venerdì 11 febbraio 2011

I giochi del potere, del potere del potere....

Non finiamo mai di giocare con l'Altro.

Anche nella terapia, nella consapevolezza, nell'amore, nel bisogno che abbiamo dell'altro... sottilmente si nasconde un gioco di potere, in cui noi siamo sopra, e l'altro è sotto che disperatamente cerca di raggiungerci.

Cerca di raggiungerci col suo piccolo bisogno di noi che non è grande come quello che abbiamo naturalmente noi di lei/lui.

Che cerca di raggiungerci con il suo piccolo amore, la sua piccola consapevolezza, la sua piccola intelligenza, la sua piccola sensibilità... e così via.

C'è solo una via di uscita: abbandonare la rabbia, abbandonare la gelosia, abbandonare le proprie idee, stare sui propri bisogni e sull'effetto che la presenza dell'altra persona ha su di noi.

Se possiamo accontentarci, lasciamolo in pace.

Tutto il resto è un regalo.

E tutto il resto di questo è solo tortura.

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mercoledì 9 febbraio 2011

Meditare: l'unica tecnica è la Vita

Una relazione che finisce è come una barca che ci getta nel mare in tempesta.


Vuoi respirare, ma annaspi
mentre un onda dopo l'altra ti ributtano dove manca l'aria.


Non sai quando riemergerai, nè per quanto tempo: puoi solo lottare con tutte le forze
istante dopo istante.


E in quello sforzo, mai la rabbia. Solo la determinazione a stare bene, almeno il prossimo istante, i prossimi secondi o i prossimi minuti. Prima dell'onda successiva.


Di giorno o di notte le lacrime posso svegliarti dalle faccende o dal sonno.
Possono emergere panico e immagini dolorose, paure angoscianti, specie per chi ha sofferto di shock di abbandono nell'infanzia, o per chi comunque si era legato anima e corpo, futuro e passato a una persona.


Meglio ancora che cercare l'aria, vale la pena immergersi e rinunciare a respirare.
Andare a fondo nel cuore. Guardare negli abissi dove manca anche la luce, dove sono le fondamenta di ciò che rende terribilmente forte il legame che sta inabissandosi, e dove ci sono i pilastri degli errori commessi: nelle intenzioni, nelle parole, nelle azioni, nel cuore.


Avere il coraggio di rivivere scene penose su scene penose dentro la propria mente.


Di rivedere ciò che non si era visto anche se fa male.
Di sè.
E dell'altro.


Anche dei tradimenti e delle crepe che fin dai primi giorni avvisavano che la relazione stava per scadere - anche nel pieno del suo fiorire.


Attraversare deserti di angoscia, da soli.


Torrenti di lacrime, ovunque, anche mentre si fanno altre cose: la spesa, camminare, lavorare.


E mai, mai fuggire nella rabbia, stando nell'amore. Nell'amore perso di chi ci ha amato, nell'amore che esce dal proprio cuore verso la persona amata che se ne va.


Deserti e abissi, torrenti e fiumi, tempeste e notte fonda.
Senza aria e senza luce.


Reggendo alla claustrofobia di guardarsi allo specchio per vedere le proprie mostruosità.


Proprio quei difetti che come montagne hanno ostacolato e infine distrutto il sentiero che unisce due persone.


E stare solo nell'effetto che ha su sè stessi la separazione.


Non sapremo mai chi è l'altra persona.
Cosa pensa.
Cosa prova.
Dove sta andando e da dove viene.
Cosa deve imparare e cosa non imparerà mai in questa vita.


Non sappiamo il senso di ciò che accade.


Non lo sapremo mai il perchè del Destino.


Che ci unisce e poi ci divide.


Che ci fa incontrare e poi ci separa,
anche contro la nostra volontà.


L'importante è sapere di aver dato tutto.


E' questo l'unica cosa che ci libera.


Tutto quello che potevamo.


E poi continuare a darlo, anche se l'altra persona non la rivedremo più.


Alla fine non possiamo fare altro che amare.


Tanto vale riconoscere questo legame


che ci unisce ai vivi e ai morti,
ai partner avuti e quello presente,
ai figli e ai genitori,


ai presenti e agli assenti.


Forse questo è il senso profondo delle perdite.


Imparare ad essere dei palombari del mare, dei beduini del deserto, delle montagne nella tempesta, dei fedeli nelle avversità, degli uccelli che possono volare liberi oltre alle insidie della terra, delle piante che si fanno mangiare volentieri.


Oltre tutto, oltre il dolore, oltre all'amore, oltre all'angoscia e alla solitudine e oltre all'euforia che di rimbalzo può riportarci su, oltre al buio e alla luce, c'è un ordine superiore.


Incontrare questo ordine superiore: questo rende le separazioni un momento speciale di meditazione quotidiana.


Senza nessuna tecnica.


L'unica tecnica è la vita.


Vivere.













domenica 6 febbraio 2011

La felicità in fondo al tunnel

Sono i ricordi e le immagini felici quelle che ci guariscono dalla depressione e dalle perdite.

Alle volte sono immagini che avevamo da adolescenti o da bambini, altre volte sono momenti belli vissuti di recente con qualcuno che non è più con noi sulla nostra strada.

Sono immagini che ci regalano felicità anche se siamo soli, anche se nel presente ci sono dolori che ci fanno piangere.

Se stiamo in quella felicità, le nostre saranno scelte felici.

