Perché vedi qualcosa di te,
ma ancora non lo sai.
Vedi, senti quello che di più tenero c'è in te e non hai ancora accettato, o benvoluto.
Quella ferita che nessuno ha visto, ferendoti milioni di anni fa, miliardi di volte. Quel dolore che anche tu hai smesso di vedere, di curare.
Se ti potessi voler bene,
andresti direttamente al tuo cuore, senza passare per cattivi intermediari.
Andresti verso la tua freddezza e la tua durezza, per accoglierle e accogliere quello che nascondono sotto.
L'ego, la sua paura, le sue spine stanno sicuramente tra te e il tuo cuore, ma ancora di più tra te, l'altro, il suo cuore e ciò che di tuo vedi nel suo cuore.
Un percorso complicato passare per l'altro. Più semplice sarebbe restare dentro di te e cercarti, solo che non lo sai, o non puoi saperlo per le tue oscurazioni karmiche.
Ma se proprio non vuoi o puoi chiudere gli occhi, fermarti, ascoltare il tuo respiro, lasciarti cadere in quell'immenso vuoto buio, senza fondo con la fede che troverai qualcosa;
se proprio insisti a cercare qualcosa dove tutti lo cercano e credono di trovarlo, allora accomodati pure. Almeno su quella strada vai fino in fondo.
Quella sofferenza che vivrai, i suoi strascichi e il suo prezzo per trovarti e che potevi pagarli un milione di volte di meno fermandoti, ascoltando il tuo respiro, la follia della tua mente;
in quell'angoscia, abbandono, nella fine dell'illusione ritroverai ciò che avevi perso: la tua ferita e la possibilità di guarirla una volta ancora, un pò di più.
Ti innamori, ma in fondo lo fai per te.
E' un lavoro sporco, ma si inizia così.
E' un apprendistato verso te stesso, verso te stessa, per cui fallo e fallo con tutto l'amore che puoi fino in fondo - per l'altro e quando potrai, per te.
Quando potrai, per te.
Pensieri di Psicologia, Psicoterapia, Meditazione, Crescita personale; PNL, costellazioni familiari, formazione, respirazione circolare (o rebirthing, o vivation, o simili), ipnosi ericksoniana e tutto quello che vi viene in mente in proposito..
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domenica 12 giugno 2016
martedì 4 novembre 2014
Preghiera che guarisce dalle ferite affettive
Che tu possa essere felice,
se anche per farlo devi mentire,
o tradire,
o comportarti male,
che tu possa essere felice,
perché la felicità è la luce che guarisce il male fatto e anche quello che potremmo fare in futuro.
Solo le persone infelici mentono, tradiscono e si comportano male, perciò che tu possa trovare la tua felicità - farai felice te, il mondo e - anche se ancora non lo capisco - anche me.
Nella felicità sarò libero dal peso di renderti infelice,
e mi darai l'opportunità di darti qualcosa di importante, ossia la sincera contentezza per la tua felicità.
Mi darai l'opportunità di liberarmi dal desiderio di possesso, dalla paura della solitudine, dal senso di essere sbagliato, dai brutti ricordi di un passato dove non c'eri e che rivivono nella solitudine del presente.
Mi darai l'opportunità di immaginare cosa mi ha tormentato così tanto nel passato, e essere contento per te, libero dalla preoccupazione per il mio piccolo destino e il mio misero ego.
Che tu possa essere felice, e per il fatto stesso di sentirlo capisco che sono guarito non solo dalla sofferenza, ma anche dall'attaccamento.
Che io possa sentire l'abbandono, il rifiuto e il giudizio ancora un milione di volte, fino a che non sia finalmente libero dalla paura di questi fantasmi.
Che io possa sentire la solitudine e l'angoscia ancora un miliardo di volte, fino a che non avrò una compassione così grande per me e per chi prova queste sofferenze, da sentirmi come il sole, forte e equanime, luminoso e caldo.
