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mercoledì 10 giugno 2015

Verso la libertà dalla manipolazione nell’amore di coppia

Le Printemps by Pierre Auguste Cot (1873).
Alle volte ci viene da pensare sul perché sia così facile considerare l’altro un oggetto per nostra felicità (oggetto che ci deve gratificare, ammirare, amare incondizionatamente o altro) o perché sia così difficile lasciare all’altro la libertà di vivere anche quando quella stessa vita lo porta lontano da noi.

In merito al primo punto, Alice Miller individuerebbe l’origine di questa superficialità del vivere l’amore (l’amore come possesso dell’altro, l’altro come strumento del nostro appagamento ecc) nel rapporto genitore-figlio: sono generazioni che i genitori divorano i figli, ossia li usano per i propri bisogni di ammirazione, compagnia, potere e nei casi peggiori, sessuali.

Questi bambini così crescono e mettono in atto nelle relazioni interpersonali ciò che hanno vissuto nel rapporto con i propri genitori e familiari.

La soluzione sarebbe quindi quella di rivivere la sofferenza di quel bambino (il proprio bambino) e provare empatia per lui e liberarlo dalle illusioni, come quella - velenosa assai -  che la mamma o il papà gli vogliono solo bene, e dalle paure che lo imprigionavano allora.

Da questo punto di vista, la società non sarebbe altro che il prodotto di bambini traumatizzati che perpetuano il trauma con la propria cultura, i propri ideali, i propri incubi spacciati per sogni, i propri inferni spacciati per mete desiderabili.

L’amore così diventa la cosa più difficile che esista e in maniera socratica, in accordo anche con il metodo di indagine di tante altre guide spirituali come J. Krishnamurti stesso, dovremo quindi partire dall’assunzione che noi possiamo solo sapere che non sappiamo cos’è l’amore; pur non sapendolo tuttavia, possiamo avvicinarci ad esso liberandoci delle idee false che nutriamo su di esso semplicemente rivivendo i traumi della nostra infanzia con l’aiuto di qualcuno che ha già intrapreso questo percorso di conoscenza.

Si tratta di liberare il bambino dell’influenza negativa dei suoi genitori, fatta dei loro dolori, delle loro angosce, delle loro richieste di amore e assistenza più o meno dirette ed esplicite. In questo viaggio così complesso nessuno può dirsi fuori dalla distorsione di pensiero e di percezione che ogni infanzia comporta per il falso amore ricevuto: la manipolazione è iniziata prestissimo, dalla gestazione in poi, con le prime percezioni da parte del feto delle atmosfere circostanti, degli umori della mamma e delle persone a lei vicine. 

I condizionamenti sono così profondi che solo momenti eccezionali come l’innamoramento o le ferite da abbandono e tradimento possono darci l’occasione di andare così dentro di noi da scoprire l’origine delle nostre sofferenze: i dolori che proviamo nel rapporto di coppia, l’ansia di essere feriti o abbandonati o traditi, la paura di trovare una persona o di non trovarla, i tira e molla e le paure e le rabbie sono da questo punto di vista il semplice eco di eventi lontani nel passato. Considerarli come tali e privarli della illusoria solidità che si manifesta a noi, che crediamo di provare simili sentimenti per causa di quella persona o di quella relazione, offre anche ai momenti difficili la possibilità di diventare un importante trampolino di lancio verso livelli di evoluzione, o liberazione, ancora più elevati.

Riguardo l’altro tema fondamentale dell’amore, quello della libertà, nella coppia è utile considerare l’altro nella sua libertà di percorrere strade che possono essere anche per noi incondivisibili o terribili, tenendo per noi la stessa libertà con aggiunta la considerazione che - come ci ricorda Bert Hellinger -, siamo liberi di fare ciò che desideriamo, ma non siamo mai liberi dalle scelte che facciamo. L’amore implica legame e questo legame manifesta tutta la sua forza proprio nei confronti di chi vuole negarlo: chi crede di poter chiudere una storia ed iniziarne un’altra senza pesantezze, dovrà fare i conti con tutto l’ingombro di un passato che non vuole passare e con delle sensazioni che non si spiega ma provengono dallo stato d’animo della persona a cui si è ancora legati nonostante la volontà di andare avanti senza ripensamenti.

