Ripropongo questo articolo legato a quanto vissuto nella giornata di oggi, che sarà oggetto di un prossimo post
VIAGGIANDO
NELL’ETERE
L'altra mattina, alle 7, ero in
auto e ascoltavo della musica alla radio quando, con mia sorpresa, ad un pezzo
ne è seguito un altro molto diverso nel genere ed esageratamente ritmato - quel
ritmo tecno che impazza nelle discoteche moderne -. Una frase veniva ripetuta
in sottofondo con diversi suoni, e diceva: "Fuck yourself e save the
money" (trad. "Fotti te stesso e salva i soldi”). Ma forse era anche
“Fuck yourself e save your money” (trad. “Fotti te stesso e salva i tuoi
soldi”).
Ascoltavo la radio cercando di
capire il senso con cui veniva passata questa musica. Volevo capire se c’era
ironia, o se c’era dell’altro. Non faceva ridere questo messaggio, né
sorridere: il ritmo, le parole e il paraverbale della musica avevano su di me un
effetto deprimente, e così come R. Langs raccomanda per interpretare i sogni,
tenendo in sospeso nella coscienza le emozioni ed i frammenti di immagini che
recuperiamo dalla notte trascorsa, così ho lasciato la mia consapevolezza di
fronte all’esperienza senza giudizi.
Jung affermava che l’artista –
quello che attinge effettivamente al proprio inconscio creativo e non alle mode
– è veicolo dell’inconscio collettivo: esprime, suo malgrado, quanto cova
nell’animo dell’umanità, anche se gli costa dolore o drammi personali e quanto
esprime ha un effetto catarchico e trasformante sul livello di coscienza della
sua epoca. A livello meno elevati e su un piano non “terapeutico” ma meramente
espressivo, accade anche con i semplici pensieri di ogni giorno, che vengono
captati e ripetuti dalle persone, come dimostrano gli studi sui campi
morfogenetici, senza apparenti contatti. Anche da chi, per vivere, compone ogni
giorno musica spazzatura.
Forse queste persone con quel
pezzo stavano manifestando il cinismo che, rassegnato, avvolge i nostri sensi
davanti alle storture del Sistema, ottundendolo. Poteva anche trattarsi forse
di una provocazione per scrollare le coscienze: esprimere il cinismo per
vederlo meglio e lasciarlo andare.
Ma personalmente sentivo che
c’era dell’altro ancora, e più morboso: una sorta di autocompiacimento.
La frase, con il suo
significato penetrante che colpisce l’attenzione, ripetuta in maniera ossessiva
e con tonalità diverse che confondevano il massaggio, già evanescente sotto
ritmi binari anch’essi ossessivi, era di stile ipnotico: l’attenzione, attratta
da un oggetto in evidenza – quali il messaggio forte e apparentemente assurdo,
lascia aperte le porte dell’inconscio alle informazioni successive, ripetute
costantemente; una lieve trance indotta dal ritmo frenetico, abbassava le
facoltà critiche…. E altro ancora testimoniava la subdolità del mezzo.
Come le reazioni negative che
poteva suscitare, soprattutto in chi divide, magari con eccessivo zelo
morale, il mondo in bianchi e
neri, buoni e cattivi. Nel tentativo di negare consciamente un messaggio, o di
contestarlo, a livello inconscio non facciamo che potenziarlo ulteriormente:
quando nei miei corsi dico alla sala di “non immaginare un buco nel pavimento”,
tutti l’hanno fatto prima ancora di terminare la frase. Così il messaggio
contestato continua a installarsi nella coscienza.
E poi, la sorpresa del
messaggio era rafforzata dal contesto in cui emergeva: da un pezzo dance, molto
più soft in termini musicali, a un pezzo molto più “hard” ritmicamente, mentre
già la mia attenzione è sviata dal traffico e da tutto ciò che impegna un
comune automobilista, per giunta appena svegliatosi la mattina!
Riguardo al contenuto, mi
rimane ancora adesso un dubbio se il termine corretto era “…. I soldi”, oppure “…i tuoi soldi”.
Nel primo caso la frase forse
ha un impatto ancora più forte ed evoca in me l’adorazione spersonalizzante per
qualcosa di trascendente, che non è solo mio, che mi sovrasta e davanti al
quale mi sento piccolo e debole: l’essenza dell’idolatria, in un
auto-annullamento masochistico con un oggetto sadico e freddo come “il denaro
conquistato a prezzo della mia vita”, unendomi al quale – non importa a che
prezzo – posso condividere la sua forza ed il suo potere, come ben descriveva
per esempio Erich Formm nei suoi libro come “Essere e Avere” o “L’Arte di
Amare”. Qual potere che in origine era mio ma che ho alienato sull’oggetto del
mio adorare attraverso la mia devozione.
