giovedì 9 aprile 2009

L’amore della coppia

L’amore della coppia

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Inserito da Redazione sabato 19 luglio 2008

L’amore nella coppia

Sentire il proprio cuore,

in un silenzio oscuro, lontano dalla fretta e dalla confusione.

Decidere di seguirlo per una strada che non ha mai ritorno.

Sapere che tutto ciò che si 'rischia' del proprio cuore e della propria vita potrebbe essere perso in un istante. Per uno qualsiasi degli infiniti motivi.

Avere la certezza che l’impresa è disperata: il tempo o la morte, l’Altro o il Mondo, annullerà tutto con un colpo di mano improvviso.

E che non ci sarà allora una dolce colpa da cercare, come non ha colpe il Destino.

Sapere di essere comunque soli con il proprio dolore per la perdita e il fallimento. E reggerlo senza cadere nel cinismo e nella chiusura. Rialzarsi, scrollarsi la polvere di dosso e ricominciare.

E nonostante tutto aspettare ancora, ascoltare, camminare giorno dopo giorno fedeli a quello che si sente interiormente e che non è scosso dal dolore che comunque accompagna la ricerca.

Alla fine forse c’è un premio, come nelle parole di questo filosofo francese.

E forse il premio sta già nell’impegno per un’impresa ai limiti dell’assurdo.

Alessandro D'Orlando

ballerini

tratto da Lettre à D. Histoire d’un amour,

di Andrè Gorz

Non voglio più, secondo la formula di Georges Bataille, “rimandare l’esistenza a più tardi”. Sono attento alla tua presenza come ai nostri inizi e mi piacerebbe fartelo sentire. Mi hai dato tutta la tua vita e tutto di te; vorrei poterti dare tutto di me durante il tempo che ci resta. Hai appena compiuto 82 anni. Sei sempre bella, elegante e desiderabile. Viviamo insieme da cinquantotto anni e ti amo più che mai. Recentemente mi sono innamorato ancora una volta di te e porto in me un vuoto divorante che riempie solo il tuo corpo stretto contro il mio. La notte vedo talvolta il profilo di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un feretro. Quest’uomo sono io. Il feretro ti porta via. Non voglio assistere alla tua cremazione: non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri… Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. A ognuno di noi due piacerebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una seconda vita, vorremmo passarla insieme.




martedì 7 aprile 2009

Il modo giusto di fare le cose



Spesso mi chiedo se esista un modo giusto di fare le cose...

qualsiasi cosa.

Poi penso al fatto che ci sono tante tecniche per questo.

Tecniche per persuadere, per convicere, per motivarsi, per contrattare, per gestire lo stress...

Ma quando mi chiedo "A che serve?" resto senza parole.

Mi rendo conto che la domanda finale resta sempre elusa, il confine viene spostato in avanti, la fine delle cose è solo rimandata.

Alla fine faremo sempre errori, ci chiederemo sempre "E se... ", avremo sempre dei rimpianti pagheremo per i nostri fallimenti. Avremo sempre una colpa.

La domanda forse che viene prima del "Come faccio a..." è "Posso reggere alla colpa di non farcela?".

Posso volermi bene anche se sono così come sono?

Anche se non dovessi cambiare mai?

Allora non avremmo così bisogno delle tecniche: probabilmente ci giocheremmo, faremmo più a modo nostro, ci daremmo il permesso di sbagliare, come c'è scritto in questa poesia ( di cui non sono riuscito a individuare l'autore in maniera univoca):

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igenico.

Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.

Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.

Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

Una testimonianza sul respiro



Ho incontrato il Respiro circolare alcuni mesi fa e non sapevo di cosa si trattasse con precisione.

Sono sempre stata una persona scettica, dubbiosa soprattutto verso le novità, credevo di andare a degli incontri dove ti “insegnano” delle tecniche per respirare in modo diverso rispetto a quello che facciamo tutti i giorni, per poter riuscire a rilassarti, a stare meglio: devo dire che non è andata proprio così.

