lunedì 1 luglio 2013

Testimonianza di una seduta in acqua calda


ATTENZIONE 1: FARE SOLO CON GUIDA ESPERTA E SE AVETE ALMENO FATTO 10 SEDUTE A SECCO E 6 IN ACQUA CON UNA PERSONA QUALIFICATA.

ATTENZIONE 2: RIPORTO LA TESTIMONIANZA DI UN PRATICANTE ESPERTO. Possiamo liberarci dalle remore e scrivere delle esperienze che viviamo per ispirare gli altri.
Troppi messaggi veicolano basse vibrazioni e troppe persone hanno paura a dire cosa vivono di speciale. Peccato. Le esperienze preparano e orientano chi ancora non le ha vissute e ascolta le testimonianze.

Testo: 

Inspiro, il bacino sale,
espiro, il bacino scende,
inspiro, le cervicali si contraggono,
espiro, si lasciano sostenere dall'acqua.

Acqua calda che è angoscia e claustrofobia dell'abbraccio che avvolge,
e subito dopo è amore che sostiene: il liquido amniotico? Le braccia della madre nei primi attimi, giorni di vita? E' forse la vita che sostiene con forza ciò che le si abbandona?

Le tensioni della schiena, della zona lombare, del collo, delle cervicali sono forse il frutto della sfiducia verso questo sostegno, questo abbraccio, questo cuscino?

Inspiro e mi sollevo
espiro e mi lascio sostenere mentre scendo,

inspiro e sento il cuore
espiro e sento il corpo che scende e si lascia cullare,

inspiro e mi espando di vita
espiro e mi arrendo

inspiro e sperimento l'espansione
espiro e sperimento l'abbandono.

inspiro e l'angoscia sale da mille ricordi, attimi dimenticati nei muscoli contratti che portano la memoria di sofferenze lontane,

espiro e lascio che arrivino e anche che se ne vadano - mi arrendo al processo.

Angoscia e claustrofobia, amore, immagini della madre, sensazione di fiducia e della sfiducia che resta nei muscoli che finalmente si sciolgono.

Finisco la seduta e la mente è calma e ferma.

Ho fatto esperienza profonda della fiducia come mai avevo provato prima.

Ho fatto esperienza di una piccola rinascita - da solo sono andato incontro all'angoscia di vivere, alla paura di vivere.

Da solo, sostenuto dalla vita e dal respiro ne esco, con la gratitudine per tutti coloro che mi hanno sostenuto e permesso di arrivare qui, a partire dalla mia famiglia.

La mente ferma, è passato un'ora, piano piano ritorno alle attività quotidiane.

Il mal di schiena che mi tormentava per oggi è sparito.

Mi sono preso cura, con concretezza, di me e della mia vita spirituale.

E' stato tempo speso bene.

Firmato

giovedì 27 giugno 2013

A cosa servono le buone notizie

A aprire il cuore a futuri migliori,

a andare con fiducia verso i propri talenti e i propri sogni.

A credere nella parte migliore di sè e del mondo e degli altri e a lottare per farla emergere.

A sentire che la vita ha un senso e che abbiamo uno scopo.

A darci la salute fisica, emotiva e spirituale per le elevate vibrazioni che possiamo provare

A vivere fino in fondo.

Le cattive notizie invece servono a chiudere i fiori prima del tempo e a attirare cattivi mondi.

Per saltare oltre tutte le cattive notizie serve allora un sogno più grande di tutti, infinito, irraggiungibile, elevato...

Tornare all'idea dell'illuminazione non è forse poi così sbagliato, nè arrogante, nè pazzo.

Pazzo forse è averlo smesso di credere.


sabato 15 giugno 2013

Guardiani della notte

L'ora ideale per la meditazione
è forse proprio il cuore della notte
prima dell'alba, al buio.

Consola pensare
che proprio nel momento in cui qualcuno può sentirsi più solo
o triste
o disperato
da qualche parte, forse anche molto vicino
c'è qualcuno che resta fermo nell'intenzione di essere presente.

E' la comunione tra chi medita e chi non lo fa.
Tra chi veglia nel sonno
e chi si abbandona ad esso.

Una comunione invisibile e nascosta
che può cambiare il mondo.




Foto:
Original photogravures produced in Boston by John Andrew & Son from 1905-1908.
Seattle : E.S. Curtis, 1909.





lunedì 20 maggio 2013

L'inutilità delle informazioni

Ogni informazione è inutile.

Perchè è soggetta all'interpretazione inesorabile del livello di coscienza a cui vibriamo.

Perchè non sapremmo come usarla,
o ne avremmo troppa paura.

Perchè se minaccia l'ego potremmo odiarla,
e se aiuta l'essenza potrebbe essere oscurata dalla natura inferiore.

