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domenica 5 aprile 2009

MALE E BENE

Non è possibile trovare la forza di seguire il Bene se non si riesce a guardare il Male.
Solo nella misura in cui si riesce a sostenere la vista del Male diventa possibile lottare per il Bene.
Forse è tutta qui la spiritualità del respiro: ti fa percepire il male dentro e fuori di te, apre dei canali sottili e ti dà la chiarezza per sentire il dolore degli altri, la voce di chi non può parlare, ciò che è vero oltre le mille bugie di massa nelle notizie e nelle immagini che ci rovesciano addosso ogni giorno mille persone impaurite.
E una volta che senti qualcosa, dentro di te non puoi fare a meno di prenderti cura di esso. Trovi la forza per farlo, cambia qualcosa in te, scopri risorse che non avevi, anche il cuore ricomincia a battere, rinunci a cose che non pensavi di poter abbandonare, trovi un significato in quello che fai che ti appaga e ti salva anche dal delirio dell'ego di sentirsi qualcuno solo se lotta contro qualcosa...
Ma è una lotta per il bene, l'ego non c'entra più, e dietro c'è questa chiara visione del male - per quanto difficile possa essere guardarlo, sentirlo...
E come non c'è limite al male in questo pianeta, non c'è limite alle porte della percezione e alla forza del bene e al Servizio che possiamo rendergli.
E alla fine se per controllare un essere umano servono ore di televisione, e per risvegliarlo basta una parola al momento giusto, allora su questo pianeta c'è ancora speranza.
In questo credo.
Alessandro D'Orlando

sabato 21 marzo 2009

ESSERE IN CONTATTO CON SE' STESSI

Mi sono chiesto per lungo tempo se aveva ragione un esponente mondiale della PNL se era vero che guardarsi negli occhi a lungo non era poi così importante per stare in contatto con gli altri: faceva capire che tutto è una costruzione della mente…- almeno questo mi sembrava il tono delle sue dichiarazioni.
Mi chiedevo cosa significa stare in contatto con qualcuno, quando di mezzo ci sono l'EGO, le manipolazioni, i giochi di potere, le paure, le cose che ci raccontiamo ed in cui crediamo e che però con la vita c'entrano poco.

Adesso, dopo anni, mi rendo conto che stare in contatto con qualcuno significa permettermi di provare le emozioni che lo stare in relazione con lui/lei mi suscita, il permettermi di condividerle, con attenzione, e lo stare in ascolto dell’effetto che fa all’altro questa condivisione.

Essere in contatto con l’altra persona significa oggi per me l’accettare il mio bisogno dell’altro, la mia vulnerabilità davanti al fatto che posso sempre essere abbandonato, ferito, tradito, offeso.

Soprattutto che posso io fare questo con lui per automatismi miei che potrei non riconoscere per tempo e che potrebbero fare del male a chi è in relazione con me in quel momento.

Ritiri inspiegabili, parole e gesti grossolani, mancanza di tatto: sono infiniti i modi per non stare in contatto con sé stessi e con l’altro.

Oggi per me l’unica medicina è stringere un patto nella relazione, con il quale io non esco da essa semplicemente per paura, come se il sottofondo di base fosse dato dalle parole: ti tengo, come vorrei che tu tenessi me, nonostante tutta la mia e tua negatività.

Ci sono, anche se tu vai e poi torni, o se io posso fuggire e tornare, senza nessuna spiegazione che possa attenuare il dolore dell’abbandono o della ferita.

Ci sono, puoi contare su di me ed io su di te: perché anche darti la possibilità di darmi qualcosa, o di toccarmi il cuore può essere buono non solo per me ma anche per te.

Oggi per me stare in relazione significa non dare peso a tutto ciò che ha fatto e fa male, perché la bellezza di stare a cuore aperto davanti a qualcuno, aperto alla possibilità di ricevere e di chiedere, di dare qualcosa o di condividerlo, è molto più importante.

Come se nei ricordi i momenti belli fossero infinitamente più veri di quelli brutti.

Come se nel presente i momenti di “intimità” tra noi fossero più significativi di quelli dove non c’è intimità.

Forse, da questo punto di vista, ci sono infiniti modi per non essere nella relazione con l’altro, e forse questi momenti nella vita prevalgono: ma credo che alla fine della giornata, e forse anche della vita, se in noi troviamo degli spazi di pieno, e di nutrimento, questi spazi sono fatti di relazioni e di persone in cui e con cui noi abbiamo stabilito un contatto con l’altro.

E cosa sia questo contatto io l’ho provato a dire qui.

Domani questa idea di intimità sarà ancora più ricca per me: e questo è forse crescere come esseri umani, o meglio, divenire veramente esseri umani, e cessare di essere semplici automi schiavi delle abitudini e dell’educazione.

Sempre questo percorso è contrassegnato dal dolore di scoprire in quanti modi ci neghiamo alla vita e alle persone: ma per me non c’è dolore più fertile.

E anche ora che sto per concludere, termino con un senso di gratitudine per avere la possibilità di poter esprimere queste parole e di dare e condividere quanto ricevo ogni giorno…. Anche con te…

Alessandro D'Orlando

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...