domenica 26 dicembre 2010

Il romanticismo della Luce...


E’ molto importante continuare ad avere l’ispirazione nella vita di ogni giorno, ispirazione a cui riferirsi nei momenti piu’ disparati tra le negatività continue.

Meglio ancora se l’ispirazione viene da una immagine simbolica che aggancia il nostro stato interiore ad uno stato di coscienza elevata.

L’altro giorno stavo facendo formazione in un albergo a un gruppo aziendale, ed il posto era naturalmente molto piacevole: una giornata dentro una stanza di albergo con un bel giardino al sole, tende bianche che volavano nel vento ed un vento piuttosto caldo per il mese di ottobre.

Guardando le tende quelle che vedevo era molta Luce… la stessa Luce che si vede, dicono, quando si lascia il corpo, la stessa Luce che molti vedono respirando veloce e profondo, la stessa Luce che è alla base di antichissimi culti del Sole – i primi culti dell’umanità.

Guardando queste tende bianche di tanto in tanto provavo un senso di leggerezza insolita: era la comprensione che siamo questo, che torneremo questo, e che ogni confusione e difficoltà è solo una parentesi in un mare di Luce.

Sarà stata anche una disposizione romantica, ma essere toccato da ciò mi ha guarito da molte negatività che possono venire guardando alle cose per come sono.

Ringrazio allora la Luce, perché è grazie ad essa che possiamo uscire dall’ignoranza senza entrare nella disperazione.

Alessandro D’Orlando

venerdì 24 dicembre 2010

IL NATALE DI TUTTI

Il Natale è il giorno in cui chi ha famiglia forse sente di più le vicinanze alla famiglia che ha costruito.

Per chi l'ha persa o per chi non è mai riuscito a costruirsela è uno dei momenti invece più duri dell'anno.

Per questo, la gioia che proviamo nel cuore possiamo dedicarla anche a chi non potrà quest'anno festeggiare con chi ama o ha amato.

Abbiamo bisogno di condividere la nostra gioia affinchè cresca e si moltiplichi.

Nelle preghiere di stanotte, ricorda anche chi è solo, chi è disperato, chi ha perso la strada, chi ha perso la pace, chi ha perso il senso.

Cristo è nato anche per lui.
Tu lo puoi condividere con tutti coloro che soffrono.
Attraverso di te può capire tutto questo.
Anche solo se immagini di portare luce vicino al suo cuore, perchè lui ne possa disporre.

Con questo spirito Ti auguro un  Buon Natale ed un Felice Anno.

Alessandro D'Orlando

martedì 21 dicembre 2010

La tendenza al successo



E’ vero, avere successo dipende da tanti fattori.
Alcuni sono in mano nostra, altri meno, altri assolutamente no – non in questa vita almeno.
Per alcuni possiamo fare tutto, per altri possiamo fare qualcosa per altri nulla.
Per le situazioni più semplici basta che cambiamo comportamenti, per altre più complesse dobbiamo guardare al più intricato mondo delle convinzioni, dell’identità, della volontà.
Per altre ancora più complesse dobbiamo salire sul piano dell’anima e con umiltà lavorare per cercare cosa ancora ci allontana dal nostro obiettivo, per esempio usando le costellazioni sistemiche.
Per altre situazioni ancora più complesse dobbiamo solo pregare e aver fede.
Possiamo fare anche tutto questo assieme ogni giorno.
E ricordando che aldilà di tutto, dato che non sappiamo quanto lungo sarà il nostro cammino per arrivare alla meta, dobbiamo curare il viaggio fin dal primo passo e fin nei dettagli: partendo da ciò che diciamo e ci diciamo, da ciò che pensiamo, da ciò che immaginiamo, da ciò che proviamo, da ciò in cui crediamo, dai contenuti e dal modo di tutti questi aspetti.
Forse non basterà.
Ma almeno saremo a posto davanti a noi stessi.
Saremo coerenti, forti ed in pace.
Anche nel fallimento.
Perché l’unico vero fallimento è rinunciare a ciò che per noi è importante, fino a quando è importante.
Alessandro D’Orlando

mercoledì 15 dicembre 2010

La seduzione dell'ipocrisia

E' facile dimenticarsi che ogni volta che abbiamo l'indice puntato su qualcuno, almeno tre sono puntati su di noi.

E' facile pensare che il nostro è il punto di vista giusto e che quello dell'altro è sbagliato.

La realtà è che possono essere giusti entrambi e che ognuno si assume le conseguenze del proprio pensare.

Quando non hai bisogno di avere ragione non hai bisogno nemmeno di giudicare, nè di condannare, nè di odiare: puoi lasciare gli altri come sono, come puoi lasciare te stesso, te stessa così come sei.

Se alla fine possiamo vedere solo le nostre proiezioni, se la realtà ci sfugge continuamente, che bisogno c'è di giudicarla? La realtà si rivela spontaneamente nel momento in cui la si ama e la si guarda per quello che è. A quel punto si può scegliere, ma sempre con amore.

Scegliere con l'odio, o con la paura, o con la rabbia non porta mai a buone scelte.
Scegliere con calma e lucidità invece sì.

Scegliere con rabbia, odio o paura significa solo che siamo dentro ad altre proiezioni, alle solite fantasie, ai soliti schemetti.

Si può uscire da Matrix solo con amore.

Con l'odio non si può uscire, nè con la rabbia, nè con la paura.

E per tutte le cose che hai detto e fatto sotto la rabbia, la paura e l'odio chiedi scusa a Dio.
E fai qualcosa per porvi rimedio, se puoi meglio ancora con la persona ferita.

In realtà hai fatto del male a lei perchè stavi facendolo a te stesso, a te stessa, a quella parte che lei ti pare rappresenti (era sua veramente? Era tua fin dal principio e l'altra persona ha dovuto adattarsi a quella parte? Era stata scelta per arrivare semplicemente all'epilogo che tu, o l'altra persona in fondo volevate?

La realtà sfugge a ogni schema, ogni giudizio è inutile e resta solo un'umile percezione, una intuizione che come una stella con amore ci guida nel mare in tempesta della vita.

Il giudizio è come le nuvole che oscura quella luce lontana.

Anzi, di più. Per quanto male possa farti una persona, prova a dirle semplicemente "lo sapevo fin dall'inizio".
Se siamo onesti fino in fondo, forse, scopriremo che è vero.


A.

martedì 14 dicembre 2010

Le scelte di pancia

Provare amore per una persona significa saperla aspettare, lasciarle i tempi per decidere, rispettarne i momenti di chiusura e di apertura.

La cosa diventa più complicata nella coppia dove le aspettative, i progetti di vita creano alle volte differenti vedute sul mondo.

In quei casi è meglio essere allineati, altrimenti si va incontro a grosse delusioni.

Aspettare un partner in una coppia può essere estenuante: avere dei figli o meno, sposarsi o meno, andare a vivere assieme o meno: lì credo che decida l'inconscio più che la razionalità.

Se uno non se la sente, è possibile che passino anche anni.

Sei disposto, sei disposta ad aspettare?

Anche il no è lecito, ed è un atto di amore: verso sè stessi.

A.

lunedì 13 dicembre 2010

L'amore è una decisione

Baumann parla di società liquida: una società dove tutto è soft, dove i legami non sono rigidi e pesanti, dove ci si stacca e attacca con facilità.
Sono legami narcisistici e non basati sull'amore.

L'amore è accettare di soffrire per qualcuno, è essere felice se qualcuno gioisce del nostro dono, è minimizzare il prezzo del dono ed esaltare quello della felicità dell'altra persona.

E' decidere di prendere una strada costi quello che costi, con tutti i rischi del caso.
E' accettare di non tornare indietro.

Quando invece ci si vuole lasciare dietro la porticina aperta: quello non è amore, è paura.
E' paura anche vivere amori dove si vogliono vivere solo leggerezza e bei momenti.

Se davanti hai una persona che non è disposta a venire all'inferno con te con la sicurezza di farcela, con la fiducia che ce la farai e che saprà aiutarti, se hai vicino una persona che ti chiede solo leggerezza: lascia perdere. Farai più strada da solo, da sola.

La leggerezza più grande è quando porti dei pesi e senti che quei pesi lentamente diventano come palloncini. Ti rinforzano, ti tengono sulla terra e ti insegnano umiltà e coraggio.

Il peso più grande è continuare a rincorrere palloncini per tutta la vita: dietro ai colori ci si perde nella foresta.

Se non vuoi perderti anche tu: lascia perdere.

Alessandro D'Orlando

venerdì 10 dicembre 2010

Uscire dal labirinto

La vita, con i nostri tentativi di raggiungere qualcosa o di evitare qualcos'altro è un bel labirinto.

Non c'è mai pace: le nostre paure ci portano vicino a ciò che temiamo così che possiamo imparare a non averne più paura. I nostri desideri ci lasciano insoddisfatti, raggiunti o meno che siano.
Alla fine di tutto, comunque, sappiamo che perderemo tutto ciò che per noi è importante.

L'unica àncora di salvezza è la meditazione: è per alcuni brevi istanti, come alzare lo sguardo al cielo e capire che esiste qualcos'altro che non è il correre in continuazione.

La meditazione è identificarsi con il cielo che copre il labirinto, smettendo di identificarsi con la figurina che si muove all'interno, con i suoi pensieri, o le sue paure, o gli ostacoli davanti ad essa.

Per alcuni istanti siamo liberi, prima di tornare ad essere le formiche che siamo nella vita quotidiana.

Fino al giorno in cui la vita vera sarà quella nella meditazione, 24 ore al giorno, da svegli o da addormentati, nell'ansia o nella calma.

Credo che sia un sano obiettivo da perseguire dal 2011 in poi.

domenica 28 novembre 2010

Il pesante destino dei figli e delle figlie speciali

Ci sono persone che hanno la sfortuna di essere figli o figlie speciali per il proprio genitore.

Oggetto di un amore che non lascia spazio all'amore di altre persone, che lascia nella solitudine.

Un figlio speciale non sente il legame con le donne perchè è legato alla propria madre, non sente nemmeno il bisogno di un'altra donna nè permette a questa donna di avvicinarsi alla sua vita.

Deve rimanere libero per sua madre che forse conta su di lui per sopravvivere emotivamente.

Se si innamora di una donna, sarà una donna inadeguata a un rapporto duraturo, se una donna adeguata si innamora di lui, lui se ne stancherà presto.

Il bisogno emotivo della donna si esaurisce in una serie di tradimenti e storie senza storia che coprono la solitudine che attanaglia un cuore inascoltato.

Il cuore porterebbe al tradimento della famiglia, della madre per legarsi ad una donna.

Forse la liberazione da questo amore che copre ogni altro amore è segnato da un senso di solitudine che attanaglia l'anima, toglie il sonno, la felicità.

Credo che passare da un livello d vita ad uno più elevato ci voglia disperazione.

Fino a quando uno è soddisfatto della vita che fa non ha l'energia nè la voglia di cambiare.

Non ha il fuoco sacro del cambiamento in sè.

E questo tipo di uomo parla con poco rispetto delle donne che ha avuto.

E dato che la storia tende a ripetersi salvo traumi o miracoli, la donna che verrà finirà nello stesso museo delle cere.

Naturalmente lo stesso vale per le figlie speciali.

Da un certo punto di vista quindi, non è tanto il carattere di un uomo il suo destino, quanto la famiglia dove nasce...

Per certi versi, pregare per essere liberi forse è l'unica soluzione.

Forse preghiamo poco perchè siamo poco disperati, e siamo poco disperati perchè non abbiamo bisogni profondi.

I nostri bisogni durano un secondo, un giorno, una settimana e possono essere facilmente appagati. E se qualcosa non può essere appagato viene soffocato.

Così diventare umani comporta conoscere e gestire il nostro senso di solitudine e di bisogno, a volte disperato, dell'altro.

