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Le Printemps by Pierre Auguste Cot (1873). |
Pensieri di Psicologia, Psicoterapia, Meditazione, Crescita personale; PNL, costellazioni familiari, formazione, respirazione circolare (o rebirthing, o vivation, o simili), ipnosi ericksoniana e tutto quello che vi viene in mente in proposito..
mercoledì 10 giugno 2015
mercoledì 14 dicembre 2011
Storie d'amore
martedì 22 marzo 2011
L'amore che non si dimentica
Non si dimentica un amore perchè con quell'amore finito abbiamo deciso di non crederci più, ma senza serenità.
Perchè abbiamo rinunciato a cercarne un'altro più profondo.
Perchè abbiamo rinunciato al futuro per una scusa.
Perchè non riusciamo a ringraziare e a benedire chi non c'è più.
Perchè continuiamo a respingere via il dolore, invece di farlo entrare nella nostra vita e fargli posto nelle faccende di ogni giorno.
Perchè abbiamo cercato di soffocarlo dentro un'altra storia.
Perchè la vita ci fa troppa paura.
Perchè il presente è troppo angosciante, il futuro è troppo lontano e resta solo il passato a riscaldarci.
mercoledì 9 febbraio 2011
Meditare: l'unica tecnica è la Vita
Vuoi respirare, ma annaspi
mentre un onda dopo l'altra ti ributtano dove manca l'aria.
Non sai quando riemergerai, nè per quanto tempo: puoi solo lottare con tutte le forze
istante dopo istante.
E in quello sforzo, mai la rabbia. Solo la determinazione a stare bene, almeno il prossimo istante, i prossimi secondi o i prossimi minuti. Prima dell'onda successiva.
Di giorno o di notte le lacrime posso svegliarti dalle faccende o dal sonno.
Possono emergere panico e immagini dolorose, paure angoscianti, specie per chi ha sofferto di shock di abbandono nell'infanzia, o per chi comunque si era legato anima e corpo, futuro e passato a una persona.
Meglio ancora che cercare l'aria, vale la pena immergersi e rinunciare a respirare.
Andare a fondo nel cuore. Guardare negli abissi dove manca anche la luce, dove sono le fondamenta di ciò che rende terribilmente forte il legame che sta inabissandosi, e dove ci sono i pilastri degli errori commessi: nelle intenzioni, nelle parole, nelle azioni, nel cuore.
Avere il coraggio di rivivere scene penose su scene penose dentro la propria mente.
Di rivedere ciò che non si era visto anche se fa male.
Di sè.
E dell'altro.
Anche dei tradimenti e delle crepe che fin dai primi giorni avvisavano che la relazione stava per scadere - anche nel pieno del suo fiorire.
Attraversare deserti di angoscia, da soli.
Torrenti di lacrime, ovunque, anche mentre si fanno altre cose: la spesa, camminare, lavorare.
E mai, mai fuggire nella rabbia, stando nell'amore. Nell'amore perso di chi ci ha amato, nell'amore che esce dal proprio cuore verso la persona amata che se ne va.
Deserti e abissi, torrenti e fiumi, tempeste e notte fonda.
Senza aria e senza luce.
Reggendo alla claustrofobia di guardarsi allo specchio per vedere le proprie mostruosità.
Proprio quei difetti che come montagne hanno ostacolato e infine distrutto il sentiero che unisce due persone.
E stare solo nell'effetto che ha su sè stessi la separazione.
Non sapremo mai chi è l'altra persona.
Cosa pensa.
Cosa prova.
Dove sta andando e da dove viene.
Cosa deve imparare e cosa non imparerà mai in questa vita.
Non sappiamo il senso di ciò che accade.
Non lo sapremo mai il perchè del Destino.
Che ci unisce e poi ci divide.
Che ci fa incontrare e poi ci separa,
anche contro la nostra volontà.
L'importante è sapere di aver dato tutto.
E' questo l'unica cosa che ci libera.
Tutto quello che potevamo.
E poi continuare a darlo, anche se l'altra persona non la rivedremo più.
Alla fine non possiamo fare altro che amare.
Tanto vale riconoscere questo legame
che ci unisce ai vivi e ai morti,
ai partner avuti e quello presente,
ai figli e ai genitori,
ai presenti e agli assenti.
Forse questo è il senso profondo delle perdite.
Imparare ad essere dei palombari del mare, dei beduini del deserto, delle montagne nella tempesta, dei fedeli nelle avversità, degli uccelli che possono volare liberi oltre alle insidie della terra, delle piante che si fanno mangiare volentieri.
