sabato 25 giugno 2011

Ciò che uccide

Non è il dolore ma la solitudine,

non sono i ricordi ma nessuno a cui raccontarli,
non sono i sogni infranti, ma nessuno che li raccolga assieme a te.

Non è la colpa ma nessuno che ci dia la possibilità di assolverci da noi.
Non sono gli errori, ma nessuno che ci aspetti alla fine della strada sbagliata che abbiamo intrapreso.

Non è la vergogna, ma il non sapere a chi mostrare ciò che abbiamo nascosto per così tanto tempo.
Non sono i fallimenti, ma non vedere che c'è qualcuno che ci vuole bene nonostante essi.

Non sono le cose perse, ma l'assenza di qualcuno con cui trovarne altre.


Ma forse ha ragione Paul Tillich: la sensazione di essere soli può essere vinta soltanto da quelli che sanno sopportare la solitudine

E forse ha ragione anche Capossela (link cliccando sul titolo): anche per i soli esiste un paradiso...


sabato 18 giugno 2011

Non c'è niente di più spirituale dell'attaccamento

L'attaccamento è la realtà della vita, non il distacco.

La testa piena di pensieri, non la mente libera.
Il dolore, non la gioia.
La fine delle cose non la loro permanenza.
Le preoccupazioni, non la pace.

Davanti a queste realtà costruiamo castelli in aria.
Crediamo vere cose finte per non vedere.

Ci attacchiamo alle persone, al lavoro, agli interessi, alle cose della nostra vita.

E alla fine ci rendiamo conto di perdere ancora.

Un pò alla volta.
Tutto.

E nel perdere scopriamo una forza che prima non potevamo conoscere.

Una forza che sconvolge la vita, distrugge le illusioni, cambia qualcosa nel qui ed ora.

Una forza che toglie il sonno, asciuga le lacrime, spazza via i pensieri come una tempesta.
Un uragano che ci lascia senza respiro, senza protezioni, senza pace, senza possibilià di resa nè di lotta.

E alla fine, stremati, come naufraghi, ci ritroviamo su una spiaggia pronti a ricominciare un altra giornata.

Più leggeri di prima.

domenica 12 giugno 2011

La vergogna del dolore

Nascondiamo il nostro dolore agli occhi della gente.

Lo mascheriamo con i sorrisi o con splendidi progetti da condividere con gli altri.

Mettiamo il nostro dolore in cantina come da bambini ci veniva intimato di non dare troppi dispiaceri a mamma e papà piangendo.

Così ci disumanizziamo lentamente. Scompaiono compassione, empatia, capacità di provare emozioni, di amare.

PNL, psicofarmaci, lavoro, soldi, sesso, potere...

Cose che in altri contesti hanno un senso, vengono messi al servizio dell'EGO per permettergli di continuare la sua contorta storia: la storia in cui non si guarda al dolore che potrebbe farlo crollare.

L'essenza, libera dal peso del dolore liberato e dall'Ego nutrito da questa lotta contro il dolore, avrebbe spazio.

Troppo rivoluzionario, ancora oggi come 2000 anni fa....

giovedì 9 giugno 2011

Le mie sedute di respiro fino alla 4^

per oggi : )

D'ora in poi si potranno trovare gli indirizzi permanentemente sulla destra del blog.
Link sul titolo!

Buone sedute!

Alessandro

lunedì 6 giugno 2011

Uscire dal cortile

Ci possono essere dei momenti in cui nella vita ci sentiamo fuori posto, o fuori onda rispetto all'ambiente dove viviamo.

Forse aiuta pensare a quante volte ci siamo sentiti così da bambini, magari nell'angolo del cortile di una scuola o dell'asilo.

E poi improvvisamente arrivava una chiamata: poteva essere una maestra, o un amico che ci invitavano a giocare e lasciavamo in quell'angolo la tristezza per entrare nella gioia della nuova situazione.

Da adulti, anche se non ci sono più voci così amiche e così prossime, ci sono forse voci dentro di noi che ci invitano a entrare di nuovo nella vita a giocare.

Che importa se siamo restati nell'angolo un'ora, un anno o una vita.
Si entra nel gioco e tutto ricomincia da capo.

Esattamente dal punto in cui avevamo smesso di essere felici, per imparare nuovi modi di esserlo.

E quello che conta è sentire questa gioia crescere. Sentire che cresce, non che cresce effettivamente...

Sentirlo giorno dopo giorno. Anche se tra alti e bassi, e anche se questi bassi durano tanto, tantissimo tempo.

(le lacrime sono un modo e una possibilità per prepararsi a una gioia ancora più grande ...)

Allora, possiamo uscire dal nostro nascondiglio e correre di nuovo verso qualcuno, o qualcosa.

Alessandro

martedì 24 maggio 2011

Le azioni felici

Le azioni felici si fanno quando siamo felici e portano felicità.

Le azioni che facciamo per arrivare alla felicità a partire dalla tristezza portano alla tristezza, non alla felicità.

La felicità quindi è uno stato di partenza, non può essere uno stato di arrivo: pensando diversamente saremmo solo dei disperati che cercano qualcosa fuori di sè.

L'unico modo per stare nella felicità delle azioni, delle parole, delle scelte, è essere felici.

E tutto ciò che ci permette di entrare in stato felice, come la respirazione, la meditazione e il resto - che ci permette di stare anche nel dolore - di trasformarlo in amore -

questa è la vera azione che ci rende felici - la prima è più importante.

Quello che poi il mondo ci vede fare è solo una semplice conseguenza...

giovedì 28 aprile 2011

L'infanzia che torna sempre

Link ad una canzone cliccando sul titolo...

Leggendo il libro di Alice Miller resto colpito dalla semplicità e dalla potenza del suo approccio, basato sul recupero dell'infanzia a partire dalle emozioni del qui ed ora.

Qui ed ora siamo depressi, o tristi, o impotenti, o impauriti o tutte quelle emozioni che non vorremmo mai provare o che gli altri non vorrebbero mai provare.

Qui ed ora quelle emozioni proibite di cui sopra potrebbero essere di chi ci sta vicino a causa nostra.

Da questo qui ed ora possiamo tornare indietro alla nostra infanzia chiedendoci cosa di tutto ciò era già nostro a quell'età, e da chi l'abbiamo imparato, e chi ci ha trasmesso queste emozioni con le sue azioni od omissioni.

In questa ricerca infinita possiamo progressivamente riguadagnare la libertà, la vitalità e l'amore in un mondo che ha oramai dimenticato completamente i bambini - nelle memorie e nelle azioni.

Anche il nostro bambino, o la nostra bambina.
Da parte nostra...

Da ora, da qui possiamo finalmente rimediare, per noi, per il mondo, per i bambini.
E anche se il punto di partenza è una depressione, o un dolore che non ci dà tregua, che importa, quando la strada è diretta verso spazi così meravigliosi?

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...