venerdì 13 marzo 2009

RIPROPOSTA - E TU COSA PENSI DEL TUO 2007?

Tu cosa pensi del tuo, del nostro futuro? Riflessioni sul cambiamento… Rispetto al 2007, la mia idea è che sarà un altro anno di accelerazione verso profondi cambiamenti climatici, sociali, economici, culturali... Ho la sensazione che molte cose si stiano trasformando nelle coscienze, ovunque ci sono persone che si impegnano per un mondo diverso: giornalisti che scrivono lontano dai mass media ufficiali per promuovere quelle che sono le loro coraggiose inchieste, associazioni che promuovono in maniera sempre più efficace modi diversi per aver cura di sé in ambito medico e psicologico, scienziati ed economisti che sfidano a rischio personale le falsità sull’economia, sull’ energia, sulle ultime e presunte innovazioni scientifiche – come gli OGM. Se ci guardiamo attorno vediamo cambiamenti e sconvolgimenti sempre più vicini a noi - non più in Africa o Sud-America o Asia, ma anche nella nostra pacifica Europa - e davanti a tutto questo mi sento stranamente ottimista: se quello che è consolidato si sgretola, ci sono spazi per tutti coloro che hanno nuove idee, nuove proposte e nuovi progetti - ma soprattutto nuovi atteggiamenti: di pace, responsabilità, consapevolezza che Tutto è Uno. Mai più azioni violente in nome del bene o manipolazioni e coperture in nome di un equivoca tranquillità: meta e percorso sono la stessa cosa, io e l’altro siamo profondamente uniti, ciò che faccio all’ambiente o ad un altro lo faccio a me stesso… L'importante oggi è liberarsi da idee limitanti, come quella della scarsità: scarsità di denaro - perchè non abolire il signoraggio? -, scarsità di energia - perchè non sfruttare le scoperte di Tesla e W.Reich sull'orgone? -, scarsità di salute - perchè non riscoprire le teorie dell'igienismo ad esempio? -, scarsità di cibo - la dieta vegetariana può sostenere fino a 50 miliardi di esseri umani! -, scarsità di risorse naturali e personali - perchè non creare uffici a ogni livello che si occupano di innovare tecnologie, educazione, processi secondo le idee più innovative? Altre credenze tossiche sono ad esempio: 1 – sono isolato, piccolo e impotente… 2 – non sono un esperto e le mie idee non contano… 3 – solo nei grandi gruppi possiamo fare qualcosa di utile… 4 – tanto è tutto inutile… Tutti siamo connessi con il Tutto, i nostri pensieri sono nutriti e nutrono i pensieri della collettività (come dimostra la sindrome della centesima scimmia), ciò che cambia nel nostro cuore cambia nei cuori di tutti (come dimostrano le costellazioni famigliari). Ragionevolmente, tranquillamente, possiamo oggi avere la certezza che senza azioni evidenti, noi possiamo trasformare la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra organizzazione, la nostra società, il mondo intero. Razionalmente, pacificamente, oggi possiamo dire che i partiti, gli esperti, i movimenti, le guerre, sono solo il riflesso interiore di ciò che si agita nel profondo – non viceversa. I cuori di tutti sono toccati anche dal nostro cuore… - a chi assiste, come me, a ciò che accade durante le costellazioni famigliari, ciò è evidente…. - Ma cosa c’è nel nostro cuore?

giovedì 12 marzo 2009

RADICI E FRUTTI

Spesso mi sono chiesto a cosa servono i sogni: averli o no? Indeboliscono o rafforzano?

Oggi sento che i sogni sono come una guida: rappresentano ciò che sono i nostri desideri più profondi.

Non seguirli significherebbe perdere l'esperienza di vivere in maniera coerente ciò che si è. Un sogno che si manifesta come sciocco dopo un lungo viaggio è meglio di un sogno mai vissuto.

E meglio del sogno sciocco è il sogno che nasce dalla meditazione, dal raccoglimento in se stessi e dalla percezione della vita nella sua interezza - la nascita, la morte, la vecchiaia, la malattia, la sfortuna, il Male e il Bene, l'Amore e la Perdita.

Allora il sogno può essere al servizio della vita.

Vivere solo di sogni e della propria preziosa unicità porta alla follia, al delirio e alle allucinazioni: è un misero ritiro narcisistico, verso la psicosi, direbbe Erich Fromm.

