mercoledì 15 dicembre 2010

La seduzione dell'ipocrisia

E' facile dimenticarsi che ogni volta che abbiamo l'indice puntato su qualcuno, almeno tre sono puntati su di noi.

E' facile pensare che il nostro è il punto di vista giusto e che quello dell'altro è sbagliato.

La realtà è che possono essere giusti entrambi e che ognuno si assume le conseguenze del proprio pensare.

Quando non hai bisogno di avere ragione non hai bisogno nemmeno di giudicare, nè di condannare, nè di odiare: puoi lasciare gli altri come sono, come puoi lasciare te stesso, te stessa così come sei.

Se alla fine possiamo vedere solo le nostre proiezioni, se la realtà ci sfugge continuamente, che bisogno c'è di giudicarla? La realtà si rivela spontaneamente nel momento in cui la si ama e la si guarda per quello che è. A quel punto si può scegliere, ma sempre con amore.

Scegliere con l'odio, o con la paura, o con la rabbia non porta mai a buone scelte.
Scegliere con calma e lucidità invece sì.

Scegliere con rabbia, odio o paura significa solo che siamo dentro ad altre proiezioni, alle solite fantasie, ai soliti schemetti.

Si può uscire da Matrix solo con amore.

Con l'odio non si può uscire, nè con la rabbia, nè con la paura.

E per tutte le cose che hai detto e fatto sotto la rabbia, la paura e l'odio chiedi scusa a Dio.
E fai qualcosa per porvi rimedio, se puoi meglio ancora con la persona ferita.

In realtà hai fatto del male a lei perchè stavi facendolo a te stesso, a te stessa, a quella parte che lei ti pare rappresenti (era sua veramente? Era tua fin dal principio e l'altra persona ha dovuto adattarsi a quella parte? Era stata scelta per arrivare semplicemente all'epilogo che tu, o l'altra persona in fondo volevate?

La realtà sfugge a ogni schema, ogni giudizio è inutile e resta solo un'umile percezione, una intuizione che come una stella con amore ci guida nel mare in tempesta della vita.

Il giudizio è come le nuvole che oscura quella luce lontana.

Anzi, di più. Per quanto male possa farti una persona, prova a dirle semplicemente "lo sapevo fin dall'inizio".
Se siamo onesti fino in fondo, forse, scopriremo che è vero.


A.

martedì 14 dicembre 2010

Le scelte di pancia

Provare amore per una persona significa saperla aspettare, lasciarle i tempi per decidere, rispettarne i momenti di chiusura e di apertura.

La cosa diventa più complicata nella coppia dove le aspettative, i progetti di vita creano alle volte differenti vedute sul mondo.

In quei casi è meglio essere allineati, altrimenti si va incontro a grosse delusioni.

Aspettare un partner in una coppia può essere estenuante: avere dei figli o meno, sposarsi o meno, andare a vivere assieme o meno: lì credo che decida l'inconscio più che la razionalità.

Se uno non se la sente, è possibile che passino anche anni.

Sei disposto, sei disposta ad aspettare?

Anche il no è lecito, ed è un atto di amore: verso sè stessi.

A.

lunedì 13 dicembre 2010

L'amore è una decisione

Baumann parla di società liquida: una società dove tutto è soft, dove i legami non sono rigidi e pesanti, dove ci si stacca e attacca con facilità.
Sono legami narcisistici e non basati sull'amore.

L'amore è accettare di soffrire per qualcuno, è essere felice se qualcuno gioisce del nostro dono, è minimizzare il prezzo del dono ed esaltare quello della felicità dell'altra persona.

E' decidere di prendere una strada costi quello che costi, con tutti i rischi del caso.
E' accettare di non tornare indietro.

Quando invece ci si vuole lasciare dietro la porticina aperta: quello non è amore, è paura.
E' paura anche vivere amori dove si vogliono vivere solo leggerezza e bei momenti.

Se davanti hai una persona che non è disposta a venire all'inferno con te con la sicurezza di farcela, con la fiducia che ce la farai e che saprà aiutarti, se hai vicino una persona che ti chiede solo leggerezza: lascia perdere. Farai più strada da solo, da sola.

La leggerezza più grande è quando porti dei pesi e senti che quei pesi lentamente diventano come palloncini. Ti rinforzano, ti tengono sulla terra e ti insegnano umiltà e coraggio.

Il peso più grande è continuare a rincorrere palloncini per tutta la vita: dietro ai colori ci si perde nella foresta.

Se non vuoi perderti anche tu: lascia perdere.

Alessandro D'Orlando

venerdì 10 dicembre 2010

Uscire dal labirinto

La vita, con i nostri tentativi di raggiungere qualcosa o di evitare qualcos'altro è un bel labirinto.

Non c'è mai pace: le nostre paure ci portano vicino a ciò che temiamo così che possiamo imparare a non averne più paura. I nostri desideri ci lasciano insoddisfatti, raggiunti o meno che siano.
Alla fine di tutto, comunque, sappiamo che perderemo tutto ciò che per noi è importante.

L'unica àncora di salvezza è la meditazione: è per alcuni brevi istanti, come alzare lo sguardo al cielo e capire che esiste qualcos'altro che non è il correre in continuazione.