Oltre a queste conseguenze psicologiche e spirituali ci sono anche, secondo la medicina del dott. Hamer, i danni biologici più o meno gravi che si accompagnano a ogni conflitto psicologico: secondo queste conoscenze, anche sul piano concreto del corpo i legami lasciano un segno che a volte può essere anche fatale.

In definitiva, meglio pensarci prima ai legami, perché una volta legati i prezzi per sciogliersi sono sempre importanti tanto che davanti ad essi sarebbe sempre la pena chiedersi se ne vale davvero la pena.

Certo l’essere umano si conosce nell’avventura concreta di questa esistenza e alla fine gioie e dolori, successi ed errori hanno l’unico scopo di portarci verso livelli ancora più elevati di amore e saggezza.
Che quindi la propria esperienza di coppia sia felice o meno e le scelte davanti a questa felicità siano buone o deleterie per chi le compie prima di tutto, l’importante è saper usare tutte le situazioni come forma di apprendimento per continuare ad evolvere.

Buon cammino a tutti noi.


Alessandro D’Orlando

mercoledì 14 dicembre 2011

Storie d'amore


I ni non sono si, sono no.
Sono si per il futuro – che non esiste.

Se ti piace sperare nei si, affidati pure.

I No non sono “Si forse domani”.
Sono no.

I Si non sono “Si” per sempre.
I No non sono “No” per sempre.

In ogni momento un Si può diventare No.
Un No può diventare Si.

In questa mutevolezza solo l’amore di un genitore per un bambino resta.
L’amore tra adulti è mutevole come le nuvole.

L’amore genitoriale è dato.
Quello tra adulti conquistato ogni giorno.

L’amore genitoriale non chiede e non valuta.
Quello tra adulti chiede e valuta, costantemente.

Se sei ancora figlia di papà,
o figlio di mamma,
lascia stare l’amore di coppia.

Non fa per te.
Ti faresti (e faresti) solo del male.

Prima lascia la mamma se sei maschio,
o il papà se sei femmina,
e poi entra nell’arena.

Avrai più possibilità di vittoria.
Giorno dopo giorno.

martedì 22 marzo 2011

L'amore che non si dimentica

Non si dimentica un amore per tanti motivi e la maggior parte hanno a che fare più con la paura che con l'amore...


Non si dimentica un amore perchè con quell'amore finito abbiamo deciso di non crederci più, ma senza serenità.

Perchè abbiamo rinunciato a cercarne un'altro più profondo.

Perchè abbiamo rinunciato al futuro per una scusa.

Perchè non riusciamo a ringraziare e a benedire chi non c'è più.

Perchè continuiamo a respingere via il dolore, invece di farlo entrare nella nostra vita e fargli posto nelle faccende di ogni giorno.

Perchè abbiamo cercato di soffocarlo dentro un'altra storia.

Perchè la vita ci fa troppa paura.

Perchè il presente è troppo angosciante, il futuro è troppo lontano e resta solo il passato a riscaldarci.

mercoledì 9 febbraio 2011

Meditare: l'unica tecnica è la Vita

Una relazione che finisce è come una barca che ci getta nel mare in tempesta.


Vuoi respirare, ma annaspi
mentre un onda dopo l'altra ti ributtano dove manca l'aria.


Non sai quando riemergerai, nè per quanto tempo: puoi solo lottare con tutte le forze
istante dopo istante.


E in quello sforzo, mai la rabbia. Solo la determinazione a stare bene, almeno il prossimo istante, i prossimi secondi o i prossimi minuti. Prima dell'onda successiva.