Essere disperati, riconoscere di esserlo è un bel passo in avanti per gli eterni felici.

Soprattutto per i figli e le figlie speciali.

In certe cose c'è poco da ridere...

Alessandro D'Orlando

mercoledì 10 novembre 2010

Il difficile della guarigione

La guarigione dell'anima non è legata a difficoltà tecniche particolari.
Non ci sono barriere oscure da superare.
E' di per sè semplice.

L'unica vera difficoltà è che guarendo ricominciamo ad andare indietro nel tempo, attraverso i nostri errori, e ancora più indietro, agli errori che altri fecero con noi, e ancora più indietro, a quei primi momenti della nostra vita in cui guardavamo il mondo con innocenza, spettatori di giochi troppo difficili da capire ancora...

... e in quel viaggio bisogna reggere a sofferenze sempre più grandi, sempre più profonde, sempre più nascoste nel tempo e in relazioni con persone con cui non è più possibile parlare...

... morte, o sparite, o scappate...

E' un viaggio nella solitudine, in un universo che è solo nostro, solo nel nostro cuore, al buio, nella terra, nascosto...

E' un viaggio iniziatico.

E' un viaggio per pochi.

AD

lunedì 8 novembre 2010

Cambiare le situazioni da dentro

L'automatismo che abbiamo è quello di modificare le situazioni da fuori.
Fare o non fare una certa azione, andare o non andare da qualche parte, ecc.

Il risultato spesso è che ci troviamo impigliati nella stessa situazione di prima: cambiano nomi e situazioni ma il copione resta lo stesso.

A quel punto l'unica soluzione è guardare dentro di sè e trovare in sè la felicità che si cerca fuori.

Esistono due tipi di felicità: quella incondizionata della meditazione, che guarisce progressivamente i lati oscuri in noi, ed esiste la felicità del sapere che ciò che desideriamo - salute, felicità, una famiglia, un lavoro - è già nostro.

Non importa se in questa vita o meno, ma è già nostro e ne possiamo anticipare un pò le buone sensazioni e il piacere nell'anima.

Ancorato questo stato, possiamo tornare nella vita di ogni giorno e fare ciò che riteniamo opportuno.

Le azioni che nascono dalla gioia portano alla gioia.
Quelle che nascono dalla disperazione portano alla disperazione.

Per questo credo che nel vangelo sia scritto: "A chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

La vita ci toglie le cose - lessi una volta su un libro di Paramhansa Yogananda - perchè noi le cerchiamo dove le abbiamo sempre avute: dentro di noi.

Meditando, respirando.

A.

giovedì 4 novembre 2010

La vita, quando entra

Ci sono momenti nella vita in cui aumenta l'energia vitale senza poterci fare nulla per domarla.

Irrompe nel sonno, nelle relazioni, nell'ordine costituito.

Porta scompiglio nel presente e nei piani futuri e non c'è modo per rimettere le cose a posto: è come se tutto crollasse improvvisamente.

In quei momenti di solito si cerca qualcosa che riporti allo status quo... Alcol, passatempi, chiaccherate...

Credo invece che in quei momenti le porte dell'anima siano più aperte che mai: è da quella porta che soffia un vento foriero di caos e disordine. E' verso quella porta che bisogna volgersi, tenendosi una mano sugli occhi per continuare a vedere controcorrente.

In quei momenti la meditazione è più intensa e la vita stessa diventa meditazione (come sempre lo è, solo più in profondità di solito). Tutto, ogni istante, è vissuto con consapevolezza estrema: alzarsi, fare colazione, vivere la vita di ogni giorno... Tutto va rivisto, forse riprogettato, dentro e fuori... Tutto diventa oggetto di una rinnovata intenzionalità.

Fiducia nella vita, atteggiamento positivo, pazienza, ascolto, solitudine: per chi ce la fa, è come aumentare l'energia interiore... Quello che succede dopo di solito è inaspettato, è nuovo, è la vita stessa che torna tra le cose senza più vita del passato.

AD

lunedì 1 novembre 2010

L'importanza di meditare

La meditazione è tutto.

Senza meditazione, indipendentemente dalla tecnica usata, la mente è zoppa.

Imparare a meditare e trovare sempre più tempo da dedicarvi è di importanza fondamentale.

Meditare 2' al giorno è già qualcosa, e con il tempo porta a desiderare di meditare ancora di più, fino ai ritiri spirituali.

L'attenzione al respiro è uno strumento potente e raffinato di meditazione e dalla pratica poi si può decidere di passare a qualsiasi altra tecnica di meditazione, non ha controindicazioni e può essere usato da chiunque.

Praticare l'attenzione al respiro guidando (per riprendere un precedente articolo) è fattibile e porta a guidare con meno stress e con più resistenza.
Più precisamente: qualsiasi azione viene potenziata attraverso l'attenzione al respiro.

Tutto quello che accade dopo è affare personale e non vale la pena parlarne granchè...

L'obiettivo alla fin fine è risiedere nel naturale stato meditativo della mente, dargli spazio nella vita di tutti i giorni e farsi sorprendere da cosa accade nel frattempo.

- Forse questa crisi mondiale porterà ancora più persone a rinunciare a desiderare troppe cose materiali (che tanto si allontanano progressivamente dalle possibilità dei più) per cercare un senso nella vita guardandosi dentro - .

Credo che la meditazione sia una buona via.
Trasversale a tutte le culture, a tutte le religioni, a tutti i credo e a tutti i tempi.

Innestare poi la meditazione all'interno del proprio credo, soprattutto guardando alle esperienze dei mistici e di chi ha vissuto questo cammino, è altrettanto importante.

Buone meditazioni (e letture in merito) allora

AD

sabato 23 ottobre 2010

Quando le sciocchezze passano...

... resta solo il vuoto e la solitudine di aver creduto per anni a tali sciocchezze.

Magari anche il senso di colpa, il pentimento o semplicemente la sensazione di avere tra le mani un pugno di sabbia, per sempre.

Di solito le sciocchezze passano quando non ci sono più alternative, quando tornare sui propri passi è difficile, quando resta solo un Nulla da guardare.

Da questo punto di vista, le sciocchezze che ci frullano in testa sono come dei parassiti di vita, che mangiano fino a quando non c'è vita da mangiare, poi se ne vanno, cercando altre vite da consumare.

In alcuni casi, si mangiano tutto, anche la consapevolezza di essere stati il pasto di sciocche illusioni.

Credo che questo sia il motivo per cui con l'avanzare degli anni la tv sia il pasto principale, assieme ad ansiolitici, inutili relazioni, attività vuote, ecc ecc.

Sarebbe meglio forse anticipare i tempi e vedere dove ci portano i nostri pensieri prima di finire le alternative.

Si vivrebbe tutti più felici.

Sarebbe bello insegnarlo anche ai bambini, a immaginare il futuro prima di averlo terminato, guardando a dove ci portano certe idee.

Siamo tutti come il ricco avaro della favola di Dickens: per noi e per le persone a noi vicine, avari di amore.

AD

martedì 19 ottobre 2010

Tra milioni di anni cambieremo

Un mio insegnante diceva che le galassie evolvono in milioni di anni, quindi perchè non dovremmo lasciare almeno lo stesso tempo alle anime umane?

Non ci avevo mai pensato, ma in effetti non fa una grinza.

Spesso mi sono scoperto a fare progressi piccolissimi in tempi enormi: anni per ricordarmi di qualcosa che avevo letto in passato per poi scordarmene subito, anni dopo me lo sono ricordato di nuovo e ho sentito la verità di questo pensiero, per smarrirla ancora.
Anni dopo quel pensiero è diventato azione,debolmente. Poi è tornata la nebbia.
Secoli dopo ho capito che avevo fatto la cosa giusta e che tornare indietro era non solo impossibile, ma anche non buono per me.
Secoli dopo quel pensiero è diventato un abitudine di vita per me.
Ma quanta fatica!

Ogni tanto mi scopro a pensare che costa così tanta fatica cambiare che si può fare solo se se ne sente l'urgenza o la chiamata, solo se restare fermi costa dolore.

Viceversa, meglio stare dove si sta.

La strada del cambiamento è una strada a volte fredda, buia e incerta, e in certi tratti, scivolosa...

AD

mercoledì 13 ottobre 2010

Essere uomini e comportarsi da uomini

Essere uomini di questi tempi non è facile.

Non cedere alle svastiche dentro di noi, e non cadere nell'indifferenza all'opposto.

Non cedere alle semplificazioni facili e agli inutili relativismi.

Non cadere nella felicità dell'ignoranza o nel pessimismo della conoscenza.

Resistere alla dilagante disumanizzazione e non cercare lo scontro perdente nello stesso tempo.

Perseguire i propri obiettivi senza però accanirsi se sfuggono.

Vedere le cose che non vanno, e poi andare oltre e guardare a come potrebbero essere e dare il proprio microscopico contributo.

La psicoterapia serve a questo...

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mercoledì 29 settembre 2010

LO YOGA DELL'AUTOMOBILISTA

Usare il respiro circolare lento e profondo mentre si guida, soprattutto quando il traffico impone un'andatura lenta e viaggiare dietro a una lenta macchina è un obbligo, può essere ottima forma di meditazione.

Respirare lento e profondo, quindi guardare con il metodo della centrale fissazione di Bates sfocando tutto il campo visivo tranne quel punto infinitesimale che si sta guardando (ad esempio della targa dell'auto che ci precede), lasciare andare le tensioni della gabbia toracica e degli occhi assieme, espiro dopo espiro... lasciare andare le tensioni della fronte, permettere alle emozioni di andare e venire... ai pensieri di andare e venire...

E lasciare che l'auto ci porti avanti a 50 km orari, costantemente e lentamente...

Dopo circa 40' di questa pratica la mente può aprirsi lasciando a stati di coscienza particolari il tempo di affiorare, per liberarci da limitanti condizionamenti di pochi giorni o molti anni.

Provare per credere...

AD

giovedì 9 settembre 2010

Psicoterapia come stile di vita

Alcuni pensano che la psicoterapia sia costosa.

In effetti hanno ragione: io avrei comprato una casa con i soldi che ci ho speso e ci spendo ancora.

Il fatto è che non oso pensare ad un modo diverso di vivere: difficile per me pensare ad un mondo in cui l'unica scelta è essere soli o aderire a grandi gruppi di pensiero con tutte le loro rigidità.

Difficile da soli reggere al peso dell'essere sè stessi: si crolla o ci si svende al primo gruppo che offre un pò di protezione.

Solo lo sforzo costante di essere sè stessi permette libertà: ma questa libertà va guadagnata ogni giorno. Libertà dai condizionamenti familiari, culturali, scolastici, sociali, ideologici...

Da soli è difficile individuare tutte le trappole del pensiero e del sentire che ci vincolano e permettono al Sistema malato in cui viviamo di autoperpetuarsi.

E nemmeno assieme a qualcuno è semplice: ma più possibile.

Sogno così un giorno in cui la psicoterapia verrà pagata dagli interessati e anche dalle istituzioni, verrà fatta in posti belli, e verrà pubblicizzata ovunque perchè più gente possibile vi partecipi in gruppo e come singoli.

Sogno un giorno in cui si parlerà di psicoterapia alla radio, alla tv, sui giornali, e sarà un parlare sano: non vincolato a contesti fatti di omicidi, malattie, droghe e quant'altro.

Si associerà così la psicoterapia al vivere bene e meglio: e tutti si sentiranno pronti per iniziare un percorso di cambiamento.

E riconosceranno che per un tale percorso un anno o due o cinque o dieci o più sono sani e normali...

...anche perchè alla fin fine la prima psicoterapia che nessuno riconosce come tale e che tutti frequentano loro malgrado (anche e soprattutto quando le cose vanno male) dura spesso parecchi anni e costa molto più che una casa... e si chiama vita...

sabato 4 settembre 2010

La mano nella tempesta

Quando si litiga è facile vedere l'altra persona come un nemico.

