l'ascolto della sofferenza e una risposta responsabile ad essa.

Il prezzo dell'invulnerabilità a ogni dolore è l'anestesia e l'occultamento del dolore stesso.

Così si diventa automi, si inizia a odiare la vita e si spera che qualcuno decida per noi.
Tanto noi ormai non abbiamo niente più da difendere.

lunedì 6 giugno 2011

Uscire dal cortile

Ci possono essere dei momenti in cui nella vita ci sentiamo fuori posto, o fuori onda rispetto all'ambiente dove viviamo.

Forse aiuta pensare a quante volte ci siamo sentiti così da bambini, magari nell'angolo del cortile di una scuola o dell'asilo.

E poi improvvisamente arrivava una chiamata: poteva essere una maestra, o un amico che ci invitavano a giocare e lasciavamo in quell'angolo la tristezza per entrare nella gioia della nuova situazione.

Da adulti, anche se non ci sono più voci così amiche e così prossime, ci sono forse voci dentro di noi che ci invitano a entrare di nuovo nella vita a giocare.

Che importa se siamo restati nell'angolo un'ora, un anno o una vita.
Si entra nel gioco e tutto ricomincia da capo.

Esattamente dal punto in cui avevamo smesso di essere felici, per imparare nuovi modi di esserlo.

E quello che conta è sentire questa gioia crescere. Sentire che cresce, non che cresce effettivamente...

Sentirlo giorno dopo giorno. Anche se tra alti e bassi, e anche se questi bassi durano tanto, tantissimo tempo.

(le lacrime sono un modo e una possibilità per prepararsi a una gioia ancora più grande ...)

Allora, possiamo uscire dal nostro nascondiglio e correre di nuovo verso qualcuno, o qualcosa.

Alessandro

martedì 22 febbraio 2011

La filosofia della gioia


La filosofia della felicità.

"Tutto, tutto quello che comprendo. Lo comprendo solo perché amo."

Lev Tolstoj

Pensare che avremo sempre ciò che i nostri bisogni più profondi ricercano,
che il futuro ci porterà ciò che abbiamo perso in forme nuove e inaspettate,
di più
che il futuro ci porterà ancora più gioia e abbondanza
e che la gioia e l’abbondanza e la felicità sperimentate nel passato
sono solo il cartello che ci indica che siamo sulla giusta strada
sono solo l’anticipo della gioia che proveremo
sono solo la prima manifestazione del nostro cuore che si apre.

Non c’è nessuno che può toccare il nostro futuro,
che ci può portare via nulla,
che ci può bloccare nella nostra espansione,

nell’espansione della nostra vitalità e gioia.
Nemmeno la morte, semplice passaggio tra una vita e l’altra,
su questo pianeta o un altro.

Pensare in questi termini pone la ricerca della felicità su un piano infinito,
la porta nella capacità di amare, di pensare, di volere,
funzioni su cui nessuno può interferire,
a meno che noi non glielo permettiamo.

Ricordi gioiosi del passato possono essere amplificati all’infinito,
e anticipare eventi ancora più felici nel futuro,
e nutrire l’anima all’infinito.

Un solo ricordo felice può trasformare la nostra vita in un paradiso.

Una sola aspettativa felice può cambiare il nostro modo di alzarci la mattina e andare incontro al mondo.

La psicologia, la psicoterapia, se hanno sbagliato in qualcosa, è stato nel trascurare questa naturale funzione dell’essere umano,
quella di cercare la felicità attraverso la felicità.

Non basta accogliere il dolore, non basta dire si al dolore.
Dobbiamo dire si anche alla gioia.

Forse accettiamo la gioia meno del dolore.

Forse questa è la nostra colpa più grande verso la vita.

Da oggi pensa che anche questa colpa si ferma davanti alla gioia di vivere che provi.

Ogni istante merita tutta la nostra gioia, e tutta la nostra aspettativa di un incontro con la gioia.

Il dolore è solo una pausa prima della prossima gioia.

E la vita stessa si regge solo sulla gioia.

Sull’amore.

Solo ciò che amiamo cresce.


Solo ciò che ci dà gioia diventa forte nella nostra vita.

Il resto è destinato ad abbandonarci.

lunedì 8 novembre 2010

Cambiare le situazioni da dentro

L'automatismo che abbiamo è quello di modificare le situazioni da fuori.
Fare o non fare una certa azione, andare o non andare da qualche parte, ecc.

Il risultato spesso è che ci troviamo impigliati nella stessa situazione di prima: cambiano nomi e situazioni ma il copione resta lo stesso.

A quel punto l'unica soluzione è guardare dentro di sè e trovare in sè la felicità che si cerca fuori.

Esistono due tipi di felicità: quella incondizionata della meditazione, che guarisce progressivamente i lati oscuri in noi, ed esiste la felicità del sapere che ciò che desideriamo - salute, felicità, una famiglia, un lavoro - è già nostro.

Non importa se in questa vita o meno, ma è già nostro e ne possiamo anticipare un pò le buone sensazioni e il piacere nell'anima.

Ancorato questo stato, possiamo tornare nella vita di ogni giorno e fare ciò che riteniamo opportuno.

Le azioni che nascono dalla gioia portano alla gioia.
Quelle che nascono dalla disperazione portano alla disperazione.

Per questo credo che nel vangelo sia scritto: "A chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

La vita ci toglie le cose - lessi una volta su un libro di Paramhansa Yogananda - perchè noi le cerchiamo dove le abbiamo sempre avute: dentro di noi.

Meditando, respirando.

A.

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...