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mercoledì 3 marzo 2010

La donna, l’uomo che non puoi avere

Capita di innamorarsi di qualcuno che è impegnato.

Se si è sfortunati, si è corrisposti.

Allora inizia il calvario.

Da bella, la situazione si fa stressante.

Allora viene da pensare che con il tempo passerà e sarà migliore solo vivendo il tutto alla luce del sole.

Se poi la luce arriva, la guerra di chi ha perso tanto per la nuova storia inizia: il nuovo partner è il nemico, la causa della propria cattiva coscienza, il carnefice, o solo il bene da pagare per la colpa che si porta.

Oppure chi aveva due partner (nascosto e ufficiale), si ritrova di nuovo con uno solo e ricomincia a soffrire perchè il suo benessere dipende da due persone e mai da uno solo (troppo rischioso e impegnativo, nonchè impossibile, specie se uno deve fare il genitore e l'altro il partner - queste due figure mai coesisteranno nella stessa persona).

Così la storia parte zoppicando.

Anche l'altro partner vive con colpa la felicità a spese di chi è stato lasciato.

Tutto congiura per la fine della storia.

Alla fine chi ha lasciato può perdere il vecchio amore e quello nuovo.
Chi viene lasciato perde anch'egli, chi aveva ottenuto qualcosa lo torna a perdere.
Perdono tutti.
O è molto facile che finisca così.

Se sei pronto, pronta a perdere tutto fatti avanti.
E chiediti anche se ti affascina l'amore, o il perdere tutto.

Ma in fondo, anche nel perdere tutto ci può essere un grande insegnamento.

Come anche iniziare un amore nella sofferenza.
(Chi riesce a vivere nella colpa mescolata all'amore, può sopravvivere, forse).

Come sempre si impara sempre, ovunque.

AD

martedì 19 gennaio 2010

La vita in vetrina

Una volta guardavo la vita dalla vetrina.

Poi mi sono accorto che lo facevo.

Poi che non mi piaceva.

Poi che non potevo fare a meno di farlo.

Poi che c'era un modo per uscirne e che mi era difficile, perchè mi sembrava che stare davanti la vetrina era come essere senza pelle.

Così ho capito perchè stavo dietro alla vetrina ed ho smesso di farmene una colpa: non reggevo al mio essere senza pelle. Semplicemente i danni che ho fatto sono stati ben compensati dal mio autoincarceramento.

Poi ho inziato a capire che vivere la vita senza stare in vetrina significa sentire che le persone mi mancano, tutte. Quelle più vicine e quelle più lontane.

E poi alla fine ho capito che più profondo del dolore della mancanza c'era il dolore della mancanza del mio amore per loro.

Questa è la mia colpa più profonda, qui è dove mi sento peccatore nel senso cristiano del termine. Questo è lo spazio dove non posso che inchinarmi ogni volte che non ricevo amore.

Mi torna semplicemente ciò che ho creato nel mondo. E in me può spegnersi per dare spazio a qualcosa di nuovo.

Alessandro D'Orlando

domenica 29 novembre 2009

Sii ora la persona che avresti voluto essere

Quando senti il peso dei tuoi errori, c'è solo un modo per reggerli senza crollare sotto la colpa, per non sprofondare in una depressione o per non sfuggire in un mondo di leggerezza e inconsapevolezza dove non ci sono problemi ma nemmeno consistenze: è il dare frutti a partire dal proprio dolore.

Ogni giorno si può digerirne un pezzo e trasformarlo in quella qualità della presenza, della mente, del cuore, dei comportamenti che avrebbero dovuto esserci e che non ci sono stati.

Che accuse ti venivano fatte? Che cosa ti veniva rimproverato? Di che cosa hanno sofferto le persone vicino a te?
Guarda a tutto questo e non farlo più. Impegnati al massimo.

Il passato non tornerà per questo (è così forse che la vita ci prepara alle perdite che verranno e per le quali non potremo fare nulla), ma almeno tu potrai andare avanti.

Non sarà forse molto quello ti rimane, ma è meglio che il niente che avresti rimandendo in un passato che non esiste più se non nella tua mente.

Alessandro D'Orlando

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...