Oltre tutto, oltre il dolore, oltre all'amore, oltre all'angoscia e alla solitudine e oltre all'euforia che di rimbalzo può riportarci su, oltre al buio e alla luce, c'è un ordine superiore.
Incontrare questo ordine superiore: questo rende le separazioni un momento speciale di meditazione quotidiana.
Senza nessuna tecnica.
L'unica tecnica è la vita.
Vivere.
martedì 14 dicembre 2010
Le scelte di pancia
La cosa diventa più complicata nella coppia dove le aspettative, i progetti di vita creano alle volte differenti vedute sul mondo.
In quei casi è meglio essere allineati, altrimenti si va incontro a grosse delusioni.
Aspettare un partner in una coppia può essere estenuante: avere dei figli o meno, sposarsi o meno, andare a vivere assieme o meno: lì credo che decida l'inconscio più che la razionalità.
Se uno non se la sente, è possibile che passino anche anni.
Sei disposto, sei disposta ad aspettare?
Anche il no è lecito, ed è un atto di amore: verso sè stessi.
A.
domenica 28 novembre 2010
Il pesante destino dei figli e delle figlie speciali
Oggetto di un amore che non lascia spazio all'amore di altre persone, che lascia nella solitudine.
Un figlio speciale non sente il legame con le donne perchè è legato alla propria madre, non sente nemmeno il bisogno di un'altra donna nè permette a questa donna di avvicinarsi alla sua vita.
Deve rimanere libero per sua madre che forse conta su di lui per sopravvivere emotivamente.
Se si innamora di una donna, sarà una donna inadeguata a un rapporto duraturo, se una donna adeguata si innamora di lui, lui se ne stancherà presto.
Il bisogno emotivo della donna si esaurisce in una serie di tradimenti e storie senza storia che coprono la solitudine che attanaglia un cuore inascoltato.
Il cuore porterebbe al tradimento della famiglia, della madre per legarsi ad una donna.
Forse la liberazione da questo amore che copre ogni altro amore è segnato da un senso di solitudine che attanaglia l'anima, toglie il sonno, la felicità.
Credo che passare da un livello d vita ad uno più elevato ci voglia disperazione.
Fino a quando uno è soddisfatto della vita che fa non ha l'energia nè la voglia di cambiare.
Non ha il fuoco sacro del cambiamento in sè.
E questo tipo di uomo parla con poco rispetto delle donne che ha avuto.
E dato che la storia tende a ripetersi salvo traumi o miracoli, la donna che verrà finirà nello stesso museo delle cere.
Naturalmente lo stesso vale per le figlie speciali.
Da un certo punto di vista quindi, non è tanto il carattere di un uomo il suo destino, quanto la famiglia dove nasce...
Per certi versi, pregare per essere liberi forse è l'unica soluzione.
Forse preghiamo poco perchè siamo poco disperati, e siamo poco disperati perchè non abbiamo bisogni profondi.
I nostri bisogni durano un secondo, un giorno, una settimana e possono essere facilmente appagati. E se qualcosa non può essere appagato viene soffocato.
Così diventare umani comporta conoscere e gestire il nostro senso di solitudine e di bisogno, a volte disperato, dell'altro.
Essere disperati, riconoscere di esserlo è un bel passo in avanti per gli eterni felici.
Soprattutto per i figli e le figlie speciali.
In certe cose c'è poco da ridere...
Alessandro D'Orlando
domenica 10 gennaio 2010
Crescere assieme è meglio.
Più è grande questo amore e più è grande la capacità di mettersi in discussione e la capacità di reggere il dolore che comporta il farlo.
Soprattutto perchè il primo lavoro da fare è capire che quello che vediamo nel partner è prima di tutto ciò che abbiamo dentro di noi.
Il leader nella coppia vede per primo questa dinamica e lavora sulle sue proiezioni e spera che l'altro faccia altrettanto.
Alle volte però nel fare questo si crea un disequilibrio nel dare e nel ricevere e chi resta indietro può decidere di andarsene.
Troppo amore fa saltare la coppia come il troppo poco.
Così chi resta e vuole mettersi in discussione deve farlo da solo: da solo capire gli errori, da solo trasformarli, ed è un lavoro tanto più difficile perchè deve vedere i propri lati oscuri per come hanno compromesso una relazione che non c'è più senza farsi colpe eccessive e inutili e paralizzanti, senza cedere alla depressione e senza cedere alla mania che compensa il senso di impotenza per non aver salvato quello che considerava importante, una mania che porta a pensare che dopo il cambiamento ci sarà una nuova possibilità con chi si è perso.