Anna Freud, la figlia del troppo celebrato Sigmund Freud,
parlava di un meccanismo di difesa particolare, in cui c’è una sorta di
identificazione con l’aggressore. Se il mio aguzzino è stato implacabile, è
probabile che possa sviluppare una sorta di identificazione con lui, e questo a
più scopi: se la forza del denaro è invincibile allora tanto vale mettermi
dalla parte di questa forza se voglio sopravvivere, e se questa forza mi ha
tormentato, è perché aveva le sue ragioni, risolte le quali possono cessare le
sofferenze impostemi. Quindi ho io il controllo del mio dolore, ne conosco le
cause, ne do una spiegazione ed un senso e mi immagino anche una strada per
uscirne: è una buona illusione per non crollare psichicamente in un possibile e
devastante senso di impotenza.
Ma c’è ancora un altro aspetto da considerare, ed è che se
Bianco e Nero sono sempre insieme, come espresso dal simbolo del Tao, anche qui
c’è luce: nell’identificarmi con l’aggressore, posso anche avvicinarlo a me per
integrarlo e abbracciarlo. Essere duri e freddi dentro, come chi mette al primo
posto il denaro nella scala dei valori della propria esistenza, fa capire il
dolore di questa scelta, il rifiuto dell’amore che nasce dalla paura e dalle
ferite. Ne ripeto le difficili strade di chiusura e sofferenza per smettere di
giudicarlo e dargli un posto nell’anima, con amore, e fare finalmente pace.
Una volta, una collega che
tiene seminari di costellazioni familiari nella zona della Lombardia, mi disse
che aveva partecipato ad un convegno nazionale in Germania sempre sulle
costellazioni, durate il quale un relatore disse questo, ossia che il Demonio
forse non è altro che tutto ciò che l’umanità ha rimosso, segregato, nascosto a
sé stessa e agli altri, tutto ciò di cui ci vergogniamo, tutto ciò che
disprezziamo, giudichiamo, odiamo, deridiamo, temiamo, combattiamo,
allontaniamo. Questo messaggio si mescolava in me con il ricordo delle parole
del conduttore che teneva invece il seminario durante il quale conobbi questa
collega, il quale ricordò come oggi non è il male che sta distruggendo il
mondo, bensì il desiderio del bene: la guerra infinita al terrorismo sta
generando nuove violenze e insicurezza, la guerra alle malattie nuovi morbi, la
guerra alla fame altre vittime…
Il messaggio spirituale che
esorta a salvare sé stessi e a lasciare le cose del mondo in secondo piano era
rovesciato, come un messaggio diabolico, e la stessa stranezza del messaggio,
aumentata ad esempio dalle ripetizioni con diverse variazioni paraverbali,
sollecitava l’attività del sistema cognitivo sullo stesso per comprenderlo,
penetrarlo, come accade un po’ anche con gli assurdi koan zen: ma lo scopo
probabilmente non era quello dell’illuminazione.
Forse questa musica non è
nient’altro che il rigurgito del rimosso collettivo, del Male dell’Avidità
combattuto e odiato, delle persone avide e distruttive combattute e odiate: era
un invito a guardare anche a loro, in maniera diversa. Forse è proprio qua la
via di uscita da questo rigurgito: non cacciarlo da dove è venuto, ma guardare
alle persone che ne fanno parte, al male che fanno e che hanno fatto, e alle
vittime di questo male, senza giudizio, senza prendere le parti di nessuno,
affinché possa avvenire questo confronto tra vittime e carnefici senza le
interferenze di chi è estraneo.
Allora il compiacimento del
Male che aleggia nel messaggio, può sciogliersi in un senso di compassione per
la miseria della vita ossessionata dal Denaro, dal Potere, dalla Violenza sul
mondo e sugli altri per “avere di più” e chi guarda è finalmente libero dalla
fissazione e dai falsi onori della lotta per il bene.
Un Maestro disse una volta che
l’Ego – ossia la parte dell’essere che oscura la nostra Luce spirituale e con
la quale tendiamo ad identificarci - si nutre di lotta, cerca lo scontro per
sopravvivere, mentre avvizzisce nella pace, con tutta l’angoscia che ne può
conseguire nel frattempo….
Mentre guido, con questa
prospettiva che si amplia lentamente, cambio semplicemente stazione, con uno
strano senso di ricchezza interiore.
Alessandro D’Orlando
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