Vivere a contatto della realtà esterna senza percepire la propria preziosa unicità porta all'alienazione: tutto si riduce a semplici oggetti senza significato, come nel libro La Nausea di Sartre (1).

Allora diamoci l'occasione di sognare, ma ancoriamo i sogni alla terra con il raccoglimento: allora siamo un albero con una grande chioma, ma anche con delle fortiradici che possono sostenere questa chioma.

O la chioma (i sogni) potrebbero far crollare l'albero, così come le radici senza frutto non servirebbero alla Vita....

Alessandro D'Orlando

(1) che per S. Grof, scopritore della respirazione olotropica, è rimasto incastrato in una esprienza perinatale di base del II tipo, durante la nascita e il percorso lungo il canale del parto... - v. Psicologia del Futuro, ed. red 2000.

UNA RIPROPOSTA - RESPIRAZIONE E NUTRIZIONE

Respirazione e nutrizione hanno molti punti in comune e sono
rette dalle stesse leggi. Come non va bene inghiottire il cibo
senza masticarlo, così non va nemmeno bene respirare
rapidamente, senza che l'aria abbia il tempo di scendere fino in
fondo ai polmoni, per riempirli e dilatarli. Bisogna respirare
lentamente e profondamente, e di tanto in tanto, bisogna anche
trattenere l'aria per qualche secondo nei polmoni. Perché? Per
"masticarla". Sì, i polmoni sanno masticare l'aria come la bocca
sa masticare gli alimenti.
L'aria che respiriamo è un "boccone", un boccone pieno di forze
incredibili. Se la si espelle troppo rapidamente, i polmoni non
possono "cuocerla", "digerirla", assimilarla sufficientemente
perché l'organismo possa beneficiare delle energie che essa
contiene. Ecco perché tante persone sono affaticate, nervose,
irritabili: perché non hanno imparato a nutrirsi con l'aria, non
la "masticano", la espellono subito. La respirazione profonda è
un esercizio magnifico, che bisogna proporsi di praticare."
Omraam Mikhaël Aïvanhov

http://www.prosveta.it

sabato 14 febbraio 2009

Chi non ha testa ha gambe

é un insegnamento molto importante quello di puntare sulle proprie qualità piuttosto che sui propri difetti nel proprio percorso di crescita personale.
Focalizzarsi su quello che non funziona, su quello che non va in sè stessi (o fuori di sè), non fa che togliere energie.
Qualcuno è brevo nel lavoro e pessimo nelle relazioni personali, qualcuno è bravo a ragionare di logica ma poco di intuito, qualcuno è molto coraggioso ma trascura i dettagli, qualcuno cura i dettagli ma è pauroso, e così via.
Alla fin fine, ogni difetto si può modificare, ma per farlo bisogna puntare i piedi su un terreno sicuro, ed è quello delle proprie qualità più solide.
Così non importa se non sappiamo certe cose, se non siamo all'altezza delle sfide e delle richieste che la quotidianità ci porta. Affrontiamole come possiamo, come sappiamo fare, come abbiamo imparato, e dopo averlo fatto dedichiamoci a strade alternative di azione.
Col tempo sapremo guarire le nostre difficoltà.
Non importa se gli altri vedono in noi i nostri difetti: può darsi che abbiano perfettamente ragione!
Con il tempo sapremo guarire le nostre difficoltà.
E nello stesso tempo non importa del futuro. Il futuro e il tempo sono un concetto astratto. Quello che conta è agire nel presente, anche se gli effetti si vedranno tra un anno, tra 10 anni o 100.
L'azione senza scopo, che nasce dal bisogno di crescere e manifestare la propria ricchezza e il proprio potere personale.
Questo solo conta.

domenica 8 febbraio 2009

STORIE CHE FANNO BENE

Un giorno troveremo una storia, una storia che guarisce.

Una storia in cui metterci tutte le persone che ci hanno ferito, e le situazioni che ci hanno tormentato.

Fino a quel momento, bisogna aspettare e accettare la confusione.

Charles Whitaker ci ricorda che nella vita non ci può essere pace.

Hellinger ci ricorda che ditro il desiderio di pace c'è il desiderio di morte.

Cercare la Vita significa accettare di starci della confusione, nella mancanza di logica, di starci con delle formule che ci lasciano sempre a metà.

