Visualizzazione post con etichetta disperazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta disperazione. Mostra tutti i post

domenica 26 dicembre 2010

Il romanticismo della Luce...


E’ molto importante continuare ad avere l’ispirazione nella vita di ogni giorno, ispirazione a cui riferirsi nei momenti piu’ disparati tra le negatività continue.

Meglio ancora se l’ispirazione viene da una immagine simbolica che aggancia il nostro stato interiore ad uno stato di coscienza elevata.

L’altro giorno stavo facendo formazione in un albergo a un gruppo aziendale, ed il posto era naturalmente molto piacevole: una giornata dentro una stanza di albergo con un bel giardino al sole, tende bianche che volavano nel vento ed un vento piuttosto caldo per il mese di ottobre.

Guardando le tende quelle che vedevo era molta Luce… la stessa Luce che si vede, dicono, quando si lascia il corpo, la stessa Luce che molti vedono respirando veloce e profondo, la stessa Luce che è alla base di antichissimi culti del Sole – i primi culti dell’umanità.

Guardando queste tende bianche di tanto in tanto provavo un senso di leggerezza insolita: era la comprensione che siamo questo, che torneremo questo, e che ogni confusione e difficoltà è solo una parentesi in un mare di Luce.

Sarà stata anche una disposizione romantica, ma essere toccato da ciò mi ha guarito da molte negatività che possono venire guardando alle cose per come sono.

Ringrazio allora la Luce, perché è grazie ad essa che possiamo uscire dall’ignoranza senza entrare nella disperazione.

Alessandro D’Orlando

domenica 28 novembre 2010

Il pesante destino dei figli e delle figlie speciali

Ci sono persone che hanno la sfortuna di essere figli o figlie speciali per il proprio genitore.

Oggetto di un amore che non lascia spazio all'amore di altre persone, che lascia nella solitudine.

Un figlio speciale non sente il legame con le donne perchè è legato alla propria madre, non sente nemmeno il bisogno di un'altra donna nè permette a questa donna di avvicinarsi alla sua vita.

Deve rimanere libero per sua madre che forse conta su di lui per sopravvivere emotivamente.

Se si innamora di una donna, sarà una donna inadeguata a un rapporto duraturo, se una donna adeguata si innamora di lui, lui se ne stancherà presto.

Il bisogno emotivo della donna si esaurisce in una serie di tradimenti e storie senza storia che coprono la solitudine che attanaglia un cuore inascoltato.

Il cuore porterebbe al tradimento della famiglia, della madre per legarsi ad una donna.

Forse la liberazione da questo amore che copre ogni altro amore è segnato da un senso di solitudine che attanaglia l'anima, toglie il sonno, la felicità.

Credo che passare da un livello d vita ad uno più elevato ci voglia disperazione.

Fino a quando uno è soddisfatto della vita che fa non ha l'energia nè la voglia di cambiare.

Non ha il fuoco sacro del cambiamento in sè.

E questo tipo di uomo parla con poco rispetto delle donne che ha avuto.

E dato che la storia tende a ripetersi salvo traumi o miracoli, la donna che verrà finirà nello stesso museo delle cere.

Naturalmente lo stesso vale per le figlie speciali.

Da un certo punto di vista quindi, non è tanto il carattere di un uomo il suo destino, quanto la famiglia dove nasce...

Per certi versi, pregare per essere liberi forse è l'unica soluzione.

Forse preghiamo poco perchè siamo poco disperati, e siamo poco disperati perchè non abbiamo bisogni profondi.

I nostri bisogni durano un secondo, un giorno, una settimana e possono essere facilmente appagati. E se qualcosa non può essere appagato viene soffocato.

Così diventare umani comporta conoscere e gestire il nostro senso di solitudine e di bisogno, a volte disperato, dell'altro.

Essere disperati, riconoscere di esserlo è un bel passo in avanti per gli eterni felici.

Soprattutto per i figli e le figlie speciali.

In certe cose c'è poco da ridere...

Alessandro D'Orlando

domenica 1 novembre 2009

L'inutilità della rabbia

La rabbia non serve.

Può servire a provarne un pò, ma esprimerla direttamente è inutile e anche dannoso.

