I carnefici non vogliono che la vittima soffra, ma che sorrida.
E se non sorride che pensi che la sofferenza è normale.
E se non è normale che è colpa sua.
E se anche pensasse che c'è qualcuno che è la causa della sua sofferenza, che abbia la paura sufficiente per non protestare.
Ma se proprio deve protestare che lo faccia con violenza, cosicchè la violenza del carnefice, più avvezzo alla violenza, lo possa sconfiggere ancora.
E se sconfitto dovesse ancora manifestare il suo dolore dovrebbe sparire, perchè ciò che più teme il carnefice è il dolore che muto lo guarda da dentro chi fa soffrire.
Che lo guarda sapendo quello che il carnefice fa, sapendo che forse non ci sono reazioni possibili - non ancora - e che al momento c'è solo questo guardare che rivela il proprio dolore
e c'è la domanda PERCHE? che nemmeno nel processo di Kafka il protagonista riesce a fare - quella domanda che avrebbe potuto fermare forse l'esecuzione ... -
PERCHE?
E aspettare una risposta che non c'è.
Questo il carnefice non vuole: essere inchiodato dallo sguardo fermo della vittima davanti alla responsabilità di una risposta che non ha: PERCHE'?
Forse, se c'è una domanda che salverà la nostra umanità e quella del carnefice dal male sarà "PERCHE?"
detto con tutta la lucida, calma, profonda consapevolezza del male subito attimo per attimo...
Pensieri di Psicologia, Psicoterapia, Meditazione, Crescita personale; PNL, costellazioni familiari, formazione, respirazione circolare (o rebirthing, o vivation, o simili), ipnosi ericksoniana e tutto quello che vi viene in mente in proposito..
venerdì 29 luglio 2011
giovedì 21 luglio 2011
domenica 17 luglio 2011
Il bacio della strega
I no che dovremmo dire e non diciamo ci sviano dalla nostra strada, i si che dovremmo dire e non diciamo ci sviano dalla nostra strada.
Le domande che non facciamo ci avvelenano la vita, le proposte che non abbiamo il coraggio di fare ci piegano.
Non subito, un pò alla volta.
Così lentamente, da sembrare dolce, inavvertito.
E arriva la solitudine, inavvertitamente.
E si sopporta con insensibilità, con distrazioni, con rimpianti. Con piccole cose.
Un giorno però entra la luce, e si sente la solitudine della strada che ipnoticamente abbiamo percorso.
In quel giorno ci si sente soli e si cerca qualcuno. Non importa chi.
Se lo accettiamo, e lo facciamo senza attaccarci a chi ci dà la sua presenza, può essere l'inizio del risveglio.
Come dicono le parole di questa canzone...
Lonely day
Le domande che non facciamo ci avvelenano la vita, le proposte che non abbiamo il coraggio di fare ci piegano.
Non subito, un pò alla volta.
Così lentamente, da sembrare dolce, inavvertito.
E arriva la solitudine, inavvertitamente.
E si sopporta con insensibilità, con distrazioni, con rimpianti. Con piccole cose.
Un giorno però entra la luce, e si sente la solitudine della strada che ipnoticamente abbiamo percorso.
In quel giorno ci si sente soli e si cerca qualcuno. Non importa chi.
Se lo accettiamo, e lo facciamo senza attaccarci a chi ci dà la sua presenza, può essere l'inizio del risveglio.
Come dicono le parole di questa canzone...
Lonely day
sabato 9 luglio 2011
Il brivido che non c'è
Cerchiamo il brivio nella trasgressione,
lo cerchiamo nel pericolo,
nel sesso,
nelle parole che iponoticamente ci richiamano ai valori delle gererazioni più antiche: onore, e cose del genere...
cerchiamo il brivido nel bluff, nell'azzardo, nel tentare contro la sorte o contro ogni probabilità.
Ma il brivido più potente sta nell'esporsi senza difese con il cuore al cuore dell'altro,
così com'è - sano o malato - così com'è.
E lasciare che esca questo amore sempre trattenuto, timoroso, paranoico.
E dopo stare con le conseguenze,
e reggerle
e trovare le cure che servono
e guarire
e ricominciare in quache altro modo.
Questo è il vero brivido, un brivido che non finisce mai.
Tutto il resto sono imitazioni.
AD
lo cerchiamo nel pericolo,
nel sesso,
nelle parole che iponoticamente ci richiamano ai valori delle gererazioni più antiche: onore, e cose del genere...
cerchiamo il brivido nel bluff, nell'azzardo, nel tentare contro la sorte o contro ogni probabilità.
Ma il brivido più potente sta nell'esporsi senza difese con il cuore al cuore dell'altro,
così com'è - sano o malato - così com'è.
E lasciare che esca questo amore sempre trattenuto, timoroso, paranoico.
E dopo stare con le conseguenze,
e reggerle
e trovare le cure che servono
e guarire
e ricominciare in quache altro modo.
Questo è il vero brivido, un brivido che non finisce mai.
Tutto il resto sono imitazioni.
AD
sabato 25 giugno 2011
Ciò che uccide
Non è il dolore ma la solitudine,
non sono i ricordi ma nessuno a cui raccontarli,
non sono i sogni infranti, ma nessuno che li raccolga assieme a te.