E grazie per questa preziosa occasione di capire queste importanti lezioni.
se anche per farlo devi mentire,
o tradire,
o comportarti male,
che tu possa essere felice,
perché la felicità è la luce che guarisce il male fatto e anche quello che potremmo fare in futuro.
Solo le persone infelici mentono, tradiscono e si comportano male, perciò che tu possa trovare la tua felicità - farai felice te, il mondo e - anche se ancora non lo capisco - anche me.
Nella felicità sarò libero dal peso di renderti infelice,
e mi darai l'opportunità di darti qualcosa di importante, ossia la sincera contentezza per la tua felicità.
Mi darai l'opportunità di liberarmi dal desiderio di possesso, dalla paura della solitudine, dal senso di essere sbagliato, dai brutti ricordi di un passato dove non c'eri e che rivivono nella solitudine del presente.
Mi darai l'opportunità di immaginare cosa mi ha tormentato così tanto nel passato, e essere contento per te, libero dalla preoccupazione per il mio piccolo destino e il mio misero ego.
Che tu possa essere felice, e per il fatto stesso di sentirlo capisco che sono guarito non solo dalla sofferenza, ma anche dall'attaccamento.
Che io possa sentire l'abbandono, il rifiuto e il giudizio ancora un milione di volte, fino a che non sia finalmente libero dalla paura di questi fantasmi.
Che io possa sentire la solitudine e l'angoscia ancora un miliardo di volte, fino a che non avrò una compassione così grande per me e per chi prova queste sofferenze, da sentirmi come il sole, forte e equanime, luminoso e caldo.
E grazie per questa preziosa occasione di capire queste importanti lezioni.
mercoledì 9 febbraio 2011
Meditare: l'unica tecnica è la Vita
Una relazione che finisce è come una barca che ci getta nel mare in tempesta.
Vuoi respirare, ma annaspi
mentre un onda dopo l'altra ti ributtano dove manca l'aria.
Non sai quando riemergerai, nè per quanto tempo: puoi solo lottare con tutte le forze
istante dopo istante.
E in quello sforzo, mai la rabbia. Solo la determinazione a stare bene, almeno il prossimo istante, i prossimi secondi o i prossimi minuti. Prima dell'onda successiva.
Di giorno o di notte le lacrime posso svegliarti dalle faccende o dal sonno.
Possono emergere panico e immagini dolorose, paure angoscianti, specie per chi ha sofferto di shock di abbandono nell'infanzia, o per chi comunque si era legato anima e corpo, futuro e passato a una persona.
Meglio ancora che cercare l'aria, vale la pena immergersi e rinunciare a respirare.
Andare a fondo nel cuore. Guardare negli abissi dove manca anche la luce, dove sono le fondamenta di ciò che rende terribilmente forte il legame che sta inabissandosi, e dove ci sono i pilastri degli errori commessi: nelle intenzioni, nelle parole, nelle azioni, nel cuore.
Avere il coraggio di rivivere scene penose su scene penose dentro la propria mente.
Di rivedere ciò che non si era visto anche se fa male.
Di sè.
E dell'altro.
Anche dei tradimenti e delle crepe che fin dai primi giorni avvisavano che la relazione stava per scadere - anche nel pieno del suo fiorire.
Attraversare deserti di angoscia, da soli.
Torrenti di lacrime, ovunque, anche mentre si fanno altre cose: la spesa, camminare, lavorare.
E mai, mai fuggire nella rabbia, stando nell'amore. Nell'amore perso di chi ci ha amato, nell'amore che esce dal proprio cuore verso la persona amata che se ne va.
Deserti e abissi, torrenti e fiumi, tempeste e notte fonda.
Senza aria e senza luce.
Reggendo alla claustrofobia di guardarsi allo specchio per vedere le proprie mostruosità.
Proprio quei difetti che come montagne hanno ostacolato e infine distrutto il sentiero che unisce due persone.
E stare solo nell'effetto che ha su sè stessi la separazione.
Non sapremo mai chi è l'altra persona.
