Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse uno migliore e che non dovrai mai lottare per difenderlo da qualcuno che non vuole proprio il tuo bene. Non credi ai complotti perché non credi in te, nelle tue capacità di vederli, scoprirli, smascherarli e costruire delle soluzioni intelligenti e creative. Non credi ai complotti perché te l'hanno proibito da bambino: la mamma e il papà ti vogliono bene e non dovresti pensare che non vogliono sempre il tuo bene o ti stanno usando. Non credi ai complotti perché temi la solitudine di crederci, non ti piace l'idea di startene lì in mezzo al buio apparantemente da solo. Non credi ai complotti perché ti lasci condizionare dalle parole e dal loro alone semantico e la parola "complotti" ha vicino a se' significati negativi: fa riferimento a cose folli credute da folli. Non credi ai complotti perché l'essere umano da sempre teme la follia, la debolezza, il senso di impotenza, la solitudine, forse anche la morte. Non credi ai complotti perché non ti va di credere a cose che ti tolgono il sonno, e poi che ne sarebbe delle relazioni che hai vicino: se non ti capissero, se ti guardassero strano, se pensassero che stai male? E se poi iniziassi a sentire un senso di estraneità rispetto al mondo che ti circonda? Non credi ai complotti perché non credi alle tue capacità di capire il mondo: gli esperti ne sanno più di te e benevolmente ti invitano a continuare a giocare come gli altri. Alle cose serie ci pensano loro.
E poi a te che facilmente credi ai complotti, ci credi perché forse fai fatica a vedere cosa c’è oltre agli incubi della notte, forse troppo presto hai iniziato a conoscere il lato oscuro degli esseri umani e ora fai fatica a vedere quello luminoso.
Ma possiamo vedere ai complotti con il sorriso e la capacità di costruire un mondo alla luce del sole, dove non ci sono più orrori da nascondere? Possiamo accettare che esistano senza credere che esistano solo quelli? Possiamo vedere la Luce che traspare sullo sfondo di questo tetro paesaggio di controlli e numeri freddi e irrazionali, di questo palcoscenico gretto che ormai sta cadendo a pezzi in queste notti di solitudine, in questi infiniti coprifuoco?
Possiamo vedere la Luce anche per chi non la vede? Per illuminare non solo le trame inconfessabili di chi cerca di plasmare il mondo su misura dei propri incubi interni? Soprattuto per continuare il nostro percorso verso ciò che è più alto, felice e amorevole in noi e negli altri?