Di giorno o di notte le lacrime posso svegliarti dalle faccende o dal sonno.
Possono emergere panico e immagini dolorose, paure angoscianti, specie per chi ha sofferto di shock di abbandono nell'infanzia, o per chi comunque si era legato anima e corpo, futuro e passato a una persona.


Meglio ancora che cercare l'aria, vale la pena immergersi e rinunciare a respirare.
Andare a fondo nel cuore. Guardare negli abissi dove manca anche la luce, dove sono le fondamenta di ciò che rende terribilmente forte il legame che sta inabissandosi, e dove ci sono i pilastri degli errori commessi: nelle intenzioni, nelle parole, nelle azioni, nel cuore.


Avere il coraggio di rivivere scene penose su scene penose dentro la propria mente.


Di rivedere ciò che non si era visto anche se fa male.
Di sè.
E dell'altro.


Anche dei tradimenti e delle crepe che fin dai primi giorni avvisavano che la relazione stava per scadere - anche nel pieno del suo fiorire.


Attraversare deserti di angoscia, da soli.


Torrenti di lacrime, ovunque, anche mentre si fanno altre cose: la spesa, camminare, lavorare.


E mai, mai fuggire nella rabbia, stando nell'amore. Nell'amore perso di chi ci ha amato, nell'amore che esce dal proprio cuore verso la persona amata che se ne va.


Deserti e abissi, torrenti e fiumi, tempeste e notte fonda.
Senza aria e senza luce.


Reggendo alla claustrofobia di guardarsi allo specchio per vedere le proprie mostruosità.


Proprio quei difetti che come montagne hanno ostacolato e infine distrutto il sentiero che unisce due persone.


E stare solo nell'effetto che ha su sè stessi la separazione.


Non sapremo mai chi è l'altra persona.
Cosa pensa.
Cosa prova.
Dove sta andando e da dove viene.
Cosa deve imparare e cosa non imparerà mai in questa vita.


Non sappiamo il senso di ciò che accade.


Non lo sapremo mai il perchè del Destino.


Che ci unisce e poi ci divide.


Che ci fa incontrare e poi ci separa,
anche contro la nostra volontà.


L'importante è sapere di aver dato tutto.


E' questo l'unica cosa che ci libera.


Tutto quello che potevamo.


E poi continuare a darlo, anche se l'altra persona non la rivedremo più.


Alla fine non possiamo fare altro che amare.


Tanto vale riconoscere questo legame


che ci unisce ai vivi e ai morti,
ai partner avuti e quello presente,
ai figli e ai genitori,


ai presenti e agli assenti.


Forse questo è il senso profondo delle perdite.


Imparare ad essere dei palombari del mare, dei beduini del deserto, delle montagne nella tempesta, dei fedeli nelle avversità, degli uccelli che possono volare liberi oltre alle insidie della terra, delle piante che si fanno mangiare volentieri.


Oltre tutto, oltre il dolore, oltre all'amore, oltre all'angoscia e alla solitudine e oltre all'euforia che di rimbalzo può riportarci su, oltre al buio e alla luce, c'è un ordine superiore.


Incontrare questo ordine superiore: questo rende le separazioni un momento speciale di meditazione quotidiana.


Senza nessuna tecnica.


L'unica tecnica è la vita.


Vivere.













martedì 14 dicembre 2010

Le scelte di pancia

Provare amore per una persona significa saperla aspettare, lasciarle i tempi per decidere, rispettarne i momenti di chiusura e di apertura.

La cosa diventa più complicata nella coppia dove le aspettative, i progetti di vita creano alle volte differenti vedute sul mondo.

In quei casi è meglio essere allineati, altrimenti si va incontro a grosse delusioni.

Aspettare un partner in una coppia può essere estenuante: avere dei figli o meno, sposarsi o meno, andare a vivere assieme o meno: lì credo che decida l'inconscio più che la razionalità.

Se uno non se la sente, è possibile che passino anche anni.

Sei disposto, sei disposta ad aspettare?

Anche il no è lecito, ed è un atto di amore: verso sè stessi.

