mercoledì 28 ottobre 2009

Come vs Perchè

Prima di chiederti perchè non fai o non riesci a fare una certa cosa, forse dovresti chiederti perchè vuoi farla. Probabilmente la motivazione è insufficiente.

Ma al di là di questo, anche per capire come mai la tua motivazione è insufficiente, o come mai vuoi farlo, potresti iniziare a farlo e ascoltarti mentre lo fai e puoi ancora tirarti indietro senza troppe conseguenze.

E per iniziare a farlo devi scoprire il come: quindi libri, manuali, guide, coaching... tutto va bene allo scopo.

Solo se dopo tutto il bagaglio strumentale e tutto l'ascolto di cui sei capace non arrivi a capo della faccenda, allora inizia a chiederti il perchè non lo fai.

Chiderselo prima è buono se ti arriva la risposta, ma se non arriva e passi del tempo in camera a pensarci su.... Allora forse ti stai prendendo in giro.

Alessandro D'Orlando

martedì 27 ottobre 2009

I sensi di colpa fanno smarrire la strada

Alle volte capita di voler tornare indietro, ma non ce la fai.

Sai che la cosa giusta sarebbe ritornare al punto in cui avevi preso la strada sbagliata, ma non ti riesce.

Il senso di colpa e di vergogna è più forte. E così la sensazione di aver rovinato tutto.

Trovo che accamparsi davanti alle mura di quella situazione sia la soluzione migliore: semplicemente decidi di tornare indietro, di sopportare il freddo e il buio, di attendere che da quel posto dentro le mura in cui sembra ci sia calore e festa si apra una porta.

E nel frattempo, nella solitudine del bosco, puoi purificarti di tutto ciò che hai sbagliato: pensare agli errori e a come porvi rimedio, accogliere il dolore di aver sbagliato, vedere le conseguenze dei propri errori per sè e per gli altri, trovare gli insegnamenti dietro questi errori.

A un certo punto, forse, quella porta si aprirà, e forse quella porta, sarà solo l'isola della poesia di ITACA: la scusa per un gran bel viaggio.

Alessandro D'Orlando

domenica 25 ottobre 2009

L'ESPERIENZA RENDE STUPIDI

Vedendo il film "L'ultimo Re di Scozia" si vede come l'ambizione di avere sempre più esperienze di vita porti a mettersi in situazioni difficili e assurde, da cui si può uscire con ossa rotte.

Krishnamurti diceva che a farci crescere non è la conoscenza, di situazioni/persone/informazioni, ma è la sensibilità.

La sensibilità ci fa capire le cose quando ancora sono sul nascere - il cosiddetto "pelo sullo stomaco" ce le fa capire più tardi, alle volte sul punto di morte, alle volte - alcuni dicono - solo nell'aldilà.

Respirazione, meditazione, capacità di concentrazione, di attenzione, di raccoglimento, sono tutte strade che portano alla sensibilità.

Mania, desiderio di libertà e potere, esaltazione, volontà di contare qualcosa nella vita rendono invece ottusi e portano tra i rovi, le spine e in situazioni inestricabili da cui vergogna, rabbia, senso di colpa, odio, disperazione ci rendono sempre più ripieggati su noi stessi e stanchi.

Come diceva Ligabue in una bellissima sua canzone "Tutte le strade portano a te" - ma se potessi scegliere ci andrei per quella meno incasinata.

Ora credo che mediterò ascoltando un video di Eckart Tolle su youtube - per chi ama o non conosce Krishnamurti lo consiglio, sono molto simili.

Alessandro D'Orlando

sabato 24 ottobre 2009

ANDARE E VENIRE

Tutto ciò che esiste, esiste in maniera intermittente.

Inspiro ed espiro, nascita a morte, sistole e diastole, crescita e invecchiamento, legame e separazione.

E anche dentro un legame, una relazione, è fisiologico l'andare e venire, lo scoprirsi e il ritirarsi, avere coraggio e poi avere paura.

Accusare qualcuno di questo significa dire banalità, sentirsi in colpa per questo è inutile.

Ciò che conta è lasciare libero l'altro di muoversi come crede, dirgli con amore quelle che sono le proprie aspettative e iniziare per primi a comportarsi come ci si attende dall'altro, aspettandolo poi con pazienza.

E se la risposta tarda a venire è utile allora guardarsi onestamente dentro e chiedersi se ciò che fa l'altro e che ci ferisce e che persiste è in fondo uno specchio di come noi stessi ci comportiamo con noi stessi o nelle relazioni.

Molte volte, se siamo onesti, in ciò che di negativo persiste nel comportamento dell'altro, dobbiamo ammettere che anche noi facciamo lo stesso.

Tutte queste sono operazioni complesse, non da tutti, emotivamente difficili e che mostrano chiaramente come la fedelta e la coppia amorosa sono un percorso prima di tutto spirituale.

E tutto ciò dimostra anche che non c'è da stupirsi per le separazioni.

é invece da chiedersi come mai le persone non si separano.

Stare insieme è in fondo un miracolo.