Come un genitore o un fratello o sorella quando si facevano odiare con certe parole o certi comportamenti.

E reagiamo come allora come bambini e bambine.

Per evitare questo delirio, possiamo dare la mano all'altro mentre litighiamo. Almeno a tratti. Almeno posso sfiorarli le dita.

Così l'amore può fluire anche nella tempesta.

Dire parole senza amore è inutile e a volte estremamente dannoso: tanto vale allora tenersi per mano anche nel cattivo tempo.

Allora i vecchi incantesimi si rompono, i cuori possono avvicinarsi un pò di più e il litigio può diventare un modo non solo per chiarirsi (come in ogni buon litigio), ma anche per amarsi un pò di più.

Un augurio quindi di buon litigio...

giovedì 2 settembre 2010

La vita inutile

Per il Sistema attuale le persone sono un di più, qualcosa di inutile: persino la sopravvivenza è un lusso per sempre più persone...

E. Fromm diceva che dare a tutti la possibilità di mangiare, dormire, lavarsi, avere una istruzione e il minimo di abbigliamento era non solo possibile economicamente, ma anche molto vantaggioso dal punto di vista economico: meno malattie mentali, meno malattie fisiche, meno stress e meno consumo di psicofarmaci, finiti i litigi dentro le famiglie per convivenze forzate, finiti i matrimoni per necessità e il ricatto con cui lavori ripugnanti sotto il profilo morale, o senza tutele, vengono quotidianamente imposti.

Finita la criminalità, i consumi nevrotici per compensare una vita all'insegna dell'insensato impiego del tempo lavorativo.

E questa massa di persone, senza sbocchi nel sistema attuale, semplicemente per il bisogno di realizzare qualcosa, bisogno intrinseco alla natura umana, presto darebbero vita ad un Sistema alternativo, ad economie alternative, a modi di vivere basati sulla solidarietà...

Invece per vivere oggi, sempre più persone devono scegliere tra l'eroismo e l'arrendevolezza o i compromessi.

Ma forse è proprio questo il senso di ciò che la Vita ci propone sempre più spesso.

Posso, o devo, o voglio?

Dire "Voglio..." mette tensione... se pronuncia questa frase ad occhi chiusi lo puoi percepire anche nel corpo.

Dire posso è meglio, soprattutto per le cose che ci attendono le futuro e nel presente: "posso andare a destra, oppure a sinistra, o stare fermo, o mille altre strade posso percorrere...".

Ma se guardiamo le cose dal futuro verso il presente e il passato, alle volte può venire la strana sensazione che le cose dovevano andare così...

C'è il devo.... non il posso.

Dovevo fare questo, pensare quest'altro... Sembra che una mano invisibile ci abbia guidati in quel luogo...

Se dal presente ti appoggi a quella sensazione, che effetto ti fa?

Sai che non potrai fare a meno di lottare, di scegliere, di decidere, di volere e non volere... E nello stesso tempo sai anche che le cose andranno come da sempre è stato deciso che andassero... Anche la sofferenza di capire o non capire, decidere o non decidere.

Se vedi le cose da questo punto di vista, che effetto ti fa?

E questo effetto è buono per la tua vita - indipendentemente dal fatto che sia spiacevole o spiacevole? Oppure no?

mercoledì 1 settembre 2010

L'ipocrisia che non c'è

Alle volte sdoppiarsi è necessario.

Non è sempre ipocrisia: sorridere quando si vorrebbe attaccare qualcuno, abbracciarlo quando lo si vorrebbe colpire, dire frasi carine quando si vorrebbe pronunciare una parola dura.

Alle volte è solo una questione di strategia: ci sono persone troppo criminali per essere trasparente con loro.

Altre volte la situazione per essere gestita bene richiede uno sdoppiamento per non cadere dentro le emozioni paralizzandosi: dirsi frasi in seconda persona come "Sorridi", oppure "muoviti", oppure "ce la puoi fare" ecc. alle volte salva la vita - lo sanno i sopravissuti di incidenti che devono lottare contro il tempo e il panico e il dolore per salvare sè stessi e gli altri.

Aquisire nuove abitudine richiede spesso uno sdoppiamento, perchè aiuta l'immagine di sè stessi adulti che abbracciamo la nostra parte bambina e la portiamo verso una esperienza che ha sempre temuto ma di cui come adulti ne vediamo l'importanza.

Sono sdoppiamenti, parziali dissociazioni funzionali a proteggersi, a acquisire una disciplina, a fare qualcosa di buono.

Probabilmente esistono meccanismi più evoluti di crescita, basati sulla sensibilità e non sulla dissociazione: quando devo togliere la mano dal fuoco non devo dirmi delle cose o dissociarmi... La tolgo e basta.

Ma per acquisire quella capacità devo imparare a meditare, a respirare, a percepire...

A quel punto faccio qualcosa perchè la sento, ma per sentirla mi sono preparato adeguatamente, e magari anche della preparazione ho sentito un bisogno spontaneo...

Quindi... a quale livello vuoi funzionare?

Il solito, quello della dissociazione, quello della meditazione?

Buona giornata con buone abitudini

martedì 31 agosto 2010

Come fai i soldi?

Belli i libri sul guadagnare il denaro.

Sono importanti, insegnano a avere cura delle proprie energie e a investirle bene.

Peccato solo che propongano come modelli psicopatici, narcisisti patologici, persone malate al punto da smarrire l'umanità negli abissi della propria anima: persone che speculano sulla fame nel mondo, sulle disgrazie del pianeta e degli esseri umani, sulla vita degli esseri viventi e degli ecosistemi.

Non c'è mai un riferimento al lecito, al limite, all'etica, alla spiritualità.

Solo Ego, con la sua insaziabile voglia di dominio e conquista, potere e denaro, gloria e immortalità.

Fino a quando i nostri desideri sosterranno questo sistema malato, anche realizzandosi non porteranno gioia nè fortuna.

Perchè il fine non giustifica i mezzi.

sabato 28 agosto 2010

Il costo del Male

Guardando la pay tv l'altro giorno sono rimasto scioccato dalla quantità di messaggi distruttivi più o meno nascosti celati dietro storie e immagini...

Mi sono reso conto di quanto sono lontano da tutta questa violenza e pazzia oggi e di quanta ne ho dovuta vedere ogni giorno su giornali e tv e cartoni animati fin da bambino.

L'immagine che avevo era di guardare le nuvole dall'alto come quando si è in cima ad una montagna, e mi sono chiesto per quanto ho camminato in quella nebbia di storie assurde e di come era inevitabile farmi influenzare da esse.

Mi sono anche chiesto perchè investire tante energie per fare arrivare quei messaggi ai bambini e agli adulti ogni giorno.
Mi sono chiesto chi lo vuole, e dove si arriverà per trasformare l'uomo in una bestia.

Nello stesso tempo, trovo commovente vedere come un essere umano si risveglia con una sola parola, mentre di quante bugie ogni giorno ha bisogno per dormire e dimenticare quello che è veramente importante.

Con molti meno soldi si potrebbe trasformare il cuore dell'essere umano in un paradiso da questo punto di vista...

Con la schifezza che viene riversata ogni giorno ai bambini e alla popolazione in generale - attraverso giochi, immagini, storie - è un miracolo continuare a vedere persone che si vogliono bene.

E' un miracolo che il mondo vada avanti comunque, nonostante alcuni di coloro che dicono di fare qualcosa per esso.

Forse siamo davvero protetti...

giovedì 26 agosto 2010

Il fantastico mondo di Ken e Barbie

Sempre di più il dolore viene espresso sotto forma di rabbia o sessualità.

Alcuni più evoluti lo coprono con finti sorrisi o estenuanti lamenti.

Tutto questo non ha che un risultato: allontanare gli altri o tenere vicino solo persone che parlano lo stesso linguaggio.

Personalmente mi fido solo di chi mi mostra un pò del suo dolore, che mi dice dove lo faccio soffrire senza vendicarsi, che mi dice dove ha bisogno di me, che mi dice quanto sono importante (e quindi quanto potrei di conseguenza ferirlo).

Non serve che mi dica che sono la persona più importante. Basta anche solo un pò.

Senza quel minimo, la relazione è fredda, io non so chi ho davanti e devo fermarmi dopo aver scoperto un pò il fianco.

Esprimere il proprio dolore all'altro con appropriatezza: questa è un'arte che manca clamorosamente nella nostra società.
E che in ogni modo ci viene mostrato come non impararla...

Peccato: rinunciamo a vivere la nostra vita, le nostre relazioni, il tempo che ci resta.

Invecchiare sotto finti sorrisi, o rigogliose espressioni sessuali, o patetiche lacrime, o estenuanti attacchi aggressivi, e non trovare mai pace dietro tutto questo.

Come i mobili che vengono erosi dalle tarme: aprire le porte e portare aria, luce e attenzione anche con l'aiuto di qualcuno.
Questa potrebbe essere una bella risposta.

venerdì 2 luglio 2010

Itaca

Come nella omonima poesia di Kavafis, entrare nei rapporti ha un senso che non è legato all'obiettivo.

Alcuni decidono di amare solo se possono fidarsi totalmente: ma così aspettano tutta la vita.

Amare è di per sè un'esperienza che non ha bisogno di uno scopo.

Se l'altro se ne va, o tradisce, o si comporta male, questo non è importante.
E' stato importante l'amarlo quando ci era vicino.
E' importante amarlo ora che se ne va.

Non resta in mano della cenere: resta in mano ciò che siamo, nella totalità.

Se lo teniamo presente, forse quell'amore non si trasforma in odio, ma ancora in amore, un amore che lascia più liberi, chi ancora è legato e chi se ne è già andato.

Solo la morte è prevedibile: lo sa bene chi gioca con i simboli di morte (teschi, simboli di guerra, ecc). Mi chiedo quanta paura della vita ci sia dietro le persone che vogliono distruggerla. Quanta paura di essere feriti ci sia dietro chi vuole diventare talmente invulnerabile da mostrare indifferenza per la Vita.

Rinunciare a essere Dio per essere un uomo: era l'invito di Albert Camus e credo che il senso fosse proprio questo.
Rinunciare all'onnipotenza per l'impotenza: il solo modo, apparentemente assurdo, per vivere pienamente....

martedì 29 giugno 2010

Un articolo sulle arti marziali

Perché ho scelto di praticare Aikido…

Mi piace scrivere e mi è stato anche chiesto di scrivere qualcosa sull’Aikido dal Maestro, per il sito dell’associazione, ma non sapevo davvero cosa dire di preciso.

Parlare di Aikido è per me come parlare di un percorso di illuminazione, inteso come percorso di liberazione dall’Ego e dai suoi limiti: è quindi con estremo rispetto che cercavo la strada giusta per approcciare l’argomento senza rischiare troppo di cadere nella superficialità o nella supponenza, anche in ragione del mio limitato periodo di pratica (1 anno appena finito).