Superata una confusione ne troviamo un'altra, e un'altra ancora, all'infinito.

E sono le storie che ci raccontiamo che mettono a posto una confusione, e ci permettono di accoglierne un'altra.

Un giorno troveremo una storia, quando meno ce ne accorgiamo, svegliandoci la mattina.

Si potrà stare leggeri e pronti a un'altro viaggio che richiederà alla fine un altro racconto.

E forse un giorno potremo fare a meno anche delle storie, e stare nel caos senza volerlo ordinare.

Alessandro

I SANTI PREGANO PER STARE MALE

I pazienti cercano di stare bene.

Chi fa i corsi spera di stare bene.

Ma cercare di stare bene significa spesso voler solo continuare a fare la vita di prima. Con gli stessi meccanismi, gli stessi errori, gli stessi meccanismi egoici.

I santi invece pregano per stare male: cercano solitudine, prove, disciplina, rigore, ascolto e raccoglimento. E affrontano l'angoscia di essere sè stessi, di essere così come sono, peccatori nel senso religioso del termine, limitati, finiti, un nulla nell'eternità. Lo affrontano così, da soli. O con fratelli di cammino. Con la Fede.

Ma sempre nell'angoscia.

Reggere all'angoscia, senza colpa di non essere felici, senza compiacimento, senza volerla evitare, significa accedere a spazi sconosciuti.

L'angoscia può anche portare con sè la sensazione di sprecare la propria vita, con il tempo che passa, e che non aspetta.

Ma l'angoscia accellera anche la propria maturazione interiore.

Si può vivere come si vuole non crescendo, o si può vivere un anno come non si vuole, crescendo. Non nel senso capitalistico del termine (l'accumulazione e l'esperienza di per sè non ha senso - è quello che si chiama egotismo), ma con la sensazione che nella propria vita c'è più ordine, un ordine superiore. Un ordine a cui ci si può affidare.

A ognuno ciò che preferisce.

Alessandro

giovedì 5 febbraio 2009

STORIE D'AMORE

Tante volte i pazienti raccontano di storie d'amore finite male, dove si colpevolizzano per cose che hanno fatto, detto, pensato.

Oppure per cose che avrebbero potuto fare o dire o pensare.

La realtà delle cose è che in una storia d'amore si è in due, e se uno sbaglia è perchè sbaglia non lui o lei, ma quel campo di forze che li unisce.

Anche a distanza dalla persona amata, la sensazione di vicinanza o lontananza che uno prova non è legata solo a proprie caratteristiche di personalità o ai propri "difetti". Nemmeno i propri pensieri o le proprie emozioni possono esserlo.

Anche gli alcolisti, quando perdono tutto, nelle costellazioni famigliari si vede che alle volte lo fanno per una persona della propria famiglia (un fratellino non nato?) o - cosa ancora più strana - per qualcuno della famiglia del partner.

L'unica cosa che vale in un rapporto d'amore è la volontà di non sbagliare come prima, di affrontare assieme le difficoltà, di ricominciare da capo con la voglia di tentare altre strade mai tentate prima (una terapia, un cambio di abitiudini, un dialogo aperto e franco). Solo alla fine, dopo aver tentato tutto, ci si può arrendere.

E si può solo farlo in due - uno non basta.

Quando uno se ne va, è la coppia che perde, non il singolo. Entrambi perdono, non il singolo.

Spesso invece c'è la sensazione che lui/lei è nel giusto, che è migliore. E spesso questa è la persona che chiude la porta. Se ne va, e non si può dire niente. Ci si può solo colpevolizzare. E il dolore di non poterci più parlare può fare molto male.

Forse, l'unica via di uscita è pensare che chi se ne va non è così buono come si pensa, e che se ne va perchè il copione della storia d'amore che ha nella testa imponeva che qualcuno lo/la deludesse per poter trarre le conclusione che confermano il copione di vita - che così si autoconferma.

L'unica maniera di essere onesti nella coppia è mettersi sullo stesso piano e ricnoscere come si contribuisce a mantenere questa sofferenza che non è solo dell'altro, ma della coppia.

E alle volte nemmeno questo basta.

E bisogna saperlo reggere.

A coloro che sono in quest'ultima situazione dedico la frase di Oscar Wilde: "Nulla è più reale del nulla" e l'insegnamento dei dialoghi di Platone: preparati a morire.

Alessandro D'Orlando

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...