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mercoledì 14 maggio 2014

Quell'inquietudine che hai dentro

Non puoi fermarti,
non puoi goderti quello che hai,
non puoi riposarti sui tuoi successi,
né sentirti nutrito dalle congratulazioni.

Ogni posto è un problema perché
quando l'hai raggiunto,
già vorresti essere in un altro.

Poi provi rabbia davanti a questo.
Perché deve essere sempre così?

Allora ti dò un consiglio:
vai a trovare la parte che soffre.

Quella che ascolta le critiche continue,
le lamentele del tarlo.
Tarlo che dice:
"Non dovresti fare questo ma quello,
non basta ancora quello che fai,
come vedi non stai facendo la cosa giusta ecc".
Se ascolti la sofferenza si crea silenzio:
il Tarlo scompare, il rumore delle sue mascelle si attenua,
anche la tua frustrazione al solito teatrino che hai dentro per la cronica insoddisfazione.

Stai nella sofferenza.

E' meglio.
Da lì puoi ricordarti di chi ti brontolava tutto il giorno,
da lì puoi capire come stavi veramente allora.

Da lì inizi a provare compassione per te stesso.

Da lì paradossalmente inizi a goderti la vita. Un passo alla volta.


giovedì 19 novembre 2009

Una volta almeno tutti sono stati nostra madre o nostro padre.

Questo è quello che si dice in alcune filosofie: una volta almeno tutti ci hanno dato un amore inconddizionato ed infinito: solo che non ce lo ricordiamo.

Quanto la mente può rimuovere l'amore vissuto? Quanto grande può essere questo amore dimenticato? Cosa lo può risvegliare? Ed è opportuno che si risvegli?

é come se la mente potesse farlo, potesse dimenticare un legame, e poi anche ricordare e nel ricordarlo trasfigurare l'esistenza e fare un salto verso stati di equilibrio e forza superiori.

Nel ricordare l'amore per qualcuno o qualcosa è come se passassimo dal giudizio alla compassione, dal prendere al dare, dal pretendere al chiedere umilmente, dal lamento e all'accusa alla gentilezza.
L'ego si fa da parte quando si ricorda l'amore.

Ma la mente tende a dimenticarselo. Per non soffrire del dolore del legame perso.

I legami di vite passate quanto dolore possono dare?

Forse un dolore troppo grande per la vita, se in quel legame perso si cerca ancora di risolvere qualcosa, o di guarire qualche cosa, o di trovare sicurezza o conforto rispetto al nuovo della vita che avanza.

Forse possiamo continuare a nascere e rinascere solo dimenticando, per guarire le ferite passate e i dolori vissuti con altri, nella relazione con persone nuove, o forse le stesse, ma sotto altre sembianze e forme.

E forse possiamo anche fare a meno di reincontrare le stesse persone se ciò che c'era da guarire con quella persona l'abbiamo risolto in noi nella relazione con altri esseri umani o in altre esperienze.

Forse quando il cuore (non la sterile mente) guarisce un dolore o una ferita, passato presente e futuro vengono trasformati nello stesso momento.

Così possiamo continuare ad esistere e guarire senza essere sommersi dai ricordi, dalla nostalgia e dal dolore per qualcosa che c'era e non c'è più.

Dobbiamo dimenticare, dobbiamo andare avanti, dobbiamo semplicemente prendere sul serio la nostra ferita e fare il possibile per guarirla senza continuare a pensare che quella ferita è legata a quella persona specifica del passato: non è vero. Non serve a nessuno se non a creare legami di dolore.

L'altro ha la sua parte, la sua ferita da guarire. Tu puoi avere la tua.
Risolverla assieme sarebbe più facile ma non è possibile il più delle volte.
Servono allora giri tortuosi per l'esistenza, in cui ricostruire un equilibrio tra tanti incontri e tante situazioni. Ogni volta guarendo un pezzettino.

L'incarnazione allora potrebbe essere un rinascere per sistemare un altro pezzettino, non semplicemente per reincontrare chi avevamo perso. In fondo, il chi è meno importante del cosa.
L'attore è meno importante del copione.