Charles Tart, nel suo libro Psicologie Transpersonali, parla delle arti marziali come una forma di psicoterapia; Ken Wilber, definito da molti come l’Einstein degli studi sulla coscienza, parla invece di Spettro della coscienza, per cui ad ogni livello della coscienza sono propri alcuni approccia ma non altri: le arti marziali lavorerebbero su piani alti della coscienza, dove le parole non bastano più, dove il pensiero diventa insufficiente e così la cultura, con i suoi limitati modi di vedere il mondo. Accade così anche per lo Yoga, e per altre pratiche meditative, dove l’uso del corpo e del respiro è requisito imprescindibile per il lavoro sugli stati di coscienza, soprattutto per i livelli più avanzati: come usare poi il corpo, se con le tecniche marziali o quelle mistiche (come l’esicasmo o preghiera del cuore) è anche una scelta legata al carattere: rimando qui agli studi di Claudio Naranjo ed al suo libro “La via del silenzio e delle parole”, ed. Astrolabio, in cui ad ogni enneatipo (Tipo caratteriale in uno schema a nove punti o enneagramma, in cui a ogni punto corrisponde un tipo – detto enneatipo appunto -) corrisponde una via spirituale specifica: per alcuni, dove il tema della rabbia è più forte, le arti marziali sono importanti (ad es. per i tipi 8).
Per lavorare il carattere Naranjo pone come centrale la meditazione Vipassana o l’osservazione silenziosa del respiro, dei pensieri, delle emozioni, del corpo e personalmente ritengo che più tecniche si usano per lavorare su di sé meglio è: partendo dalla psicoterapia e dai suoi punti di vista sul mondo, per passare alle tecniche della Programmazione Neurolinguistica e similari, per ascendere poi all’esicasmo o tecniche mistiche in genere, a quelle dello Yoga, alle arti marziali – intese non come una triviale e semplice applicazione tecnica di movimenti naturalmente.

Hermann Hesse diceva a proposito di quest’ultima affermazione che non esiste nessuna religione che non possa essere praticata come la più stupida delle superstizioni… non la psicoterapia, non lo Yoga, né qualche via mistica di qualche gruppo spirituale, né le arti marziali stesse naturalmente, per cui alla fine a testimoniare del proprio lavoro personale è il livello di equilibrio personale raggiunto con la pratica.

Detto questo, ho potuto quindi accettare di scrivere un articolo sull’Aikido perché ho deciso che avrei parlato semplicemente di me e del mio rapporto con l’Aikido lasciando poi alle persone che mi conoscono il giudizio sulla coerenza o meno rispetto a quello che qui vado dicendo.
Ho scelto l’Aikido perché volevo lavorare sull’aggressività, la rabbia che sento dentro quando le cose non vanno come vorrei, quando non sono come dovrebbero essere secondo me: quando pratico, il Maestro mi scopre sempre dicendomi “Ecco il lupo!”.
10 anni fa smisi mio malgrado di praticare sport da combattimento: amavo l’adrenalina e il senso di forza che la competizione mi dava. Poi sono passato al Tai Chi, poi allo Yoga, al Rebirthing, allo studio di tecniche simili all’esicasmo, e per anni ho pensato a fare Aikido, che mi era stato presentato come una delle ultime discipline con ancora elementi capaci di lavorare anche sul piano spirituale.

Un saggio disse una volta che l’Ego si nutre di conflitto: in effetti ero stanco della rigidità del mio, di Ego, del mio bisogno di competere, di sentirmi forte, di vincere: ore e ore passate a affinare tecniche per sentirmi forte, ma per chi? Per che cosa?
Alla fine il mio nemico principale non sarebbe mai stato l’avversario su un ring, o il passante della strada che forse mi avrebbe minacciato: il nemico vero per me ero io che invece di crescere e espandere la mia capacità di percepire e muovermi con grazia nel mondo mi indurivo nel corpo e nell’anima.

L’Aikido era quindi la mia via per andare a recuperare quella grazia e quella elasticità che mi sono accorto che mi mancavano nella vita di tutti i giorni: stare davanti all’energia della rabbia e dell’aggressività senza inutili urli, senza inutili movimenti, senza inutili agitazioni, senza intenzioni malevole verso l’avversario (che infatti viene definito compagni di pratica), è una forma elevata di meditazione .
Freud diceva che Sesso e Aggressività sono le forze più potenti in un essere umano e la loro giustificazione come la loro repressione per Krishnamurti distruggono: ciò che quindi ci permette di gestire queste energie è importante, fondamentale per una buona qualità di vita individuale e sociale.
Nell’Aikido è possibile lavorare appunto sulla rabbia perché c’è il contatto fisico e l’azione, ma lo studio dei movimenti è accompagnato da un attento studio dell’atteggiamento: perfetto per chi come me ha scelto di lavorare sulla mente e sull’anima ogni giorno per vincere la natura inferiore che costantemente preme per emergere libera e incontrollata.

Omraam Mikhaël Aïvanhov diceva che il male è più forte del bene per cui è inutile combatterlo: bisogna usarlo per il bene, come l’innesto usa il vigore del portainnesto per dare quei frutti e quei fiori che si desiderano. L’Aikido per me ha la stessa azione: parte dalla natura grezza per ottenere qualcosa di più raffinato.
Nella pratica si può puntare a fare molto male, ma non è importante questo come dal punto di vista spirituale vita e morte non sono che stati diversi dello stesso elemento, la coscienza. Come diceva il prof. Suzuki nel suo libretto sullo zen e l’arte della spada, la lotta diventa una espressione impersonale, non frutto dell’odio o della rabbia; anzi meglio, diventa una espressione trans-personale, in cui energie diverse si incontrano: perde chi perde per primo il contatto con questo gioco di energie. In termini psicologici mi verrebbe da dire che perde chi per primo si fa vincere dalla paura.
Gerald Jampolsky – ma potrei citare molti altri filosofi - diceva che nella vita ci sono due forze: quelle della paura e quella dell’amore. Dove c’è una non c’è l’altra, o meglio, nella misura in cui non c’è una non c’è l’altra. Spesso usiamo la rabbia quando abbiamo paura: l’Aikido è quindi anche un modo per imparare ad andare oltre la rabbia, e poi ancora oltre, oltre la paura che la alimenta, e poi ancora oltre…

La migliore definizione dell’amore che abbia mai letto è quella di Krishnamurti: diceva che l’amore è attenzione. Più attenzione hai per qualcosa o per qualcuno più questo esprime e genera amore… In effetti, Aikido è anche estrema attenzione - e lo bene quando un severo richiamo mi ricorda che devo stare in quello che sto facendo e non viaggiare con la testa…

Ecco quindi perché pratico Aikido: per andare oltre, oltre me stesso, oltre la mia rabbia, oltre la mia paura, oltre la mia mancanza di attenzione per il mondo: il resto – avversari e tecniche -, sono importanti stampelle per accedere a porte che altrimenti ora non saprei come aprire…
Ad un convegno di politica e spiritualità una donna disse che nel Corano la famigerata guerra santa dei musulmani era in realtà la guerra contro la propria natura inferiore – rabbiosa e spaventata aggiungerei io: credo che sia una bella immagine con cui terminare questo articolo. Credo che anche quando andremo in cielo il Signore non ci chiederà quanti avversari abbiamo sconfitto, se abbiamo o meno la cintura nera, se abbiamo ottenuto una tecnica superiore o no, ma ci chiederà quanto abbiamo saputo vivere senza paura…

Alessandro D’Orlando
Psicologo, psicoterapeuta

domenica 27 giugno 2010

costellazioni e esseri viventi

Non servono immagini nè suoni, per sapere cosa succede agli altri esseri viventi nella coscienza collettiva del pianeta: è una voce sfuggente che fa da sottofondo al giorno, è la sensazione di qualcosa di importante che se ne va, è l'aspirazione incontenibile a vivere meglio (anche per loro)...

Se tutti siamo uniti a tutto, se esiste un cosiddetto campomorfogenetico che unisce le coscienze delle specie e dei gruppi, se esiste un inconscio collettivo allora mi chiedo - come costellatore, come psicoterapeuta, come essere umano - dove si riversa la vita persa ed il dolore degli esseri viventi?

- Una volta un insegnante costellatore disse che è strano come oggi tutti si facciano dei tatuaggi: una volt erano dei carcerati e degli emarginati in genere...
- Lo stile di vita moderno ha sempre meno senso rispetto alle leggi dell'esistenza sul piano materiale, emotivo, psicologico...
- c'è un inasprimento delle forze biofile e necrofile sempre più nettamente divise e contrapposte come già Erich Fromm aveva profetizzato negli anni '80...
- alcuni dicono che alcuni esseri viventi se ne vadano per contribuire su un altro piano ad un cambiamento necessario su questo piano (mito o realtà?)...

Mi chiedo se tra le due forze non ci sia un nesso... Come può il dolore di ciò che esiste o esisteva influenzare la nostra vita? Forse dobbiamo dare un senso non solo al nostro dolore, non solo dobbiamo dare un ordine al dolore della nostra famiglia, ma dobbiamo dare un posto giusto anche al dolore di ciò o di chi viveva e adesso non vive più: il giusto posto, un onorare, e lasciarsi guidare poi da questo movimento...

Come diceva già un poeta tanti anni fa...

Per chi suona la campana?
Nessun uomo è un'isola

Nessun uomo è un'isola,
completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
suona per te.

John Donne - Meditation XVII

lunedì 21 giugno 2010

L'età oscura

Vedere i segni del decadimento è fondamentale come vedere la bellezza della vita.

Vedere il Male mentre si espande come le maree nere di questi giorni (Mar Rosso, Golfo del Messico...) è importante quanto l'apprezzare gli ultimi Eden rimasti.

Capire che stiamo lasciando l'inferno a chi verrà dopo di noi è importante quanto apprezzare la vita che sempre si rinnova.

Sentire l'onda di stanchezza e depressione che fiacca la ricerca spirituale è fondamentale quanto sentire l'amore che lega ogni anima a ogni altra.

Vedere il Destino che inesorabile sta divorando il senso della Vita, con la violenza e la dissolutezza che lo precedono, guardarlo negli occhi, è quello che possiamo fare per cercare una strada diversa...

Costerà notti insonni, dolori personali, fatiche economiche e pericoli cambiare visione della vita e la vita stessa ma se pensiamo che qualcuno un domani potrebbe guardare alle nostre fatiche con ammirazione e amore, e che qualcuno già adesso può starci accanto senza essere visto, per sostenerci e crescere assieme a noi alla vista delle nostre fatiche quotidiane...

se pensiamo a tutto questo,

e se sentiamo che anche dentro di noi qualcosa cambia mentre cambiamo vita...

allora forse c'è ancora un senso in questo scendere all'inferno giorno dopo giorno...

Alessandro D'Orlando

mercoledì 16 giugno 2010

Le buone azioni che addormentano la coscienza

Non basta fare una buona azione. Le azioni migliori sono quelle che restano, che lasciano una buona traccia.

Ancora migliori sono le azioni che si fanno assieme ad altri.

Le azioni fatte da soli, estemporanee e senza effetti duraturi su questo piano di realtà, possono essere semplicemente sonniferi per la coscienza.

Da solo un uomo non è nulla... Le azioni di un uomo solo sono poca cosa.

Alle volte non si hanno alterative, ma almeno togliersi l'illusione di non aver bisogno di fare le cose assieme a qualcuno è importante...

Cosa facciamo per migliorare le cose che vediamo?
Chi coinvolgiamo?

Credo che siano domande importanti...

Alessandro D'Orlando

mercoledì 2 giugno 2010

Una testimonianza di una corsista

E' FANTASTICO!!!!!!! funziona alla grande!!stamattina durante la prima respirazione quando ci siamo programmati per l'intenzione della giornata mi ero proposta di mantenermi calma e di non alzare la voce e..... ce l'ho fatta!!!!anche se sono stata provocata come al solito!!!! ancora meglio!!! sono veramente contenta di aver fatto questo corso (...)

Firmato: Una partecipante ad un corso sulla respirazione e l'uso delle immagini e dei pensieri per programmare la propria giornata...

Ringrazio della testimonianza e sarò felice di pubblicare le altre che dovessero pervenirmi.

Buon mercoledì di festa

Alessandro D'Orlando

mercoledì 12 maggio 2010

venerdì 23 aprile 2010

Dopo, domani, mai

Alle volte ci si sente frustrati a non riuscire a raggiungere qualcosa.

Si ha il dubbio che sia troppo tardi.
O che il compito supera le proprie forze.
O che il mondo non sia il posto adatto per quel desiderio.
Che quel desiderio sia irrealizzabile.