La meditazione è identificarsi con il cielo che copre il labirinto, smettendo di identificarsi con la figurina che si muove all'interno, con i suoi pensieri, o le sue paure, o gli ostacoli davanti ad essa.

Per alcuni istanti siamo liberi, prima di tornare ad essere le formiche che siamo nella vita quotidiana.

Fino al giorno in cui la vita vera sarà quella nella meditazione, 24 ore al giorno, da svegli o da addormentati, nell'ansia o nella calma.

Credo che sia un sano obiettivo da perseguire dal 2011 in poi.

domenica 28 novembre 2010

Il pesante destino dei figli e delle figlie speciali

Ci sono persone che hanno la sfortuna di essere figli o figlie speciali per il proprio genitore.

Oggetto di un amore che non lascia spazio all'amore di altre persone, che lascia nella solitudine.

Un figlio speciale non sente il legame con le donne perchè è legato alla propria madre, non sente nemmeno il bisogno di un'altra donna nè permette a questa donna di avvicinarsi alla sua vita.

Deve rimanere libero per sua madre che forse conta su di lui per sopravvivere emotivamente.

Se si innamora di una donna, sarà una donna inadeguata a un rapporto duraturo, se una donna adeguata si innamora di lui, lui se ne stancherà presto.

Il bisogno emotivo della donna si esaurisce in una serie di tradimenti e storie senza storia che coprono la solitudine che attanaglia un cuore inascoltato.

Il cuore porterebbe al tradimento della famiglia, della madre per legarsi ad una donna.

Forse la liberazione da questo amore che copre ogni altro amore è segnato da un senso di solitudine che attanaglia l'anima, toglie il sonno, la felicità.

Credo che passare da un livello d vita ad uno più elevato ci voglia disperazione.

Fino a quando uno è soddisfatto della vita che fa non ha l'energia nè la voglia di cambiare.

Non ha il fuoco sacro del cambiamento in sè.

E questo tipo di uomo parla con poco rispetto delle donne che ha avuto.

E dato che la storia tende a ripetersi salvo traumi o miracoli, la donna che verrà finirà nello stesso museo delle cere.

Naturalmente lo stesso vale per le figlie speciali.

Da un certo punto di vista quindi, non è tanto il carattere di un uomo il suo destino, quanto la famiglia dove nasce...

Per certi versi, pregare per essere liberi forse è l'unica soluzione.

Forse preghiamo poco perchè siamo poco disperati, e siamo poco disperati perchè non abbiamo bisogni profondi.

I nostri bisogni durano un secondo, un giorno, una settimana e possono essere facilmente appagati. E se qualcosa non può essere appagato viene soffocato.

Così diventare umani comporta conoscere e gestire il nostro senso di solitudine e di bisogno, a volte disperato, dell'altro.

Essere disperati, riconoscere di esserlo è un bel passo in avanti per gli eterni felici.

Soprattutto per i figli e le figlie speciali.

In certe cose c'è poco da ridere...

Alessandro D'Orlando

mercoledì 10 novembre 2010

Il difficile della guarigione

La guarigione dell'anima non è legata a difficoltà tecniche particolari.
Non ci sono barriere oscure da superare.
E' di per sè semplice.

L'unica vera difficoltà è che guarendo ricominciamo ad andare indietro nel tempo, attraverso i nostri errori, e ancora più indietro, agli errori che altri fecero con noi, e ancora più indietro, a quei primi momenti della nostra vita in cui guardavamo il mondo con innocenza, spettatori di giochi troppo difficili da capire ancora...

... e in quel viaggio bisogna reggere a sofferenze sempre più grandi, sempre più profonde, sempre più nascoste nel tempo e in relazioni con persone con cui non è più possibile parlare...

... morte, o sparite, o scappate...

E' un viaggio nella solitudine, in un universo che è solo nostro, solo nel nostro cuore, al buio, nella terra, nascosto...

E' un viaggio iniziatico.

E' un viaggio per pochi.

AD

lunedì 8 novembre 2010

Cambiare le situazioni da dentro

L'automatismo che abbiamo è quello di modificare le situazioni da fuori.
Fare o non fare una certa azione, andare o non andare da qualche parte, ecc.

Il risultato spesso è che ci troviamo impigliati nella stessa situazione di prima: cambiano nomi e situazioni ma il copione resta lo stesso.

A quel punto l'unica soluzione è guardare dentro di sè e trovare in sè la felicità che si cerca fuori.

Esistono due tipi di felicità: quella incondizionata della meditazione, che guarisce progressivamente i lati oscuri in noi, ed esiste la felicità del sapere che ciò che desideriamo - salute, felicità, una famiglia, un lavoro - è già nostro.

Non importa se in questa vita o meno, ma è già nostro e ne possiamo anticipare un pò le buone sensazioni e il piacere nell'anima.

Ancorato questo stato, possiamo tornare nella vita di ogni giorno e fare ciò che riteniamo opportuno.

Le azioni che nascono dalla gioia portano alla gioia.
Quelle che nascono dalla disperazione portano alla disperazione.

Per questo credo che nel vangelo sia scritto: "A chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

La vita ci toglie le cose - lessi una volta su un libro di Paramhansa Yogananda - perchè noi le cerchiamo dove le abbiamo sempre avute: dentro di noi.

Meditando, respirando.

A.

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...