Il respiro circolare è stato per me qualcosa di diverso e quello che ho capito e, che fin ora mi ha dato, è un insieme di sensazioni/scoperte ancora parziali, che probabilmente non ho ancora ben chiare, che hanno sicuramente bisogno di maturare, ma che voglio condividere.

La prima cosa che ho appreso è stata la fiducia: fiducia nel lasciare che il respiro lavori per me e, a poco a poco, permetta di rendere visibili lati del mio carattere, del modo con cui ho fin ora affrontato la vita, a me sconosciuti.

Altro aspetto, non meno importante, è stato il non giudicare quello che il respiro faceva venire alla luce ma solo guardalo, osservarlo per quello che e basta.

Quello che ci accade è nel momento presente (qui e ora) è solo questo il tempo che viviamo, che possiamo osservare ed eventualmente modificare.

La vita non è qualcosa di statico, di immutato, di ripetitivo. Siamo noi i primi ed unici che possiamo modificare il suo corso, solo però se lo vogliamo.

Concludendo posso dire che ad oggi il respiro mi ha permesso di :

prendere contatto con una parte di me sconosciuta, inesplorata e nella quale spesso non voglio guardare per paura o perché quello che vedo non mi piace;

avere una maggiore consapevolezza del valore che ho sia per me, sia per le persone che ho attorno e che incontro quotidianamente;

avere un atteggiamento di distacco (non passività) dalle situazioni che accadono, riuscendo a farmi scivolare addosso le cose, per cui vedo quello che accade, lo osservo per quello che è, senza giudizio alcuno;

avere un sentimento di gratitudine verso la vita e per quello che mi ha e sta donando.

Non riesco a vedere e vivere questo continuamente durante la giornata, ci sono ancora momenti di sfiducia, di malinconia, di paura, di rabbia e sono consapevole che il lavoro non è assolutamente terminato, ma sono fiduciosa dei cambiamenti che stanno e possono ancora avvenire per cui in questo momento mi sento solo di dire grazie al Respiro.

(Una partecipante....)

domenica 5 aprile 2009

Sperare fa male

Come sarebbe la tua vita se non ci fosse più la speranza?
Senza la speranza che avremo cibi sani, senza ogm. Un'energia pulita e un ambiente pulito.
Senza la speranza che avremo un giorno la libertà di sapere cosa effettivamente accade intorno a noi, in cui ciò che ci viene detto e scritto e urlato è sincero e disinteressato.
Senza la speranza che nella tua vita qualcosa un giorno cambierà in meglio, che non dovrai più soffrire per i tuoi errori e per i tuoi difetti e le tue mancanze. O per gli errori, e difetti e le mancanze di chi ami o ti sta vicino.
Senza la speranza che la vita domani potrà andare meglio di oggi...
Stare al mondo senza speranza ...
... e allora il mondo ti viene incontro così com'è, esattamente così com'è. Non c'è più il tempo per cambiarlo, per immaginarlo diverso... il mondo e tu in esso emergete alla coscienza così come siete, senza più un movimento nel futuro in cui può esserci un'immagine di ciò che vuoi, o di ciò che temi, ma mai la realtà delle cose.
Forse c'è un grande dolore in questo, il dolore della coscienza che si risveglia da un lungo sonno e che scopre cosa è stato lasciato da troppo tempo in disordine, ma oltre il dolore c'è qualcosa di estremamente importante.
C'è la forza che viene dal crollo delle illusioni, e una grande energia mentale che sa guardare con attenzione e quello che c'è nel qui ed ora.
Da qui si può ricominciare. Soli. Lucidi. Impersonali.
E accade ogni volta, in ogni situazione dove perdiamo la Speranza e restiamo nella Presenza di ciò che c'è.
Forse, vivere senza la speranza è meglio.
Alessandro D'Orlando.