E' come se l'anima dovesse recitare un copione, e allora ecco che le si offre un attore, che alle volte accetta di recitare anche parti difficili. Oguuno con lo scopo di imparare qualcosa.

Così la mente può dimenticare, perchè a ricordare è solo il cuore, con le sue ferite e i suoi dolori.

E la guarigione è possibile solo grazie a questo dimenticare il fatto.
Invece la ferita - del rifiuto, dell'inganno, del male subito, delal colpa - va eccome ricordata e rispettata.

E quando la ferita finalmente inizia a guarire, quando si impara a guarire le proprie ferite sempre più velocemente, allora è possibile anche il ricordare con la mente.

E ricordando il fatto con la mente diventa ancora più facile ricordare la ferita con il cuore, in un circolo virtuoso. E il cuore ricordando contatta una ferita ancora più profonda che può essere guarita e facendolo diventa possibile ricordare con la mente un ricordo ancora più precoce.

E così via, tra luci e ombre, sempre più indietro nel passato, sempre più dentro sè stessi, sempre più aperti e compassionevoli con il mondo che altro non è, con le persone e le situazioni, lo specchio delle nostre paure, del nostro dolore, del nostro amore.

Uno specchio dove possiamo rivivere le nostre ferite, guarirle, rivivere situazioni del passato se la nostra mente non vuole darci i ricordi di ciò che è accaduto: il mondo allora è un modo per farci stare in un eterno presente, da cui non possiamo uscire e procedere nel futuro fino a che non usciamo da quella situazione passata che continua a ripresentarsi.

Ferite e fatti continuano ad accaderci fino a che non le affrontiamo nell'unico posto dove ha senso affrontarle: dentro di noi.

Alessandro D'Orlando

giovedì 22 ottobre 2009

LA PERIFERICA DELLA VITA

Capitano giorni in cui guardi alle persone che hai amato e che ami ancora oggi, che fanno parte ancora della tua vita o che se sono già andate altrove anche se non l'avresti voluto,

capitano giorni in cui vedi queste persone dentro scene dentro giorni lontano anni, lontano una vita, o anche poche ore, ma sai che non torneranno più

non solo le situazioni ma anche le persone,

capitano giorni in cui sai che tutto ciò che ti separa da queste persone non è il fatto che loro non sono te,

non è legato al fatto che il tempo o la distanza hanno portato separazione,

non è legato a situazioni o a determinati eventi

in questi momenti sai benissimo che si tratta alla fin fine di essere tu in un carattere e l'altro nel suo.

Ci si può incontrare ma solo uscendo ognuno dal suo,

ma fuori fa freddo, e se non ci si tiene e ci si scalda a vicenda è facile tornare ognuno nel suo posto caldo e conosciuto,

dentro quel carattere che ama la vendetta e il senso di potere che dà (8), il ritiro e il freddo e il senso di pace che infondono(5), la paura e la sua ricerca di sicurezza(6) il correre dietro alle fantasie più golose e il senso di libertà relativo (7), al piacere di piacere e al senso dell'abbondanza (2), al piacere di essere utile e al senso di efficenza (3), alla dolorosa profondità dell'essere e al senso di essere speciali (4), alla ricerca spietata della perfezione e al senso di degnità e onore (1), al lavoro e solo lavoro e alla piacevole anestesia che l'accompagna (9).

Bisogna tenersi stretti, e continuare a farlo e lottare per farlo.

Altrimenti si rischia di trovarsi un istante, ben sapendo che le rispettive strade non potranno mai incontrarsi: come quando incontri estranei al finestrino in una qualsiasi teleferica.

Appena riesci a vederli, già sai che se ne andranno.

Se puoi, trova una persona che vuole uscire dalla teleferica, che riesce a scendere la montagna a piedi e sopportando il freddo e che soprattutto voglia farlo con te.

Il resto è solo inutile sofferenza, inutile ricordo.

Alessandro D'Orlando

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...