Non è la colpa ma nessuno che ci dia la possibilità di assolverci da noi.
Non sono gli errori, ma nessuno che ci aspetti alla fine della strada sbagliata che abbiamo intrapreso.
Non è la vergogna, ma il non sapere a chi mostrare ciò che abbiamo nascosto per così tanto tempo.
Non sono i fallimenti, ma non vedere che c'è qualcuno che ci vuole bene nonostante essi.
Non sono le cose perse, ma l'assenza di qualcuno con cui trovarne altre.
non sono i ricordi ma nessuno a cui raccontarli,
non sono i sogni infranti, ma nessuno che li raccolga assieme a te.
Non è la colpa ma nessuno che ci dia la possibilità di assolverci da noi.
Non sono gli errori, ma nessuno che ci aspetti alla fine della strada sbagliata che abbiamo intrapreso.
Non è la vergogna, ma il non sapere a chi mostrare ciò che abbiamo nascosto per così tanto tempo.
Non sono i fallimenti, ma non vedere che c'è qualcuno che ci vuole bene nonostante essi.
Non sono le cose perse, ma l'assenza di qualcuno con cui trovarne altre.
Ma forse ha ragione Paul Tillich: la sensazione di essere soli può essere vinta soltanto da quelli che sanno sopportare la solitudine
E forse ha ragione anche Capossela (link cliccando sul titolo): anche per i soli esiste un paradiso...
sabato 18 giugno 2011
Non c'è niente di più spirituale dell'attaccamento
L'attaccamento è la realtà della vita, non il distacco.
La testa piena di pensieri, non la mente libera.
Il dolore, non la gioia.
La fine delle cose non la loro permanenza.
Le preoccupazioni, non la pace.
Davanti a queste realtà costruiamo castelli in aria.
Crediamo vere cose finte per non vedere.
Ci attacchiamo alle persone, al lavoro, agli interessi, alle cose della nostra vita.
E alla fine ci rendiamo conto di perdere ancora.
Un pò alla volta.
Tutto.
E nel perdere scopriamo una forza che prima non potevamo conoscere.
Una forza che sconvolge la vita, distrugge le illusioni, cambia qualcosa nel qui ed ora.
Una forza che toglie il sonno, asciuga le lacrime, spazza via i pensieri come una tempesta.
Un uragano che ci lascia senza respiro, senza protezioni, senza pace, senza possibilià di resa nè di lotta.
E alla fine, stremati, come naufraghi, ci ritroviamo su una spiaggia pronti a ricominciare un altra giornata.
Più leggeri di prima.
La testa piena di pensieri, non la mente libera.
Il dolore, non la gioia.
La fine delle cose non la loro permanenza.
Le preoccupazioni, non la pace.
Davanti a queste realtà costruiamo castelli in aria.
Crediamo vere cose finte per non vedere.
Ci attacchiamo alle persone, al lavoro, agli interessi, alle cose della nostra vita.
E alla fine ci rendiamo conto di perdere ancora.
Un pò alla volta.
Tutto.
E nel perdere scopriamo una forza che prima non potevamo conoscere.
Una forza che sconvolge la vita, distrugge le illusioni, cambia qualcosa nel qui ed ora.
Una forza che toglie il sonno, asciuga le lacrime, spazza via i pensieri come una tempesta.
Un uragano che ci lascia senza respiro, senza protezioni, senza pace, senza possibilià di resa nè di lotta.
E alla fine, stremati, come naufraghi, ci ritroviamo su una spiaggia pronti a ricominciare un altra giornata.
Più leggeri di prima.
domenica 12 giugno 2011
La vergogna del dolore
Nascondiamo il nostro dolore agli occhi della gente.
Lo mascheriamo con i sorrisi o con splendidi progetti da condividere con gli altri.
Mettiamo il nostro dolore in cantina come da bambini ci veniva intimato di non dare troppi dispiaceri a mamma e papà piangendo.
Così ci disumanizziamo lentamente. Scompaiono compassione, empatia, capacità di provare emozioni, di amare.
PNL, psicofarmaci, lavoro, soldi, sesso, potere...
Cose che in altri contesti hanno un senso, vengono messi al servizio dell'EGO per permettergli di continuare la sua contorta storia: la storia in cui non si guarda al dolore che potrebbe farlo crollare.
L'essenza, libera dal peso del dolore liberato e dall'Ego nutrito da questa lotta contro il dolore, avrebbe spazio.
Troppo rivoluzionario, ancora oggi come 2000 anni fa....
Lo mascheriamo con i sorrisi o con splendidi progetti da condividere con gli altri.
Mettiamo il nostro dolore in cantina come da bambini ci veniva intimato di non dare troppi dispiaceri a mamma e papà piangendo.
Così ci disumanizziamo lentamente. Scompaiono compassione, empatia, capacità di provare emozioni, di amare.
PNL, psicofarmaci, lavoro, soldi, sesso, potere...
Cose che in altri contesti hanno un senso, vengono messi al servizio dell'EGO per permettergli di continuare la sua contorta storia: la storia in cui non si guarda al dolore che potrebbe farlo crollare.
L'essenza, libera dal peso del dolore liberato e dall'Ego nutrito da questa lotta contro il dolore, avrebbe spazio.
Troppo rivoluzionario, ancora oggi come 2000 anni fa....
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