A.

domenica 28 novembre 2010

Il pesante destino dei figli e delle figlie speciali

Ci sono persone che hanno la sfortuna di essere figli o figlie speciali per il proprio genitore.

Oggetto di un amore che non lascia spazio all'amore di altre persone, che lascia nella solitudine.

Un figlio speciale non sente il legame con le donne perchè è legato alla propria madre, non sente nemmeno il bisogno di un'altra donna nè permette a questa donna di avvicinarsi alla sua vita.

Deve rimanere libero per sua madre che forse conta su di lui per sopravvivere emotivamente.

Se si innamora di una donna, sarà una donna inadeguata a un rapporto duraturo, se una donna adeguata si innamora di lui, lui se ne stancherà presto.

Il bisogno emotivo della donna si esaurisce in una serie di tradimenti e storie senza storia che coprono la solitudine che attanaglia un cuore inascoltato.

Il cuore porterebbe al tradimento della famiglia, della madre per legarsi ad una donna.

Forse la liberazione da questo amore che copre ogni altro amore è segnato da un senso di solitudine che attanaglia l'anima, toglie il sonno, la felicità.

Credo che passare da un livello d vita ad uno più elevato ci voglia disperazione.

Fino a quando uno è soddisfatto della vita che fa non ha l'energia nè la voglia di cambiare.

Non ha il fuoco sacro del cambiamento in sè.

E questo tipo di uomo parla con poco rispetto delle donne che ha avuto.

E dato che la storia tende a ripetersi salvo traumi o miracoli, la donna che verrà finirà nello stesso museo delle cere.

Naturalmente lo stesso vale per le figlie speciali.

Da un certo punto di vista quindi, non è tanto il carattere di un uomo il suo destino, quanto la famiglia dove nasce...

Per certi versi, pregare per essere liberi forse è l'unica soluzione.

Forse preghiamo poco perchè siamo poco disperati, e siamo poco disperati perchè non abbiamo bisogni profondi.

I nostri bisogni durano un secondo, un giorno, una settimana e possono essere facilmente appagati. E se qualcosa non può essere appagato viene soffocato.

Così diventare umani comporta conoscere e gestire il nostro senso di solitudine e di bisogno, a volte disperato, dell'altro.

Essere disperati, riconoscere di esserlo è un bel passo in avanti per gli eterni felici.

Soprattutto per i figli e le figlie speciali.

In certe cose c'è poco da ridere...

Alessandro D'Orlando

domenica 10 gennaio 2010

Crescere assieme è meglio.

Essere in una coppia e decidere di crescere assieme è un bel gesto di amore per l'altra persona.

Più è grande questo amore e più è grande la capacità di mettersi in discussione e la capacità di reggere il dolore che comporta il farlo.

Soprattutto perchè il primo lavoro da fare è capire che quello che vediamo nel partner è prima di tutto ciò che abbiamo dentro di noi.

Il leader nella coppia vede per primo questa dinamica e lavora sulle sue proiezioni e spera che l'altro faccia altrettanto.

Alle volte però nel fare questo si crea un disequilibrio nel dare e nel ricevere e chi resta indietro può decidere di andarsene.

Troppo amore fa saltare la coppia come il troppo poco.

Così chi resta e vuole mettersi in discussione deve farlo da solo: da solo capire gli errori, da solo trasformarli, ed è un lavoro tanto più difficile perchè deve vedere i propri lati oscuri per come hanno compromesso una relazione che non c'è più senza farsi colpe eccessive e inutili e paralizzanti, senza cedere alla depressione e senza cedere alla mania che compensa il senso di impotenza per non aver salvato quello che considerava importante, una mania che porta a pensare che dopo il cambiamento ci sarà una nuova possibilità con chi si è perso.

Chi se ne va di solito è più sereno, se ha deciso che la relazione doveva finire.

Guarda avanti e per questo dimentica prima.

Quale sia il senso in assoluto non lo so.

