Perché vedi qualcosa di te,
ma ancora non lo sai.
Vedi, senti quello che di più tenero c'è in te e non hai ancora accettato, o benvoluto.
Quella ferita che nessuno ha visto, ferendoti milioni di anni fa, miliardi di volte. Quel dolore che anche tu hai smesso di vedere, di curare.
Se ti potessi voler bene,
andresti direttamente al tuo cuore, senza passare per cattivi intermediari.
Andresti verso la tua freddezza e la tua durezza, per accoglierle e accogliere quello che nascondono sotto.
L'ego, la sua paura, le sue spine stanno sicuramente tra te e il tuo cuore, ma ancora di più tra te, l'altro, il suo cuore e ciò che di tuo vedi nel suo cuore.
Un percorso complicato passare per l'altro. Più semplice sarebbe restare dentro di te e cercarti, solo che non lo sai, o non puoi saperlo per le tue oscurazioni karmiche.
Ma se proprio non vuoi o puoi chiudere gli occhi, fermarti, ascoltare il tuo respiro, lasciarti cadere in quell'immenso vuoto buio, senza fondo con la fede che troverai qualcosa;
se proprio insisti a cercare qualcosa dove tutti lo cercano e credono di trovarlo, allora accomodati pure. Almeno su quella strada vai fino in fondo.
Quella sofferenza che vivrai, i suoi strascichi e il suo prezzo per trovarti e che potevi pagarli un milione di volte di meno fermandoti, ascoltando il tuo respiro, la follia della tua mente;
in quell'angoscia, abbandono, nella fine dell'illusione ritroverai ciò che avevi perso: la tua ferita e la possibilità di guarirla una volta ancora, un pò di più.
Ti innamori, ma in fondo lo fai per te.
E' un lavoro sporco, ma si inizia così.
E' un apprendistato verso te stesso, verso te stessa, per cui fallo e fallo con tutto l'amore che puoi fino in fondo - per l'altro e quando potrai, per te.
Quando potrai, per te.
Pensieri di Psicologia, Psicoterapia, Meditazione, Crescita personale; PNL, costellazioni familiari, formazione, respirazione circolare (o rebirthing, o vivation, o simili), ipnosi ericksoniana e tutto quello che vi viene in mente in proposito..
domenica 12 giugno 2016
domenica 8 maggio 2016
Non importa - riporta l'attenzione al respiro
Meditando,
seduto a terra,
ascolta il respiro,
mentre il tempo del cronometro scorre.
Immagini sorgono nella mente come sogni,
riporta l'attenzione al respiro.
Suoni e voci interne arrivano all'orecchio
riporta l'attenzione al respiro.
La schiena si piega davanti
al peso delle abitudini,
raddrizzala e riporta l'attenzione al respiro.
Alza lo sterno, abbassa il mento
nella posizione del coraggio.
Rilassa la zona tra il centro della fronte e il labbro superiore,
nell'atteggiamento della padronanza.
Abbozza a un leggero sorriso,
come un leone fiero nella savana e infine
riporta l'attenzione al respiro.
Ricordi e rimpianti offuscano l'attenzione,
riporta l'attenzione al respiro,
Preoccupazioni per il futuro coprono la motivazione,
riporta l'attenzione al respiro.
Il respiro diviene a poco a poco circolare, pacifico, rilassato,
lampi di contentezza senza motivo dopo minuti passati a focalizzare la mente
tra il labbro superiore e la punta del naso.
Il corpo intorpidito richiama,
riporta l'attenzione al respiro.
La ricerca di un senso a quello che stai facendo urla,
riporta l'attenzione al respiro.
Suona la sveglia,
l'Odissea è finita.
Naufragi, felici approdi, nebbie e sabbie mobili,
vittorie e sconfitte.
Non importa,
il patto è suggellato,
con calma, costanza, regolarità,
ricomincia la pratica - riportando l'attenzione al respiro.
seduto a terra,
ascolta il respiro,
mentre il tempo del cronometro scorre.
Immagini sorgono nella mente come sogni,
riporta l'attenzione al respiro.
Suoni e voci interne arrivano all'orecchio
riporta l'attenzione al respiro.
La schiena si piega davanti
al peso delle abitudini,
raddrizzala e riporta l'attenzione al respiro.
Alza lo sterno, abbassa il mento
nella posizione del coraggio.
Rilassa la zona tra il centro della fronte e il labbro superiore,
nell'atteggiamento della padronanza.
Abbozza a un leggero sorriso,
come un leone fiero nella savana e infine
riporta l'attenzione al respiro.