Hamer e l’unità corpo-mente

Non ho trovato fino ad ora nessuna visione della salute e della malattia così ben fatta come quella di Hamer e me ne sono innamorato per tutta una serie di motivi:
a) perché unisce due dimensioni fino ad ora considerate come separate: mente e corpo;
b) trova una correlazione sempre più spesso verificata tra conflitto vissuto dalla persona, area del cervello che si attiva e tessuto del corpo interessato.
c) La sua visione ribalta per molti aspetti la visione medica odierna: si tratta cioè di un nuovo paradigma scientifico, come direbbe il filosofo della scienza Khun: cioè non è conciliabile con altri paradigmi, non può essere capito dall’interno di un paradigma e per affermarsi richiede tempo ed una nuova generazione che lo sposi e la naturale scomparsa dell’establishment che difende il vecchio paradigma dalle posizioni dominanti raggiunte.
d) Rimette al centro del discorso l’essere umano dal punto di vista biologico: si torna cioè a fare i conti con le leggi biologiche dell’organismo, le quali portano alle cosiddette "malattie" le quali sono errori solo nel paradigma oggi dominante che considera sbagliato ciò che non capisce – vecchia abitudine umana.
Ma la visione di Hamer su cosa si basa? Sulle sue 5 leggi biologiche:
1) Un evento improvviso, inaspettato ed vissuto intensamente porta ad una attivazione non solo psichica, ma anche neurologica, in un’area specifica del cervello a seconda del tipo di conflitto, e tessutale a carico dell’organismo.
Tale visione permette di spiegare meglio perché lo stress e gli eventi che ci accadono a casa o sul lavoro possono avere degli effetti molto specifici sul nostro corpo, e non sempre piacevoli.
2) L’attivazione segue un percorso bifasico: in fase di confitto, l’organismo è in una situazione di simpaticotonia permanente e in fase di risoluzione del conflitto in una fase di vagotonia consistente, la quale, prima di cessare, è interrotta da un breve ma acuto momento di simpaticotonia – la crisi epilettoide di Hamer, che può essere una crisi epilettica ma anche una perdita di tessuto o altri fenomeni non sempre evidenti e percepibili chiaramente.
3) A seconda del tipo di tessuto embrionale interessato, avremo sostanzialmente due tipi diversi e speculari di reazione. Tutti i nostri tessuti derivano da tre foglietti embrionali: l’endoderma, il mesoderma e l’ectoderma. A puro titolo indicativo e non esaustivo l’endoderma dell’embrione dà origine al ponte cerebrale, alle ghiandole e a gran parte degli organi interni (pancreas, fegato, stomaco, alveoli polmonari…). Il mesoderma in parte dà origine al cervelletto, alle ghiandole mammarie, alla pleura, al pericardio…. L’altra parte del mesoderma dà origine al midollo cerebrale, allo scheletro, ai muscoli… L’ectoderma dà origine invece alla corteccia cerebrale, alla pelle, ai tessuti di rivestimento di molti vasi interni e della parte iniziale degli orifizi corporei…. Quando un conflitto coinvolge un relè cerebrale dell’endoderma e del mesoderma cerebellare, durante la fase di Conflitto Attivo (CA) avremo una proliferazione cellulare e durante la fase di vagotonia (VA) una degenerazione cellulare o un incapsulamento del tessuto in eccesso. Viceversa per un conflitto che attiva un relè del mesoderma del midollo cerebrale o della corteccia (dell’ectoderma): in CA avremo un assottigliamento del tessuto ed in VA avremo una ricostruzione di tessuto.
È in VA che di solito si notano dei problemi di salute: stanchezza, sonnolenza, febbre, dolore, rigidità e gonfiore sono caratteristiche di questa fase.
Inoltre in VA abbiamo due eventi di rilievo: un edema nella zona del relè cerebrale che in CA era iperattivo e la crisi epilettoide. Entrambi gli aspetti, se non controllati, possono essere in certi casi molto pericolosi – specie per CA trascinati per lungo tempo e per conflitti che prevedono nella crisi epilettoide sintomi significativi.
4) I microrganismi, lungo dall’essere un nemico per il corpo, lo sostengono nella fase di riparazione/risoluzione in VA: i virus ed i batteri servono a ricostruire i tessuti in VA per l’ectoderma – i virus - ed per il mesoderma evoluto – batteri. I micobatteri (per es. la TBC) e i funghi servono in VA per digerire i tessuti sviluppatisi in CA e controllati dai relè del mesoderma cerebellare - micobatteri – e dell’endoderma – funghi.
5) L’ultima legge biologica dice che ogni Programma che inizia da un conflitto ha un senso Biologico specifico. Tale programma va sempre nella direzione di un adattamento dell’individuo all’ambiente o nel senso di assicurare comunque la sopravvivenza della specie.
Un esempio banale?
La congiuntivite è la fase di VA di un conflitto legato al perdere di vista qualcuno. Nella congiuntivite il senso biologico è quello che si perde di vista qualcuno che può essere dimenticato con più facilità nella fase di CA = assottigliamento della congiuntiva. In VA la persona persa di vista ritorna e il tessuto può essere riparato.
Queste 5 leggi permetterebbero di inquadrare tutto ciò che accade ad un organismo: dai foruncoli alle malattie considerate "gravi" fisiche o mentali, con ben altri modi di affrontarle… senza considerare il capovolgimento di molte idee del paradigma dominante su virus, batteri, funghi e molto altro ancora …..
Lungi dall’essere il sottoscritto un esperto sull’argomento, il mio intento in questo articolo è solo quello di portare all’attenzione generale un argomento importante e di cui si parla troppo, troppo, troppo poco e la cui conoscenza può fare, veramente, la differenza nella propria vita.
Alla prossima
Alessandro D’Orlando
Psicologo e psicoterapeuta in formazione in Psicologia della Gestalt
formatore e consulente aziendale
training triennale in costellazioni familiari e sistemiche di Hellinger
Riferimenti:
www.centrodelrespiro.com
www.keyperforming.com