Alle volte è utile proiettarsi nel futuro e capire che il tempo è sempre dalla nostra parte. Forse non basteranno 100 anni. Ma la direzione è tracciata.

E se dobbiamo pensare ad arrivare da qui a 100 anni, possiamo aspettare 100 anni.

Ma allora perchè non aspettarne 1000?
O 10000?
E perchè in fondo attendere così tanto?

In fondo tutto ciò che non accade ora non accadrà mai.
E forse potrà accadere nel futuro.
O anche no.

Forse è solo una scusa per trovare un senso a tutto.

Ma se non ci fosse il senso...
Abbiamo davvero bisogno di questo senso?
Possiamo stare senza un senso?

Semplicemente esistere e lasciare che il tempo ci porti verso le acque tranquille...

Alle volte pensarlo rilassa.

Si può uscire dal pathos del raggiungere qualcosa. Dal dolore di non averlo. Dal passato, passato a non averlo. Dalla prospettiva del futuro che trascorre senza ciò che vorremmo.

Si può essere.
Essere e basta.

E' un buon punto di partenza per porsi obiettivi.

Con lucida e ferma calma.
Ogni istante pootrebbe allora portare a ciò che si desidera.
O anche no.

Se accade, accade allora come una sorpresa.
Che non si può pretendere, nè attendere.

Forse la vita migliore è quella vissuta come il Natale.
Sai che arriverà una sorpresa, ma non sai da chi (forse anche da te per te), nè quando.
E questo la arricchisce ancora di più.

Alessandro D'Orlando

mercoledì 21 aprile 2010

Scegliere senza alternative

Alle volte siamo così preoccupati di avere delle alternative prima di finire di fare qualcosa, che posticipiamo all'infinito le nostre scelte.

Dire no solo dopo aver qualcosa a cui poter dire si... é una bella storia per chi sceglie, una bella favola da raccontarsi.

Chi subisce la scelta molto spesso, essendo impreparato, non ha alternative.
Chi sceglie, lo fa credendo molto spesso di avere alternative.

In realtà i legami con ciò che allontaniamo da noi sono spesso più profondi di quello che credavamo, tanto da non riuscire spesso a dire sì a ciò che viene dopo.

Tanto da vivere con colpa la nostra possibilità di scegliere rispetto a chi questa possibilità non ha avuto.

Non è la presenza di alternative a renderci veramente liberi, ma la capacità di sentire se una cosa è buona o meno per noi in assoluto.

E se non va possiamo allontanarla da noi senza alternative a cui appoggiarsi.

Il vuoto, o la solitudine, può essere l'alternativa migliore.... almeno per un pò...
Con fiducia che al momento giusto finirà, improvvisamente, anche l'attraversata nel deserto.

Alessandro D'Orlando

Onorare il nemico

Alcuni al convegno di Bellaria in cui sono intervenuto per le costellazioni familiari, mi hanno chiesto come sia possibile onorare il nemico: ci sono cose terribili nel mondo.

Ancora di più... che senso ha l'inginocchiarsi davanti al nemico? O a ciò che si considera il male?

Mi chiedo semplicemente come fanno i lottatori a inginocchiarsi davanti all'avversario - mentre lo guardano - prima di lottare con lui.

Mi chiedo se guardando il male non sia il senso di impotenza che ci prende a impedirci la visione profonda di ciò che accade.

Mi chiedo se non sia il fatto che non riusciamo a accettare il potere del male che ci supera, a lottare per il bene - schierarsi con chi può perdere... perchè?.

Onorare la forza del nemico credo che aiuti a essere rispettosi e a non fare sciocchezze.

Poi dobbiamo scegliere a quali forze prestare servizio: servizio al Bene, o servizio al Male?

Sempre se ci è possibile scegliere... Sempre se non siamo già stati presi a servizio, e non ce ne siamo accorti...

AD

venerdì 16 aprile 2010

Cosa accadrebbe se...

Cosa accadrebbe alla tua vita se tu riuscissi ad abbracciare ciò che ti fa soffrire?
Se tu riuscissi a inginocchiarti con umiltà davanti a ciò che non puoi cambiare?
Se tu riuscissi a onorare la tua famiglia e chiunque ti abbia dato qualcosa che nella vita ti è servito?
Se tu riuscissi ad essere grato a chiunque ti abbia dato qualcosa?
Cosa accadrebbe se tu riuscissi a sentire che sei parte di ogni cosa e persona su questo pianeta ed in questo universo?
Immagina: domani ti alzerai, e potrai pensare con gratitudine ai tuoi genitori, ai tuoi fratelli, ai tuoi nonni.
Potrai augurare pace ed amore, esprimere benevolenza verso chi ti ha fatto del male.
Potrai guardare a ciò che ha spaventato la tua famiglia, a ciò che ha voluto dimenticare e potrai onorare chi è stato dimenticato.
Potrai lasciarti alle spalle le cose che non sono andate bene: con la tua famiglia, con un partner, con un collega...
Potrai sentire il sostegno della vita alle tue spalle se mai tu dovessi sentire il bisogno di appoggiarti.
Potrai lasciarti abbracciare da chi vuole darti amore, e potrai vedere un senso dietro ai fatti più difficili che hai vissuto.
E in questo senso potrai scoprire quanto amore nascosto c'era dietro.
Quanto amore nascosto c'era dietro una persona che ti ha fatto del male, che se ne è andata. Forse potresti scoprire che se ne è andata perchè tu volevi andartene... O che ti faceva del male perchè nel profondo ti voleva svegliare da un dolore che ti stava uccidendo...
Immagina di poter guardare in fondo alle cose che succedono, come quando si guarda nel fondo del mare quando le acque si quietano, e scoprire pace.
Immagina di poter per un istante stare in pace.
E di poter comunque lottare, ma nella pace interiore.
Mi chiedo come sarebbe la tua vita, la nostra vita facendolo.
Credo che sarebbe molto migliore...
Ecco, questo sono le costellazioni familiari, questa è l'esperienza che puoi vivere...
Alessandro D'Orlando

venerdì 2 aprile 2010

La volontà non è mai abbastanza

Ogni giorno siamo chiamati a dare una forma a pensieri, azioni ed emozioni.

Ogni giorno siamo chiamati a dare il massimo di noi stessi, affinchè ogni sogno abbia il suo spazio, ogni desiderio sia consumato nell'azione (anche inutile), ogni ispirazione sia nutrita e incarnata nel mondo reale.

Se non lo facciamo tutto ciò che abbiamo dentro ci consuma da dentro alla ricerca comunque di uno sbocco: nel bene e nel male.

Non possiamo quindi che ricominciare il giorno dopo dall'inizio: se l'opera non è come la vogliamo, come è l'immagine che abbiamo dentro, dobbiamo ricominciare.

Anche nello zen, ad es. nell'arte del Bonsai, dopo una lunga disciplina si arriva all'espressione fedele dell'immagine interiore nell'azione.

Nella realtà il Bonsai sono le relazioni, il lavoro, la famiglia.

Facendo il meglio di noi stessi in ogni cosa, cresciamo e siamo soddisfatti.

Risparmiandoci, perdiamo e ci indeboliamo.

Alessandro D'Orlando

lunedì 29 marzo 2010

La rabbia lega (e frega)

Se ti arrabbi contro qualcuno o qualche cosa, ti leghi a quel qualcuno o a quella cosa.

Cosa accade alla tua rabbia se invece immagini di inchinarti davanti a ciò che ti fa arrabbiare, come ti inchineresti davanti al Destino o davanti alla Vita e al suo inesplorabile volere...?

Cosa accade se cancelli ciò che vedi e resti al buio solo con il tuo stato d'animo, con la rabbia e ciò che la tua rabbia copre (angoscia, dolore, solitudine)?... Forse scopriresti che avevi già conosciuto in passato quello stato d'animo e che non avevi risolto nemmeno allora quel dolore e la rabbia contro la causa di quel dolore...

Cosa accade se vedi ciò che ti fa soffrire come la fonte dell'occasione di vedere e finalmente porre fine a quella eterna sofferenza che ti porti dietro e che ritorna con la scusa di quel torto e di quella apparente ingiustizia?

Cosa accade se pensi alle persone peggiori che hai conosciuto, che si arrabbiavano per cose che gli capitavano anche se non avevano alcun motivo per lamentarsi dell'inconveniente... ?

Forse alla fine siamo davvero i responsabili del nostro destino, e ciò che ci capita è lì solo per essere finalmente visto ed onorato... liberato dal nostro giudizio, e noi finalmente da loro...

Inganni, tradimenti, ingiustizie... terribili maestri per imparare a lasciare veramente alle spalle ciò che è pesante e difficile, attraverso la gratitudine, il dimenticare, l'umiltà...

Alessandro D'Orlando

domenica 21 marzo 2010

Mine vaganti

Nel film verso la fine si dice "Le mine vaganti servono a questo, a portare disordine, perchè poi qualcuno metta le cose in posti dove nessuno le avrebbe mai messe".

Ho pensato a tutte le situazioni in cui capita di incontrare qualcuno che dice troppo, o troppo poco, che dice bugie a volte anche a se stesso, con cui ci siamo coinvolti troppo, a cui abbiamo permesso di portare disordine dentro di noi e la nostra vita, che ci mette davanti a sfide davanti alle quali perdiamo tutto.

Ho rivisto i visi delle persone, e mi sono chiesto come sarebbe poterle vedere che ballano sorridendo tra di loro e a noi- un pò come nel film di Ozpetek -, mentre ballano con chi hanno amato al posto nostro, prima di noi, o dopo di noi, o mentre stavano con noi.

Come sarebbe poterle vedere mentre cadono completamente le bugie, la questione di chi ha avuto chi, di chi sta con chi, di chi ama chi, di chi vivrà con chi, di chi ha detto che cosa o chi ha fatto o non ha fatto cosa.

Guardare tutto questo dalla solitudine della propria anima immortale, come si possono guardare bellissimi fiori che durano un giorno.

Ci pensavo e immaginavo e sentivo che era una buona immagine. Mi dava la sensazione che abbiamo tutto il tempo di sistemare le cose in disordine, per apprezzare la bellezza delle cose che non durano, per capire come andare oltre ciò che siamo per fare posto a ciò che non vogliamo. Verso qualcosa di nuovo e ancora più profondo.

Alessandro D'Orlando

sabato 20 marzo 2010

Odiarsi è più facile

Volersi bene non è semplice.

Implica diverse capacità e diverse risorse: tempo per stare soli con sè stessi, voglia di trattarsi bene, capacità di ascoltarsi e di capire quando c'è qualcosa che non va, capacità di pensare a delle soluzioni e di applicarle, fiducia nelle proprie forze di farcela o comunque nella vita che in qualche modo tutto va per il meglio.

Implica la capacità di non mettersi sopra gli altri per non cadere poi, nè quella di mettersi sotto per non essere schiacciati.

Implica la capacità di vivere ogni giorno come una sfida e la possibilità di dare il meglio di sè stessi, e di capire cosa è il meglio e cosa è il peggio di sè stessi, implica la capacità di reggere al vuoto che resta dopo aver rinunciato a qualcosa.

Implica tanto.

Per questo credo che la maggior parte si odi e faccia cose che vanno contro il proprio benessere.

Odiarsi è più facile.

Alessandro D'Orlando

venerdì 19 marzo 2010

L'importanza della benevolenza

Ad un certo punto si può guardare indietro ad una persona che ci ha ferito con benevolenza.

Se lo facciamo fin dall'inizio della ferita si tratta probabilmente di una difesa.

Se ci riusciamo dopo aver attraversato le fasi dell'indifferenza, della rabbia, del dolore, della paura di quanto si è attraversato, allora probabilmente è una conquista dell'anima.

Dalla benevolenza in poi siamo liberi dalla ferita e dalle sue conseguenze (ma possiamo anche ricadere nella paura, e più indietro nel dolore, e più giù nella rabbia fino al duro pavimento dell'indifferenza.... - ci sta, è nell'ordine delle cose, ma camminare a gattoni dopo aver imparato a camminare non è che temporaneo).