So solo che chi ci soffre è importante che lavori sulla gratitudine per la vita e per chi se ne è andato.

Alla fine si perde un compagno o una compagna di vita, ma si scopre un pezzo di sè stessi: un pezzo molto luminoso e puro.

Quello non se ne andrà mai.

domenica 3 gennaio 2010

Mettersi in discussione nelle relazioni

Anche qui ci vuole il giusto equilibrio.
Se entriamo in un rapporto dove non ci è richiesto di cambiare, dopo un pò, dopo la iniziale ebbrezza della libertà, ce ne andiamo delusi con un senso di peso, assieme al tempo perso in un congelamento esistenziale.

Se entriamo in un rapporto dove ci è richiesto solo di cambiare, della serie "Ti amerò se...", allora non vale la pena nemmeno di iniziare.

Tanto l'amore non è comprabile e nemmeno conquistabile.

Ognuno ha le sue cose irrisolte del suo passato e per una serie di meccanismi tra cui l'identificazione proiettiva, spinge l'altro a comportarsi come quella persona con cui non ha risolto i propri problemi. Così alle volte l'altro deve cambiare cose che non hanno a che fare con la propria vita ma con quella di un'altra persona.

Alcune cose quindi si possono cambiare.

Altre no, soprattutto quelle che non ci riguardano, perchè ci sono state appiccicate addosso, o perchè spetta anche all'altro aiutarci e se non ci arriva l'aiuto non possiamo farci nulla nemmeno noi.

E una coppia così dura quello che può, fino a che il passato non ingoia anche il presente, di nuovo - portandosi via l'amore e la speranza.

Alle volte però, per fortuna non succede.

E si può ricominciare a sperare.

AD

martedì 29 dicembre 2009

Storie d'amore: l'essenziale è invisibile agli occhi.

Come insegnano le costellazioni familiari, non serve guardare fuori per capire cosa sta facendo la persona con cui stai.

Basta che ti ascolti dentro.

Dentro succede quello che è veramente importante.

"L'essenziale è invisibile agli occhi" diceva la volpe al Piccolo Principe.

Puoi capire se la persona con cui stai guarda a te, o oltre a te, o a fianco a te, o se ti dà la schiena.

Puoi capire se cerchi di trattenerla, o se cerchi di allontanarla.
Se l'altra ti vuole trattenere o ti vuole allontanare.

Puoi capire se l'altra ti prende o invece ti respinge.

E tutto questo aldilà di ciò che tu dici, o che ti viene detto, o promesso.

Puoi capire se stai cercando di forzare le cose per vivere ciò che vuoi vivere aldilà della persona che hai davanti, o aldilà della realtà e di ciò che è.

Oggi, chiudendo gli occhi e ascoltando, con umiltà e accogliendo la lezione, ho imparato qualcosa,

con un senso di liberazione.

AD

sabato 19 dicembre 2009

L'immagine sopra il cuore

Nelle maggior parte delle coppie si tradisce per cercare l'amore che appaga, quello leggero, quello romantico, quello mai vissuto, quello che appaga e riempie.

Oppure si tradisce per rabbia o vendetta.

O semplicemente per noia.

E poi c'è il tradimento concordato nella coppia aperta.

La coppia è semplicemente qualcosa che fa acqua da tutte le parti.

E funziona solo se viene vissuta come una esperienza spirituale.
Il partner è una esperienza spirituale.
Lo sono i bambini.
Lo è la noia.
Lo è il rancore.
Lo è la freddezza che ci si dimostra, e il male che ci si fa.

Non è romantico,
non è bello,
non è dolce,

è solo pura attenzione e ciò che si vive.

é solo amore.