MALE E BENE

Non è possibile trovare la forza di seguire il Bene se non si riesce a guardare il Male.
Solo nella misura in cui si riesce a sostenere la vista del Male diventa possibile lottare per il Bene.
Forse è tutta qui la spiritualità del respiro: ti fa percepire il male dentro e fuori di te, apre dei canali sottili e ti dà la chiarezza per sentire il dolore degli altri, la voce di chi non può parlare, ciò che è vero oltre le mille bugie di massa nelle notizie e nelle immagini che ci rovesciano addosso ogni giorno mille persone impaurite.
E una volta che senti qualcosa, dentro di te non puoi fare a meno di prenderti cura di esso. Trovi la forza per farlo, cambia qualcosa in te, scopri risorse che non avevi, anche il cuore ricomincia a battere, rinunci a cose che non pensavi di poter abbandonare, trovi un significato in quello che fai che ti appaga e ti salva anche dal delirio dell'ego di sentirsi qualcuno solo se lotta contro qualcosa...
Ma è una lotta per il bene, l'ego non c'entra più, e dietro c'è questa chiara visione del male - per quanto difficile possa essere guardarlo, sentirlo...
E come non c'è limite al male in questo pianeta, non c'è limite alle porte della percezione e alla forza del bene e al Servizio che possiamo rendergli.
E alla fine se per controllare un essere umano servono ore di televisione, e per risvegliarlo basta una parola al momento giusto, allora su questo pianeta c'è ancora speranza.
In questo credo.
Alessandro D'Orlando

VITA & CORSI

Probabilmente hanno ragione: ma i corsi semplicemente preparano ad affrontare meglio la vita, perdendo meno tempo nei fallimenti e trovando altre risorse dentro di sè prima che le tempeste della vita mettano irrimediabilmente, come a volte accade, alle strette.
Uno dei miei insegnanti dice anche che la teoria e l'esperienza sono come la padella e il suo manico.
Una padella senza manico non serve a molto, perchè puoi cuocerci qualcosa, ma senza cura nè grandi possibilità di intervento e modulazione del processo di cottura. Viceversa, il manico senza padella è solo un pezzo di ferro inutile.
Si può vivere senza fare corsi, ma è una vita le cui prospettive sono inevitabilmente più ristrette, sia rispetto al mondo fuori che rispetto al mondo dentro....

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...