Possiamo però essere benevolenti fin dall'inizio con tutte le persone che incontriamo, con tutte le situazioni che viviamo.

E' una sorta di vaccinazione dalla delusione, dalle aspettative...
é una carezza che portiamo al mondo e agli altri,
è una predispozione che porta luce nelle relazioni e dove andiamo...

Vivere nella benevolenza dà una bella, gran bella sensazione.
Come sempre è una questione di scelte e sapere cosa si vuole, e esercitare la propria volontà.

Alessandro D'Orlando

mercoledì 17 marzo 2010

Trasformare uno stato interno

Ci sono due modi per trasformare uno stato interno ed entrambi partono da una posizione comune: la posizione di chi osserva con calma ciò che succede.

Per osservare con calma ci vuole uno spazio interno in cui sentirsi al sicuro, la mente libera da pensieri urgenti, una certa positività (la sensazione che comunque qualcosa viene fuori), un certo tempo a propria disposizione (il tempo di una passeggiata, per stare sul letto senza urgenza di dormire, per riposare in auto tra un impegno e l'altro...).

Poi si può:
1) lasciare che qualcosa emerga;
2) creare uno stato interno di segno opposto attraverso la lettura di qualcosa di specifico, una creazione mentale di immagini e/o dialoghi interiori appropriati.
(ad esempio in uno stato di scoraggiamento creo immagini di ciò che voglio e di come sto mentre lo ottengo).

La seconda soluzione è più sempice della prima, più immediata e applicabile ma più limitata nella portata del cambiamento: di fatto vado dove scelgo di andare.

La prima soluzione è più complessa, richiede molta più presenza mentale, la capacità ad esempio di stare semplicemente in ascolto del proprio respiro, di stare nel vuoto e porta a fare il passo successivo sotto la guida di uno stato transpersonale.

Credo che vadano usate entrambe: la soluzione al punto 1) porta al cambiamento iù radicale.
Quella al punto 2) alla stabilità e alla sicurezza.

Buoni esperimenti

Alessandro D'Orlando

martedì 9 marzo 2010

Invictus - ossia dipende dal punto di vista...

Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

Questa poesia, che è descritta all'indirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Invictus_%28poesia%29, descrive lo stato in cui in certi momento ci si può trovare mentre si guarda alla propria vita senza nessuno che possa raggiungerci nel pozzo in cuii ci possiamo sentire.

In quei momenti, in fondo al pozzo, si può avere la sensazione di essere davanti a qualcosa di grandioso, qualcosa di forte, potente e temibile... Potrebbe essere la disperazione, la solitudine, l'angoscia - o potrebbe essere la sensazione della propria forza, la sensazione meravigliosa della propria terribile forza...

Dipende dai punti di vista.

Alessandro D'Orlando

mercoledì 3 marzo 2010

La donna, l’uomo che non puoi avere

Capita di innamorarsi di qualcuno che è impegnato.

Se si è sfortunati, si è corrisposti.

Allora inizia il calvario.

Da bella, la situazione si fa stressante.

Allora viene da pensare che con il tempo passerà e sarà migliore solo vivendo il tutto alla luce del sole.

Se poi la luce arriva, la guerra di chi ha perso tanto per la nuova storia inizia: il nuovo partner è il nemico, la causa della propria cattiva coscienza, il carnefice, o solo il bene da pagare per la colpa che si porta.

Oppure chi aveva due partner (nascosto e ufficiale), si ritrova di nuovo con uno solo e ricomincia a soffrire perchè il suo benessere dipende da due persone e mai da uno solo (troppo rischioso e impegnativo, nonchè impossibile, specie se uno deve fare il genitore e l'altro il partner - queste due figure mai coesisteranno nella stessa persona).

Così la storia parte zoppicando.

Anche l'altro partner vive con colpa la felicità a spese di chi è stato lasciato.

Tutto congiura per la fine della storia.

Alla fine chi ha lasciato può perdere il vecchio amore e quello nuovo.
Chi viene lasciato perde anch'egli, chi aveva ottenuto qualcosa lo torna a perdere.
Perdono tutti.
O è molto facile che finisca così.

Se sei pronto, pronta a perdere tutto fatti avanti.
E chiediti anche se ti affascina l'amore, o il perdere tutto.

Ma in fondo, anche nel perdere tutto ci può essere un grande insegnamento.

Come anche iniziare un amore nella sofferenza.
(Chi riesce a vivere nella colpa mescolata all'amore, può sopravvivere, forse).

Come sempre si impara sempre, ovunque.

AD

venerdì 26 febbraio 2010

La guerra dei depressi

Per la persona depressa la vita non è una delle tante e utili metafore che dovrebbero fare da sfondo a una vita felice: non è una danza, non è un gioco, non è una gara amichevole... la vita è una guerra.

Ogni giorno cade, ogni giorno si rialza, ogni giorno deve parlarsi e imporsi di fare qualcosa, anche le cose più elementari: lavarsi, mangiare, fare la spesa, incontrare amici, conoscere persone nuove, andare al cinema, mettersi a letto, riprendere a dormire se si sveglia nel cuore della notte con l'angoscia, alzarsi dal letto la mattina...

Ogni giorno, ogni istante vuole un suo motivo per avere attenzione e energie, perchè i sensi della vita comune sono andati perduti.

Per questo la depressione è un inferno e nello stesso tempo una vulcanica possibilità di cambiamento: se tutto deve essere ricostruito, se il dialogo interno deve essere costruttivo, se le immagine coltivate internamente devono essere costruttive, se ogni abitudine deve essere rifondata da capo... allora si può ricominciare da capo.

All'inizio non si sente la necessità di ricominciare, si prende questo percorso come una utile medicina, come chi guida di notte usa il navigatore per andare in una bella località di vacanza. Vedi solo buio e magari fuori è freddo e piove o nevica. Ma il navigatore ti dice che ti stai avvaicinando ad un posto fantastico, e tu sai che lo è, anche se non vedi nè senti nulla, anche se sei nervoso e frustrato dal traffico.

E vai avanti.

Una bussola, una mappa, andare avanti: è tutto quello che serve.

Entusiasmo, contentezza, allegria, gioia, leggerezza.... non importa, arriveranno...

AD

lunedì 22 febbraio 2010

Una vita di ricordi felici

Ogni passato ha persone che si sono comportate bene e male.

In ogni vita ci sono persone che hanno inferto dolori e profonde gioie.

Possono essere i genitori, i fratelli, amanti, amici...

A volte ci hanno dato motivo di gioia intensa.

A volte ci hanno aperto le porte dell'inferno, e ci siamo caduti rovinosamente per un istante o per mesi, o per anni...

Eppure la nostra vita è semplicemente la somma algebrica di questi istanti, nei nostri ricordi.

Ricordati dei momenti felici, di quando brillavano gli occhi della persona che ti guardava, di quando ti sorrideva, di quando ti mostrava il suo amore.
Ricordati di quando ti abbracciava e ti baciava, ti stringeva e ti accarezzava.

E lascia che cada la neve del tempo sulle immagini di dolore, in cui parole cattive, gesti cattivi, azioni cattive erano arrivate come stagioni di sordo e freddo dolore nel cuore.

Nessuno sa perchè sono arrivate, nessuno lo sa veramente, nessuno.

Hanno attraversato come tempesta gelida le case, le famiglie, le mani che si stringevano, i cuori e le espressioni di ogni giorno, hanno slavato i colori e sono scivolate via prima che qualcuno potesse accorgersi di cosa stava veramente accadendo.

A un certo punto i colori sono spariti assieme alle risate e al caldo.

Che cada la neve della dimenticanza, che l'occhio si fermi sulle immagini felici.

Perchè sarà quelle che richiameremo dal futuro. Sarà quelle che rivivremo.
Quelle che ricordiamo del passato con più tenacia.

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sabato 20 febbraio 2010

Guarire dall'odio

L'odio è una brutta bestia.

Ti lega alla persona che odi, lega lei a te - anche se non la rivedrai più... -, blocca la tua capacità di amare e ti rende sempre più simile a ciò che stai odiando...

Ne sanno qualcosa i figli di genitori odiati - non sarò mai come mio padre/mia madre..., per scoprire (alcuni forse mai) di essersi comportati nella stessa maniera solo in forme differenti -.

Ne sanno qualcosa coloro i quali si sentono feriti nel profondo da qualcuno, si sentono vittime di comportamenti cattivi e malsani.

Ne sanno qualcosa anche le generazioni a venire, che con la loro vita ripropongono il destino dei carnefici perchè venga rivisto e rispettato.

Credo che tutti odiamo qualcosa a qualche livello, ed a quel livello siamo a un millimetro dall'essere esattamente la cosa stiamo odiando - se già non lo siamo.

Per allontanarsi da quello spazio ci vengono in aiuto le diverse tradizioni spirituali con i loro principi: non giudicare, pensa al comune destino umano di sofferenza, immagina l'odio come nero fumo che puoi disperdere...

Tutto serve.

E se l'odio resta, semplicemente puoi prenderlo con te come uno dei tanti veleni dell'esistenza, sapendo che l'altro non c'entra più.

E solo tuo, uno dei tuoi tanti veleni, venuto ad insegnarti qualcosa.

Ancora duramente qualcosa, su di te.

AD

giovedì 18 febbraio 2010

Gettando via qualcosa....

Alle volte mi capita di gettarmi qualcosa alle spalle, qualcosa che lungo tempo mi ha tormentato.

Gettandolo ho la sensazione di aver chiuso un ciclo di vita, di aver perso qualcosa di prezioso che non tornerà, e di essermi separato ancora di più dalla bellezza dell'innocenza e dalla freschezza dei 20 anni.

Gettandolo ho la sensazione di essere diventato ancora più vecchio, rigido e cinico.
Solo per il fatto di non avere più quelle illusioni che avevo sempre avuto su ciò che alla fine si riduce a un mucchio di spazzatura nelle mie mani.

Gettandolo, ho la sensazione di essere lanciato verso un futuro ignoto e sconosciuto, completamente vuoto di illusioni e aspettative, morte come sono quelle che avevo nutrito fino a quel momento.

Gettandolo mi ritrovo faccia a faccia con un presente senza futuro, ma anche senza il passato oramai semplice custode di ciò che era e anche di spazzatura.

In questo presente il tempo si dilata, diventa spazio nell'anima e mi sento come un grande albero, dalle radici alla chioma nel vento.

Uguale a sè stesso e maestoso, giorno dopo giorno, anno dopo anno, placido e solido, fino alla fine.

Dove non c'è tempo, l'anima si può manifestare. Sono sprazzi che poi scompaiono ancora tra i flutti del passato e del futuro, ma sono sprazzi che danno l'idea di cos'è la propria grandezza come esseri umani: la grandezza del dire di sì a tutto.

Alla fine delle illusioni, all'ignoto del futuro, al passato e ai suoi invincibili sigilli.

AD

martedì 16 febbraio 2010

La solitudine della creatività

C'è un punto in noi dove nasce la creatività, il nostro modo personale di pensare e di vivere.

Lì siamo da soli, senza nessun sentiero e senza nessuna guida.

Lì ci sono le strade da percorrere, le cose in cui credere e le ultime conseguenze del modo di essere che scegliamo.

E' come una strada nel mezzo di una valle coperta di neve mai calpestata, mentre ancora nevica.

Vive chi esce dalla calda capanna e va nella neve per il proprio sconosciuto sentiero.

Chi resta nella capanna presto diventa una cosa, una cosa tra le cose della capanna, tra le legna e le lenzuola e i piatti.

Meglio rischiare il freddo fuori che quello dentro.