AD

domenica 13 dicembre 2009

Quello che non passa mai

Se sei in un rapporto dove ogni giorno hai la sensazione che se non fai qualcosa per tenere vicino la persona che ami questa se ne va,

se questa persona ti attacca continuamente e non sai come fare per fare una cosa che sia giusta ai suoi occhi,

se questa persona ti minaccia continuamente di andarsene ma poi torna, ma non sa fino a quando,

se temi di perderla e ti pieghi davanti a lei perchè non succeda,

chiediti chi era qual bambino o quella bambina che facevano la stessa cosa tanti, tanti anni fa: chi era che andava e veniva, chi attaccava e poi amava e poi tornava ad attaccare? Chi cambiava faccia ogni pochi secondi? Chi dava dolore e amore nello stesso tempo? Davanti a chi facevi finta di stare bene o ti annullavi per non sconvolgere delicati equilibri?

Allora togli lo sguardo dalla persona del presente che ti uccide di nostalgia, dolore, gelosia, pausa di essere abbandonata,

lascia che la sua immagine vada sullo sfondo,

guarda a quel fratello, a quella sorella, a quella madre o quel padre che facevano lo stesso,

e lascia andare loro e la loro durezza,

e lascia andare la persona che ami e la sua durezza.

Chi era nel passato rimarrà per sempre nel tuo passato, a illuminarlo se lo vuoi, o per essere dimenticato se lo vuoi,

chi è nel presente, ecco, quello puoi sceglierlo.

Se ci credi

Alessandro D'Orlando

lunedì 30 novembre 2009

LE AMBIGUE RELAZIONI DEGLI ADULTI

Con il tempo le relazioni tra le persone diventano sempre più ambigue:

tradimenti affettivi o sessuali, terze persone che gravitano attorno ad un rapporto di coppia, volontà di qualcuno di andarsene, amore-odio per la stessa persona, magari quella più amata, dedsiderio di stare con qualcuno ma anche di lasciarlo, bisogno di avere accanto una persona ma anche averla lontana...

Sono solo alcune comuni ambiguità in cui ci si trova sempre più stretti da adulti.

Per questo il rapporto di coppia perde la sua attrazione: lo si vede per quello che è.

Un gran casino.

L'unico modo forse per mettersi in gioco, e mantenere la capacità di amare qualcuno, è ricordarsi sempre di cosa stava vivendo quel bambino o quella bambina che eravamo nella sua famiglia di origine mentre stava con le emozioni e con i pensieri così come ci sentiamo ora e qui in questa relazione con quella persona.

Allora la relazione con l'altro lascia emergere qualcosa di più profondo dei problemi che ha l'altro: tira fuori i nostri problemi.

Da quelli si può ripartire nel rapporto.

Alessandro D'Orlando

lunedì 16 novembre 2009

I tre piani della coppia e i tre tipi di tradimento

Si può tradire in tre modi in una relazione.

Si può tradire sessualmente (andare a letto con un'altra persona per intendersi).
Si può tradire a livello emotivo (infatuarsi per un'altra persona).
Si può tradire a livello di progetti (è un tradimento a livello mentale e di azione).

In una coppia se c'è un solo piano di intesa è già bene. Se ci sono due piani di intesa è super bene. Tre piani di intesa è impossibile. Il terzo non è dato: ad es. lavorare sempre con una persona toglie il mistero e spegne l'eros. Troppa intimità emotiva con una persona toglie anch'esso l'eros, e così via.

A quel punto, nella maggior parte delle coppie quello che si fa è cercare soddisfazione al terzo non dato all'esterno.... e fin qua va bene....

Se però la si trova questa soddisfazione con un altro partner questo è un brutto tradimento, e la coppia che si aveva rischia di saltare.

Per questo è importante apprezzare ciò che si ha, e trovare interessi "neutri" per la coppia che soddisfino le mancanze senza continuare ad accusare il partner del fatto che non arriva la soddisfazione attesa.

Alessandro D'Orlando

sabato 26 settembre 2009

La paura di stare e l'intenzione di stare

L’INTENZIONE DI ESSERCI E LA PAURA DI ESSERCI

Stare vicino a una persona fa paura, specie se si è stati abbandonati, o si è sofferta la mancanza di qualcuno che si amava e che non c'era quando lo si aspettava, o se peggio si è stati aggrediti da chi ci amava e ci doveva proteggere o andava via mentre ci si aspettava che rimanesse.