Cosa pensa.
Cosa prova.
Dove sta andando e da dove viene.
Cosa deve imparare e cosa non imparerà mai in questa vita.
Non sappiamo il senso di ciò che accade.
Non lo sapremo mai il perchè del Destino.
Che ci unisce e poi ci divide.
Che ci fa incontrare e poi ci separa,
anche contro la nostra volontà.
L'importante è sapere di aver dato tutto.
E' questo l'unica cosa che ci libera.
Tutto quello che potevamo.
E poi continuare a darlo, anche se l'altra persona non la rivedremo più.
Alla fine non possiamo fare altro che amare.
Tanto vale riconoscere questo legame
che ci unisce ai vivi e ai morti,
ai partner avuti e quello presente,
ai figli e ai genitori,
ai presenti e agli assenti.
Forse questo è il senso profondo delle perdite.
Imparare ad essere dei palombari del mare, dei beduini del deserto, delle montagne nella tempesta, dei fedeli nelle avversità, degli uccelli che possono volare liberi oltre alle insidie della terra, delle piante che si fanno mangiare volentieri.
Oltre tutto, oltre il dolore, oltre all'amore, oltre all'angoscia e alla solitudine e oltre all'euforia che di rimbalzo può riportarci su, oltre al buio e alla luce, c'è un ordine superiore.
Incontrare questo ordine superiore: questo rende le separazioni un momento speciale di meditazione quotidiana.
Senza nessuna tecnica.
L'unica tecnica è la vita.
Vivere.
Vuoi respirare, ma annaspi
mentre un onda dopo l'altra ti ributtano dove manca l'aria.
Non sai quando riemergerai, nè per quanto tempo: puoi solo lottare con tutte le forze
istante dopo istante.
E in quello sforzo, mai la rabbia. Solo la determinazione a stare bene, almeno il prossimo istante, i prossimi secondi o i prossimi minuti. Prima dell'onda successiva.
Di giorno o di notte le lacrime posso svegliarti dalle faccende o dal sonno.
Possono emergere panico e immagini dolorose, paure angoscianti, specie per chi ha sofferto di shock di abbandono nell'infanzia, o per chi comunque si era legato anima e corpo, futuro e passato a una persona.
Meglio ancora che cercare l'aria, vale la pena immergersi e rinunciare a respirare.
Andare a fondo nel cuore. Guardare negli abissi dove manca anche la luce, dove sono le fondamenta di ciò che rende terribilmente forte il legame che sta inabissandosi, e dove ci sono i pilastri degli errori commessi: nelle intenzioni, nelle parole, nelle azioni, nel cuore.
Avere il coraggio di rivivere scene penose su scene penose dentro la propria mente.
Di rivedere ciò che non si era visto anche se fa male.
Di sè.
E dell'altro.
Anche dei tradimenti e delle crepe che fin dai primi giorni avvisavano che la relazione stava per scadere - anche nel pieno del suo fiorire.
Attraversare deserti di angoscia, da soli.
Torrenti di lacrime, ovunque, anche mentre si fanno altre cose: la spesa, camminare, lavorare.
E mai, mai fuggire nella rabbia, stando nell'amore. Nell'amore perso di chi ci ha amato, nell'amore che esce dal proprio cuore verso la persona amata che se ne va.
Deserti e abissi, torrenti e fiumi, tempeste e notte fonda.
Senza aria e senza luce.
Reggendo alla claustrofobia di guardarsi allo specchio per vedere le proprie mostruosità.
Proprio quei difetti che come montagne hanno ostacolato e infine distrutto il sentiero che unisce due persone.
E stare solo nell'effetto che ha su sè stessi la separazione.
Non sapremo mai chi è l'altra persona.
Cosa pensa.
Cosa prova.
Dove sta andando e da dove viene.
Cosa deve imparare e cosa non imparerà mai in questa vita.
Non sappiamo il senso di ciò che accade.
Non lo sapremo mai il perchè del Destino.
Che ci unisce e poi ci divide.
