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martedì 17 gennaio 2017

Tutto è perfetto così com'è

La perfezione non è nelle cose,
è nella visione.

Le cose evolvono,
cambiano e si modificano.
Le cose e le persone possono migliorare e peggiorare.

Ciò che è perfetto è lo stato di amore e compassione che possiamo provare per noi e gli altri,

è una visione che si autoalimenta e che si nutre di sè stessa,
si espande e nutre gli altri,

la guadagniamo
quando smettiamo di sentirci vittime del mondo e affrontiamo le nostre paure,
quando sentiamo di aver fatto il massimo,
quando sentiamo di essere arrivati al nostro limite e di camminare verso la nostra vera natura.

Siamo felici perchè sentiamo che stiamo vivendo la nostra essenza
e che sta crescendo come un filo d'erba tra il cemento come nel bellissimo romanzo "Un albero cresce a Brooklin".

Il tempo scompare perchè sappiamo che quel cammino ha senso in sè,
lo spazio scompare perchè sentiamo che già stare qui e camminare è un successo,
e lo stesso riguarda ogni essere umano.

La perfezione è andare verso sè stessi,
a ogni costo,
a ogni prezzo,
con il sorriso e l'ottimismo che crescono,
con il senso dell'amicizia e della stabilità che crescono,
con il senso che tutto è perfetto così com'è perchè in fondo siamo già arrivati, siamo già a casa.

E nella Vera Casa tutto è perfetto.















domenica 19 giugno 2016

Perché non puoi smettere di giudicare

Se tu sapessi veramente cosa hai dovuto vivere nell'infanzia non ti giudicheresti,
ma non lo sai.
L'hai accantonato per poter andare avanti e sentirti all'altezza del complesso compito di dover crescere.

Se tu sapessi veramente quanta paura hai dentro non ti giudicheresti per i tuoi errori, ma non lo sai.
L'hai smarrito nel tentativo di competere con te stesso e le tue debolezze e vincere l'applauso del mondo e dei tuoi genitori.

Se tu sapessi veramente quanta disperazione hai dentro non giudicheresti il prossimo per i suoi gesti disperati, ma non lo sai, perché non lo potresti reggere.

Così rifugiato nel piccolo scoglio della mente razionale con i suoi stereotipati giudizi (di superiorità, di inferiorità, di essere o non essere bravi, di essere o non essere migliori di altri) eviti semplicemente di sapere quello che c'è, con la sua angoscia e il suo bisogno di essere abbracciato.

Siamo tutti sulla strada della disperazione come diceva il mio insegnante Sergio Mazzei: se vuoi smettere di giudicare il tuo partner, i tuoi amici, il mondo, te stesso renditene semplicemente conto (con il respiro, la meditazione, la psicoterapia).

L'alternativa al diventare consapevole è lo scaricare le tue angosce e i tuoi conflitti sugli altri e riempirli di caos, in cambio del tuo fragile equilibrio.

Il prezzo del giudizio e della separazione in cambio di una misera tranquillità o il prezzo dell'angoscia in cambio della compassione e del senso di unità.

Quale scegli?







sabato 30 gennaio 2016

Integrare l'Ombra: dal nemico alla compassione

Author Saffron Blaze
Permission (Reusing this file) David Cadle - The History Man
Il nemico,
l'avversario,
colui che parla male di te,
colui che ti detesta,
colui che non ha stima di te,
colui che ti vede come fumo negli occhi,
o che alla sola vista ti crea disagio,
o che intesse trame per farti gli sgambetti,
o che ti tradisce.

Colui al cui pensiero potresti non dormire,
o che preferiresti non trovare sulla tua strada domani,
e nei giorni a venire,
e magari ci sei costretto a lavorare accanto,

questa è l'incarnazione dell'Ombra: della tua.

E' ciò che ancora non sei riuscito ad integrare nemmeno nel tuo percorso spirituale,
o psicoterapeutico, o di crescita personale.

Fa parte delle energie avverse che hai dovuto affrontare nei primi anni di vita,
o ancora prima alle volte.

Fa parte delle persone e delle ingiustizie che hai dovuto subire e delle emozioni che hai provato e che ancora non hai accettato e forse nemmeno visto ancora.

Fa parte delle persone che ancora non ricordi e con cui hai avuto disgraziatamente a che fare, o di cui ti ricordi ma dopo aver rimosso le relative emozioni.

