mercoledì 15 aprile 2015

Iniziare la meditazione

Che tutti gli esseri siano felici, sereni, in pace.


Che tutti gli esseri siano liberi da ogni ignoranza, 
da ogni avversione, 
da ogni attaccamento.

Che tutti gli esseri siano liberi da ogni dolore, 
da ogni sofferenza, 
da ogni dispiacere.

Che tutti gli esseri siano pieni di infinito amore profondo, 
di gioia per la gioia altrui, 
di compassione, 
di equanimità.

Che tutti gli esseri siano totalmente liberi.

Sadhu! Sadhu! sadhu!


martedì 14 aprile 2015

La paura di vivere

Non è che l'essere umano è fatto male,
o c'è un difetto di fabbrica,
o deve guarire qualcosa.

Si tratta solo di amore troppo grande da sostenere.

L'antidoto? 

Vai a trovare la persona per cui hai rinunciato a vivere 
(tua madre che non poteva essere contenta della tua contentezza perché era depressa,
o che non ti lasciava in pace perché aveva sempre bisogno di te) e dille.

"Questo peso non lo posso portare oltre,
per me è troppo, devo restituirtelo, solo tu puoi portarlo.

Forse in un atto di arroganza l'ho preso su di me, pensando di farcela,
ma ora riconosco che non ho il diritto di prenderti qualcosa che rende onore alla tua forza e speciale il tuo destino,
né posso trascurarmi al punto da rinunciare a questa cosa così breve che è la mia vita.

Dillo così, e senti che effetto ti fa.

La paura in fondo, è solo amore mal riposto, da piccoli.

1:dati foto: Categories: Canis lupus lupus at Diergaarde BlijdorpHugging animals
Hidden categories: CC-BY-SA-2.0Flickr images reviewed by File Upload Bot (Magnus Manske)Files uploaded by RussaviaPhotographs by Sander van der Wel


venerdì 6 febbraio 2015

Scegliere il nome di un bambino

Ecco alcune linee guida che potranno essere utili ai genitori in divenire. 

Evita di dare un nome di un familiare, cerca un nome che liberi le potenzialità del bambino, che lo liberi dai drammi della famiglia, dalle vostre nostalgie.
Un nome che guardando il bambino possiate vedere lui e solo lui, la sua parte più luminosa. 
Un nome che anche gli altri bambini sentendolo possano avere buone associazioni, lui stesso prima di tutto. 
Cercate per lui un nome che lo liberi anche dalle vostre ambizioni, dalle vostre sconfitte e dalle frustrazioni. Un nome che sia per lui una strada verso la vita, la fortuna, la felicità, l'amore. 
Un nome è una vibrazione, una impronta. Dategliela come una benedizione. 

Fonte immagine
Descrizione
Author:Walt Mills. Male Magnificent Frigate Bird, taken in Hondouras, November 2006
Data 6 febbraio 2007 (data di caricamento originaria)
Fonte Originally from en.wikipedia; description page is/was here.

Autore Original uploader was Waltmills at en.wikipedia

domenica 18 gennaio 2015

Siamo qua per imparare

Diciamo che dobbiamo imparare la fiducia,

mettiamo che questo è un insegnamento che dobbiamo imparare dalla vita precedente,

per ripristinare la situazione di partenza nasceremo in un certo ambiente che garantisce che erediteremo le stesse problematiche che non abbiamo risolto prima,

quindi nasceremo da una madre che non ha saputo darci "la base sicura" da cui poi esplorare il mondo e avremo paura costante di fare qualsiasi scelta.

Potremmo pensare che siamo stati sfortunati e che avremmo fatto scelte migliori se le nostre condizioni di base fossero state più felici.

