Stare soli espone a un vuoto,
Un vuoto che contiene tutti i ricordi,
E peggio dei ricordi le situazioni che non si sono chiuse e che forse non si chiuderanno mai,
e oltre ai ricordi e alle situazioni c'è l'infinito spazio del non senso delle cose
e quel vuoto è amplificato dalle persone che mancano,
e dal non sapere come fare a stargli vicino,
è quel vuoto che tiene svegli di notte,
e che spinge a correre e a vivere esperienze: per non caderci dentro.
Ma sai che prima o poi ti raggiungerà.
Poi girarti e aspettarlo a braccia aperte?
Puoi farlo un pò ogni giorno,
puoi farlo un pò ogni notte?
Puoi dargli un pò di spazio nella tua vita?
Cosa succede se lo fai?
Può essere che alla fine, sia solo un bambino che piange?
Piccolo, molto piccolo, piccolo di poche settimane?
Infinitamente debole ma già infinitamente sensibile?
Riesci a reggere questa debolezza, e questa sensibilità contemporaneamente così come ha fatto lui prima di diventare l'essere duro che sei ora?
Alessandro D'Orlando
Pensieri di Psicologia, Psicoterapia, Meditazione, Crescita personale; PNL, costellazioni familiari, formazione, respirazione circolare (o rebirthing, o vivation, o simili), ipnosi ericksoniana e tutto quello che vi viene in mente in proposito..
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lunedì 7 dicembre 2009
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