Per Milton Erickson è importante avere una aspettativa positiva per il buon esito della terapia;
finire la seduta aspettando qualcosa di inaspettato e positivo che porti la propria vita su un buon binario.
Nello stesso tempo nello Yoga e nelle arti marziali è importante avere delle immagini precise a guidare i movimenti: il pensiero e le immagini sono ben focalizzati come una spada.
Infine nell'Arte della Guerra e della Meditazione è importante saper lasciar andare, saper vedere le cose come sono senza resistenze interne: Vita e Morte, Vittoria e Sconfitta, Successo e Insuccesso ed essere pronti ad accogliere e seguire la propria legge interiore che emerge con naturalezza e imperiosità nel silenzio.
Quindi c'è questo paradosso: usare il pensiero (una via Attiva) e rimettersi a Dio (una via Passiva), nello stesso tempo; forse un paradosso che si risolve nella purezza delle intenzioni e nell'abbandono dei risultati, quasi come se l'azione fosse fine a se stessa.
Tu sei lì perchè dovevi essere lì - lui (l'Altro, il Destino, il Nemico, l'Ostacolo) è lì perchè doveva essere lì. Inutile chiedersi perchè; inutile pensare: solo stare nell'azione così com'è andando fino in fondo al proprio intendimento.
Vincere, avere successo, trionfare sapendo che tutto è temporaneo aiuta; sapendo che ha senso di per sè, come misura della propria padronanza interiore, dimenticando lo sguardo degli altri; sapendo che ogni passo è solo l'inizio di un viaggio infinito dove l'orizzonte si allarga sempre di più a ogni vittoria.
Vincere, avere successo, trionfare per coloro che sono caduti prima e stanno cadendo tutt'ora, per loro e per chi verrà dopo, per la propria Anima e lo Spirito che vuole manifestarsi su questo piano.
Così possiamo scartare le nostre giornate come un bel Uovo di Pasqua cercando la sorpresa che vogliamo con la massima concentrazione e godendoci la sorpresa, qualsiasi essa sia.
Alla fine siamo spade che si stanno forgiando, tutto qua.
Buone Feste
Pensieri di Psicologia, Psicoterapia, Meditazione, Crescita personale; PNL, costellazioni familiari, formazione, respirazione circolare (o rebirthing, o vivation, o simili), ipnosi ericksoniana e tutto quello che vi viene in mente in proposito..
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lunedì 17 aprile 2017
mercoledì 15 aprile 2015
Iniziare la meditazione

Che tutti gli esseri siano liberi da ogni ignoranza,
da ogni avversione,
da ogni attaccamento.
Che tutti gli esseri siano liberi da ogni dolore,
da ogni sofferenza,
da ogni dispiacere.
Che tutti gli esseri siano pieni di infinito amore profondo,
di gioia per la gioia altrui,
di compassione,
di equanimità.
Che tutti gli esseri siano totalmente liberi.
Sadhu! Sadhu! sadhu!
sabato 26 settembre 2009
La paura di stare e l'intenzione di stare
Stare vicino a una persona fa paura, specie se si è stati abbandonati, o si è sofferta la mancanza di qualcuno che si amava e che non c'era quando lo si aspettava, o se peggio si è stati aggrediti da chi ci amava e ci doveva proteggere o andava via mentre ci si aspettava che rimanesse.
Alla fin fine siamo stati tutti abbandonati, abbandonati da bambini, o feriti nel corpo o con le parole più e più volte, dallo stesso genitore, o da entrambi: capita ovunque, anche nelle migliori famiglie. Se si ama una persona, si può vedere dentro di lei quella parte bambina, disperata, che piange in silenzio, nel gelo del ritiro, o nella rabbia, o nella disperazione. La si può vedere nella sua cameretta, nel suo piccolo corpo, con il suo piccolo cuore.
E’ una condizione universale: su questa terra ci sono 7 miliardi di bambini disperati che vivono la vita senza che il tempo sia passato da quell'ultima ferita, da quell'ultima cicatrice, da quel momento in cui qualcosa si è rotto nel cuore. Emotivamente l’umanità è restata piccola, molto piccola.
Se si ama una persona, quella parte la si può vedere anche dentro di sè.
Quella parte è fatta di no, di chiusure, di cinismo, di freddo o di distruttività.
Difende dall'abbandono: l'ennesimo abbandono. O dall’aggressione, l’ennesima aggressione.