Potremmo pensare però anche che forse non sono felici le situazioni di base perché abbiamo bisogno di imparare ad affrontare proprio quel tema lì,

per cui tutto ciò che ci porterà verso la calma - meditazione, psicoterapia, ipnosi, tecniche di rilassamento, ecc - non farà che portarci al compimento dello scopo di questa vita,

(almeno per quell'aspetto)

Quindi piuttosto che perdere tempo a piangere sul proprio destino, pensiamo a come faremo a risolvere quella situazione specifica.

Siamo qua per imparare a farlo in fondo.

(E per amare quello che stiamo facendo).


domenica 16 novembre 2014

La respirazione come strumento di gestione dello stress nei teatri operativi

Le tensioni derivanti da dinamiche nuove o particolarmente impegnative, possono essere gestite. L'esperto ci spiega come l'organismo può venirci incontro.

Articolo presente su http://www.dearmas.it/articolo.php?articolo=1 
Di Alessandro D’Orlando                                                                                                     24.03.2014

Nel proprio quotidiano, qualsivoglia performance particolarmente impegnativa sul piano mentale o fisico, soprattutto qualsiasi situazione che ha un significato importante a livello personale/professionale, provoca uno stato d’ansia che è “preparatorio” alla sfida che ci attende. Questo stato d’ansia se è troppo basso, determina prestazioni scadenti, ma lo stesso effetto ha anche uno stato d’ansia eccessivo (il cosiddetto distress, o “stress cattivo”). Sulla base di quanto appena illustrato, il livello di tensione dovrebbe quindi essere nel giusto range (parliamo così di eustress, o “stress buono”). Moltissime sono le situazioni quotidiane stressanti: dall’esame scolastico all’incontro per un nuovo impiego, fino alla prestazione sportiva o al cambiamento legato alle proprie abitudini. 
Negli ambienti dove si modificano ritmi, vengono stravolte le abitudini e il contesto sociale e ambientale crea situazioni che allontanano fortemente l’individuo dalla sua quotidianità, i livelli di stress sono ancora più alti e portano facilmente a livelli di distress: è il caso dei professionisti impiegati nelle aree di crisi, dagli operatori delle NGO (Non-Governmental Organization), delle IO (International Organization), operatori dell’informazione, fino ai militari in missione fuori-area. In poche parole: gli attori impiegati in teatri operativi. Per ovvi motivi di opportunità, concentreremo l’attenzione in particolare sulla figura dei militari, che pur essendo soggetti a specifici addestramenti (mirati non solo ad acquisire le tecniche e le competenze, ma anche una buona capacità di gestione delle criticità), non sono totalmente immuni a diversi fattori che possono incidere notevolmente sul livello di stress.
Tra i fattori, sul piano fisico ci sono: il territorio, che può portare a una pressione a causa del repentino cambiamento climatico, soprattutto in luoghi proibitivi come l’Afghanistan; l’altitudine (come nel caso dell’installazione di Herat); l’aria densa di polveri o l’alimentazione, che favoriscono in alcuni casi disturbi gastrointestinali e congiuntiviti. Sul piano mentale ed emotivo: il costante stato di pericolo (che può essere amplificato tramite l’immaginazione dei possibili scenari che possono comparire l’ora, il giorno, la settimana successiva, e da un possibile senso d’impotenza davanti a situazioni ipotetiche e di non semplice sostenibilità); episodi critici occorsi non solo a sé stessi ma anche ai colleghi, come incidenti o attacchi; stanchezza per i turni estenuanti; la lontananza dai propri affetti sul lungo periodo. Infine, insicurezze, pregressi emotivi non felici, ricordi spiacevoli, problematiche di salute possono aumentare il livello di vulnerabilità soggettivo.
Le conseguenze dello stress possono essere innumerevoli: stati mentali che aumentano l’imprecisione nelle operazioni ed espongono a inutili rischi; conflitti con i proprio colleghi e la propria squadra di riferimento innanzitutto, e in secondo tempo anche su familiari; disturbi legati al sonno o all’appetito, fino alle forme più gravi quali ad esempio la depressione, i disturbi organici e i sintomi tipici susseguenti ad episodi traumatici importanti come il Disturbo da Stress Post Traumatico. Uno degli effetti immediati dell’incremento del livello di stress, immediatamente identificabile e più facilmente monitorabile, è la riduzione della respirazione e conseguentemente un rapido deterioramento psicofisico: questo è il motivo per cui le tecniche di respirazione possono essere molto utili.