Così attraverso il tuo nemico ti puoi ricordare cosa hai dovuto subire e puoi recuperare ancora vissuti da integrare - ossia vedere, accettare e guarire con compassione.

O ancora, il nemico rappresenta ciò che hai fatto forse in un lontano passato: allora puoi dedicare con compassione la sofferenza a coloro che soffrono per le stesse situazioni, recuperando così l'esperienza di colui che forse hai fatto soffrire in questa esistenza in modi, se non uguali, simili (anche solo per una volta).

O forse il nemico rappresenta colui che ti mette di fronte alle tue incapacità: alla mancanza di coraggio rispetto alla necessità di cambiare direzione nella tua vita. Il nemico viene a dirti: devi cambiare strada. Questa non è più la tua. Così il nemico è fonte di risveglio, per ritrovare ciò che avevi smarrito.

O ancora il nemico è il limite, colui che viene a dirti che la tua strada è sbarrata e non puoi proseguire. Così diventa la manifestazione di quell'ultimo limite che è la morte con le sue anticamere.
Da sempre nei percorsi spirituali la sua contemplazione è fonte di risveglio è cambiamento: così potrebbe esserlo per te per quel suo inconsapevole tramite che è il nemico.

O ancora, il nemico è colui che ti mette davanti a ciò che non sai e che hai preferito non affrontare: la mancanza di strategie, risorse, energie, visioni. Il nemico stimola così la creatività per affrontare una situazione di sofferenza.

Se fosse facile, non sarebbe un nemico e, forse, non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricorrere a strumenti così faticosi e insoliti alle volte, come la meditazione, lo studio e la disciplina.

Alla fine, come scrive anche Hellinger, il nemico non è che l'incarnazione del tuo Destino e il modo in cui può compiersi
e la compassione, il coraggio e la forza rappresentano così quel frutto finale di un percorso tutt'altro che in discesa.










giovedì 24 dicembre 2015

Il regalo di Natale che vorrei per te

Happy Christmas 2008 (3106170117).jpg. 

Questa immagine è stata originariamente caricata su Flickr da geishaboy500 
all'indirizzo http://flickr.com/photos/49503154413@N01/3106170117. cc-by-2.0.

Vorrei regalarti il passato,

il tuo passato.

Quello che ti parla attraverso
i tuoi sintomi, le tue malattie
e i tuoi dolori.
Quello che, non ascoltato, ti cerca attraverso il Destino, ciò che non vuoi
e dici di non cercare e ti capita.

Vorrei che tu potessi accogliere
con compassione ciò che sentivi nell'utero materno,
ciò che hai vissuto nascendo in qualche dura e innaturale sala operatoria.

Vorrei che tu potessi ascoltare l'abisso di sconfitta e impotenza quando piangevi ma non c'era nessuno,

perché qualcuno forse (figlio del Trauma anch'esso)  diceva ai tuoi genitori che facevi i capricci e che i bambini non si viziano con il troppo amore.

Vorrei che tu potessi guardare con attenzione e cura all'ansia o il dolore che vivevi sentendo l'ansia o il dolore di chi ti doveva guardare di te.

Vorrei che tu sotto l'albero potessi trovare ogni singolo giorno della tua vita vissuta,
che tu potessi scartare la confezione di ogni singola emozione provata tra le pieghe delle giornate che passano indifferenti.

Il più bel regalo che ti auguro è di riuscire a regalare qualche lacrima per quel bambino: quella compassione potrebbe legarti alla lucidità e alla forza di fare quello che serve per togliere dai guai quella parte piccola di te per regalarle finalmente il Natale che merita.

Un Natale senza più ricatti, freddezza, o precarietà, o insicurezza, o rabbia, o angoscia.
Questo Natale, se accetti di ricordare, potrà essere il primo Natale indimenticabile della tua vita,
punto di appoggio per la tua Liberazione, la tua Illuminazione e quella di tutti gli esseri.











mercoledì 8 luglio 2015

Come usare gli stati d'animo per meditare

Swiss Banker - English Wikipedia, original upload 17 September 2005 by Swiss Banker
L'odio, l'amore, l'angoscia sono stati d'animo, energia in movimento.

Come dice Osho, possiamo seguire la corrente che genera questi d'animo dalla periferia alla sorgente, dall'emozione che vuole esprimersi o vorremmo reprimere alla fonte da cui nasce l'energia che la alimenta.