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lunedì 15 febbraio 2010

E' normale drogarsi - 2^ parte

In seguito ad un paio di commenti e a una defezione tra i fan dell'Associazione su Facebook concomitante a questo articolo, volevo semplicemente specificare che l'articolo di cui nel titolo, era esattamente rivolto alla inutilità e alla dannosità del drogarsi, non era un incitamento a farlo.

Credevo fosse superfluo ma la comunicazione richiede feedback costante, grazie quindi a chi mi ha dato le proprie impressioni.

Per il resto, continuo a pensare che la respirazione, la meditazione e gli stati di trance collegati, sono la droga migliore per chi vuole accedere in sicurezza a stati transpersonali.

Buona pratica a tutti

AD

domenica 14 febbraio 2010

Le cose e la depressione

Nei periodi in cui mi è capitato di scoprimi depresso, mi sono accorto anche che ero diventato materialista.

Mi piacevano gli oggetti e immaginavo come sarebbe stata la mia vita avendo quella macchina, quel televisore, indossando quel vestito, andando in quel posto...

Poi avendo quella macchina, godendo di quell'oggetto, della sua bellezza, della sua tecnologia, della sua utilità dimenticavo le persone. Avevo la sensazione di essere finalmente autosufficiente, di poter stare bene anche da solo in mezzo a un mare di cose... belle, utili, tecnologiche, intriganti...

Guardandomi in giro mi sono chiesto poi se per caso non è la società nel complesso ad essere depressa. Forse ci siamo persi in una stanza piena di giocattoli scambiandola per il mondo, sostituendo le persone con le cose, o peggio ancora scambiando le persone per giocattoli, rompendole o gettandole con l'illusione che sono comunque riparabili e sostituibili, continando nel frattempo a guardare distratti e affascinati la nostra nuova tv, il nostro nuovo navigatore, il nostro nuovo vestito...

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venerdì 12 febbraio 2010

Paesi sulla via della povertà e paesi sulla via dell'inferno

Non sono mai stato nei paesi del terzo mondo ma Madre Teresa dice che la loro miseria è meno grave della nostra. Dice che da noi la gente ha fame d'amore, e che questa fame è peggio di quella di cibo. Altri che hanno fatto volontariato dicono che hanno ricevuto molto stando in quei paesi e aiutando i poveri, e per poco che tu riesca a fare, le persone ti sono molto riconoscenti.

Poi vedo alla nostra miseria: non ci guardiamo, non ci tocchiamo, ci temiamo, viviamo nella paura che possa accadere qualcosa di terribile andando in auto, ricevendo la posta, viaggiando in treno, in aereo o in metropolitana.

Se qualcuno prova a cambiare qualcosa nella medicina, nell'economia o altrove non è la riconoscenza che riceve ma sabotaggi e calunnie.

Coloro che spargono virus nel corpo, nelle menti e nei cuori vengono invece sostenuti con denaro, acclamazioni, tributi. Forse come società non siamo proprio una società morta, nemmeno agonizzante... siamo già nell'inferno. Dentro.

Solo un salto di coscienza può distruggere questa cappa di illusioni, e dobbiamo farlo tutti assieme. Con la coscienza e con i cuori.
Respirando, meditando, stando nella positività... ognuno a modo suo.

Tutti assieme...

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giovedì 4 febbraio 2010

Il prezzo per saper condividere

Un essere umano cerca sempre qualcuno che lo sappia ascoltare.

Qualcuno che cammini per le sue strade, o che ci abbia camminato.

Quando mi chiedo del perchè mi ritrovo a vivere in certi posti, forse la risposta non sta in me, o non solo, ma anche in chi potrebbe avere bisogno di me.

Lo pensano anche tanti viaggiatori dello spirito, lo penso anche io... è la vecchia storia della compassione - del prendere su di sè una croce anche per gli altri.

Quella forza per cui ringrazio sempre qualcuno che mi racconta storie dolorose: scopriamo che non siamo soli, che io non lo sono, che lui non lo è, e questo contatto umano trasfigura lo stesso dolore.

Non è nemmeno più importante cambiarlo: è strano... è umano... miracolosamente umano... Per un attimo miracoloso...

Grazie oggi alla sconosciuta che oggi in un ufficio mi ha raccontato in due parole la sua storia... senza drammmi, senza orpelli, essenziale... grazie...

mercoledì 3 febbraio 2010

La claustrofobia dell'amore

In chi ha avuto madri depresse, è facile cadere nell'angoscia quando una persona si avvicina con amore.

Quell'amore diventa pericoloso, un posto dove saranno rinnovate continue richieste di attenzione, di affetto, di vicinanza a cui non seguirà mai un senso di sazientà, ma solo un rinnovato lamento, un messaggio come "non è abbastanza", un richiedere sempre più affetto, amore, vicinanza...

Quell'amore diventa un buco nero, un Dio della distruzione a cui sacrificare quanto più possibile ciò che si ha di prezioso per evitare che sparisca anche quel pò di amore. In fondo, quel Buco Nero rappresenta sempre una figura senza la quale un bambino o una bambina sentono di non poter più vivere.

Poi crescendo il discorso cambia: a quel punto quel bambino o quella bambina diventano sempre più bravi e buoni, fingono di essere quell'abbondanza che le madri vorrebbero avere vicino; fingono di non aver più bisogno di lei e va bene così: fingono che non hanno più bisogno di qualcuno perchè loro sono perfettamente autosufficienti; oppure fingono di essere quegli esseri malvagi che non hanno saputo salvare la madre dal proprio dolore.

E ad un certo punto una donna arriva e chiede amore: e così scatta l'antica paura, viene voglia di ferirla per allontanarla, prima che possa chiedere, prima che possa legare, prima che possa indurre al bisogno.

Ci si sente salvi dal Buco Nero fuori.

Non ci è accorti che uno grande dentro è cresciuto ancora di più...

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venerdì 29 gennaio 2010

Dietro a ciò che appare

La nostra volontà e la nostra coscienza sono contenute dal nostro inconscio.
Il nostro inconscio dall'incoscio della famiglia.
Quello della mia famiglia e della famiglia dell'altro si fondono nell'inconscio collettivo.
Quello collettivo è dentro le forze della natura.
Le forze della natura sono contenute in ciò che la crea e ricrea dal vuoto ogni istante.

Guardando alle persone a cui penso di più, nel bene e nel male.
Guardando a ciò che fanno e dicono e a come vivono...
Guardando a ciò che sta dietro a loro e a ciò che da loro esce per venire incontro a me... nel bene e nel male...

Davanti all'enormità delle forze in gioco...

mi prende uno strano senso di vertigine e umiltà e silenzio...

martedì 19 gennaio 2010

La vita in vetrina

Una volta guardavo la vita dalla vetrina.

Poi mi sono accorto che lo facevo.

Poi che non mi piaceva.

Poi che non potevo fare a meno di farlo.

Poi che c'era un modo per uscirne e che mi era difficile, perchè mi sembrava che stare davanti la vetrina era come essere senza pelle.

Così ho capito perchè stavo dietro alla vetrina ed ho smesso di farmene una colpa: non reggevo al mio essere senza pelle. Semplicemente i danni che ho fatto sono stati ben compensati dal mio autoincarceramento.

Poi ho inziato a capire che vivere la vita senza stare in vetrina significa sentire che le persone mi mancano, tutte. Quelle più vicine e quelle più lontane.

E poi alla fine ho capito che più profondo del dolore della mancanza c'era il dolore della mancanza del mio amore per loro.

Questa è la mia colpa più profonda, qui è dove mi sento peccatore nel senso cristiano del termine. Questo è lo spazio dove non posso che inchinarmi ogni volte che non ricevo amore.

Mi torna semplicemente ciò che ho creato nel mondo. E in me può spegnersi per dare spazio a qualcosa di nuovo.

Alessandro D'Orlando

lunedì 18 gennaio 2010

Ciò che perdi è tuo per sempre

Alle volte capita di amare qualcuno, di sentirsi leggeri per questo e aperti alla vita.

Capita di sentirsi vivi, o di sentirsi elevare nei pensieri e nelle emozioni.

Capita di sentirsi più ottimisti o più coraggiosi sapendo di avere al fianco quella persona.

Capita di ricevere da quella persona attenzioni, amore, sostegno, cura, riconoscimento, delicatezza e tutto quello che una persona che ci ama può dare.

Poi quella persona se ne va e sembra che resti il vuoto.

Ma in quel vuoto ci sarà un amico che darà il riconoscimento.

Aiutando qualcuno potremo sentirci aperti e leggeri: vivi.

Leggendo un libro o meditando ci sentiremo elevare a livello mentale o emozionale.

Ogni tanto vivremo situazioni in cui qualcuno ci manifesta qualcosa di tenero.

Tanti frammenti del passato che ritornano in nuove forme, che insieme rendono il passato una copia sbiadita di un più ricco presente.

Quando ci penso, mi sembra che tutto assuma una luce diversa per l'occhio che dentro di me guarda il mondo.

E' come pulire il vetro di una lampada ad olio...

Alessandro D'Orlando

giovedì 14 gennaio 2010

La morte libera l'amore.

Stamattina prima di andare a lavorare ho avuto un pensiero che mi ha commosso, mi ha reso umile e pieno nello stesso tempo: che davanti al nostro destino, alla morte che ci attende, siamo tutti degli eroi: iniziamo tutti qualcosa che sappiamo che perderemo, che costruiamo su qualcosa che non durerà, che solo per il fatto di esistere siamo esposti al senso della fine ogni minuto della nostra esistenza.

Siamo tutti grandi davanti a questo Nulla e questo ci rende uguali.

Chi ha avuto e chi no, chi ha raggiunto e chi no, chi ha fatto bene le cose e quello che le ha fatte meno bene.

Chi ha avuto ciò che desiderava e chi invece tutto ciò che non avrebbe voluto.

Sono andato al lavoro con un senso di pace, in pace in me...
Guardando con ammirazione ogni persona, me compreso.
E con un senso di gratitudine per quel piccolo spazio che è la vita.

Quando succede, penso che un angelo mi ha voluto regalare il suo tocco.

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mercoledì 13 gennaio 2010

Ossessioni

Oggi ho avuto l'impressione che tra noi e la vita ci siano un sacco di ossessioni.
Pensieri che ci sembrano naturali, preoccupazioni che ci sembrano sensate, gelosie che giustifichiamo.
Ho provato a vedere oltre oltre e non ci ho trovato nulla.
Forse non sono abituato alla libertà.

Immagini di quello che ho vissuto e vorrei intensamente rivivere.
Immagini di ciò che considero mio e mio non è.
Immagini di ciò che temo possa accadere e forse non accadrà mai.
Immagini di ciò che desidero e che forse non accadrà mai.

Nel mezzo di tutto questo ci sta la mia vita. Ciò che passa mentre penso.
Stasera la cercherò nella consapevolezza del respiro.
So che non resterò deluso.

A.

martedì 12 gennaio 2010

Passa tutto

Se per te si è dileguato il possesso di un mondo
non addolorarti per questo, non è nulla;
e se hai acquistato il possesso di un mondo,
non rallegrartene, non è nulla.
Passano oltre i dolori e le gioie.
Passa anche tu sul mondo,
non è nulla.
Answari Soheili

Se non sai come sistemare un dolore, se non sai darti pace, per qualcosa che non riesci a capire, se non sai prdere ciò che hai perso e ancora lo trattieni dentro di te, e se sai che questo trattenere impedisce a ciò che trattieni di fare la sua strada, se non sai come reggere a tutto questo, allora pensa comunque che tutto dovrà passare.

Medita al momento della tua morte, quando starai per passare da una porta senza ritorno. Medita sul momento in cui ciò che non sei riuscito a chiudere non si chiuderà mai più. Debiti e crediti per sempre caduti nel nulla.

La morte come la carezza della polvere del deserto copre tutto ciò che è stato, lasciando solo tracce lievi nell'anima. Come la neve.