Alla fin fine siamo stati tutti abbandonati, abbandonati da bambini, o feriti nel corpo o con le parole più e più volte, dallo stesso genitore, o da entrambi: capita ovunque, anche nelle migliori famiglie. Se si ama una persona, si può vedere dentro di lei quella parte bambina, disperata, che piange in silenzio, nel gelo del ritiro, o nella rabbia, o nella disperazione. La si può vedere nella sua cameretta, nel suo piccolo corpo, con il suo piccolo cuore.

E’ una condizione universale: su questa terra ci sono 7 miliardi di bambini disperati che vivono la vita senza che il tempo sia passato da quell'ultima ferita, da quell'ultima cicatrice, da quel momento in cui qualcosa si è rotto nel cuore. Emotivamente l’umanità è restata piccola, molto piccola.

Se si ama una persona, quella parte la si può vedere anche dentro di sè.

Quella parte è fatta di no, di chiusure, di cinismo, di freddo o di distruttività.
Difende dall'abbandono: l'ennesimo abbandono. O dall’aggressione, l’ennesima aggressione.

Così si vive nella paura, scappando dalle relazioni prima dell'ennesima ferita. Fino alla prossima relazione, o sempre nella stessa, ma con uno o più amanti.

Se si ama una persona bisogna vedere quella bambina, quel bambino, in sè e nell'altra persona, amarla, starle vicino, ma rispettando quelle che sono le scelte che quel bambino o quella bambina decidono di fare su quel dolore, su quel pianto, su quel freddo.

E potrebbero non essere scelte sempre sagge o costruttive.

E’ deleterio per il cuore una coscienza che lo lascia in balia delle paure dell’altra persona, vedendo solo il bambino addolorato dell’altro, e non la sua freddezza, il suo egoismo, il suo cinismo che da quel dolore emergono. “In fondo lei o lui è così buono, è così buona”…. No! nello stesso tempo è anche maledettamente sadica.
Così, avere paura in una relazione è normale: il cuore è fragile e più serio diventa il legame più la paura cresce, perché la vicinanza rende anche più facile la ferita dell’abbandono o dell’attacco.
Alcuni soffocano la paura lavorando. Altri scappando. Altri lottando contro chi amano.
Pochi restano fermi in ascolto, come fanno gli erbivori quando fiutano un predatore vicino: con attenzione e intuito.

C'è solo un modo per gestire la paura: avere una coscienza che sa sostenere il cuore con l'intenzione di esserci e che sa regolare la distanza dell’altro, sapendo gestire la lontananza e la vicinanza, senza chiedere al legame di essere sempre al 100% o “aderente” e sorvegliando affinché non diventi troppo “lasco”. Ci vuole una coscienza che sa fermare gli attacchi dell’altro e nello stesso tempo che sa far entrare il buono dell’altro nel proprio cuore. Vedere dentro di sè una forza, un sentimento per cui vale la pena lottare, e lottare per essa è vitale per l’anima, invece aspettare che quella forza risolva tutto da sé è una delle illusioni che più addormentano la coscienza (la coscienza viene così addormentata dalle credenze errate, mentre il cuore dalle emozioni distruttive). Se non si lotta, se si rinuncia, quella forza è sprecata per sempre, e la sua energia può diventare distruttiva.