Se invece scegliamo relazioni che non ci facciano sentire il dolore della perdita, allora faremo scelte molto probabilmente sbagliate.

Saranno situazioni in cui sigillare il cuore, con il suo dolore, ma anche con la sua gioia.

E il pensiero di risentimento e rancore per chi ci ha ferito non potrà guarire perchè stiamo vivendo e scegliendo in funzione ancora di quella ferita.

Solo se si va a fondo del dolore, solo allora arrivano immagini felici, e solo allora si può veramente ricominciare e, forse, reinnamorarsi.

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sabato 5 febbraio 2011

Da una mail per un lutto

Una cara persona, con pazienza e dedizione mi ha scritto una mail in cui sono riportate i seguenti due passaggi:

Da "Prima di sparire" di Mauro Covacich: "Penso a tutte le parole che ci siamo detti, si sono mescolate a tutte quelle che avrei voluto che dicessimo, tutto il dialogo si è perso nelle infinite versioni che mi sono riascoltato in testa. Non riesco a ricordare le frasi perfettamente, ricordo solo qualche parola, il resto è guazzabuglio di battute ripensate fino a perdere senso".
...

Judith Butler, una filosofa americana, ha parlato di lavoro di lutto come di disposizione a subire una trasformazione, i cui effetti nessuno può conoscere in anticipo. C'è la perdita, ma anche la trasformazione prodotta dalla perdita che NON PUÒ ESSERE PIANIFICATA.

La si deve solo attraversare.

Ora aggiungo: attraversare un lutto non è facile. Depressione, panico, ansia, angoscia, senso di colpa, rabbia, dolore con inspiegabili e folli momenti di leggerezza e felicità fanno crollare l'immagine che abbiamo di noi stessi e forse della vita o della persona che perdiamo.

Alla fine di tutto, delle lacrime, del mondo che crolla, della solitudine, del tunnel che si sta attraversando c'è l'uscita verso un altro mondo.

Ma quanto lungo sia il tunnel, e dove porti, resta un Mistero.

Hellinger dice che il destino non può essere ricattato. Se siamo buoni non è detto che il Destino sarà buono con noi. Se se siamo cattivi non è detto che avremo necessariamente delle punizioni.

In effetti il lutto arriva e alle volte senza preavviso, indesiderato. E anche i suoi effetti sono imprevedibili.

E questo vale anche per la fine del lutto.

Ho solo fede nel fatto che oltre il tunnel ci sia solo più amore da dare. Anche a chi ci ha lasciato.
E che questo amore può ricominciare a sgorgare solo da chi ha avuto il coraggio di percorrere il tunnel con tutta la lucidità e la consapevolezza possibili.







martedì 1 febbraio 2011

Dall'anima al corpo

Il corpo desidera o teme stupidamente.

Le emozioni vanno e vengono - innamoramento e odio si alternano.

I legami emotivi restano sullo sfondo.

Possiamo scappare col corpo da qualcuno ma continuarlo ad amare.
Possiamo anche odiarlo, ma sotto l'amore resta.

I legami sono fatti di amore.
O indifferenza.

Infine arriva il pensiero che crea legami di amore.
O li rompe.

E più sù l'anima decide quali legami intessere e quali sciogliere.

E più su ancora lo Spirito decide che ruolo dare all'anima.

Quindi alla fin fine decidere con il corpo è inutile.
Decidere con le emozioni è stupido.

Decidere in base ai legami è più saggio.
Decidere in base al pensiero è ancora più saggio.

Decidere con l'anima è impossibile.
Per non parlare dello Spirito.

Ma se lo Spirito decide tutto.
Possiamo davvero decidere?

Forse, come dice l'antico proverbio, possiamo solo ringraziare e ogni tanto proporre...

lunedì 31 gennaio 2011

Si impara sempre

Si impara nel lasciare
si impara nel venire lasciati

si impara nel creare
si impara nel distruggere

si impara nella disperazione
si impara nella ispirazione

si impara nella gratitudine
si impara nella freddezza

si impara amando
si impara nell'indifferenza

Alle volte le lezioni sono facili
Altre meno

Alle volte costano poco
Altre molto

Alcune richiedono tutta la vita
Altre un istante

E la cosa meravigliosa è che non finiscono mai

Buona lezione
Ad ogni istante

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venerdì 28 gennaio 2011

La vita che ci attraversa

La vita è vissuta da ognuno a suo modo,
e a prescindere dal modo la vita attraversa tutti alla stessa maniera.

Dal terapeuta che cerca di capirla,
dallo sbandato che cerca di non capirla,

dall'ingegnere che cerca di metterla in ordine,
dal poeta che la contempla,

dal contadino che semina e raccoglie,
da chi la vuole sperimentare al 100%,

Da chi non la vuole sperimentare per nulla.
Da chi non la sente più.
Da chi vive per tirare su figli.
Da chi figli non ne ha.

Da chi ha qualcuno che gli vuole bene,
da chi non è ricordato da nessuno.

La vita è sempre oltre.
Nessuno può dire di viverla di più.
Nessuno di meno.

Davanti all'infinito non siamo nulla e le nostre piccole conquiste
con la fede o la ragione,
con lo studio o l'esperienza,
non sono comunque nulla.

Siamo tutti uguali.
Tutti allo stesso livello.
Tutti vivi, alla stessa maniera.

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...