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mercoledì 8 luglio 2015

Come usare gli stati d'animo per meditare

Swiss Banker - English Wikipedia, original upload 17 September 2005 by Swiss Banker
L'odio, l'amore, l'angoscia sono stati d'animo, energia in movimento.

Come dice Osho, possiamo seguire la corrente che genera questi d'animo dalla periferia alla sorgente, dall'emozione che vuole esprimersi o vorremmo reprimere alla fonte da cui nasce l'energia che la alimenta.


Possiamo farlo rifiutando l'idea che stiamo provando qualcosa perché qualcuno ce lo sta facendo provare: sono arrabbiato perché quella persona mi ha ferito, sono triste perché quella persona mi ha tradito ecc.

Rifiutando questa idea l'attenzione si può quindi spostare su di noi stessi, per esempio sulla sensazione fisica dello stato d'animo e possiamo seguire i cambiamenti di dettaglio respirando con calma e profondamente ad esempio, con la schiena dritta.

Potremmo anche indagare con la mente dove abbiamo conosciuto quella emozione nella nostra vita per la prima volta... dove abbiamo pensato per la prima volta di noi stessi che "eravamo finiti", o "soli", ecc.

Potrebbe venirci in mente una foto di noi da bambini, o un ricordo che un parente raccontava della nostra famiglia e di noi quando eravamo appena nati (un periodo in incubatrice, o periodi forzati di separazione...). 

Lo stato d'animo che credevamo nemico diventa così modo per conoscere noi stessi nel profondo e sviluppare la compassione per noi - e la compassione è l'emozione più elevata e benefica per l'essere umano.

Ma anche se restiamo solamente nelle sensazioni, dopo un pò - nella mia esperienza almeno dopo 30' - alla coscienza si affacciano immagini, intuizioni, sensazioni che ci fanno inquadrare diversamente la situazione nel presente e guariscono o leniscono la nostra sofferenza.

Buona pratica e buone esperienze.

venerdì 11 febbraio 2011

I giochi del potere, del potere del potere....

Non finiamo mai di giocare con l'Altro.

Anche nella terapia, nella consapevolezza, nell'amore, nel bisogno che abbiamo dell'altro... sottilmente si nasconde un gioco di potere, in cui noi siamo sopra, e l'altro è sotto che disperatamente cerca di raggiungerci.

Cerca di raggiungerci col suo piccolo bisogno di noi che non è grande come quello che abbiamo naturalmente noi di lei/lui.

Che cerca di raggiungerci con il suo piccolo amore, la sua piccola consapevolezza, la sua piccola intelligenza, la sua piccola sensibilità... e così via.

C'è solo una via di uscita: abbandonare la rabbia, abbandonare la gelosia, abbandonare le proprie idee, stare sui propri bisogni e sull'effetto che la presenza dell'altra persona ha su di noi.

Se possiamo accontentarci, lasciamolo in pace.

Tutto il resto è un regalo.

E tutto il resto di questo è solo tortura.

AD

domenica 1 novembre 2009

L'inutilità della rabbia

La rabbia non serve.

Può servire a provarne un pò, ma esprimerla direttamente è inutile e anche dannoso.

Può servire voler mostrarsi arrabbiati, ma senza crederci troppo.

Le parole dette con rabbia, sono parole che nascono dalla disperazione.
E così i gesti, e le azioni.
Diffondono e portano solo altra rabbia, e alla fine altra disperazione.

Se ti accorgi di essere arrabbiato fermati, ascolta cosa è ferito in te, chiediti se quel dolore ha veramente un senso nel presente o non è per caso solo il passato che ritorna a sproposito solo per essere guarito - non per essere espresso.

Se torni a quel punto e, cosa non facile, riesci a stare fermo lì, allora hai finalmente la possibilità di scegliere: scegliere tra dire e fare quello che hai sempre fatto, o volgerti verso quella parte sofferente prendendotene piena responsabilità per guarirla, oppure - tenendo in sospeso e in evidenza per te il tuo dolore - rispondere con amore alla persona e alla situazione che hai davanti.

E' più facile essere amorevoli con gli altri se si accetta la sofferenza che gli altri ci danno - "la sofferenza sono gli altri" diceva Sartre -, è più facile essere amorevoli se il dolore che sentiamo riconosciamo che è compito nostro guarirlo, è più facile se riusciamo a guarirlo.

Allora possiamo agire con amore.

E con decisione, e distruggendo se serve, o creare se serve.

Alessandro D'Orlando

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...