Così si vive nella paura, scappando dalle relazioni prima dell'ennesima ferita. Fino alla prossima relazione, o sempre nella stessa, ma con uno o più amanti.
Se si ama una persona bisogna vedere quella bambina, quel bambino, in sè e nell'altra persona, amarla, starle vicino, ma rispettando quelle che sono le scelte che quel bambino o quella bambina decidono di fare su quel dolore, su quel pianto, su quel freddo.
E potrebbero non essere scelte sempre sagge o costruttive.
E’ deleterio per il cuore una coscienza che lo lascia in balia delle paure dell’altra persona, vedendo solo il bambino addolorato dell’altro, e non la sua freddezza, il suo egoismo, il suo cinismo che da quel dolore emergono. “In fondo lei o lui è così buono, è così buona”…. No! nello stesso tempo è anche maledettamente sadica.
Così, avere paura in una relazione è normale: il cuore è fragile e più serio diventa il legame più la paura cresce, perché la vicinanza rende anche più facile la ferita dell’abbandono o dell’attacco.
Alcuni soffocano la paura lavorando. Altri scappando. Altri lottando contro chi amano.
Pochi restano fermi in ascolto, come fanno gli erbivori quando fiutano un predatore vicino: con attenzione e intuito.
C'è solo un modo per gestire la paura: avere una coscienza che sa sostenere il cuore con l'intenzione di esserci e che sa regolare la distanza dell’altro, sapendo gestire la lontananza e la vicinanza, senza chiedere al legame di essere sempre al 100% o “aderente” e sorvegliando affinché non diventi troppo “lasco”. Ci vuole una coscienza che sa fermare gli attacchi dell’altro e nello stesso tempo che sa far entrare il buono dell’altro nel proprio cuore. Vedere dentro di sè una forza, un sentimento per cui vale la pena lottare, e lottare per essa è vitale per l’anima, invece aspettare che quella forza risolva tutto da sé è una delle illusioni che più addormentano la coscienza (la coscienza viene così addormentata dalle credenze errate, mentre il cuore dalle emozioni distruttive). Se non si lotta, se si rinuncia, quella forza è sprecata per sempre, e la sua energia può diventare distruttiva.
Bisogna essere all'altezza dei sentimenti che si provano, saperli contenere, saperli guidare e proteggere: se non lo si fa, diventano veleno nel cuore. Accade così anche ai bambini: se non li si sa guidare, consolare, incoraggiare, limitare, crescono come spine nel fianco in una famiglia che deve ancora fare i conti con il mondo delle emozioni e degli affetti, così tanto temuti. Abbiamo tutti spine nel cuore, abbiamo tutti i nostri “no”, abbiamo tutti dolori oltre i quali non permettiamo ancora a qualcuno di entrare. Eppure la vita ha senso solo se ce ne assumiamo la responsabilità, se decidiamo di affrontare queste paure, se decidiamo di affrontarle con la persona che amiamo, per la persona che amiamo. Se non lottiamo fino alla fine per quella persona, forse ce la porteremo dietro per molto, troppo tempo. Non è un male avere limiti nella capacità di amare, non è un male ritirarsi, né attaccare, né disperarsi: è un male giustificare tutto questo, o credere tristemente che sarà per sempre così. Così, se a qualcuno non basta come ami, chiedigli se se la sente di smettere di accusarti e temerti chiedigli di stare dalla tua parte e di aiutarti, e fai qualcosa per crescere assieme a quella persona. Se ti accorgi che non riesci a fidarti del tutto di quella persona, parlaci e cerca di aiutarla a andare oltre i sui limiti. Se parlare non serve, resta in silenzio consapevole di tutti questi limiti e agisci semplicemente senza parole. E se in questo agire silenzioso, in questo dolore, a un certo punto ti accorgi che hai pulito il tuo cuore, ma che fuori ancora non cambia nulla, allora decidi se ha senso restare. Non è un male avere difficoltà: è un male non farsi aiutare a risolverle. Non è un male avere limiti, è un molto rischioso invece pensare di farcela da soli – o con metodi “fai da te”, come gli amanti. Da soli non possiamo fare nulla. Non è un male avere paura: è un male lasciare che questa paura paralizzi e vinca l’intenzione di esserci e di continuare a lottare e soffrire e crescere e vincere. Assieme.
Alessandro D’Orlando
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