domenica 19 aprile 2009

Radici e frutti

Radici e frutti

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Inserito da Redazione lunedì 1 settembre 2008

Spesso mi sono chiesto a cosa servono i sogni: averli o no? Indeboliscono o rafforzano?

Oggi sento che i sogni sono come una guida: rappresentano ciò che sono i nostri desideri più profondi.

Non seguirli significherebbe perdere l'esperienza di vivere in maniera coerente ciò che si è. Un sogno che si manifesta come sciocco dopo un lungo viaggio è meglio di un sogno mai vissuto.

E meglio del sogno sciocco è il sogno che nasce dalla meditazione, dal raccoglimento in se stessi e dalla percezione della vita nella sua interezza - la nascita, la morte, la vecchiaia, la malattia, la sfortuna, il Male e il Bene, l'Amore e la Perdita.

Allora il sogno può essere al servizio della vita.

Vivere solo di sogni e della propria preziosa unicità porta alla follia, al delirio e alle allucinazioni: è un misero ritiro narcisistico, verso la psicosi, direbbe Erich Fromm.

Vivere a contatto della realtà esterna senza percepire la propria preziosa unicità porta all'alienazione: tutto si riduce a semplici oggetti senza significato, come nel libro La Nausea di Sartre (1).

Allora diamoci l'occasione di sognare, ma ancoriamo i sogni alla terra con il raccoglimento: allora siamo un albero con una grande chioma, ma anche con delle fortiradici che possono sostenere questa chioma.

O la chioma (i sogni) potrebbero far crollare l'albero, così come le radici senza frutto non servirebbero alla Vita....

Alessandro D'Orlando

(1) che per S. Grof, scopritore della respirazione olotropica, è rimasto incastrato in una esprienza perinatale di base del II tipo, durante la nascita e il percorso lungo il canale del parto... - v. Psicologia del Futuro, ed. red 2000.

Quanto vale il cuore di un essere umano?

Quanto vale il cuore di un essere umano?

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Inserito da Redazione giovedì 28 agosto 2008

Se le cose sono al servizio del Cuore,

allora non c'è limite al prezzo per un Cuore puro.

La vita stessa, e tutto ciò che ci sta in mezzo, prima e dopo il nulla.

O, per chi ci crede, più vite: lunghissime, o brevissime.

E dentro una vita: soldi, lavoro, carriere e relazioni, ricchezza e miseria, salute e malattia, vittorie e sconfitte, dolori continui e gioie che struggono.

Tutto per arrivare alla fine ad un Cuore che ricomincia a sentire, e non ha paura di questo sentire, seguendolo per le strade più impervie.

Se le cose fossero al servizio del Cuore.

(Ma se anche fosse l'incontrario, anche così renderebbero il loro più nascosto, doloroso e ancora una volta prezioso insegnamento).

Alessandro D'Orlando

martedì 14 aprile 2009

La tua Vision è sana?
















Avere una Vison del proprio futuro, per esempio tra 15 anni, vedere la propria vita in retrospettiva a partire da quell’ipotetico punto nel futuro, ritornare al presente e controllare lo stato di avanzamento verso il proprio obiettivo nella vita,,,, sono tutte operazioni vitali per puntare sul positivo, sulle proprie risorse e accrescere la propria qualità di vita….

C’è solo un problema: da dove nasce la Vision? Dal carattere o dall’essenza? O meglio: in che percentuale il carattere influisce sulla propria progettualità – visto che è impossibile vivere senza carattere!