Perchè qualcuno si preoccupa sempre di non far sapere qualcosa che non sapremmo come usare,
perchè potremmo usarla sin troppo bene
o troppo male.

Così non ha molto senso cercare di aprire gli occhi.
Piuttosto ha senso chiuderli e restare nella semplice percezione.

Del proprio respiro ad esempio.

La verità è dispersa in minuscoli frammenti tra le pieghe dei minuti,
dei pensieri, delle parole e delle situazioni.

E' una ricerca solitaria senza testimoni e senza facili conferme.

E' un lavoro duro come arare un campo.

Un campo in cui bisogna tenere la schiena dritta,
avere una postura composta,
un tempo sufficiente per starci.

Poi qualcosa può sempre accorrere in nostro aiuto.





martedì 16 aprile 2013

Vivere alla frontiera

Ogni volta che attraversiamo indenni una tentazione dell'ego,
l'abbiamo fatto anche per chi non ci sarebbe mai riuscito.

Ogni volta che andiamo oltre alla tentazione della violenza,
l'abbiamo fatto anche per chi ci è caduto.

Ogni volta che siamo andati oltre alla paura,
abbiamo sconfitto il mostro anche per chi ne sarebbe rimasto terrorizzato.

Ogni volta che abbiamo liberato un dolore ostinato e nascosto,
abbiamo alleggerito anche chi sarebbe rimasto al suo cieco servizio.

Così la nostra vita è collegata a quella di tutti,

e anche se sappiamo che non andremo molto lontano senza aver alleggerito quella massa di coscienza quasi inerte che avvolge  la maggior parte dell'umanità,

possiamo ancora paradossalmente continuare sulla nostra strada,
mettendoci al servizio di ciò che ci ostacola.

venerdì 12 aprile 2013

Arti marziali e meditazione - una semplice testimonianza

Rialzarsi è riportare l'attenzione al presente dopo l'ennesima distrazione;

ripetere lo stesso movimento migliaia di volte è portare l'attenzione al miliardesimo atto respiratorio;

cedere davanti al nemico è fare posto alla dura realtà che preme urlante per entrare;

muoversi con l'energia del nemico è
stare nel flusso che emerge quando si fa posto alla realtà urlante;

il nemico è ciò che non vogliamo e che ci sfida per essere visto e abbracciato;

la vittoria è solo l'esito dell'angoscia che entra nello spazio interiore e si dissolve in essa istante dopo istante;

l'indifferenza all'esito è l'assenza di ricerca di risultati quando si sta seduti;

Il budo è il coraggio di guardare all'ombra;

vincere senza odio è la presenza amorevole che dissipa le ombre.

sabato 23 marzo 2013

Il tradimento di chi dimentica

Dimentica chi fa male di più.

Dimentica chi commette le crudeltà più orrende.
Dimentica chi violenta qualcun altro.
Chi fa piangere.
Chi picchia.
Chi umilia.

Dimentica e sorride.
Pensando che la vita è normale così.
Che i giorni sono uno uguale all'altro.
Anche se hanno spezzato l'anima di chi avevano vicino.

Chi è ferito non si riconosce negli occhi di chi quella ferita è stata la causa. Quegli occhi non ci sono.
Non hanno passato e nessun ricordo, nè presente - solo un insipido futuro ebete come il sorriso che nutrono.

C'è quindi la ferita, e poi la dimenticanza della ferita.

Dimentica il carnefice quello che è successo un minuto fa.

Dimentica la vittima, che crede irreale quanto è successo.

Non trova traccia dell'accaduto negli occhi delle persone intorno, nè ha la forza per ricordare cosa ha provato.

Cosa sia peggio, tra la dimenticanza della vittima e quella del carnefice, è arduo da capire.

Forse siamo su questo pianeta anche per ricordare. La giustizia forse è ricordare tutto l'effetto dei torti.

Per guarirli e lasciarli andare.
Per mostrare l'effetto delle sue azioni al carnefice entrato in noi, affinché veda i risultati di ciò che sta facendo e si renda conto e la smetta.

Per smettere di ricordare il passato inconsapevolmente ripetendo nei gesti e nei comportamenti ciò che accadde allora - divenendo ciechi carnefici di noi stessi (ci si comporta male con sè stessi come allora, pensando di essere normali);

e lasciare cadere alla fine i ruoli di vittime (siamo stati vittime), di salvatori (abbiamo cercato di salvare il carnefice dagli effetti delle sue azioni e gli abbiamo nascosto il nostro dolore, soprattutto se "ci voleva bene") e di carnefici (per il carnefice entrato in noi e lì rimasto con le sue offese, umiliazioni, attacchi) ed essere noi stessi oltre la nostra storia.








Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...