La pratica della respirazione consapevole ad esempio, prevedendo un’attenzione costante al respiro e alle sensazioni a esso collegate, consente lo sviluppo della “propriocezione” (percezione di se stessi): è posta così la base della capacità di monitorare il proprio stato psicofisico con precisione. La capacità di avere la corretta percezione, istante per istante, delle proprie condizioni fisiche (es. livello di ossigenazione o tensioni muscolari inutili), emozionali (tipo di emozioni provate e intensità), mentali (grado di concentrazione e di attenzione) è la premessa fondamentale per un’adeguata capacità di risposta nel “qui e ora” a quello che la situazione richiede.
Oltre a incrementare la presenza mentale, la pratica della respirazione addestra al ritiro dei sensi dall’esterno e dalle attività spesso incessanti e febbrili della mente – passaggio molto importante per giungere a stati di rilassamento rigeneranti a dispetto di eventuali stressors esterni o interni (dolori fisici, immagini o pensieri disturbanti). Testimoniano l’efficacia della pratica anni e secoli di utilizzo dello strumento all’interno delle arti marziali delle origini, dove non bastava la conoscenza tecnica dei gesti o delle armi: occorreva una presenza mentale, una capacità di risposta davanti alle situazioni più angoscianti, che poteva essere adeguatamente sviluppata solo addestrando la mente a “svuotarsi”, per esempio focalizzando l’attenzione sul respiro.
Oltre a questi vantaggi rispetto alla gestione dello stress, alla consapevolezza di sé e alla presenza mentale, ne abbiamo altri dalla pratica del respiro consapevole lento e profondo:
livello fisico migliora l’eliminazione tossinica e lo scambio ionico con l’ambiente esterno, consentendo così di recuperare in tempi più ridotti eventuali perdite energetiche; inoltre, l’alcalinizzazione del sangue contrasta in modo benefico l’acidificazione a cui siamo sottoposti a causa dell’alimentazione errata e un accumulo tossinico.
livello emotivo permette di rilasciare le tensioni, accumulate nelle parziali apnee a cui ricorriamo inconsciamente per bloccare un dolore fisico, emotivo o una immagine o pensiero dolorosi (ad esempio, quando si contrare il respiro per non sentire un colpo al ginocchio). Se vi soffermate ora sul vostro respiro, mentre state leggendo queste righe, potrete notare il suo ritmo e la profondità  (e potreste ripetere questo piccolo test domani notando come cambiano i parametri osservati in base al contesto). Potrete quindi scoprire come in situazioni di tensione il respiro diventa più corto e lento, e all’opposto in momenti di tranquillità diventa più lento e profondo.
livello mentale, l’aumento dell’ossigenazione consente di migliorare la memoria e la concentrazione, prime vittime delle apnee respiratorie. L’attenzione dedicata al respiro porta inoltre a uno stato mentale di maggiore calma e tranquillità e non a caso è questa la più antica pratica di rilassamento/meditazione che l’umanità conosca, a partire dalle tecniche yogiche (che riguardano lo Yoga n.d.r.) dell’India datate 5000 anni.
Riassumendo, il primo segnale di stress importante è la riduzione del respiro: attuata in modo inconscio per non percepire stimoli spiacevoli, nel tempo porta a un deterioramento della qualità del sangue, dello stato mentale e della condizione psicofisica in generale. Questa situazione può essere contrastata efficacemente addestrando l’abilità di portare consapevolmente l’attenzione al respiro e rendendolo più lento e profondo.
In teatro operativo, è possibile addestrare questa capacità praticando tecniche molto semplici ed efficaci. Ad esempio ritagliandosi cinque minuti, stando seduti in ufficio (sedendo con la schiena dritta, a occhi chiusi, in ambiente ben areato); oppure all’aperto, stando in piedi o seduti, sempre a occhi chiusi; oppure in camera prima di dormire, distesi sul letto. 
Con il tempo, con la pratica, sarà possibile portare l’attenzione al proprio respiro a occhi aperti, durante le attività della giornata e si potranno notare i vantaggi sul piano psicofisico e del proprio comportamento (migliorato e maggiormente controllato). Il “respiro consapevole” è quindi un alleato prezioso nel mantenere il giusto livello di stress e garantire, con pochissimo dispendio di energie, una migliore qualità della vita.
  