Possiamo farlo rifiutando l'idea che stiamo provando qualcosa perché qualcuno ce lo sta facendo provare: sono arrabbiato perché quella persona mi ha ferito, sono triste perché quella persona mi ha tradito ecc.

Rifiutando questa idea l'attenzione si può quindi spostare su di noi stessi, per esempio sulla sensazione fisica dello stato d'animo e possiamo seguire i cambiamenti di dettaglio respirando con calma e profondamente ad esempio, con la schiena dritta.

Potremmo anche indagare con la mente dove abbiamo conosciuto quella emozione nella nostra vita per la prima volta... dove abbiamo pensato per la prima volta di noi stessi che "eravamo finiti", o "soli", ecc.

Potrebbe venirci in mente una foto di noi da bambini, o un ricordo che un parente raccontava della nostra famiglia e di noi quando eravamo appena nati (un periodo in incubatrice, o periodi forzati di separazione...). 

Lo stato d'animo che credevamo nemico diventa così modo per conoscere noi stessi nel profondo e sviluppare la compassione per noi - e la compassione è l'emozione più elevata e benefica per l'essere umano.

Ma anche se restiamo solamente nelle sensazioni, dopo un pò - nella mia esperienza almeno dopo 30' - alla coscienza si affacciano immagini, intuizioni, sensazioni che ci fanno inquadrare diversamente la situazione nel presente e guariscono o leniscono la nostra sofferenza.

Buona pratica e buone esperienze.

martedì 4 novembre 2014

Preghiera che guarisce dalle ferite affettive

Che tu possa essere felice,
se anche per farlo devi mentire,
o tradire,
o comportarti male,

che tu possa essere felice,
perché la felicità è la luce che guarisce il male fatto e anche quello che potremmo fare in futuro.

Solo le persone infelici mentono, tradiscono e si comportano male, perciò che tu possa trovare la tua felicità - farai felice te, il mondo e - anche se ancora non lo capisco - anche me.

Nella felicità sarò libero dal peso di renderti infelice,

e mi darai l'opportunità di darti qualcosa di importante, ossia la sincera contentezza per la tua felicità.

Mi darai l'opportunità di liberarmi dal desiderio di possesso, dalla paura della solitudine, dal senso di essere sbagliato, dai brutti ricordi di un passato dove non c'eri e che rivivono nella solitudine del presente.

Mi darai l'opportunità di immaginare cosa mi ha tormentato così tanto nel passato, e essere contento per te, libero dalla preoccupazione per il mio piccolo destino e il mio misero ego.

Che tu possa essere felice, e per il fatto stesso di sentirlo capisco che sono guarito non solo dalla sofferenza, ma anche dall'attaccamento.

Che io possa sentire l'abbandono, il rifiuto e il giudizio ancora un milione di volte, fino a che non sia finalmente libero dalla paura di questi fantasmi.

Che io possa sentire la solitudine e l'angoscia ancora un miliardo di volte, fino a che non avrò una compassione così grande per me e per chi prova queste sofferenze, da sentirmi come il sole, forte e equanime, luminoso e caldo.

E grazie per questa preziosa occasione di capire queste importanti lezioni.




domenica 20 luglio 2014

Dal dolore all'amore

Attribution ShareAlike 3.0 - Author Politikaner
Il Dolore con il Cuore,

è come lo schiaccianoci con la noce.

L'unico modo per uscire da quella pressione è cedere,

e lasciare che ogni sentimento d'amore fluisca all'esterno.

Forse, alla fine di tutto, ciò che ci fa ammalare non è il fatto di perdere ciò che per noi era importante,
non è la depressione o l'angoscia o l'ansia o gli attacchi di panico.

E' l'amore che abbiamo represso nel cuore per noi stessi,
per chi riteniamo ci abbia fatto del male,
per chi abbiamo vicino.

Le persone che sanno amare di meno sono quelle che prima crollano davanti al dolore.