Resta il caldo, l'azzurro, il silenzio, l'abbandono.

Da lì poi ritorna indietro e ricomincia in qualche modo: approfittane ora che puoi.

lunedì 11 gennaio 2010

Scappa da chi ti dice "Mi hai deluso"

Chi ti dice "Mi hai deluso" significa che non ti vedeva che dietro una sua aspettativa completamente idealistica e disumana e legata ai suoi bisogni più che alla relazione tra voi due.

Significa che ti sta dicendo che ora ti ama di meno e che non è dalla tua parte se sbagli - un pò come se non avesse aspettato altro.

Significa che devi stare attento, perchè tu sei lì, chi ti giudica è più sopra di te e più che esserti a fianco, ti è sopra.

Chi ti dice "mi hai deluso" non ti dice che in realtà si delude e non riesce ad ammetterlo, perchè gli fa troppo male: è più facile buttare giù gli altri.

Non ti chiede il motivo per cui hai fatto ciò che hai fatto, non vuole tirare un filo che può arrivargli al cuore da sotto la sabbia in cui si nasconde.

Non ti dà la mano per farti sentire che ti ama comunque, e che al limite potrebbe ritirarsi da te per proteggersi e proteggere l'amore che ha per te. Ritira anche il suo amore con una crudeltà la cui reponsabilità scarica su di te.

Chi ti dice "Mi hai deluso" non ti dà un'altra possibilità: il processo di delusione si è compiuto, il verdetto è stato dato, non si può più tornare indietro. Sei crocifisso a ciò che hai fatto e per questo non avrai più possibilità di rialzarti se non per un atto gentile e arrogante di dimenticanza.

Se qualcuno ti parla dicendoti che ha lasciato qualcun altro perchè lo aveva deluso, allora aspettati di fare la stessa fine: siamo talmente umani che non possiamo che deludere chi si aspetta qualcosa da noi. Quindi rilassati, respira,

e aspetta il verdetto e la sentenza

il freddo che resta quando se ne va un tiepido amore.

domenica 10 gennaio 2010

Crescere assieme è meglio.

Essere in una coppia e decidere di crescere assieme è un bel gesto di amore per l'altra persona.

Più è grande questo amore e più è grande la capacità di mettersi in discussione e la capacità di reggere il dolore che comporta il farlo.

Soprattutto perchè il primo lavoro da fare è capire che quello che vediamo nel partner è prima di tutto ciò che abbiamo dentro di noi.

Il leader nella coppia vede per primo questa dinamica e lavora sulle sue proiezioni e spera che l'altro faccia altrettanto.

Alle volte però nel fare questo si crea un disequilibrio nel dare e nel ricevere e chi resta indietro può decidere di andarsene.

Troppo amore fa saltare la coppia come il troppo poco.

Così chi resta e vuole mettersi in discussione deve farlo da solo: da solo capire gli errori, da solo trasformarli, ed è un lavoro tanto più difficile perchè deve vedere i propri lati oscuri per come hanno compromesso una relazione che non c'è più senza farsi colpe eccessive e inutili e paralizzanti, senza cedere alla depressione e senza cedere alla mania che compensa il senso di impotenza per non aver salvato quello che considerava importante, una mania che porta a pensare che dopo il cambiamento ci sarà una nuova possibilità con chi si è perso.

Chi se ne va di solito è più sereno, se ha deciso che la relazione doveva finire.

Guarda avanti e per questo dimentica prima.

Quale sia il senso in assoluto non lo so.

So solo che chi ci soffre è importante che lavori sulla gratitudine per la vita e per chi se ne è andato.

Alla fine si perde un compagno o una compagna di vita, ma si scopre un pezzo di sè stessi: un pezzo molto luminoso e puro.

Quello non se ne andrà mai.

UNA CANZONE DI GRATITUDINE

In questa canzone c'è invece il senso di gratitudine per aver capito un passato non proprio cristallino e leggero. C'è l'intenzione di andare a fondo alle cose e alle relazioni, con gratitudine... aldilà della colpa...

La sensazione che si prova quando ci si separa

Credo che questa canzone dei Depeche Mode descriva bene nel testo e nelle immagini quallo che si prova quando si scopre che l'amore finisce negli occhi dell'altra persona.

Immagini e testo sono molto azzeccate...

sabato 9 gennaio 2010

Il mondo dei replicanti

Essere umani in un mondo di replicanti è dura per Bruce Willis.
Camminare per strada senza farsi del male in mezzo a corpi mai abbastanza delicati, stare in mezzo a persone che sembrano vere.

Cercare di parlarci fino a quando i proprietari non decidono di disattivare il manichino e lasciarlo senza vita davanti all'interlocutore se le parole vanno troppo dentro.

Nascondere la propria umanità, la vecchiaia, la bruttezza, la debolezza e la tristezza dietro maschere di forza e bellezza.

Evitare tutto quanto è umano come qualcosa di antiestetico (troppo profondo? troppo umano? troppo reale?).

Diverstirsi tra altri corpi di plastica dietro a sorrisi finti e carezze finte, mentre i proprietari se ne stanno dentro corpi e facce non proprio felici.

L'umanità come stigma e colpa e pesantezza rispetto alla leggerezza della plastica e dei software eternamente migliorabili e aggiornabili.

Ieri sono uscito dal cinema ma mi sembra di essere ancora dentro al film.

Qualcuno sa come uscirne?

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giovedì 7 gennaio 2010

Tutta la vita davanti

Se guardi davanti a te, tutta la vita che ti resta.
Se la guardi senza sapere cosa ti aspetta.
Senza aspettarti di essere diverso domani rispetto ad oggi.
Se la guardi sapendo solo che fisicamente sarai meno forte.
E psicologicamente come oggi.
E probabilmente con una qualità di vita molto peggiore rispetto ad oggi.
Se la guardi sapendo che come sei arrivato solo anche te ne andrai da solo.
E che nel mezzo anche dovrai muoverti per la maggior parte del tempo da solo.
Se guardi così alla tua vita,
credi ancora in chi vuole rassicurarti o consolarti?
Te ne importa ancora?
In quella profondità le lusinghe del divertimento ti arrivano o non sono piuttosto lontani echi?
Puoi reggere a quell'energia senza cedere alla paura o alla depressione?
Non è piuttosto un'energia intensa lì?
Come il ronzio di un cavo che conduce ad elevata corrente...
E senza bisogno di nessun ausilio per avere questa energia che ti percorre...

mercoledì 6 gennaio 2010

Urano e i cambiamenti

Secondo l'astrologia, Urano sta per finire l'opera di smascheramento nel mio segno zodiacale.

In effetti, dopo molti mesi, sento un canale sempre più lungo e libero dal passato al presente e piano piano questo canale si sta aprendo anche verso il futuro.

In questo canale passano ricordi che vengono dal passato, ricordi sempre più remoti e rimossi, e arrivando verso di me portano emozioni e pensieri dimenticati, e scorrendo verso il futuro diventano luce per creare altre realtà, ancora piuttosto indefinite.

L'energia che viene dal passato, mano a mano che gli permetto di emergere, e mano a mano che gli permetto di collegarsi a ciò che vivo oggi, se da un lato porta con sè molto dolore rimosso - "la ferita dei bambini non amati" di Schellenbaum e "Casa di Bambola" di Ibsen sono due libri che hanno per tema il dolore del non essere visti dell'infanzia... -, dall'altro libera di pesi e comportamenti inutili e inattuali.

Con questa leggerezza la mente può finalmente sintonizzarsi su altre frequenze e ricevere ispirazioni nuove.

Il passato riemergendo libera così le possibilità del futuro.

Il futuro luminoso riemergendo libera il passato dalle sue catene e crea una cornice sicura e protettiva in cui vivere ciò che allora è stato congelato.

E nel presente la paura del futuro e la colpa del passato possono finalmente guarire.

AD

lunedì 4 gennaio 2010

L'importanza della preghiera

Credo che ci siano delle cose davanti a cui non si può che arrendersi.

Una delle più importanti è che non possiamo pensare ad una vita diversa, radicalmente diversa da quella che abbiamo sempre vissuta.

Possiamo procedere solo con verità parziali, che ci danno una direzione, giorno dopo giorno.

E anche quelle verità comportano piccoli passi nella direzione tracciata da quelli precedenti.

Anni, decine di anni, millenni ci possono volere per capire di avere sbagliato strada.

Mi chiedo se alla fin fine l'idea più saggia non sia quella di fermarsi e ascoltare come siamo.

Così come siamo, con i limiti che vediamo, e soprattutto con quelli che non vedremo mai nella nostra mente. Con quelli che non vedremo mai nella nostra vita. Con quelli che non vedremo mai delle persone che ci circondano.

Fermarsi e ascoltare solamente.

E pregare di poter avere una ispirazione.

Di qualsiasi tipo.

In qualsiasi direzione.

E accettare anche il silenzio.

Con fede.

Nel silenzio.

Forse si risparmia molto tempo, molta fatica, molto dolore.

Forse c'è un modo di vivere che non implica sempre questo continuo spostarsi avanti nel tempo, sempre in attesa, sempre sospesi.

AD

domenica 3 gennaio 2010

Mettersi in discussione nelle relazioni

Anche qui ci vuole il giusto equilibrio.
Se entriamo in un rapporto dove non ci è richiesto di cambiare, dopo un pò, dopo la iniziale ebbrezza della libertà, ce ne andiamo delusi con un senso di peso, assieme al tempo perso in un congelamento esistenziale.

Se entriamo in un rapporto dove ci è richiesto solo di cambiare, della serie "Ti amerò se...", allora non vale la pena nemmeno di iniziare.

Tanto l'amore non è comprabile e nemmeno conquistabile.

Ognuno ha le sue cose irrisolte del suo passato e per una serie di meccanismi tra cui l'identificazione proiettiva, spinge l'altro a comportarsi come quella persona con cui non ha risolto i propri problemi. Così alle volte l'altro deve cambiare cose che non hanno a che fare con la propria vita ma con quella di un'altra persona.

Alcune cose quindi si possono cambiare.

Altre no, soprattutto quelle che non ci riguardano, perchè ci sono state appiccicate addosso, o perchè spetta anche all'altro aiutarci e se non ci arriva l'aiuto non possiamo farci nulla nemmeno noi.

E una coppia così dura quello che può, fino a che il passato non ingoia anche il presente, di nuovo - portandosi via l'amore e la speranza.

Alle volte però, per fortuna non succede.

E si può ricominciare a sperare.

AD

venerdì 1 gennaio 2010

Obiettivi per il tuo 2010

Chiediti cosa vuoi su un piano Spirituale (cosa vuoi fare per vivere questa dimensione nella tua vita? MA SOPRATTUTTO CHIEDITI: QUALE E' IL TUO SCOPO NELLA TUA VITA?);
chiediti cosa vuoi su un piano mentale (che atteggiamento mentale vuoi sviluppare? che conoscenze vuoi acquisire?);
chiediti cosa vuoi su un piano emozionale (che tipo di emozioni vuoi provare di più e come? - che tipo di emozioni vuoi imparare ad accettare e lasciare andare?);
chiediti cosa vuoi su un piano fisico (corpo, salute, abitudini);
chiediti cosa vuoi su un piano professionale (lavoro);
chiediti cosa vuoi su un piano economico (risparmi e spese);
chiediti cosa vuoi su un piano sociale (amici, hobby);
chiediti cosa vuoi su un piano familiare (relazioni di coppia, con i figli, affettive);

Scrivi queste cose anche al pc, o su carta e poi ogni giorno aggiungi dei dettagli, scritti e visualizzati, a questa piantina.

Ti servirà nel caso tu ti perda nel bosco.

AD

Perche' credi ai complotti, perche' non credi ai complotti

Non credi ai complotti perché ti piace vivere sereno, pensare che andrà tutto bene, che continuerai ad avere lo stesso stile di vita o forse...