Che ci fa incontrare e poi ci separa,
anche contro la nostra volontà.
L'importante è sapere di aver dato tutto.
E' questo l'unica cosa che ci libera.
Tutto quello che potevamo.
E poi continuare a darlo, anche se l'altra persona non la rivedremo più.
Alla fine non possiamo fare altro che amare.
Tanto vale riconoscere questo legame
che ci unisce ai vivi e ai morti,
ai partner avuti e quello presente,
ai figli e ai genitori,
ai presenti e agli assenti.
Forse questo è il senso profondo delle perdite.
Imparare ad essere dei palombari del mare, dei beduini del deserto, delle montagne nella tempesta, dei fedeli nelle avversità, degli uccelli che possono volare liberi oltre alle insidie della terra, delle piante che si fanno mangiare volentieri.
Oltre tutto, oltre il dolore, oltre all'amore, oltre all'angoscia e alla solitudine e oltre all'euforia che di rimbalzo può riportarci su, oltre al buio e alla luce, c'è un ordine superiore.
Incontrare questo ordine superiore: questo rende le separazioni un momento speciale di meditazione quotidiana.
Senza nessuna tecnica.
L'unica tecnica è la vita.
Vivere.
mercoledì 3 marzo 2010
La donna, l’uomo che non puoi avere
Capita di innamorarsi di qualcuno che è impegnato.
Se si è sfortunati, si è corrisposti.
Allora inizia il calvario.
Da bella, la situazione si fa stressante.
Allora viene da pensare che con il tempo passerà e sarà migliore solo vivendo il tutto alla luce del sole.
Se poi la luce arriva, la guerra di chi ha perso tanto per la nuova storia inizia: il nuovo partner è il nemico, la causa della propria cattiva coscienza, il carnefice, o solo il bene da pagare per la colpa che si porta.
Oppure chi aveva due partner (nascosto e ufficiale), si ritrova di nuovo con uno solo e ricomincia a soffrire perchè il suo benessere dipende da due persone e mai da uno solo (troppo rischioso e impegnativo, nonchè impossibile, specie se uno deve fare il genitore e l'altro il partner - queste due figure mai coesisteranno nella stessa persona).
Così la storia parte zoppicando.
Anche l'altro partner vive con colpa la felicità a spese di chi è stato lasciato.
Tutto congiura per la fine della storia.
Alla fine chi ha lasciato può perdere il vecchio amore e quello nuovo.
Chi viene lasciato perde anch'egli, chi aveva ottenuto qualcosa lo torna a perdere.
Perdono tutti.
O è molto facile che finisca così.
Se sei pronto, pronta a perdere tutto fatti avanti.
E chiediti anche se ti affascina l'amore, o il perdere tutto.
Ma in fondo, anche nel perdere tutto ci può essere un grande insegnamento.
Come anche iniziare un amore nella sofferenza.
(Chi riesce a vivere nella colpa mescolata all'amore, può sopravvivere, forse).
Come sempre si impara sempre, ovunque.
AD
Se si è sfortunati, si è corrisposti.
Allora inizia il calvario.
Da bella, la situazione si fa stressante.
Allora viene da pensare che con il tempo passerà e sarà migliore solo vivendo il tutto alla luce del sole.
Se poi la luce arriva, la guerra di chi ha perso tanto per la nuova storia inizia: il nuovo partner è il nemico, la causa della propria cattiva coscienza, il carnefice, o solo il bene da pagare per la colpa che si porta.
Oppure chi aveva due partner (nascosto e ufficiale), si ritrova di nuovo con uno solo e ricomincia a soffrire perchè il suo benessere dipende da due persone e mai da uno solo (troppo rischioso e impegnativo, nonchè impossibile, specie se uno deve fare il genitore e l'altro il partner - queste due figure mai coesisteranno nella stessa persona).
Così la storia parte zoppicando.
Anche l'altro partner vive con colpa la felicità a spese di chi è stato lasciato.
Tutto congiura per la fine della storia.