Quelle che invece....

lo attraversano, lo vivono fino in fondo e mentre lo vivono continuano a ringraziare la situazione e le persone che sono percepite come la causa della sofferenza,

... camminano nell'inferno guardando con attenzione ai fiori sul sentiero che possono sopravvivere anche laggiù,

... accettano l'annullamento come un modo per uscire dal proprio egoismo, dal proprio carattere, da quell'idea assurda che tutto debba durare per sempre,

... nella sofferenza trovano l'esperienza della fine di tutto,

... lasciano andare la mano che prima afferrava disperatamente qualcosa che si sapeva sarebbe prima o poi andato,

hanno la possibilità di scoprire un po' di più cosa significa avere la mano libera per ricevere, cosa significa vivere nella fiducia verso la vita, cosa significa sciogliere la coscienza da attaccamenti importanti, cosa significa avere attenzione per il mondo circostante e i suoi abitanti,

scoprono la forza nelle proprie gambe.

Alla fine non ci porteremo con noi i nostri averi o chi o cosa ci crea sicurezza nella vita - saremo faccia a faccia con la verità di quanto siamo riusciti a oltrepassare questa paura di vivere e a stare nell'amore per ciò che è, ciò che è stato e ciò che ha da venire.








mercoledì 14 maggio 2014

Quell'inquietudine che hai dentro

Non puoi fermarti,
non puoi goderti quello che hai,
non puoi riposarti sui tuoi successi,
né sentirti nutrito dalle congratulazioni.

Ogni posto è un problema perché
quando l'hai raggiunto,
già vorresti essere in un altro.

Poi provi rabbia davanti a questo.
Perché deve essere sempre così?

Allora ti dò un consiglio:
vai a trovare la parte che soffre.

Quella che ascolta le critiche continue,
le lamentele del tarlo.
Tarlo che dice:
"Non dovresti fare questo ma quello,
non basta ancora quello che fai,
come vedi non stai facendo la cosa giusta ecc".
Se ascolti la sofferenza si crea silenzio:
il Tarlo scompare, il rumore delle sue mascelle si attenua,
anche la tua frustrazione al solito teatrino che hai dentro per la cronica insoddisfazione.

Stai nella sofferenza.

E' meglio.
Da lì puoi ricordarti di chi ti brontolava tutto il giorno,
da lì puoi capire come stavi veramente allora.

Da lì inizi a provare compassione per te stesso.

Da lì paradossalmente inizi a goderti la vita. Un passo alla volta.


martedì 16 aprile 2013

Vivere alla frontiera

Ogni volta che attraversiamo indenni una tentazione dell'ego,
l'abbiamo fatto anche per chi non ci sarebbe mai riuscito.

Ogni volta che andiamo oltre alla tentazione della violenza,
l'abbiamo fatto anche per chi ci è caduto.

Ogni volta che siamo andati oltre alla paura,
abbiamo sconfitto il mostro anche per chi ne sarebbe rimasto terrorizzato.

Ogni volta che abbiamo liberato un dolore ostinato e nascosto,
abbiamo alleggerito anche chi sarebbe rimasto al suo cieco servizio.

Così la nostra vita è collegata a quella di tutti,

e anche se sappiamo che non andremo molto lontano senza aver alleggerito quella massa di coscienza quasi inerte che avvolge  la maggior parte dell'umanità,

possiamo ancora paradossalmente continuare sulla nostra strada,
mettendoci al servizio di ciò che ci ostacola.

mercoledì 23 gennaio 2013

Amici e nemici di ogni giorno

Oggettivamente il nemico esiste.
Soggettivamente, sono tutti amici - soprattutto quelli che ostacolandomi mi spingono a superarmi.

Oggettivamente ci sono persone che vogliono farci del male, o sfruttarci - per sadismo e altre conseguenze di traumi vissuti nelle loro disgraziate vite.
Soggettivamente ci sono solo persone che perseguono il bene per sè o per il mondo, ognuna nel modo che crede meglio.

Oggettivamente il nemico può nascondersi, fingere, mentire e essere subdolo.
Soggettivamente è solo un bambino impaurito che non si è reso conto che il tempo è passato e che i genitori, la famiglia, il sangue che porta e lui stesso sono destinati alla fine nel tempo.

Oggettivamente il nemico tradisce, mente, inganna.
Soggettivamente è fedele alla sua fonte di amore, a cui dà la propria totale abnegazione.

Oggettivamente il nemico va combattuto.
Soggettivamente non c'è lotta ma solo crescita.

Oggettivamente ci difendiamo dal nemico.
Soggettivamente lo scopo è difenderlo dalla sua stessa cattiveria e dalle brutte conseguenze per il suo karma.

Oggettivamente il nemico può vincere.
Soggettivamente abbiamo già vinto e non resta che dimostrare la nostra vittoria.

