Spesso mi sono chiesto a cosa servono i sogni: averli o no? Indeboliscono o rafforzano?
Oggi sento che i sogni sono come una guida: rappresentano ciò che sono i nostri desideri più profondi.
Non seguirli significherebbe perdere l'esperienza di vivere in maniera coerente ciò che si è. Un sogno che si manifesta come sciocco dopo un lungo viaggio è meglio di un sogno mai vissuto.
E meglio del sogno sciocco è il sogno che nasce dalla meditazione, dal raccoglimento in se stessi e dalla percezione della vita nella sua interezza - la nascita, la morte, la vecchiaia, la malattia, la sfortuna, il Male e il Bene, l'Amore e la Perdita.
Allora il sogno può essere al servizio della vita.
Vivere solo di sogni e della propria preziosa unicità porta alla follia, al delirio e alle allucinazioni: è un misero ritiro narcisistico, verso la psicosi, direbbe Erich Fromm.
Vivere a contatto della realtà esterna senza percepire la propria preziosa unicità porta all'alienazione: tutto si riduce a semplici oggetti senza significato, come nel libro La Nausea di Sartre (1).
Allora diamoci l'occasione di sognare, ma ancoriamo i sogni alla terra con il raccoglimento: allora siamo un albero con una grande chioma, ma anche con delle fortiradici che possono sostenere questa chioma.
O la chioma (i sogni) potrebbero far crollare l'albero, così come le radici senza frutto non servirebbero alla Vita....
Alessandro D'Orlando
(1) che per S. Grof, scopritore della respirazione olotropica, è rimasto incastrato in una esprienza perinatale di base del II tipo, durante la nascita e il percorso lungo il canale del parto... - v. Psicologia del Futuro, ed. red 2000.