Può servire voler mostrarsi arrabbiati, ma senza crederci troppo.

Le parole dette con rabbia, sono parole che nascono dalla disperazione.
E così i gesti, e le azioni.
Diffondono e portano solo altra rabbia, e alla fine altra disperazione.

Se ti accorgi di essere arrabbiato fermati, ascolta cosa è ferito in te, chiediti se quel dolore ha veramente un senso nel presente o non è per caso solo il passato che ritorna a sproposito solo per essere guarito - non per essere espresso.

Se torni a quel punto e, cosa non facile, riesci a stare fermo lì, allora hai finalmente la possibilità di scegliere: scegliere tra dire e fare quello che hai sempre fatto, o volgerti verso quella parte sofferente prendendotene piena responsabilità per guarirla, oppure - tenendo in sospeso e in evidenza per te il tuo dolore - rispondere con amore alla persona e alla situazione che hai davanti.

E' più facile essere amorevoli con gli altri se si accetta la sofferenza che gli altri ci danno - "la sofferenza sono gli altri" diceva Sartre -, è più facile essere amorevoli se il dolore che sentiamo riconosciamo che è compito nostro guarirlo, è più facile se riusciamo a guarirlo.

Allora possiamo agire con amore.

E con decisione, e distruggendo se serve, o creare se serve.

Alessandro D'Orlando

mercoledì 23 settembre 2009

ANDARE E VENIRE

L'amore è fatto di confini e prese di posizione, il cuore ha bisogno di confini e di prese di posizione. Ha bisogno di frasi come "andiamo assieme laggiù...", oppure "ti darò forza per fare quello che serve...", oppure "starò con te se e quando ne hai bisogno...", "se avrai paura ci sarò...", "se avrai freddo ci sarò...", "se soffrirai ci sarò...", "ora ci sono...", oppure "ti seguirò anche all'inferno"....

Un cuore che non può contare su una coscienza così, una coscienza che mette limiti e confini, una coscienza che guida e aiuta; se ha a che fare con una coscienza che va e viene a seconda di come riesce, di come si sente, dell'energia che di volta in volta ha, è un cuore disperato.
Uno che soffre di attacchi di panico ha un cuore disperato: la coscienza non sta con la paura del cuore, sta su una sedia di tribunale e giudica e sentenzia.

Chi ha avuto genitori così da bambino, genitori che giudicavano e basta, o solo che andavano e venivano (ad esempio genitori depressi), da adulto non riesce e contenere il proprio cuore, a dirgli: ci sono sempre per te. E non può farlo nemmeno con un altro. E nemmeno in un rapporto di coppia. Non riesce a restare, riesce solo a giudicare, o a andare e venire.

Così si va e si viene, in base a come ci si sente e a come è l'umore del momento, senza andare a fondo e senza voler capire veramente cosa si sta vivendo. Stare in un rapporto significa alle volte soffrire, ma anche esserci nel dolore è amore, perchè l'amore è attenzione, non è un dolce miele.

Un legame così, fatto di andate e di ritorni, genera disperazione.

Il legame c'è o non c'è: anche il legame intermittente non c'è - la sua presenza è una illusione.
Se uno soffre in questa illusione e dice "soffro", l'altro può sempre dire "ma io ci sono", negando così la sua assenza. Ma resta il fatto che il legame c'è o non c'è.

Così, se stai in una relazione dove senti che l'altro va e viene, semplicemente vivi questa disperazione, comunicala, cerca di condividerla: ma se senti che non è capita, allora rifletti sul fatto che forse, la persona che hai davanti è più disperata di te, perchè la sua disperazione nemmeno la vede, e si limita a recitare passivamente il ruolo del carnefice così come una volta è stato vittima in casa sua.

Tu sei lei, e lei è un suo genitore probabilmente.
Lei in te rivive all'esterno la sua disperazione, e così se ne libera provvisoriamente.
Tu in lei puoi rivivere la tua disperazione che provavi con i tuoi genitori - con tua madre più probabilmente.

Così, nell'andare e venire, ciascuno riattualizza qualcosa del suo passato, e può tornare a ricordare.

E liberarsene.

O tornare a dimenticare.

E ripetere all'infinito lo stesso dolore.

AD

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...