Ricordi e rimpianti offuscano l'attenzione,
riporta l'attenzione al respiro,
Preoccupazioni per il futuro coprono la motivazione,
riporta l'attenzione al respiro.
Il respiro diviene a poco a poco circolare, pacifico, rilassato,
lampi di contentezza senza motivo dopo minuti passati a focalizzare la mente
tra il labbro superiore e la punta del naso.
Il corpo intorpidito richiama,
riporta l'attenzione al respiro.
La ricerca di un senso a quello che stai facendo urla,
riporta l'attenzione al respiro.
Suona la sveglia,
l'Odissea è finita.
Naufragi, felici approdi, nebbie e sabbie mobili,
vittorie e sconfitte.
Non importa,
il patto è suggellato,
con calma, costanza, regolarità,
ricomincia la pratica - riportando l'attenzione al respiro.
martedì 26 aprile 2016
Estratto conferenza Unesco 2016
Ringrazio il Club Unesco di Udine che mi ha dato l'occasione di presentare il mio libro "Intelligenza Emotiva e Respiro" e gli argomenti che mi stanno a cuore come la meditazione, il respiro consapevole, l'evoluzione della coscienza come filosofia di vita.
https://www.youtube.com/watch?v=J1BHQfqpqCg
Buona visione!
Alessandro
https://www.youtube.com/watch?v=J1BHQfqpqCg
Buona visione!
Alessandro
sabato 30 gennaio 2016
Integrare l'Ombra: dal nemico alla compassione
Author Saffron Blaze
Permission (Reusing this file) David Cadle - The History Man
|
l'avversario,
colui che parla male di te,
colui che ti detesta,
colui che non ha stima di te,
colui che ti vede come fumo negli occhi,
o che alla sola vista ti crea disagio,
o che intesse trame per farti gli sgambetti,
o che ti tradisce.
Colui al cui pensiero potresti non dormire,
o che preferiresti non trovare sulla tua strada domani,
e nei giorni a venire,
e magari ci sei costretto a lavorare accanto,
questa è l'incarnazione dell'Ombra: della tua.
E' ciò che ancora non sei riuscito ad integrare nemmeno nel tuo percorso spirituale,
o psicoterapeutico, o di crescita personale.
Fa parte delle energie avverse che hai dovuto affrontare nei primi anni di vita,
o ancora prima alle volte.
Fa parte delle persone e delle ingiustizie che hai dovuto subire e delle emozioni che hai provato e che ancora non hai accettato e forse nemmeno visto ancora.
Fa parte delle persone che ancora non ricordi e con cui hai avuto disgraziatamente a che fare, o di cui ti ricordi ma dopo aver rimosso le relative emozioni.
Così attraverso il tuo nemico ti puoi ricordare cosa hai dovuto subire e puoi recuperare ancora vissuti da integrare - ossia vedere, accettare e guarire con compassione.
O ancora, il nemico rappresenta ciò che hai fatto forse in un lontano passato: allora puoi dedicare con compassione la sofferenza a coloro che soffrono per le stesse situazioni, recuperando così l'esperienza di colui che forse hai fatto soffrire in questa esistenza in modi, se non uguali, simili (anche solo per una volta).
O forse il nemico rappresenta colui che ti mette di fronte alle tue incapacità: alla mancanza di coraggio rispetto alla necessità di cambiare direzione nella tua vita. Il nemico viene a dirti: devi cambiare strada. Questa non è più la tua. Così il nemico è fonte di risveglio, per ritrovare ciò che avevi smarrito.
O ancora il nemico è il limite, colui che viene a dirti che la tua strada è sbarrata e non puoi proseguire. Così diventa la manifestazione di quell'ultimo limite che è la morte con le sue anticamere.
Da sempre nei percorsi spirituali la sua contemplazione è fonte di risveglio è cambiamento: così potrebbe esserlo per te per quel suo inconsapevole tramite che è il nemico.
O ancora, il nemico è colui che ti mette davanti a ciò che non sai e che hai preferito non affrontare: la mancanza di strategie, risorse, energie, visioni. Il nemico stimola così la creatività per affrontare una situazione di sofferenza.
Se fosse facile, non sarebbe un nemico e, forse, non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricorrere a strumenti così faticosi e insoliti alle volte, come la meditazione, lo studio e la disciplina.
Alla fine, come scrive anche Hellinger, il nemico non è che l'incarnazione del tuo Destino e il modo in cui può compiersi
e la compassione, il coraggio e la forza rappresentano così quel frutto finale di un percorso tutt'altro che in discesa.
giovedì 24 dicembre 2015
Il regalo di Natale che vorrei per te
Happy Christmas 2008 (3106170117).jpg.