Chi se ne va di solito è più sereno, se ha deciso che la relazione doveva finire.
Guarda avanti e per questo dimentica prima.
Quale sia il senso in assoluto non lo so.
So solo che chi ci soffre è importante che lavori sulla gratitudine per la vita e per chi se ne è andato.
Alla fine si perde un compagno o una compagna di vita, ma si scopre un pezzo di sè stessi: un pezzo molto luminoso e puro.
Quello non se ne andrà mai.
domenica 3 gennaio 2010
Mettersi in discussione nelle relazioni
Se entriamo in un rapporto dove non ci è richiesto di cambiare, dopo un pò, dopo la iniziale ebbrezza della libertà, ce ne andiamo delusi con un senso di peso, assieme al tempo perso in un congelamento esistenziale.
Se entriamo in un rapporto dove ci è richiesto solo di cambiare, della serie "Ti amerò se...", allora non vale la pena nemmeno di iniziare.
Tanto l'amore non è comprabile e nemmeno conquistabile.
Ognuno ha le sue cose irrisolte del suo passato e per una serie di meccanismi tra cui l'identificazione proiettiva, spinge l'altro a comportarsi come quella persona con cui non ha risolto i propri problemi. Così alle volte l'altro deve cambiare cose che non hanno a che fare con la propria vita ma con quella di un'altra persona.
Alcune cose quindi si possono cambiare.
Altre no, soprattutto quelle che non ci riguardano, perchè ci sono state appiccicate addosso, o perchè spetta anche all'altro aiutarci e se non ci arriva l'aiuto non possiamo farci nulla nemmeno noi.
E una coppia così dura quello che può, fino a che il passato non ingoia anche il presente, di nuovo - portandosi via l'amore e la speranza.
Alle volte però, per fortuna non succede.
E si può ricominciare a sperare.
AD
martedì 29 dicembre 2009
Storie d'amore: l'essenziale è invisibile agli occhi.
Basta che ti ascolti dentro.
Dentro succede quello che è veramente importante.
"L'essenziale è invisibile agli occhi" diceva la volpe al Piccolo Principe.
Puoi capire se la persona con cui stai guarda a te, o oltre a te, o a fianco a te, o se ti dà la schiena.
Puoi capire se cerchi di trattenerla, o se cerchi di allontanarla.
Se l'altra ti vuole trattenere o ti vuole allontanare.
Puoi capire se l'altra ti prende o invece ti respinge.
E tutto questo aldilà di ciò che tu dici, o che ti viene detto, o promesso.
Puoi capire se stai cercando di forzare le cose per vivere ciò che vuoi vivere aldilà della persona che hai davanti, o aldilà della realtà e di ciò che è.
Oggi, chiudendo gli occhi e ascoltando, con umiltà e accogliendo la lezione, ho imparato qualcosa,
con un senso di liberazione.
AD
sabato 19 dicembre 2009
L'immagine sopra il cuore
Oppure si tradisce per rabbia o vendetta.
O semplicemente per noia.
E poi c'è il tradimento concordato nella coppia aperta.
La coppia è semplicemente qualcosa che fa acqua da tutte le parti.
E funziona solo se viene vissuta come una esperienza spirituale.
Il partner è una esperienza spirituale.
Lo sono i bambini.
Lo è la noia.
Lo è il rancore.
Lo è la freddezza che ci si dimostra, e il male che ci si fa.
Non è romantico,
non è bello,
non è dolce,
è solo pura attenzione e ciò che si vive.
é solo amore.
AD
domenica 13 dicembre 2009
Quello che non passa mai
se questa persona ti attacca continuamente e non sai come fare per fare una cosa che sia giusta ai suoi occhi,
se questa persona ti minaccia continuamente di andarsene ma poi torna, ma non sa fino a quando,
se temi di perderla e ti pieghi davanti a lei perchè non succeda,
chiediti chi era qual bambino o quella bambina che facevano la stessa cosa tanti, tanti anni fa: chi era che andava e veniva, chi attaccava e poi amava e poi tornava ad attaccare? Chi cambiava faccia ogni pochi secondi? Chi dava dolore e amore nello stesso tempo? Davanti a chi facevi finta di stare bene o ti annullavi per non sconvolgere delicati equilibri?
Allora togli lo sguardo dalla persona del presente che ti uccide di nostalgia, dolore, gelosia, pausa di essere abbandonata,
lascia che la sua immagine vada sullo sfondo,
guarda a quel fratello, a quella sorella, a quella madre o quel padre che facevano lo stesso,
e lascia andare loro e la loro durezza,
e lascia andare la persona che ami e la sua durezza.
