Vedere la propria vita davanti a sè con quello che resta da fare, con i suoi limiti e le sue ricchezze,
prenderla fino in fondo - nel bene e nel male,
accettando tutti i fallimenti e i successi come conseguenza delle proprie azioni,
lasciare finalmente i genitori liberi di essere ciò che sono,
o che non sono stati,
e nello stesso tempo dedicare ciò che si conquista a loro,
andando là dove non sono arrivati per onorare il punto in cui sono arrivati
prendendo ciò che da lì potevano darci di buono,
e rinunciando a ciò che non hanno visto, o fatto, o detto, o capito,
o al male che ci hanno fatto.
Dare a noi stessi e agli altri ciò che non abbiamo ricevuto allora,
e dedicare la felicità che ci arriva da questo ai nostri genitori,
come se quella felicità potesse tornare indietro e guarire la loro infelicità.
L'infelicità è sempre inutile.
Anche quella dei genitori,
come la nostra.
Così quando arriva la felicità la durezza si scioglie in un pianto di commozione.
E non solo noi possiamo piangere.
Ma possono farlo anche i nostri genitori.
Nella nostra immagine.
E forse l'hanno già fatto.
Solo che non abbiamo visto,
o ce ne siamo dimenticati.
Onorare questo pianto con la conquista di altra felicità ancora.
Questo è il regalo più grande per loro,
e attraverso di loro,
per noi, di nuovo.
Pensieri di Psicologia, Psicoterapia, Meditazione, Crescita personale; PNL, costellazioni familiari, formazione, respirazione circolare (o rebirthing, o vivation, o simili), ipnosi ericksoniana e tutto quello che vi viene in mente in proposito..
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