Bisogna essere all'altezza dei sentimenti che si provano, saperli contenere, saperli guidare e proteggere: se non lo si fa, diventano veleno nel cuore. Accade così anche ai bambini: se non li si sa guidare, consolare, incoraggiare, limitare, crescono come spine nel fianco in una famiglia che deve ancora fare i conti con il mondo delle emozioni e degli affetti, così tanto temuti. Abbiamo tutti spine nel cuore, abbiamo tutti i nostri “no”, abbiamo tutti dolori oltre i quali non permettiamo ancora a qualcuno di entrare. Eppure la vita ha senso solo se ce ne assumiamo la responsabilità, se decidiamo di affrontare queste paure, se decidiamo di affrontarle con la persona che amiamo, per la persona che amiamo. Se non lottiamo fino alla fine per quella persona, forse ce la porteremo dietro per molto, troppo tempo. Non è un male avere limiti nella capacità di amare, non è un male ritirarsi, né attaccare, né disperarsi: è un male giustificare tutto questo, o credere tristemente che sarà per sempre così. Così, se a qualcuno non basta come ami, chiedigli se se la sente di smettere di accusarti e temerti chiedigli di stare dalla tua parte e di aiutarti, e fai qualcosa per crescere assieme a quella persona. Se ti accorgi che non riesci a fidarti del tutto di quella persona, parlaci e cerca di aiutarla a andare oltre i sui limiti. Se parlare non serve, resta in silenzio consapevole di tutti questi limiti e agisci semplicemente senza parole. E se in questo agire silenzioso, in questo dolore, a un certo punto ti accorgi che hai pulito il tuo cuore, ma che fuori ancora non cambia nulla, allora decidi se ha senso restare. Non è un male avere difficoltà: è un male non farsi aiutare a risolverle. Non è un male avere limiti, è un molto rischioso invece pensare di farcela da soli – o con metodi “fai da te”, come gli amanti. Da soli non possiamo fare nulla. Non è un male avere paura: è un male lasciare che questa paura paralizzi e vinca l’intenzione di esserci e di continuare a lottare e soffrire e crescere e vincere. Assieme.

Alessandro D’Orlando






giovedì 9 aprile 2009

L’amore della coppia

L’amore della coppia

Categoria » Articoli/Video
Inserito da Redazione sabato 19 luglio 2008

L’amore nella coppia

Sentire il proprio cuore,

in un silenzio oscuro, lontano dalla fretta e dalla confusione.

Decidere di seguirlo per una strada che non ha mai ritorno.

Sapere che tutto ciò che si 'rischia' del proprio cuore e della propria vita potrebbe essere perso in un istante. Per uno qualsiasi degli infiniti motivi.

Avere la certezza che l’impresa è disperata: il tempo o la morte, l’Altro o il Mondo, annullerà tutto con un colpo di mano improvviso.

E che non ci sarà allora una dolce colpa da cercare, come non ha colpe il Destino.

Sapere di essere comunque soli con il proprio dolore per la perdita e il fallimento. E reggerlo senza cadere nel cinismo e nella chiusura. Rialzarsi, scrollarsi la polvere di dosso e ricominciare.

E nonostante tutto aspettare ancora, ascoltare, camminare giorno dopo giorno fedeli a quello che si sente interiormente e che non è scosso dal dolore che comunque accompagna la ricerca.

Alla fine forse c’è un premio, come nelle parole di questo filosofo francese.

E forse il premio sta già nell’impegno per un’impresa ai limiti dell’assurdo.

Alessandro D'Orlando

ballerini

tratto da Lettre à D. Histoire d’un amour,

di Andrè Gorz

Non voglio più, secondo la formula di Georges Bataille, “rimandare l’esistenza a più tardi”. Sono attento alla tua presenza come ai nostri inizi e mi piacerebbe fartelo sentire. Mi hai dato tutta la tua vita e tutto di te; vorrei poterti dare tutto di me durante il tempo che ci resta. Hai appena compiuto 82 anni. Sei sempre bella, elegante e desiderabile. Viviamo insieme da cinquantotto anni e ti amo più che mai. Recentemente mi sono innamorato ancora una volta di te e porto in me un vuoto divorante che riempie solo il tuo corpo stretto contro il mio. La notte vedo talvolta il profilo di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un feretro. Quest’uomo sono io. Il feretro ti porta via. Non voglio assistere alla tua cremazione: non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri… Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. A ognuno di noi due piacerebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una seconda vita, vorremmo passarla insieme.




Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...