Chi era nel passato rimarrà per sempre nel tuo passato, a illuminarlo se lo vuoi, o per essere dimenticato se lo vuoi,
chi è nel presente, ecco, quello puoi sceglierlo.
Se ci credi
Alessandro D'Orlando
lunedì 30 novembre 2009
LE AMBIGUE RELAZIONI DEGLI ADULTI
tradimenti affettivi o sessuali, terze persone che gravitano attorno ad un rapporto di coppia, volontà di qualcuno di andarsene, amore-odio per la stessa persona, magari quella più amata, dedsiderio di stare con qualcuno ma anche di lasciarlo, bisogno di avere accanto una persona ma anche averla lontana...
Sono solo alcune comuni ambiguità in cui ci si trova sempre più stretti da adulti.
Per questo il rapporto di coppia perde la sua attrazione: lo si vede per quello che è.
Un gran casino.
L'unico modo forse per mettersi in gioco, e mantenere la capacità di amare qualcuno, è ricordarsi sempre di cosa stava vivendo quel bambino o quella bambina che eravamo nella sua famiglia di origine mentre stava con le emozioni e con i pensieri così come ci sentiamo ora e qui in questa relazione con quella persona.
Allora la relazione con l'altro lascia emergere qualcosa di più profondo dei problemi che ha l'altro: tira fuori i nostri problemi.
Da quelli si può ripartire nel rapporto.
Alessandro D'Orlando
lunedì 16 novembre 2009
I tre piani della coppia e i tre tipi di tradimento
Si può tradire sessualmente (andare a letto con un'altra persona per intendersi).
Si può tradire a livello emotivo (infatuarsi per un'altra persona).
Si può tradire a livello di progetti (è un tradimento a livello mentale e di azione).
In una coppia se c'è un solo piano di intesa è già bene. Se ci sono due piani di intesa è super bene. Tre piani di intesa è impossibile. Il terzo non è dato: ad es. lavorare sempre con una persona toglie il mistero e spegne l'eros. Troppa intimità emotiva con una persona toglie anch'esso l'eros, e così via.
A quel punto, nella maggior parte delle coppie quello che si fa è cercare soddisfazione al terzo non dato all'esterno.... e fin qua va bene....
Se però la si trova questa soddisfazione con un altro partner questo è un brutto tradimento, e la coppia che si aveva rischia di saltare.
Per questo è importante apprezzare ciò che si ha, e trovare interessi "neutri" per la coppia che soddisfino le mancanze senza continuare ad accusare il partner del fatto che non arriva la soddisfazione attesa.
Alessandro D'Orlando
sabato 26 settembre 2009
La paura di stare e l'intenzione di stare
Stare vicino a una persona fa paura, specie se si è stati abbandonati, o si è sofferta la mancanza di qualcuno che si amava e che non c'era quando lo si aspettava, o se peggio si è stati aggrediti da chi ci amava e ci doveva proteggere o andava via mentre ci si aspettava che rimanesse.
Alla fin fine siamo stati tutti abbandonati, abbandonati da bambini, o feriti nel corpo o con le parole più e più volte, dallo stesso genitore, o da entrambi: capita ovunque, anche nelle migliori famiglie. Se si ama una persona, si può vedere dentro di lei quella parte bambina, disperata, che piange in silenzio, nel gelo del ritiro, o nella rabbia, o nella disperazione. La si può vedere nella sua cameretta, nel suo piccolo corpo, con il suo piccolo cuore.
E’ una condizione universale: su questa terra ci sono 7 miliardi di bambini disperati che vivono la vita senza che il tempo sia passato da quell'ultima ferita, da quell'ultima cicatrice, da quel momento in cui qualcosa si è rotto nel cuore. Emotivamente l’umanità è restata piccola, molto piccola.
Se si ama una persona, quella parte la si può vedere anche dentro di sè.
Quella parte è fatta di no, di chiusure, di cinismo, di freddo o di distruttività.
Difende dall'abbandono: l'ennesimo abbandono. O dall’aggressione, l’ennesima aggressione.
Così si vive nella paura, scappando dalle relazioni prima dell'ennesima ferita. Fino alla prossima relazione, o sempre nella stessa, ma con uno o più amanti.
Se si ama una persona bisogna vedere quella bambina, quel bambino, in sè e nell'altra persona, amarla, starle vicino, ma rispettando quelle che sono le scelte che quel bambino o quella bambina decidono di fare su quel dolore, su quel pianto, su quel freddo.