Impegnarsi per mandare avanti la relazione è un dovere tra i più dimenticati.

La trappola più grande è aspettare di sentirsi spontaneamente portati a fare qualcosa per l'altro: come se costruire una casa dove potersi scaldare e riparare dall'inverno fosse possibile solo se ci si lavora sopra quando se ne ha voglia e senza alcuna cionoscenza in merito.

Mi chiedo ogni tanto il perchè di tutta questa ignoranza...anche perchè

...la vita non aspetta e i conti troppo spesso si fanno tardi.

AD

giovedì 22 ottobre 2009

LA PERIFERICA DELLA VITA

Capitano giorni in cui guardi alle persone che hai amato e che ami ancora oggi, che fanno parte ancora della tua vita o che se sono già andate altrove anche se non l'avresti voluto,

capitano giorni in cui vedi queste persone dentro scene dentro giorni lontano anni, lontano una vita, o anche poche ore, ma sai che non torneranno più

non solo le situazioni ma anche le persone,

capitano giorni in cui sai che tutto ciò che ti separa da queste persone non è il fatto che loro non sono te,

non è legato al fatto che il tempo o la distanza hanno portato separazione,

non è legato a situazioni o a determinati eventi

in questi momenti sai benissimo che si tratta alla fin fine di essere tu in un carattere e l'altro nel suo.

Ci si può incontrare ma solo uscendo ognuno dal suo,

ma fuori fa freddo, e se non ci si tiene e ci si scalda a vicenda è facile tornare ognuno nel suo posto caldo e conosciuto,

dentro quel carattere che ama la vendetta e il senso di potere che dà (8), il ritiro e il freddo e il senso di pace che infondono(5), la paura e la sua ricerca di sicurezza(6) il correre dietro alle fantasie più golose e il senso di libertà relativo (7), al piacere di piacere e al senso dell'abbondanza (2), al piacere di essere utile e al senso di efficenza (3), alla dolorosa profondità dell'essere e al senso di essere speciali (4), alla ricerca spietata della perfezione e al senso di degnità e onore (1), al lavoro e solo lavoro e alla piacevole anestesia che l'accompagna (9).

Bisogna tenersi stretti, e continuare a farlo e lottare per farlo.

Altrimenti si rischia di trovarsi un istante, ben sapendo che le rispettive strade non potranno mai incontrarsi: come quando incontri estranei al finestrino in una qualsiasi teleferica.

Appena riesci a vederli, già sai che se ne andranno.

Se puoi, trova una persona che vuole uscire dalla teleferica, che riesce a scendere la montagna a piedi e sopportando il freddo e che soprattutto voglia farlo con te.

Il resto è solo inutile sofferenza, inutile ricordo.

Alessandro D'Orlando

martedì 20 ottobre 2009

IL CUORE IMPOSSIBILE

é facile dire: "stai nel cuore", oppure "parla con il cuore".

Reggere a ciò che sente il cuore non è per tutti. E' per pochi.

Il cuore sente a livelli inimmaginabili: sente la solitudine, la paura, il terrore, il senso della morte e della caducità, il bisogno di essere amati e di amare, il lutto per le relazioni perse e, peggio ancora, per quelle buttate via con noncuranza e incosapevolezza.

Il cuore sente la chiusura dell'altro, il suo buttarsi via e il buttare via gli altri.

Il cuore sente l'impotenza, la fame, il freddo, l'angoscia e l'oppressione dell'alienazione e della follia dell'umanità.

E' molto più facile stare nella mente, con il suo ordinato e logico senso delle cose.
Con la sua esistenza lineare e sensata.
I progetti per il futuro... la spiegazione di ciò che è stato e di ciò che è...

Stare nel cuore richiede una forza enorme: la forza di chi scende negli abissi alla ricerca delle perle e dei tesori che custodisce, per gioirne poi alla luce del sole.

Se riesci a superare il vederti allo specchio nel bene e soprattuto nel male, se riesci a reggere a tutto il dolore che attraversi, se riesci a reggere al dolore che ti arriva senza reagire, senza andare in mania, senza abbatterti ancora di più.

Se riesci a fare tutto questo....

allora sì, sei nel cuore.

Il resto è inutile zucchero new age.

Alessandro D'Orlando

sabato 10 ottobre 2009

Non succede a te... succede per te...

Questo l'ha detto una paziente in seduta.

Disse che la sua guida interiore le ricordò che quei ricordi dolorosi della sua vita erano legati a avvenimenti che non erano accaduti a lei: erano accaduti per lei.

Paramhansa Yogananda scrisse una volta che davanti al mondo devastato piangeva e chiedeva "perchè?": la risposta che venne dal Dio in lui fu: "lo faccio perchè l'uomo ritrovi tutto ciò nel suo cuore".

Gli avvenimenti che fanno più male... quelli che sembrano far impazzire...

quelli sono i momenti in cui può accadere qualcosa, qualcosa di grande nel cuore.

Aivanov, credo che dica che un saggio sa distillare luce da ogni situazione: per quello emana luce.

Credo che ciò sia profondamente vero.

A.

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...