Mi spiego meglio: per carattere intendo quell’insieme di automatismi mentali, emotivi e di comportamento così come sono descritti da C. Naranjo nel libro “Carattere e Nevrosi”. Essendo meccanismi formatisi entro i primi sei anni di vita, difficilmente una persona pensa che quel suo modo di vedere e di vivere la vita sia non qualcosa di personale e originale ma in gran parte descrivibile in un modello tramandato da generazioni di ricercatori nel campo dell’anima e della crescita umana.
Così avremo ad esempio Vision di un carattere tipo Uno condizionate dalla sua ricerca della perfezione – ossessione a livello mentale - e della repressione degli errori -attraverso impulsi di rabbia “congelata”, che si esprime ad esempio con il disprezzo per le imperfezioni altrui ed un senso di superiorità legata alla propria diligenza, precisione, rispetto delle regole….
Avremo Vision di un Due, in cui l’orgoglio - fissazione emotiva - e la ricerca della dimostrazione dei propri talenti e della propria “abbondanza” - fissazione a livello mentale - portano alla possibile rappresentazione di un mondo dove gli altri non potranno che apprezzare i propri talenti e capacità speciali.
La Vision di un Tre invece sarà forse quella di chi vuole agire in maniera da essere sempre più efficiente, efficace, prestante, così come impongono la fissazione emotiva - la vanità- e la fissazione mentale – l’arte del trasformismo finalizzato al compiacere ed al successo-.
La Vision di un Quattro invece sarà forse inficiata dalle tendenze masochistiche che portano a livello mentale a vedere solo le cose che non vanno e a livello emotivo a sentire soprattutto il proprio dolore per un passato che spesso è oggettivamente di sofferenza.
La Vision di un Cinque potrà invece essere legata alla ricerca di isolamento - a livello mentale - e alla voglia di risparmiare le proprie energie - l’”avarizia” sul piano affettivo è la fissazione di questo enneatipo.
La Vision del Sei sarà invece frutto della sua paura – fissazione emotiva – e della sua ricerca di sicurezza – fissazione a livello mentale?
La Vision di un Sette sarà condizionata dalla sua ricerca di piaceri costante – la gola sul piano emotivo – e la sua tendenza a non prendersi responsabilità e a mentire a sé stesso e agli altri – la fraudolenza sul piano mentale?
La Vision di un Otto sarà influenzata dalla sua ricerca di potere – sul piano mentale – e dalla sua passione per gli eccessi – sul piano emozionale?
La Vision di un Nove sarà invece frutto di della sua indolenza psichica o “il non farsi troppe domande” – a livello emotivo è la sua fissazione – e dalla sua capacità di mantenere lo status quo – a livello mentale?
Quanto Carattere c’è in chi persegue obiettivi di denaro, potere, bellezza, successo, carriera….? Quanto tempo ed energie si possono sprecare per fare questo? Anni? Per poi scoprire che non era lì che si voleva veramente?
Infatti il problema del carattere è che è l’essenza della nevrosi, che Hellinger definisce anche come un “movimento a cerchio” che una persona compie quando sta per avvicinarsi ad un’altra persona: invece di proseguire e completare il contatto ritorna indietro e ricomincia da capo, come nel primo movimento verso la persona amata(spesso la madre): così nessun contatto umano è mai completamente appagante, nessuna strada è mai completamente buona per sé stessi, niente di ciò che si vive a livello di lavoro e affetti scalda il cuore e arriva nell’essenza.
Così il carattere impone una soluzione che Watzlawick definirebbe “come prima più di prima”: più perfezione, più dimostrazione di sé, più successo, più potere e così via, nell’illusione che sarà questo ad avvicinarci al senso della vita, e non quell’ultimo, sacro passo verso il cuore di chi abbiamo davanti.
Quell’ultimo passo, come farlo, è troppo doloroso: risveglia l’antica ferita – “la ferita dei non amati” direbbe Scehllenbaum nel suo omonimo e famoso libro.
Toccare qualcosa di cui si aveva nostalgia profonda, qualcosa che non è stato vissuto abbastanza nel proprio passato, la vita che si è persa senza questo regalo, comporta la capacità di affrontare la disperazione, il senso di vuoto, di impotenza, di terrore, di inutilità… E da soli non si può fare questo.
Non lo si può fare nemmeno lavorando solo per obiettivi: l’amore non è un qualcosa che c’è nel futuro e basta. Non è qualcosa che si può ottenere, né qualcosa per cui lottare: l’amore è nel presente, è ciò che dà senso alle nostre scelte di vita, è ciò che ci circonda: si tratta solo di capire come aprirci ad esso, nutrendocene abbastanza così da poterne dare anche agli altri ed ai nostri progetti – che allora avranno quel cuore che Don Juan raccomanda a Castaneda.
Allora lavorare su una Vision sana significa lavorare anche sul Carattere, affinché il proprio sogno non sia qualcosa che porti lontano dal proprio cuore, in una terra dove non c’è aria né qualcuno da incontrare, in un binario morto alla fine del niente.
Potrebbe essere tardi accorgersene solo alla fine…
Potrebbe essere un vero peccato…

Alessandro D’Orlando

lunedì 13 aprile 2009

NON IMPORTA... RESPIRA

Se senti che non riesci a dormire... non importa, fai attenzione al tuo respiro,

se senti che hai i nervi a fior di pelle... non importa, fai attenzione al tuo respiro,

se senti che stai perdendo il controllo della situazione... non importa, fai attenzione al tuo respiro,

se senti che le relazioni non sono quelle che vorresti... non importa, fai attenzione al tuo respiro,

se senti che ti sta crollando addosso la tua filosofia di vita... non importa, fai attenzione al tuo respiro,

se senti che stai scivolando.... non importa, fai attenzione al tuo respiro,

se senti che sta crollando anche il tuo mondo... non importa, fai attenzione al tuo respiro.