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Alessandro D'Orlando, è psicologo clinico e psicoterapeuta ad indirizzo gestaltico. Membro dell’Associazione EMDR - Eye Movement Desensitization and Reprocessing - Italia, consulente aziendale e formatore, conduttore di gruppi di crescita personale; autore del libro “Intelligenza Emotiva e Respiro”, ed. Amrita, 2007 e dell’audio libro “La magia del respiro circolare”, ed. Good Mood, 2014. Per informazioni: alessandro.dorlando@gmail.com

martedì 4 novembre 2014

Preghiera che guarisce dalle ferite affettive

Che tu possa essere felice,
se anche per farlo devi mentire,
o tradire,
o comportarti male,

che tu possa essere felice,
perché la felicità è la luce che guarisce il male fatto e anche quello che potremmo fare in futuro.

Solo le persone infelici mentono, tradiscono e si comportano male, perciò che tu possa trovare la tua felicità - farai felice te, il mondo e - anche se ancora non lo capisco - anche me.

Nella felicità sarò libero dal peso di renderti infelice,

e mi darai l'opportunità di darti qualcosa di importante, ossia la sincera contentezza per la tua felicità.

Mi darai l'opportunità di liberarmi dal desiderio di possesso, dalla paura della solitudine, dal senso di essere sbagliato, dai brutti ricordi di un passato dove non c'eri e che rivivono nella solitudine del presente.

Mi darai l'opportunità di immaginare cosa mi ha tormentato così tanto nel passato, e essere contento per te, libero dalla preoccupazione per il mio piccolo destino e il mio misero ego.

Che tu possa essere felice, e per il fatto stesso di sentirlo capisco che sono guarito non solo dalla sofferenza, ma anche dall'attaccamento.

Che io possa sentire l'abbandono, il rifiuto e il giudizio ancora un milione di volte, fino a che non sia finalmente libero dalla paura di questi fantasmi.

Che io possa sentire la solitudine e l'angoscia ancora un miliardo di volte, fino a che non avrò una compassione così grande per me e per chi prova queste sofferenze, da sentirmi come il sole, forte e equanime, luminoso e caldo.

E grazie per questa preziosa occasione di capire queste importanti lezioni.




giovedì 21 agosto 2014

Nessun animale può vivere in cattività - nemmeno l'uomo

Author w:en:User:Grant985,
Creative
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Orche che mangiano addestratori,
delfini che attaccano l'uomo,
cani che impazziscono,
leoni che cadono in depressione
e panda che smettono di riprodursi.

L'effetto del controllo e della razionalità senza amore e attenzione sono la depressione e la morte di ogni essere vivente.

Anche dell'essere umano.

Il primo atto di liberazione nell'uomo è la meditazione.

Lì non siamo più schiavi di nulla - siamo faccia a faccia con la paura e l'Ego suo figlio.

Siamo faccia a faccia con le radici del male che vediamo nel mondo.

Siamo a un passo solo dalla liberazione.

Un giorno salteremo liberi - quando l'Ego saprà che siamo pronti per la libertà
Quando sentirà che non abbiamo più paura.

Finirà la cattività per noi e per chi ci sta vicino e per chi dipende da noi.








Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...