E potrebbero non essere scelte sempre sagge o costruttive.
E’ deleterio per il cuore una coscienza che lo lascia in balia delle paure dell’altra persona, vedendo solo il bambino addolorato dell’altro, e non la sua freddezza, il suo egoismo, il suo cinismo che da quel dolore emergono. “In fondo lei o lui è così buono, è così buona”…. No! nello stesso tempo è anche maledettamente sadica.
Così, avere paura in una relazione è normale: il cuore è fragile e più serio diventa il legame più la paura cresce, perché la vicinanza rende anche più facile la ferita dell’abbandono o dell’attacco.
Alcuni soffocano la paura lavorando. Altri scappando. Altri lottando contro chi amano.
Pochi restano fermi in ascolto, come fanno gli erbivori quando fiutano un predatore vicino: con attenzione e intuito.
C'è solo un modo per gestire la paura: avere una coscienza che sa sostenere il cuore con l'intenzione di esserci e che sa regolare la distanza dell’altro, sapendo gestire la lontananza e la vicinanza, senza chiedere al legame di essere sempre al 100% o “aderente” e sorvegliando affinché non diventi troppo “lasco”. Ci vuole una coscienza che sa fermare gli attacchi dell’altro e nello stesso tempo che sa far entrare il buono dell’altro nel proprio cuore. Vedere dentro di sè una forza, un sentimento per cui vale la pena lottare, e lottare per essa è vitale per l’anima, invece aspettare che quella forza risolva tutto da sé è una delle illusioni che più addormentano la coscienza (la coscienza viene così addormentata dalle credenze errate, mentre il cuore dalle emozioni distruttive). Se non si lotta, se si rinuncia, quella forza è sprecata per sempre, e la sua energia può diventare distruttiva.
Bisogna essere all'altezza dei sentimenti che si provano, saperli contenere, saperli guidare e proteggere: se non lo si fa, diventano veleno nel cuore. Accade così anche ai bambini: se non li si sa guidare, consolare, incoraggiare, limitare, crescono come spine nel fianco in una famiglia che deve ancora fare i conti con il mondo delle emozioni e degli affetti, così tanto temuti. Abbiamo tutti spine nel cuore, abbiamo tutti i nostri “no”, abbiamo tutti dolori oltre i quali non permettiamo ancora a qualcuno di entrare. Eppure la vita ha senso solo se ce ne assumiamo la responsabilità, se decidiamo di affrontare queste paure, se decidiamo di affrontarle con la persona che amiamo, per la persona che amiamo. Se non lottiamo fino alla fine per quella persona, forse ce la porteremo dietro per molto, troppo tempo. Non è un male avere limiti nella capacità di amare, non è un male ritirarsi, né attaccare, né disperarsi: è un male giustificare tutto questo, o credere tristemente che sarà per sempre così. Così, se a qualcuno non basta come ami, chiedigli se se la sente di smettere di accusarti e temerti chiedigli di stare dalla tua parte e di aiutarti, e fai qualcosa per crescere assieme a quella persona. Se ti accorgi che non riesci a fidarti del tutto di quella persona, parlaci e cerca di aiutarla a andare oltre i sui limiti. Se parlare non serve, resta in silenzio consapevole di tutti questi limiti e agisci semplicemente senza parole. E se in questo agire silenzioso, in questo dolore, a un certo punto ti accorgi che hai pulito il tuo cuore, ma che fuori ancora non cambia nulla, allora decidi se ha senso restare. Non è un male avere difficoltà: è un male non farsi aiutare a risolverle. Non è un male avere limiti, è un molto rischioso invece pensare di farcela da soli – o con metodi “fai da te”, come gli amanti. Da soli non possiamo fare nulla. Non è un male avere paura: è un male lasciare che questa paura paralizzi e vinca l’intenzione di esserci e di continuare a lottare e soffrire e crescere e vincere. Assieme.
Alessandro D’Orlando
giovedì 9 aprile 2009
L’amore della coppia
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Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti
Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...

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Chi ti dice "Mi hai deluso" significa che non ti vedeva che dietro una sua aspettativa completamente idealistica e disumana e lega...
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Alle volte capita di meditare ma la mente non vuole stare centrata. Ma se la forza di stare nel qui ed ora venisse semplicemente dall...
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Mi sono chiesto per lungo tempo se aveva ragione un esponente mondiale della PNL se era vero che guardarsi negli occhi a lungo non era poi c...