Arrendersi a tutto, prendere tutto così com'è, anche sè stessi, ... solo allora l'azione, il pensiero, l'emozione, se c'è, può avere un senso.

Alessandro D'Orlando

Creato e creatore

Creato e creatore

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Inserito da Redazione sabato 26 luglio 2008

A questo indirizzo potrete leggere un ottimo articolo di Massimo Mazzucco, che parla di creatore e creato, caso e non caso, approndimento inconscio e consapevole e le straordinarie potenzialità del cervello e tanto altro, condensato in poche righe...

http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=2721

Alessandro D'Orlando

giovedì 9 aprile 2009

L’amore della coppia

L’amore della coppia

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Inserito da Redazione sabato 19 luglio 2008

L’amore nella coppia

Sentire il proprio cuore,

in un silenzio oscuro, lontano dalla fretta e dalla confusione.

Decidere di seguirlo per una strada che non ha mai ritorno.

Sapere che tutto ciò che si 'rischia' del proprio cuore e della propria vita potrebbe essere perso in un istante. Per uno qualsiasi degli infiniti motivi.

Avere la certezza che l’impresa è disperata: il tempo o la morte, l’Altro o il Mondo, annullerà tutto con un colpo di mano improvviso.

E che non ci sarà allora una dolce colpa da cercare, come non ha colpe il Destino.

Sapere di essere comunque soli con il proprio dolore per la perdita e il fallimento. E reggerlo senza cadere nel cinismo e nella chiusura. Rialzarsi, scrollarsi la polvere di dosso e ricominciare.

E nonostante tutto aspettare ancora, ascoltare, camminare giorno dopo giorno fedeli a quello che si sente interiormente e che non è scosso dal dolore che comunque accompagna la ricerca.

Alla fine forse c’è un premio, come nelle parole di questo filosofo francese.

E forse il premio sta già nell’impegno per un’impresa ai limiti dell’assurdo.

Alessandro D'Orlando

ballerini

tratto da Lettre à D. Histoire d’un amour,

di Andrè Gorz

Non voglio più, secondo la formula di Georges Bataille, “rimandare l’esistenza a più tardi”. Sono attento alla tua presenza come ai nostri inizi e mi piacerebbe fartelo sentire. Mi hai dato tutta la tua vita e tutto di te; vorrei poterti dare tutto di me durante il tempo che ci resta. Hai appena compiuto 82 anni. Sei sempre bella, elegante e desiderabile. Viviamo insieme da cinquantotto anni e ti amo più che mai. Recentemente mi sono innamorato ancora una volta di te e porto in me un vuoto divorante che riempie solo il tuo corpo stretto contro il mio. La notte vedo talvolta il profilo di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un feretro. Quest’uomo sono io. Il feretro ti porta via. Non voglio assistere alla tua cremazione: non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri… Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. A ognuno di noi due piacerebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una seconda vita, vorremmo passarla insieme.




martedì 7 aprile 2009

Il modo giusto di fare le cose



Spesso mi chiedo se esista un modo giusto di fare le cose...

qualsiasi cosa.

Poi penso al fatto che ci sono tante tecniche per questo.

Tecniche per persuadere, per convicere, per motivarsi, per contrattare, per gestire lo stress...

Ma quando mi chiedo "A che serve?" resto senza parole.

Mi rendo conto che la domanda finale resta sempre elusa, il confine viene spostato in avanti, la fine delle cose è solo rimandata.

Alla fine faremo sempre errori, ci chiederemo sempre "E se... ", avremo sempre dei rimpianti pagheremo per i nostri fallimenti. Avremo sempre una colpa.

La domanda forse che viene prima del "Come faccio a..." è "Posso reggere alla colpa di non farcela?".

Posso volermi bene anche se sono così come sono?

Anche se non dovessi cambiare mai?

Allora non avremmo così bisogno delle tecniche: probabilmente ci giocheremmo, faremmo più a modo nostro, ci daremmo il permesso di sbagliare, come c'è scritto in questa poesia ( di cui non sono riuscito a individuare l'autore in maniera univoca):

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igenico.

Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.

Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.

Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...