Oggettivamente il nemico è una minaccia.
Soggettivamente la paura si scioglie in una grande attenzione al presente ed a ciò che è:
e così il nemico ci regala ancora una volta ciò che ci regalano anche la paura della morte, delle malattie, della miseria, del declino: la Presenza a noi stessi.

Forse anche per questo il nemico è al servizio di una forza che sfugge anche a lui.

Oggettivamente il nemico è un problema per la nostra evoluzione.
Soggettivamente ci richiama alla nostra responsabilità esistenziale di prenderci cura noi stessi, in prima persona, della nostra vita - senza di lui lo faremmo ugualmente con la stessa energia?

Oggettivamente quindi il nemico sembra libero e cattivo.
Soggettivamente è costretto a giocare il ruolo di Giuda davanti al Bene.

Oggettivamente la lotta può essere cruenta.
Soggettivamente è solo un'altra manifestazione di Amore.

Forse l'essenza ultima della lotta è la compassione per l'avversario.

Ancora una volta, l'amore si maschera sotto un'altra forma?



mercoledì 6 aprile 2011

Vite che passano

(Clicca sul titolo)


Ci sono persone che non lasciano nulla.
Non lasciano figli.
Non lasciano belle azioni.
Non lasciano carriere da ammirare, o gesta da imitare.
Non lasciano nemmeno pallidi ricordi in chi le ha conosciute.

Non hanno nemmeno pensieri profondi, nè profondo sentire.
E forse non hanno mai nemmeno provato a cambiare.
Forse non si sono mai nemmeno accorti che si può almeno provare.

Sono fantasmi che passano tra le pieghe della vita.

Forse la loro vita ha senso meno di quello di altri più fortunati?
Per l'Universo la loro vita ha avuto meno senso?
O sarà forse che per l'Universo siamo tutti importanti, per motivi misteriosi che non sappiamo?

Credo che nella prossima meditazione possiamo abbracciare anche loro.
Assieme a quello che ha troppo, a quello che non gli serve nulla, a colui che non ci può vedere.

Diamo il posto a tutti in questo abbraccio.

Anche perchè non sappiamo se un giorno non avremo noi bisogno di questo.

venerdì 24 dicembre 2010

IL NATALE DI TUTTI

Il Natale è il giorno in cui chi ha famiglia forse sente di più le vicinanze alla famiglia che ha costruito.

Per chi l'ha persa o per chi non è mai riuscito a costruirsela è uno dei momenti invece più duri dell'anno.

Per questo, la gioia che proviamo nel cuore possiamo dedicarla anche a chi non potrà quest'anno festeggiare con chi ama o ha amato.

Abbiamo bisogno di condividere la nostra gioia affinchè cresca e si moltiplichi.

Nelle preghiere di stanotte, ricorda anche chi è solo, chi è disperato, chi ha perso la strada, chi ha perso la pace, chi ha perso il senso.

Cristo è nato anche per lui.
Tu lo puoi condividere con tutti coloro che soffrono.
Attraverso di te può capire tutto questo.
Anche solo se immagini di portare luce vicino al suo cuore, perchè lui ne possa disporre.

Con questo spirito Ti auguro un  Buon Natale ed un Felice Anno.

Alessandro D'Orlando

giovedì 4 febbraio 2010

Il prezzo per saper condividere

Un essere umano cerca sempre qualcuno che lo sappia ascoltare.

Qualcuno che cammini per le sue strade, o che ci abbia camminato.

Quando mi chiedo del perchè mi ritrovo a vivere in certi posti, forse la risposta non sta in me, o non solo, ma anche in chi potrebbe avere bisogno di me.

Lo pensano anche tanti viaggiatori dello spirito, lo penso anche io... è la vecchia storia della compassione - del prendere su di sè una croce anche per gli altri.

Quella forza per cui ringrazio sempre qualcuno che mi racconta storie dolorose: scopriamo che non siamo soli, che io non lo sono, che lui non lo è, e questo contatto umano trasfigura lo stesso dolore.

Non è nemmeno più importante cambiarlo: è strano... è umano... miracolosamente umano... Per un attimo miracoloso...

Grazie oggi alla sconosciuta che oggi in un ufficio mi ha raccontato in due parole la sua storia... senza drammmi, senza orpelli, essenziale... grazie...

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...