Alla fine chi ha lasciato può perdere il vecchio amore e quello nuovo.
Chi viene lasciato perde anch'egli, chi aveva ottenuto qualcosa lo torna a perdere.
Perdono tutti.
O è molto facile che finisca così.
Se sei pronto, pronta a perdere tutto fatti avanti.
E chiediti anche se ti affascina l'amore, o il perdere tutto.
Ma in fondo, anche nel perdere tutto ci può essere un grande insegnamento.
Come anche iniziare un amore nella sofferenza.
(Chi riesce a vivere nella colpa mescolata all'amore, può sopravvivere, forse).
Come sempre si impara sempre, ovunque.
AD
mercoledì 3 febbraio 2010
La claustrofobia dell'amore
In chi ha avuto madri depresse, è facile cadere nell'angoscia quando una persona si avvicina con amore.
Quell'amore diventa pericoloso, un posto dove saranno rinnovate continue richieste di attenzione, di affetto, di vicinanza a cui non seguirà mai un senso di sazientà, ma solo un rinnovato lamento, un messaggio come "non è abbastanza", un richiedere sempre più affetto, amore, vicinanza...
Quell'amore diventa un buco nero, un Dio della distruzione a cui sacrificare quanto più possibile ciò che si ha di prezioso per evitare che sparisca anche quel pò di amore. In fondo, quel Buco Nero rappresenta sempre una figura senza la quale un bambino o una bambina sentono di non poter più vivere.
Poi crescendo il discorso cambia: a quel punto quel bambino o quella bambina diventano sempre più bravi e buoni, fingono di essere quell'abbondanza che le madri vorrebbero avere vicino; fingono di non aver più bisogno di lei e va bene così: fingono che non hanno più bisogno di qualcuno perchè loro sono perfettamente autosufficienti; oppure fingono di essere quegli esseri malvagi che non hanno saputo salvare la madre dal proprio dolore.
E ad un certo punto una donna arriva e chiede amore: e così scatta l'antica paura, viene voglia di ferirla per allontanarla, prima che possa chiedere, prima che possa legare, prima che possa indurre al bisogno.
Ci si sente salvi dal Buco Nero fuori.
Non ci è accorti che uno grande dentro è cresciuto ancora di più...
AD
Quell'amore diventa pericoloso, un posto dove saranno rinnovate continue richieste di attenzione, di affetto, di vicinanza a cui non seguirà mai un senso di sazientà, ma solo un rinnovato lamento, un messaggio come "non è abbastanza", un richiedere sempre più affetto, amore, vicinanza...
Quell'amore diventa un buco nero, un Dio della distruzione a cui sacrificare quanto più possibile ciò che si ha di prezioso per evitare che sparisca anche quel pò di amore. In fondo, quel Buco Nero rappresenta sempre una figura senza la quale un bambino o una bambina sentono di non poter più vivere.
Poi crescendo il discorso cambia: a quel punto quel bambino o quella bambina diventano sempre più bravi e buoni, fingono di essere quell'abbondanza che le madri vorrebbero avere vicino; fingono di non aver più bisogno di lei e va bene così: fingono che non hanno più bisogno di qualcuno perchè loro sono perfettamente autosufficienti; oppure fingono di essere quegli esseri malvagi che non hanno saputo salvare la madre dal proprio dolore.
E ad un certo punto una donna arriva e chiede amore: e così scatta l'antica paura, viene voglia di ferirla per allontanarla, prima che possa chiedere, prima che possa legare, prima che possa indurre al bisogno.
Ci si sente salvi dal Buco Nero fuori.
Non ci è accorti che uno grande dentro è cresciuto ancora di più...
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Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti
Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...

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Chi ti dice "Mi hai deluso" significa che non ti vedeva che dietro una sua aspettativa completamente idealistica e disumana e lega...
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Alle volte capita di meditare ma la mente non vuole stare centrata. Ma se la forza di stare nel qui ed ora venisse semplicemente dall...
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