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il tuo passato.
Quello che ti parla attraverso
i tuoi sintomi, le tue malattie
e i tuoi dolori.
Quello che, non ascoltato, ti cerca attraverso il Destino, ciò che non vuoi
e dici di non cercare e ti capita.
Vorrei che tu potessi accogliere
con compassione ciò che sentivi nell'utero materno,
ciò che hai vissuto nascendo in qualche dura e innaturale sala operatoria.
Vorrei che tu potessi ascoltare l'abisso di sconfitta e impotenza quando piangevi ma non c'era nessuno,
perché qualcuno forse (figlio del Trauma anch'esso) diceva ai tuoi genitori che facevi i capricci e che i bambini non si viziano con il troppo amore.
Vorrei che tu potessi guardare con attenzione e cura all'ansia o il dolore che vivevi sentendo l'ansia o il dolore di chi ti doveva guardare di te.
Vorrei che tu sotto l'albero potessi trovare ogni singolo giorno della tua vita vissuta,
che tu potessi scartare la confezione di ogni singola emozione provata tra le pieghe delle giornate che passano indifferenti.
Il più bel regalo che ti auguro è di riuscire a regalare qualche lacrima per quel bambino: quella compassione potrebbe legarti alla lucidità e alla forza di fare quello che serve per togliere dai guai quella parte piccola di te per regalarle finalmente il Natale che merita.
Un Natale senza più ricatti, freddezza, o precarietà, o insicurezza, o rabbia, o angoscia.
Questo Natale, se accetti di ricordare, potrà essere il primo Natale indimenticabile della tua vita,
punto di appoggio per la tua Liberazione, la tua Illuminazione e quella di tutti gli esseri.
venerdì 23 ottobre 2015
Sai sempre tante cose
Solo che non le accetti.
Sai dentro di te perché succedono certe cose
O perché quella relazione non va
O cosa potresti fare per essere una persona migliore.
Non sono le informazioni che ti mancano ma il coraggio di vedere e accettare ciò che sai .
La disillusione porta dolore ma regala libertà.
È quella che non vogliamo alla fine. L'abbiamo associata alla solitudine- forse perché in famiglia l'inganno era il presupposto per l'affetto.
Eppure considera che ci sono tante persone già libere e con cui entrare in relazione.
Prima di tutto quella parte luminosa di te che ti guarda con fiducia e sorridendoti aspetta che tu la raggiunga.
Buon viaggio verso di lei.
mercoledì 9 settembre 2015
Perché ti senti cattivo, perché ti senti cattiva.
Autore: Kathryn Chan. Licenza Creative Commons |
Per alcune il pensiero è più radicato, in altre meno, ma tutte sono danneggiate da questa visione.
Se sono cattivo in fondo non mi merito il bello, le cose buone della vita. Mi saboterò.
Forse farò cose cattive per convincermi dell'idea che sono cattivo, o forse voglio convincere gli altri di questo: se faccio così solleverò i miei genitori o i miei carnefici dalle mie accuse.
Perché davanti al carnefice, nella nostra innocenza potremmo aver pensato di ferirlo, o farlo sparire, eliminare. I bambini lo possono pensare, e possono temere poi il loro stesso pensiero.
(Odiare qualcuno che ami è lacerante, e così le parti che amano e che odiano si separano, si ignorano pur vivendo assieme e ogni relazione viene vissuta nella dualità: odio e amore, un momento l'uno e un momento l'altro, ma questo è un altra storia...).
I bambini crescono pensando di essere cattivi a causa della violenza che sentono in loro, quella violenza che accorre in loro aiuto per sopravvivere a un genitore violento (con le parole o le azioni).
Quella "violenza fondamentale", direbbe Bergeret, corre in aiuto dei deboli e degli impotenti davanti a sfide cruente, estreme (come un papà che picchia una madre, o un fratello...): però poi viene espressa - o repressa. Ma in entrambi i casi poi il bambino non si capacita dei propri pensieri, o delle proprie azioni.
Ma non è colpa sua: è un peso che i genitori gli hanno scaricato addosso impropriamente.
Così immagina quel bambino davanti alle scene di violenza e ingiustizia e digli: "non è colpa tua; non potevi farci nulla, era inevitabile odiare; semplicemente ammettilo al tuo carnefice che lo odi - e poi lascia quell'odio a lui. Da lui è nato, a lui può tornare".
Così sei finalmente libero, libero di essere buono.
Credere nella propria bontà fondamentale, come ci ricorda anche Chogyam Trungpa, è basilare per una vita felice.
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